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ยซLโ€™Olimpiade รจ stata la gioia piรน grande e la gara piรน importante della mia vita. Giร  esserci รจ un traguardo, portare a casa una medaglia รจ unโ€™emozione grandissimaยป.

Agnese Duranti

ยซPronto Agnese, sono Agnese!ยป. รˆ iniziata cosรฌ โ€“ in modo buffo – la telefonata con Agnese Duranti (21 anni), Primo Aviere Scelto dellโ€™Aeronautica militare e campionessa della Nazionale italiana di Ginnastica Ritmica. Abbiamo fatto una bella chiacchierata mentre da Roma tornava in treno a Desio, dove vive e si allena 11 mesi lโ€™anno. La Farfalla azzurra ha spiccato il volo in questa disciplina nel 2009 a Spoleto – dovโ€™รจ nata – alla polisportiva La Fenice. Nel 2017 รจ entrata a far parte della squadra nazionale ottenendo ottimi risultati e conquistando numerosi e prestigiosi titoli internazionali come lโ€™oro ai Mondiali del 2017, le medaglie dโ€™oro e di bronzo agli Europei di Guadalajara del 2018 e nuovamente ai Mondiali di Sofia sempre lo stesso anno, salendo sul podio in tutte le categorie. Da ultimo ci sono il bronzo ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e lโ€™argento ai Mondiali in Giappone 2021. Ma queste sono solo alcune delle numerose medaglie vinte, il suo palmares รจ lunghissimo e ben fitto. Agnese vola come questโ€™anno ha volato lo sport italiano. Dopotutto รจ un aviere e una farfalla: e lei farfalla ci si sente davvero: ยซMi rappresenta sotto tanti punti di vistaยป.

Agnese, la prima domanda รจ di rito: qual รจ il tuo legame con lโ€™Umbria?

Lโ€™Umbria รจ la regione dove sono nata, cresciuta e dove ho mosso i primi passi di ginnastica ritmica, ci sono molto affezionata. Per me รจ la regione della pace, quando ci torno sento sempre tanta tranquillitร .

Ora dove vivi?

Sono 7 anni che vivo a Desio in un hotel, dove mi alleno 11 mesi lโ€™anno, allโ€™Accademia Internazionale di Ginnastica ritmica, una palestra costruita esclusivamente per noi. รˆ una vita molto impegnativa che ti toglie molto, ma poi ti ridร  tutto indietro con le vittorie e i risultati.

Quando hai iniziato a fare ginnastica ritmica?

A 9 anni. Ero una bambina molto vivace e i miei genitori volevano trovarmi unโ€™attivitร  per tenermi occupata. Sono andata un giorno a vedere una mia amica che faceva ginnastica ritmica, ho provato ed รจ stato amore a prima vista.

Cโ€™รจ una vittoria alla quale sei particolarmente legata, indipendentemente dal valore della medaglia?

Lโ€™Olimpiade รจ stata la gioia piรน grande e la gara piรน importante della mia vita; ma anche la gara agli Europei di Guadalajara nel 2018 ha avuto un bellโ€™impatto emotivo: eravamo in Spagna ma il palazzetto era pieno di gente che tifava per noi. Poi cโ€™รจ stato il mondiale a Kitakyushu in Giappone nel 2021, dove abbiamo vinto la medaglia dโ€™oro e chiuso il quinquennio in bellezza. Dopo tanti sacrifici รจ stato un traguardo molto importante.

Quali sono le prossime gare che hai in programma?

Le prime gare di Coppa del Mondo saranno ad aprile, poi a settembre iniziano le qualificazioni per lโ€™Olimpiade di Parigi 2024.

Cโ€™รจ un attrezzo che preferisci?

In realtร  no. Il nastro devo dire che รจ quello che preferisco meno. รˆ il piรน difficile, perchรฉ รจ lungo e molle e va sempre tenuto in movimento altrimenti si formano i nodi, e questa รจ una gravissima penalitร  durante le gare.

Parliamo dellโ€™Olimpiade, come ci si prepara?

