Tra il 1863 e il 1865 Domenico Golini rinveniva in territorio orvietano, più precisamente in località Poggio del Roccolo di Settecamini, tra Orvieto e Porano, le celeberrime tombe affrescate che da lui presero nome. Si tratta di una coppia di monumenti di eccezionale valore artistico e documentario che costituiscono un unicum nel territorio di appartenenza (ad esse si aggiunga una terza tomba dipinta rinvenuta nella medesima area, pertinente alla famiglia hescanas).
Le pitture parietali, staccate per ovvi motivi di conservazione e sicurezza nel 1950, sono ora esposte presso il Museo Archeologico Nazionale di Orvieto in ambienti che riproducono in maniera fedele gli spazi della loro collocazione originaria.
La Tomba Golini I
La Tomba Golini I, detta anche dei Velii è costituita da un unico, ampio ambiente quadrangolare il cui spazio è bipartito da un tramezzo tufaceo che, partendo dalla parete di fondo, giunge circa a metà della camera sepolcrale. La decorazione pittorica rappresenta una scena di banchetto infero in cui il defunto è colto nel momento dell’arrivo nell’Oltretomba, atteso dai suoi avi intenti nel convito. Di particolare interesse è il modo in cui architettura e pittura si fondono utilizzando parti strutturali, come strumento di separazione materiale e concettuale delle scene figurate; il divisorio tufaceo, infatti, non svolge solo la funzione di ripartire lo spazio, ma separa, nella raffigurazione, la parte servile da quella padronale, ribadendo anche materialmente una fondamentale divisione ideologica e delle due diverse fasi della festa, quella dei preparativi e quella del convito vero e proprio.
Le scene che adornano il vano di sinistra rappresentano, dunque, l’allestimento del banchetto, mostrando servi e cuochi mentre preparano pietanze accompagnati dalla musica di un flautista, etrusco more; caratterizzata da profondo realismo è la raffigurazione delle bestie necessarie all’apprestamento delle mense, sventrate e appese per le zampe a delle travi, così come l’immagine del servo addetto al depezzamento delle carni. Puntuale è inoltre la fotografia delle altre fasi preparatorie del pasto come mostra la figura dello schiavo colto nell’atto di triturare cibi, forse spezie, con dei pestelli in un grosso bacile a tre piedi, o ancora gli individui preposti all’accensione del fuoco o quelli che imbandiscono una lunga trapeza con vasellame da mensa.
Nel vano di destra è invece raffigurato il defunto che su un carro trainato da cavalli, alla presenza di un genio alato (lasa) giunge nell’Aldilà al cospetto di Ade e Persefone; la coppia infera, assisa su una lettiga, presiede il banchetto cui partecipano gli antenati e i membri della famiglia leinie, titolare del sepolcro, mentre servi ignudi allestiscono sontuoso vasellame in un ambiente rischiarato dalla luce di alti candelabri. Quasi tutti i personaggi raffigurati in entrambi gli ambienti, ed anche gli animali, sono accompagnati da iscrizioni, sorta di didascalie che hanno lo scopo di rammentare la genealogia dei componenti della famiglia, le cariche da essi ricoperte, ma anche le differenti funzioni cui erano preposti i servi.
La Tomba Golini II
La Tomba Golini II o delle Due Bighe consta di un’unica camera sepolcrale a pianta rettangolare su cui campeggiano le scene figurate, purtroppo assai danneggiate e a tratti illeggibili. Il soggetto è in tutto simile a quelle della sepoltura anzi descritta, l’arrivo di una coppia di defunti nell’Ade dove si svolge un banchetto allietato da suonatori di lituo e tromba.
I protagonisti sono raffigurati ai lati della porta di ingresso; l’individuo di sinistra giunge su una biga trainata da una coppia equina; alle sue spalle, lungo la parete, si svolge un corteo composto di sei personaggi che procedono verso due klinai su cui sono rispettivamente assise due coppie di banchettanti che le iscrizioni individuano come personaggi appartenenti alla famiglia cnezus. A destra della porta compare una seconda biga condotta da auriga, oltre la quale, lungo la parete del medesimo lato, compaiono tre klinai in tutto analoghe alle precedenti; i personaggi ivi raffigurati sono individuati dalle iscrizioni quali membri della famiglia vercnas. Le pitture che adornavano la parete di fondo appaiono quasi del tutto deteriorate, fatta eccezione per scarsi lacerti riferibili a figure di guerrieri.
Una scuola pittorica
Entrambi i monumenti possono essere datati alla seconda metà del IV secolo a.C. e mostrano una sostanziale coerenza di concezione che pare indiziare l’esistenza di una bottega o scuola pittorica locale la cui attività cessa, verosimilmente, con la distruzione della città nel 264 a.C.
In conclusione, vale la pena sottolineare come le tombe in esame, oltre a costituire una preziosa e rara testimonianza storico-artistica circa la pittura etrusca di area volsiniese tra epoca tardo-classica e ellenistica, abbiano altresì un fondamentale valore documentario in quanto fotografie degli aspetti quotidiani e delle usanze che caratterizzavano la vita delle aristocrazie dell’epoca. Esse rappresentano, inoltre, una tra le ultime attestazioni del tema figurativo del simposio nell’Aldilà ove vivi e morti banchettano insieme, tema che successivamente scomparirà dal repertorio pittura tombale per lasciare spazio a una nuova concezione del sepolcro che sembra divenire, esso stesso, rappresentazione tridimensionale dell’Ade in cui l’intero gruppo familiare lì sepolto partecipa a un eterno banchetto.
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Chiara Procacci
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