Bambin Gesù delle Mani. Così la Fondazione Guglielmo Giordano, con sede nella cinquecentesca Villa Spinola di Perugia, ha chiamato questo dipinto in cui, oltre alle mani di Gesù Bambino benedicente, si contano altri tre arti. Due sono chiaramente della Madonna che lo sorregge, ma il terzo?
La passione di un papa libertino
1492: mentre Colombo scopriva l’America, nelle corti italiane si consumavano intrighi, passioni, giochi di potere. Persino in quella papale, soprattutto se a sedere sul soglio è papa Alessandro VI, il controverso papa Borgia, quel Rodrigo dal temperamento focoso famoso per la sua inclinazione al libertinismo e al nepotismo. Non ci sono segreti nelle corti, tantomeno se i diretti interessati non danno segno di voler mantenere il riserbo: si sa che il papa ha delle amanti, ma ce ne sono alcune che sono le sue favorite. Prima Vannozza Cattanei, cui si lega per ben 15 anni e da cui ha quattro figli (Cesare, Giovanni, Lucrezia e Goffredo) e poi Giulia Farnese, Giulia La Bella, rinomata appunto per la sua bellezza di stampo mediterraneo.
Quando la quindicenne Giulia, sposata con Orsino Orsini di Bassanello (Viterbo), va a fare visita alla figlia del papa, Rodrigo rimane talmente ammaliato dalla sua bellezza che chiede ad Adriana de Mila, madre di Orsino, di poterla avere vicino a sé, a Roma. Con il beneplacito della suocera, Giulia raggiunge allora l’amica Lucrezia a Santa Maria in Portico, un palazzo attiguo al Vaticano, dove riceve i postulanti del papa. Da qui comincia a tessere una serie di relazioni che, appena un anno dopo il suo insediamento, porteranno il fratello Alessandro a essere eletto cardinale (diventerà poi papa, col nome di Paolo III, nel 1534).
Nel frattempo la relazione con Alessandro VI diventa di pubblico dominio, al punto che il papa, noto mecenate, chiede a Bernardino di Betto – nientemeno che il Pinturicchio – di affrescargli gli appartamenti privati.
Apparentemente, niente di strano: Alessandro VI, orante, sarà inginocchiato davanti a una Madonna con un Bambino benedicente. Lo stile dovrà essere quello che già da tempo caratterizza l’opera del Pinturicchio, degno erede del Perugino: resa anatomica aggraziata, incarnato chiaro, dovizia di dettagli, lumeggiature dorate sullo sfondo. Ma allora perché, morto Alessandro VI e puntata la fortuna della famiglia Farnese sui Della Rovere, del dipinto si sarebbe persa ogni traccia?
Il dipinto condannato all’oblio
A pesare sulla bilancia sono stati i dettagli. Il primo è il volto della Madonna, che la tradizione vuole che fosse proprio quello di Giulia Farnese, chiamata con scherno sponsa Christi per la sua relazione col papa.
Vasari, artista e celebre biografo dei suoi colleghi, parlando dei lavori svolti dal Pinturicchio in Vaticano in effetti aveva riferito: «Ritrasse sopra la porta di una camera la signora Giulia Farnese per il volto di Nostra Donna e, nel medesimo quadro, la testa d’esso papa Alessandro che l’adora». Ma non era stato creduto, si pensò che avesse solo condensato le tante dicerie che giravano sulla coppia.
Determinante è stato anche l’atto in cui è stato immortalato Alessandro VI: toccare il piede del Bambino era considerato un gesto quasi blasfemo. Gli studiosi ritengono probabile che il papa si sia concesso questa licenza perché il dipinto era destinato ai suoi appartamenti privati, ma non è difficile credere che una persona di tale facilità di costumi abbia semplicemente dato poco peso a questioni così trascendentali. Fatto sta che l’affresco subisce una vera e propria damnatio memoriae, tanto che, nel 1655, il neoeletto papa Alessandro VII decide di staccarlo e di smembrarlo, dando persino adito al dubbio che sia mai esistito.
