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La prima attestazione storica dellโ€™eremo data al 1206, ma certamente molto prima i Benedettini dellโ€™abbazia di Santa Maria di Valdiponte di Perugia decisero di insediarsi nella zona, di costruire una cisterna per la raccolta dellโ€™acqua potabile e di edificare qui una chiesa con annesso un monastero dedicato al principe degli apostoli che prenderร  poi la denominazione in Vigneto dal trovarsi, a seguito della bonifica apportata dai monaci ai territori circostanti, in mezzo alle vigne.

Eremo, foto di Enrico Mezzasoma

 

Lโ€™eremo sorge presso un tracciato molto frequentato fin dai tempi antichi, come รจ attestato dalla presenza dei ruderi di un ponte romano sul fiume Chiascio nei pressi del Castello del Peglio; doveva trattarsi di una deviazione della via Flaminia, un percorso che partiva da Pontericcioli, al confine tra Umbria e Marche, attraversava Gubbio (forse lungo il percorso dellโ€™attuale statale La Contessa) e conduceva, proseguendo verso Assisi, a Foligno, dove si ricongiungeva con la Flaminia.
Proprio il grande transito fu motivo della costruzione del ricovero per pellegrini, per lungo tempo funzione principale dellโ€™eremo. Lโ€™eremo di San Pietro in Vigneto, con bolla pontificia di Pio II datata 8 agosto 1463, veniva soppresso e, assieme ai terreni posseduti, passava in proprietร  ai Canonici della Cattedrale di Gubbio che ancora oggi ne detengono la proprietร . I terremoti del 1979 e del 1984 richiesero lโ€™attenzione della Soprintendenza che curรฒ il restauro dellโ€™eremo eliminando ciรฒ che nel corso degli anni era stato aggiunto in modo arbitrario e correggendo quanto era stato manomesso. Situato sul tracciato della Via Francigena, anche oggi accoglie viandanti e pellegrini grazie alla presenza stanziale di un laico, Stefano Giombini[1].

La roccaforte affrescata

Il convento, con la sua torre e la sua stretta compattezza, sembra piuttosto una roccaforte che un insediamento religioso. Risulta difficile sia per la continuitร  costruttiva sia per il reimpiego dei vari spazi nel corso dei secoli distinguere e identificare i singoli edifici. Soltanto il campanile a vela e una minuscola monofora a sesto fanno intuire la presenza della cappella nellโ€™angolo nord-est del complesso. Allโ€™interno del cortile selciato, intorno al quale si affacciano gli edifici, si trova una grande e bella cisterna. La chiesa al suo interno conserva un affresco di scuola eugubina del secolo XV raffigurante una dolcissima Madonna col Bambino con ai lati san Sebastiano, santโ€™Antonio, san Pietro e san Rocco.

 

Madonna con bambino, foto di Enrico Mezzasoma

Resti che scompaiono, resti che appaiono

Il Castello del Peglio, che sorgeva nei pressi dellโ€™eremo, รจ stato insensatamente distrutto pochi anni fa per costruire la diga sul Chiascio: sono scomparse le belle pietre conciate che avevano sfidato i secoli, spazzate via dalle ruspe nel 1978. Prima di allora rimanevano resti imponenti: sulla facciata si potevano osservare le feritoie che servivano per fare scorrere il ponte levatoio e lungo le mura si ergevano i bellissimi archi a sesto ribassato. Le acque della diga hanno sommerso anche un olmo centenario ยซtanto bello e tanto grande che per abbracciarlo erano necessari tre uominiยป[2].
Nel 1780, per le piogge abbondanti, franรฒ il terreno e cosรฌ tornarono alla luce nei pressi dellโ€™eremo i resti di un tempio pagano: lucerne di creta, frammenti di iscrizioni, monete e in dodici pezzi lโ€™intera statua marmorea del nume tutelare del tempio (oggi conservata nel Museo archeologico di Firenze), Marte Cyprio. Unโ€™iscrizione testimoniava il restauro del tempietto per opera di un certo Lucio Avoleno avvenuta nel II secolo d.C. mentre le monete del V secolo attestavano che fino a quel periodo gli abitanti della zona avevano tributato offerte al dio pagano.