รˆ un traguardo che ho sempre sognato, fin da bambina. Per unโ€™atleta รจ il punto massimo da raggiungere. Anche semplicemente esserci รจ una vittoria; รจ una cosa che non ha eguali. La preparazione รจ stata lunga e lโ€™abbiamo costruita col tempo, anche se poi quando sei lรฌ non ti senti mai pronta. Salire su quella pedana non รจ stato cosรฌ diverso rispetto ad altre gare, ci sono solo i cerchi olimpici che ti guardano e proprio loro hanno attirato la mia attenzione quando sono entrata. Mi sono guardata intorno ed era pieno di cerchi olimpici (ride).

Cosa hai pensato in quel momento?

Ho avuto un mix di emozioni uniche: ero concentrata sullโ€™esercizio perรฒ allo stesso tempo ero consapevole che stavo facendo la gara della vita. รˆ una sensazione bellissima, indescrivibileโ€ฆ con un pizzico di ansia ovviamente.

 

Le farfalle azzurre

Sei scaramantica? Hai qualche rituale prima di una gara?

Anni addietro ero piรน scaramantica. Ora ho solo delle piccole coseโ€ฆ indosso sempre le stesse mutande, preparo gli attrezzi e la borsa in un certo modo e porto sempre con me un asciugamano che mi accompagna dalla mia prima gara nel 2015.

Tu, Alessia Maurelli, Martina Centofanti, Daniela Mogurean e Martina Santandrea riuscite a fare esercizi che la maggior parte delle persone non crede siano nemmeno possibili: siete consapevoli di questo?

Facciamo delle cose che sembrano effettivamente irrealizzabili. Per riuscirci cโ€™รจ un lavoro minuzioso e preciso al centimetro. Passiamo 8/9 ore in palestra e lavoriamo sui dettagli tante tante volte, fino allo sfinimento. La nostra allenatrice Emanuela Maccarani vuole che lโ€™esercizio, oltre a contenere i codici di punteggio, sia bello, quindi tutto รจ studiato e preparato alla perfezione.

Per realizzare tutto questo, fare squadra per voi รจ fondamentale: litigate mai?

Grazie al cielo siamo una squadra che non ha mai litigato, forse discusso una volta in 5 anni. Siamo molto unite, ci capiamo al volo, ognuna sa quali sono i punti di forza dellโ€™altra, sappiano perfettamente come gestirci. Siamo sorelle, amiche anche fuori della palestra, questo non รจ per niente scontato. รˆ il nostro vero punto di forza.

Ce lo puoi confessare: quanto sono scomodi i vestiti che indossate?

Pesano tantissimo, in effetti, sono pieni di perline e Swarovski. Poi dipende dai body, alcuni sono meno scomodi, ma in generale non sono comodissimi.

Ho una curiositร : come vengono scelti?

Sono disegnati da una ragazza che viene in palestra, sente la musica e vede lโ€™esercizio che abbiamo in programma, si ispira e disegna il vestito. Ci fa delle proposte che noi scegliamo. In pratica sono creati ad hoc e difficilmente vengono rimessi per altre gare. Restano nellโ€™archivio della squadra nazionale.

 

Per tutti siete le Farfalle azzurre: ti senti una โ€œfarfallaโ€?ย 

Sรฌ, รจ il nostro marchio di fabbrica, ci sentiamo completamente farfalle. รˆ un animale che ci rappresenta sotto tanti punti di vista: siamo simili, ci muoviamo a gruppo, siamo leggiadre e la nostra vita (sportiva) รจ intensa ma breve. La ginnastica ritmica รจ uno sport molto giovane: io ho 21 anni e Parigi 2024 sarร  la mia ultima Olimpiade.

Cโ€™รจ un consiglio che vorresti dare a una bambina che vuole iniziare questo sport?

Le direi che non รจ un percorso semplice e non sempre le cose vanno come si desidera, ma con gli errori e le difficoltร  ci si fortifica, viene fuori il carattere e si imparano i veri valori dello sport. Bisogna credere nei propri sogni perchรฉ si possano realizzare.

A livello sportivo il 2021 รจ stato un anno fantastico per lโ€™Italia: cosa manca perรฒ, secondo te, allo sport italiano?

Lโ€™Italia รจ sempre concentrata sul calcio e questโ€™anno cโ€™รจ stata la rivincita di tutti gli altri sport, grazie alle Olimpiadi. Spero che questo possa rilanciare le altre discipline e che lโ€™attenzione e lโ€™interesse – anche a livello mediatico โ€“ si focalizzino piรน su di esse e non solo sul calcio, perchรฉ siamo un gruppo di atleti che se lo merita.