Fino al 1940, almeno. Il caso vuole che Giovanni Incisa di Rocchetta, noto appassionato d’arte, in visita presso una famiglia patrizia mantovana posi lo sguardo su un dipinto in cui un papa è inginocchiato ai piedi di una Madonna con un Bambino. Ma a colpirlo sono i particolari, perché riconosce – nell’atteggiamento benedicente del Bambino e nelle fattezze della Vergine – i dettagli al centro di due quadri in possesso della sua famiglia. Giovanni è infatti il figlio della principessa Eleonora Chigi Albani Della Rovere, inconsapevole depositaria di una lunga storia di intrighi e giochi di potere.
Il giallo nel giallo
Come ogni storia che si rispetti, c’è sempre un elemento pronto a scombinare le carte in tavola. In questo caso sono state le macchinazioni, di inizio 1600, di Francesco IV Gonzaga.
Il duca di Mantova era venuto infatti a conoscenza, grazie al suo legato a Roma, di un famigerato dipinto in cui la Vergine Maria era stata rappresentata come la sponsa Christi Giulia Farnese. Gonzaga andò in sollucchero perché non esisteva un’occasione migliore per screditare i Farnese che, grazie alle trame ordite tempo prima da Giulia, godevano di grandi privilegi. Però gli servivano le prove: chiese allora al pittore mantovano Pietro Facchetti di realizzare una copia dell’affresco.
I dettagli su come Facchetti sia riuscito a vedere il dipinto incriminato meriterebbero una storia a parte. A fronte di un bel paio di calze di seta, un guardarobiere addetto agli appartamenti papali gli mostrò infatti la scena del Pinturicchio, celata da un taffetà inchiodato.
Quella su cui mette gli occhi Giovanni Incisa di Rocchetta è proprio la riproduzione di Facchetti, la prova richiesta da Francesco Gonzaga per screditare i Farnese. Ma è grazie a questa testimonianza che Giovanni capisce che il Gesù benedicente e il volto di Madonna – racchiusi in due cornici diverse e poi inventariate a oltre 100 numeri di distanza – dovevano aver fatto parte di un progetto più grande. Ed è sempre grazie a questa che oggi abbiamo potuto rimettere a posto tutti i frammenti di questo intricato puzzle.
Il puzzle che non potrà mai essere completato
La storia del Bambin Gesù delle Mani non finisce qui, però. Nel 2004 lo storico dell’arte Franco Ivan Nucciarelli lo avvista nel mercato antiquario: il frammento viene intercettato e diventa la punta di diamante della Fondazione Guglielmo Giordano, che l’ha restituita alla collettività.
E il volto di Madonna? Il presunto ritratto di Giulia Farnese, ritenuto scomparso, è riemerso recentemente a seguito di una segnalazione di una famiglia romano-svizzera imparentata con i Chigi, che tuttora ne detiene il possesso. Del papa orante, invece, si è persa da tempo ogni traccia.
Fonti:
Sky Arte racconta la storia di Listone Giordano, https://www.youtube.com/watch?v=XPqaGiIN6qU
Storia del Bambin Gesù delle Mani di Pinturicchio, https://one.listonegiordano.com/cultura/storia-del-bambin-gesu-delle-mani-del-pinturicchio/
Intervista Andrea Margaritelli, https://www.artribune.com/arti-visive/archeologia-arte-antica/2017/04/dipinto-pinturicchio-intervista-andrea-margaritelli-fondazione-giordano/attachment/pinturicchio-bambin-gesu-delle-mani-1492-ca-fondazione-guglielmo-giordano-perugia/
Bambin Gesù delle Mani, https://it.wikipedia.org/wiki/Bambin_Ges%C3%B9_delle_mani
Papa Alessandro VI, https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Alessandro_VI
Giulia Farnese, https://it.wikipedia.org/wiki/Giulia_Farnese
Orsino Orsini, https://it.wikipedia.org/wiki/Orsino_Orsini_(1473-1500)
Vannozza Cattanei, https://it.wikipedia.org/wiki/Vannozza_Cattanei
Il Bambin Gesù delle Mani, http://www.fondazionegiordano.org/italia/pinturicchio_bambin_gesu_delle_mani.html
Eleonora Cesaretti
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