 

Particolare architettonico, foto di Enrico Mezzasoma

 


Testi di riferimento

Per la bibliografia storica si rinvia a B. Martin, S. Pietro in Vigneto, Vispi&Angeletti, Gubbio 1997, che risulta anche il testo di riferimento in merito.

P. Pizzichelli, Gubbio Francescana e sentiero francescano della pace, Gavirati, Gubbio 1999, pp. 53-55.

Sentiero francescano della pace da Assisi a Valfabbrica a Gubbio, Provincia di Perugia, Perugia 2000, pp. 30-31.

L. Zazzerini, In ascolto dellโ€™assoluto. Viaggio tra gli eremi in Umbria, Edimond, Cittร  di Castello 2007, pp. 68- 73.

 


 

[1] Per avere informazioni e concordare lโ€™accoglienza si puรฒ contattare il numero 3334789564.

[2] P. Pizzichelli, Gubbio Francescana e sentiero francescano della pace, Gavirati, Gubbio 1999, p. 52.

Il Natale, in Umbria come nel resto d’Italia, fa rima con golositร . Tra tutti i dolci tipici, perรฒ, ce nโ€™รจ uno che fa riferimento alla storia comunale di Perugia e delle municipalitร  da essa sottomesse: le pinocchiate.

pinoli

Lโ€™ingrediente base

Chiamati anche pinoccati, pinocchiati o pinoccate, a indicare la natura dellโ€™ingrediente base – il pinolo – questi dolci zuccherini tipici del periodo natalizio nascono dalla diffusione massiccia del pino domestico (il Pinus pinea) in tutto il continente europeo. Lโ€™Umbria non รจ rimasta esclusa da tale diffusione, tanto che non รจ cosรฌ inusuale imbattersi in odorose pinete.
Difficile invece รจ scovarne i preziosi semi, in quanto i pinoli impiegano ben tre anni per giungere a maturazione. Nonostante questa difficoltร , i pinoli, ricchi di proteine e di fibre, sono stati consumati fin dal Paleolitico, soprattutto perchรฉ si credeva che avessero delle proprietร  afrodisiache. Ciรฒ permise loro di entrare a far parte delle creazioni umane piรน raffinate e deliziose, come le pinocchiate, di cui si ha notizia giร  nel Trecento[1].
ยซI nobili e i ricchi li mangiano frequentemente con il primo e lโ€™ultimo piatto. Con i pinoli avvolti nello zucchero sciolto in un cucchiaino si fanno delle pastiglie alle quali si applicano sottili lacrime dโ€™oro battuto, penso per magnificenza e per diletto.[2]ยป Cosรฌ scriveva il gastronomo Bartolomeo Sacchi, detto il Plร tina, a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento; non saranno ancora le nostre pinoccate, ma sicuramente vi si avvicinano molto.

I colori

Che le pinoccate venissero degustate giร  nel 1300 non sembra casuale, se pensiamo ai colori di questi gustosi zuccherini. Aromatizzate talvolta al limone, talaltra al cioccolato, vengono servite sempre abbinate, in una deliziosa bicromia bianca e nera. Il ricordo delle fazioni dellโ€™etร  comunale โ€“ i guelfi bianchi e i guelfi neri โ€“ affiora ora alla mente, rammentando quelle lotte tra potere secolare e potere temporale che non risparmiarono nemmeno le zone in cui questi dolci sono maggiormente diffusi – Perugia, Assisi e Gubbio.
Perugia, infatti, giร  nel XIII secolo aveva sottomesso prima Gubbio e poi Assisi, ma non prima di aver subรฌto la scomunica per aver portato avanti unโ€™offensiva contro i ghibellini, contravvenendo a un veto papale. Sebbene quindi le due fazioni fossero storicamente di origine fiorentina, tali lotte si moltiplicarono in ogni comune delle Penisola italica, dimostrando la forte influenza del capoluogo fiorentino in quella fervente epoca.
Il condizionamento si riscontra anche nello stile architettonico e nellโ€™araldica, caratterizzati da decorazioni a balzana: si guardi allo stemma di Siena, uno scudo troncato composto da due smalti pieni, uno argentato e uno nero. E che la cittร  del Palio avesse delle influenze sul capoluogo perugino รจ fuori discussione: Perugia, perseguendo una politica espansionistica, si era spinta non solo verso Gubbio e Cittร  di Castello, ma anche verso la zona del Lago Trasimeno, di Cittร  delle Pieve e della Val di Chiana.

La tipica forma a ottaedro

Forma e packaging

Peculiare delle pinocchiate รจ anche la forma a losanga che, raddoppiata, dร  vita allโ€™ottaedro regolare, uno dei cinque solidi platonici. Tali figure, in unโ€™epoca come quella umanistica, serbavano significati allegorici, trascendentali ma al tempo consapevoli delle capacitร  dellโ€™uomo faber fortunae suae.
Lโ€™ottaedro, formato da triangoli equilateri โ€“ al loro volta simbolo di trascendenza, della perfezione divina e dellโ€™ascesa dal Molteplice allโ€™Uno โ€“ simboleggiava lโ€™aria, elemento per eccellenza collegato allโ€™impalpabilitร  del Divino.
E pensare che le pinocchiate, incartate come grosse caramelle da luna park, altro non erano che dolci da lancio, tirati sui nobili che assistevano alle giostre e alle singolar tenzoni. Dolci dal sapore paradisiaco che, lanciati in aria, sembravano doni divini caduti dal cielo.

 

dolci natalizi umbri

Pinoccati in tavola a Natale

 

Ricetta di Rita Boini

INGREDIENTI:
  • 1 kg di zucchero
  • 500 g di pinoli
  • 200 g di farina
  • 1 cucchiaio di cacao amaro
  • Buccia di un limone non trattato
PREPARAZIONE:

Fate sciogliere lo zucchero a fuoco basso in un bicchiere e mezzo dโ€™acqua; unite lo sciroppo alla buccia grattugiata del limone e ai pinoli. Mescolate a aggiungente la farina. Amalgamate bene e, quando il composto sarร  consistente ma ancora morbido, versatene rapidamente metร  su un piano di marmo o su una placca da forno e stendetelo con la lama di un coltello, in modo da ottenere uno strato alto circa 2 cm. Unite il cacao allโ€™impasto rimasto in casseruola, mescolate e versate in un altro angolo del piano di marmo o in unโ€™altra placca da forno. Tagliate e losanghe i due strati e lasciate rapprendere. Incartate le pinoccate accoppiandone una scura e una chiara.

 


Per gentile concessione di Calzetti โ€“ Mariucci Editori

[1] Cfr. www.matebi.itโ‡‘

[2] Cfr. www.taccuinistorici.itโ‡‘

 

Per saperne di piรน su Perugia

Se ne sta lรฌ, bello e luminoso, sdraiato sul monteย Inginoย con le sueย ottocentoย luci, che dal 1981 vengono accese ogni 7 dicembre.

Lโ€™Albero di Nataleย di Gubbio,ย con una superficie di 130 metri quadrati,ย รจ lโ€™albero di Natale piรน grande del mondo.ย Nel 1991 รจ entratoย nelย Guinness deiย Primati.ย ย 
Arriveranno dallo spazio il messaggio e lโ€™augurio che daranno il โ€œviaโ€ allโ€™accensione dellโ€™Albero. Sarร , infatti, lโ€™astronauta Paolo Nespoliย a illuminare lโ€™abete, che questโ€™anno sarร ย dedicato alla scienza e al progresso tecnologico, rappresentato dalla collaborazione tra Agenzia spaziale europea (Esa) e Agenzia spaziale italiana (Asi).ย Per la terza volta, Paolo Nespoli รจ a bordo dellaย Issย che sta orbitandoย a 400 chilometri di altezzaย dalla Terraย e che questa seraย attraverserร  i nostri cieli.ย Daย lassรน accenderร  le luciย e darร  il via alla festa natalizia di Gubbio.ย ย 

 

natale in umbria

Gubbio, l’albero di Natale piรน grande del mondo, foto via

Le caratteristiche dellโ€™albero

Per laย trentasettesima voltaย gli โ€œAlberaioliโ€ eugubiniย hanno mantenutoย lโ€™impegno preso da chi โ€“ nel 1981 per la prima volta –ย realizzรฒ lโ€™Albero sulle aspre pendici del monteย Ingino.ย ย La strutturaย si distende, con una base di 450 metri, per oltre 750 metri sulle pendici del monte, partendo dalle mura della cittร  medioevale e arrivando alla basilica del Patrono, sant’Ubaldo, posta in cima alla montagna.ย Sulla cima svetta la cometa, che ha unaย superficie di circa mille metri quadriย ed รจย disegnata da oltre 250 punti luminosi.ย 

 


Per saperne di piรน:ย http://www.alberodigubbio.com/ย 

 

 

Per saperne di piรน su Gubbio

INGREDIENTI
  • 500 g di farina
  • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 1 cucchiaio di zucchero
  • mosto fresco d’uva bianca
  • ยฝ panetto di lievito di birra
  • 1 pizzico di sale

 

PREPARAZIONE

Versate la farina a fontana sulla spianatoia, fate sciogliere il lievito in poca acqua tiepida, impastatelo con un po’ di farina, ponetelo al centro della fontana e coprite con altra farina. Lasciate lievitare lontano da correnti dโ€™aria per mezzโ€™ora, quindi impastate con lโ€™olio, un pizzico di sale e mosto in quantitร  sufficiente ad ottenere un impasto morbido ma consistente. Formate tanti bastoncini e ricavate da ognuno di essi delle ciambelle. Disponete le ciambelle distanziate tra di loro su una placca da forno unta, infornate a 180ยฐ circa e fate cuocere per 35-40 minuti.

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I biscotti al mosto erano tipici del periodo della vendemmia in tutta lโ€™Umbria. Nellโ€™Umbria del Sud, con un impasto piรน o meno simile, preparavano il pane di mosto.

 

 

Per gentile concessione di Calzetti-Mariucci Editori

 

Per saperne di piรน su Gubbio

 

Una Giornata per la Custodia del Creato; un Forum dโ€™informazione giornalistica per scovare nuove vie di racconto dello stesso; un percorso, lungo la Via di Francesco, per ricalcare i passi compiuti dal Santo durante il lungo e rigido inverno del 1206. ย Una celebrazione tripartita, quella dal 1 al 3 Settembre, che ha in primo luogo lโ€™aspirazione a diffondere un turismo sostenibile, ma anche il desiderio di tutelare i beni culturali e la bellezza paesaggistica in cui questi, come noi, sono immersi. A porsi come comun denominatore, il Santo di Assisi, patrono dโ€™Italia e degli Ecologisti: chi meglio di Francesco, che aveva vagato in queste terre rapito dalla loro magnificenza e dalla perfezione del Creato, avrebbe potuto costituirsi come simbolo di una rinnovata attenzione allโ€™ambiente?

Il Pellegrinaggio

Eremo di San Piero in Vigneto

Il Pellegrinaggio

Giunto ormai alla sua nona edizione, il pellegrinaggio di 50 km da Assisi a Gubbio si offre come unโ€™occasione per entrare a piรฉ pari nellโ€™atmosfera della succitata celebrazione. Ripercorre, infatti, lโ€™itinerario compiuto da Francesco dopo la sua spoliazione, il gesto di radicale rifiuto degli agi a cui era stato abituato che prelude perรฒ ad una vestizione quanto mai simbolica, non solo perchรฉ il sacco che gli verrร  poi donato diventerร  il simbolo del suo Ordine, ma anche perchรฉ la nuditร  gli permetterร  di indossare lo splendore dellโ€™Eden, emblema di un mondo armonico.
รˆ proprio su questo assunto che prende il via il percorso, articolato non solo sui luoghi realmente visitati dal Santo, ma anche sul valore unico che essi hanno avuto per lโ€™elaborazione degli stilemi della sua dottrina, mutuati sulla bellezza, semplice ed essenziale, del Creato.
Partendo da Assisi, si toccano dapprima la Pieve di San Nicolรฒ e la Chiesa di Santa Maria Assunta; si arriva poi al Castello di Biscina e alla Chiesa di Caprignone, nei pressi della quale il Santo si proclamรฒ, di fronte ai briganti, ยซlโ€™Araldo del Gran Reยป. Dopo essere stato malmenato, Francesco trovรฒ rifugio presso lโ€™Abbazia di Vallingegno, altra tappa del pellegrinaggio di Settembre, a cui si arriva dopo essersi riforniti dโ€™acqua potabile a San Piero in Vigneto, un eremo benedettino dalle fattezze di una fortificazione, cosรฌ come volevano i dettami dellโ€™epoca. A Vallingegno, Francesco venne accolto con riluttanza, al punto da essere ridotto alla stregua di un semplice sguattero; vi tornerร  diverse volte, rendendosi protagonista di episodi che testimoniano il suo grande amore per gli animali.
Senza dubbio, perรฒ, quello piรน famoso riguarda il feroce lupo, la belva che Francesco riuscรฌ ad ammansire nei pressi di Santa Maria della Vittorina, penultima tappa del pellegrinaggio prima della meta. Gubbio si staglia infatti non molto distante, tra gli argentei ulivi, pronta ad accogliere i viandanti nella Chiesa di San Francesco, sulla cui facciata incompiuta si specchia la statua del Santo col lupo, personaggio di primaria importanza nella definizione della santa figura.
Ma se ad Assisi ogni chiesa e ogni angolo rifulge dellโ€™aura di Francesco, รจ a Gubbio che hanno avuto luogo le svolte biografiche piรน significative: รจ qui che Francesco indossa per la prima volta il saio, รจ qui che ritrova lโ€™amico Giacomo Spadalonga, con il quale aveva condiviso la prigionia a Perugia dopo la sconfitta di Collestrada. Ed รจ sempre a Gubbio che il Vescovo concede ai francescani il loro primo cenobio, almeno secondo il proto biografo Tommaso da Celano.

 

Il Forum

Un percorso simile, diretto perรฒ agli esperti della comunicazione, รจ poi la novitร  dellโ€™annuale Forum dellโ€™Informazione Cattolica per la Custodia del Creato. Partendo dal nuovo โ€“ ed emblematico โ€“ Santuario della Spoliazione di Assisi, il forum toccherร  il borgo di Valfabbrica, dove verrร  presentata la nuova Ippovia Slow, tesa a migliorare lโ€™offerta di questa parte di percorso lungo la Via di Francesco. Se infatti numerose donne e uomini, magari accompagnati da fidati amici al guinzaglio, avevano intrapreso tale tracciato sia a piedi sia in bicicletta, la parte dedicata al turismo equestre non era stata abbastanza valorizzata, tanto che sโ€™incontravano spesso scivolosi tratti asfaltati e sparuti punti di ristoro. Da qui lโ€™idea di potenziare lโ€™Ippovia โ€“ secondo un progetto integrato tra i Comuni di Valfabbrica, capofila del progetto, Assisi, Gubbio e Nocera Umbra, sostenuti dalla Regione Umbria e da Sviluppumbria – con maniscalchi, assistenza e punti di ristoro per cavalieri e cavalli: il tratto da Gubbio ad Assisi si porrร  cosรฌ come emblema di un turismo slow, ideale per assaporare la bellezza del paesaggio che ci circonda.
Il Forum, organizzato dallโ€™Associazione Greenaccord Onlus, farร  poi rotta verso Gubbio, dove tra luoghi pregevoli dal punto di vista artistico e spirituale si discuteranno le responsabilitร  della Stampa nella copertura delle notizie durante le fasi successive alle grandi emergenze, in modo da favorire la rinascita delle aree colpite. Nellโ€™ambito di questo articolato dialogo, quei giornalisti che si saranno distinti nella divulgazione e nellโ€™approfondimento delle tematiche ambientali, verranno insigniti dellโ€™onorifico titolo di โ€œSentinella del Creatoโ€.

 

Giornata per la Custodia del Creato

Pellegrini a cavallo

La Giornata Mondiale del Creato

Ognuno di questi percorsi troverร  il proprio epilogo il 3 Settembre, con la solenne celebrazione liturgica per la Giornata del Creato, trasmessa in diretta su Rai Uno. Viaggiatori nella Terra di Dio โ€“ il tema scelto per questa XII edizione โ€“ non รจ altro che il sunto delle due esperienze precedentemente descritte. รˆ il titolo perfetto di una storia di crescita interiore, che si travasa nel rispetto per il mondo circostante; รจ il preludio perfetto per la Giornata Mondiale del Turismo del 27 Settembre, imperniata anchโ€™essa sulle modalitร  adatte ad un turismo sostenibile, al cento per cento.

 


 

L’articolo รจ stato promosso da Sviluppumbria, la Societร  regionale per lo Sviluppo economico dell’Umbria

Nellโ€™ambito di un festival dโ€™eccezione, come quello de Il Viaggialibro di Gubbio dedicato al libro di viaggio, ha preso vita una mostra fotografica che ha fatto del reportage il mezzo privilegiato per lโ€™esplorazione di diverse modalitร  espressive.
Curata da Officine Creative Italiane, la mostra – dal suggestivo titolo di Corrispondenze โ€“ raccoglie diversi contributi e progetti fotografici, storie di popoli dentro e fuori lโ€™Italia. Come a dire che si puรฒ fare un viaggio anche restando nella propria cittร , basta solo guardare con occhi diversi.

I progetti

รˆ il caso del progetto Fasika, di Claudia Ioan e di Massimiliano Tuveri, un frammento di Etiopia impiantato nel cuore della Capitale. A fare da cornice, le celebrazioni della Pasqua copta โ€“ la Fasika, nelle tre lingue etiopi โ€“ animate da preghiere, letture della Bibbia, canti, tamburi e danze a lume di candela da parte di tutti quei fedeli che ritrovano a Roma, il cuore pulsante del Cristianesimo, un luogo in cui celebrare il proprio culto ortodosso, manifestando unโ€™autentica volontร  di integrazione e donando alla Cittร  Eterna la magia delle notti africane.

claudia ioan e massimiliano tuveri

da Fasika, di Claudia Ioan e Massimiliano Tuveri

Corripondenze testimonia anche la volontร  di documentare aspetti della piatta quotidianitร  che spesso passano inosservati, ma che in realtร  accomunano tutti gli uomini: tale รจ la volontร  di Leonardo Brogioni e del suo progetto MetroMoebius, testimone del senso di straniamento che assale i viaggiatori della metropolitana. A predisporre verso lโ€™introspezione, lโ€™assenza ย di luce naturale, la mancanza di un paesaggio oltre il finestrino, la serialitร  delle fermate e la condivisione spazio-temporale tra sconosciuti.

by leonardo brogioni

da MetroMoebius, di Leonardo Brogioni

Con Habana Vieja di Giulio Brega sbarchiamo invece oltreoceano, nel cuore storica de Lโ€™Avana, zona dichiarata dallโ€™UNESCO patrimonio dellโ€™Umanitร , ma che sta ora cadendo a pezzi. La povertร  fa continuamente capolino dalle porte cadenti e dalle finestre senza vetri e diventa simbolo di un paese in ginocchio. In una dimensione sospesa fra passato e presente, si fa il proprio ingresso in spazi immobili, affascinanti sebbene vestiti di un velo di malinconia.

by giulio brega

da Havana Vieja, di Giulio Brega

Giuseppe di Piazza, con il suo stile impressionistico e grafico, ci conduce dal canto suo a Singapore, la cittร  del leone, repubblica fondata nel non lontano 1965 da Lee Kuan Yew, politico visionario che riuscรฌ a trasformarla da piccolo villaggio malese a quarto centro finanziario del mondo. Oggi Singapore รจ una cittร  ultramoderna immersa in un subcontinente in forte evoluzione, ma con forti contraddizioni, prima fra tutte la scarsa libertร  dei propri cittadini, soprattutto se comparata a quella concessa alle imprese.

by giuseppe di piazza

da Singapore – L’utopia del leone d’oro, di Giuseppe di Piazza

In ultimo, Ghosts from the Past di Karl Mancini, da quattro anni impegnato a risolvere il problema delle mine antiuomo sparse in suolo cambogiano . Dopo la fine della Rivoluzione guidata da Pol Pot, lโ€™uso smodato delle mine non diminuรฌ affatto, anzi, molte altre ne vennero disseminate dai vietnamiti e dal governo cambogiano. Nonostante dal 1997 la Convenzione di Ottawa abbia vietato la produzione, lโ€™immagazzinamento, lโ€™uso e la vendita delle mine antiuomo, ancora oggi, ogni mese, circa venti persone sono vittime di questa piaga, soprattutto a seguito del periodo delle piogge, quando il terreno ammorbidito dallโ€™acqua libera il suo carico di ordigni inesplosi.

by karl mancini

da Ghosts from the Past, di Karl Mancini

Iniziative collaterali

Ad accompagnare la mostra, visitabile fino al 16 luglio, due iniziative dal sapore social: un contest Instagram, dal titolo di Una storia in uno scatto, e un Instameet, per diventare corrispondenti per un giorno. Lโ€™intento รจ chiaro: ogni storia รจ degna di essere raccontata.

Orari: 10:00-13:30|14:30-18:00


Per saperne di piรน su Gubbio

Il grande giardino, oggi di proprietร  della Provincia di Perugia, ha dietro la sua realizzazione un nome di una donna inglese e una storia: Sarah Matilda Hobhouse e lโ€™amore che portรฒ suo marito, il conte eugubino Francesco Ranghiasci Brancaleoni, ad acquisire progressivamente e sapientemente i terreni e gli orti per realizzare il parco, assecondando i suoi desideri.

Parco Ranghiasci, foto gentilmente concessa dal Comune di Gubbio

Una corte spietata

Sarah Matilda Hobhouse era figlia di sir Benjamin e sorella di John Cam, barone di Broughton, ministro del Regno Unito. Era cresciuta nella Dukeโ€™s House allโ€™interno dello splendido Whitton Park a Richmond dove aveva frequentato lโ€™intimo amico del fratello, Byron, e dove era stata corteggiata da Foscolo. Ugo Foscolo le aveva inviato anche un volume delle Rime del Petrarca con la dedica alla ยซGentile giovineยป e lโ€™aveva chiesta in moglie nel 1824 ottenendo in risposta dal fratello un netto e indignato rifiuto perchรฉ il poeta – in esilio, squattrinato e malato – allโ€™etร  di quarantasei anni aveva osato chiedere la mano di ยซone of the prettiest girl in Englandยป.

Foto via

L'arrivo a Gubbio

Sarah Matilda sposa tre anni piรน tardi, a Roma, il ventisettenne Francesco Ranghiasci Brancaleoni, giovane, ricco e per di piรน nobile. Nello stesso anno il marito la conduce a Gubbio nel momento piรน festoso e bello, perchรฉ possa vedere la cittadina umbra sotto la luce migliore: durante la Festa dei Ceri; il suo arrivo desta nella cittร  umbra una grande curiositร , perchรฉ la bellissima inglesina porta in dote lโ€™ingente cifra di 60.000 scudi.

Vigne, case e orti

Sarah Matilda deve aver sentito immediatamente la mancanza dei suoi amati giardini, dei colori e degli odori delle piante del parco inglese dove era cresciuta; il marito fin dal dicembre 1831 comincia ad acquistare vigne, case e orti e, in un arco di dodici anni, diviene proprietario dei terreni e dei caseggiati dislocati lungo grandi piani ellittici disposti nel terreno digradante.

La realizzazione del parco inizia tra il settembre e lโ€™ottobre del 1841. Come si apprende dalle memorie del Fondo Armanni ยซรจ stata demolita la chiesa di S. Luca al pian terreno de la casa Rosetti che era lโ€™antico monastero di S. Luca, รจ stato demolito da cima a fondo meno la torre, che resta in piedi quantunque isolataยป. La testimonianza รจ importante per comprendere il modus operandi del conte che, fedele al compito di realizzare il parco tanto desiderato dalla sua Sarah Matilda, non risparmia neppure gli edifici storici quando non sono integrabili nel piano organico.

I lavori per la sistemazione del giardino allโ€™inglese continuano fino al 1848: tra il verde di tigli, ippocastani e aceri vengono eretti edifici neoclassici e sistemate rovine medievali.

Un amenissimo boschetto

Parco Ranghiasci, foto gentilmente concessa dal Comune di Gubbio

Entrando nel parco dallโ€™ingresso principale, che si affaccia sullโ€™attuale via Gabrielli, sono ancora oggi visibili due colonne che avrebbero dovuto essere collocate in prossimitร  della statua di una divinitร  romana in terracotta oggi perduta. Attraverso il ponte coperto gettato sul Camignano, dalle cui finestre si vede il panorama sulla cittร  medievale, si giunge ai grandi viali che risalgono il declivio, dando vita a un gioco ellissoidale di tornanti. Guardando la cittร  dal muro di cinta volutamente non coperto di vegetazione, Gubbio si rivela in tutto il suo innegabile fascino. Percorrendo una serie di tornanti delimitati da piante diverse che in autunno creano una fantasia di rossi e di gialli, si incontra il villino in mattoni esemplato sullo schema del palazzo Ranghiasci edificato in cittร . Oltre, una fontana, un tempo abbellita da colonne marmoree, raccoglie le acque provenienti dalle cisterne superiori e le convoglia verso il tornante inferiore che introduce al luogo piรน nascosto e privilegiato del parco; da lรฌ รจ visibile, in una zona sopraelevata, un tempietto in stile classico: al centro del timpano รจ posto lo stemma Ranghiasci con il motto ยซVirtus omnia vincitยป.

Parco Ranghiasci, foto gentilmente concessa dal Comune di Gubbio

Al di lร  del tempietto si giunge, in un luogo nascosto da alberi, alla torre di San Luca. Nel parco erano inoltre state fatte sistemare alcune serre nelle quali venivano coltivati piante e fiori esotici. Un contemporaneo, Stefano Rossi, cosรฌ descrive il parco appena completato: ยซun amenissimo boschetto [โ€ฆ] che pur piace di molto a dรฌ nostri agli infarinati di patetica letteratura, o a quelli che amano le drammatiche sensazioniยป.

A Sarah Matilda non dovette perรฒ bastare questo grande tributo dโ€™amore del marito per riuscire ad amare lโ€™Italia; a Gubbio non dovette avere una vita molto felice: i due figli maschi, Edoardo Latino e Federico Latino, le morirono in tenera etร . Sentรฌ la malinconia dellโ€™Inghilterra e gli echi della sua terra lontana. E proprio in Inghilterra ella si spense, dopo avervi fatto ritorno assieme alla figlia Anne Amelia Latina, al numero 2 di Eaton Square di County nel Middlesex, non molto tempo dopo il 9 dicembre 1853, data del suo testamento.

 

 

Per saperne di piรน su Gubbio

 

 


Lโ€™articolo รจ stato precedentemente pubblicato ยซPiano.Forteยป, n. 1 (2008), pp. 54-55.

 

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