Come descriveresti lโ€™Umbria in tre parole?

Bella, pacifica, preziosa.

La prima cosa che ti viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

La natura.

Rinviata la manifestazione: “Passignano sul Trasimeno โ€“ Un Natale spettacolare tra Rocca e Leggenda”.

L’evento di Passignano sul Trasimeno รจ stato rinviato a data da destinarsi. La leggenda di Agilla e Trasimeno e della loro sfortunata e triste storia, raccontata attraverso la proiezione di un ologramma, non sarร  visibile – almeno per ora – lungo la riva del lago. Il pubblico avrebbe dovuto assistere al racconto proiettato su un particolare schermo, di 9 metri di altezza per 18 di ampiezza, formato dalla nebulizzazione delle acque del lago. ยซAlla luce delle linee guida uscite con il Decreto Festivitร , che pongono numerose restrizioni e anche veri e propri divieti nei confronti di eventi e feste che prevedono aggregazione, ci troviamo tutti assieme, Amministrazione e Organizzatori, a dover prendere una decisione che abbiamo provato a non prendere fino allโ€™ultimo: dobbiamo annullare lโ€™evento previsto a Passignano. Una decisione sofferta che ci riempie di delusione, ma questo patrimonio di esperienza, collaborazione e laboriositร  al servizio della comunitร  di Passignano non andrร  dispersa. Lo spettacolo Tra Rocca e Leggenda potrร  essere ripreso in qualsiasi momento appena la situazione lo permetterร , e insieme potremo progettare, ideare e creare eventi per il borgo e la sua comunitร ยป ha spiegato il Comune di Passignano che, insieme alla Regione Umbria, allaย Provincia di Perugiaย e alย Gal – Trasimeno Orvietano promuovono lโ€™evento ora rimandato.

Tutto questo e molto altro, prenderร  vita nei prossimi mesi – forse in primavera – in base alle future direttive Covid.ย 

Gli aggiornamenti quotidiani e l’eventuale nuova data potranno essere seguiti sulle pagine Facebook e Instagram Natale a Passignano e nel sito internet www.nataleapassignano.it

 

Ingredienti:

  • 1 kg di miele
  • 700 g di noci
  • 6 albumi d’uovo
  • la buccia grattugiata di mezza arancia non trattata
  • la buccia grattugiata di 1/4 di limone non trattato
  • foglie d’alloro per avvolgere i dolcetti

 

Preparazione

Cuocere il miele e gli albumi a fuoco basso in un recipiente di rame, per almeno 3 ore o fintanto che non avranno assunto un colore biancastro. Mescolare in continuazione. Versare il composto ancora caldo su un piano di marmo e ricavare tanti torroncini larghi 5 cm e lunghi 8. Avvolgerli in foglie d’alloro quando sono ancora caldi.

 

 

La nociata รจ il dolce natalizio tipico di Massa Martana. Fu Sigismondo Ranucci detto Gismondo, al suo ritorno da Copenhagen dove aveva esercitato la professione di cameriere, a preparare le prime nociate nel Caffรจ Ranucci, a Massa Martana. Dove avesse preso la ricetta non si รจ mai saputo: la nociata รจ simile a un dolce laziale, ma anche ad altri torroni europei. Gismondo Ranucci non svelรฒ mai il mistero, anche se per molto tempo la nociata venne preparata non solo nel suo Caffรจ, ma anche in molte famiglie. In genere si usava un’apposita attrezzatura, cioรจ un trespolo nel quale veniva inserito un caldaio. Un braciere posto sotto il trespolo forniva il calore necessario.

 


Per gentile concessione diย Calzetti&Mariucci.

Volendo scrivere un articolo sulle tradizioni natalizie umbre di una volta, non si trova nulla che non abbia a che fare con il cibo. Avrei dovuto aspettarmelo, considerato quanta importanza diamo alle occasioni di festa: per lo scambio di auguri, certo, ma anche per poter finalmente mangiare delle golositร  attese tutto lโ€™anno.

Ho pensato allora di riportarvi la mia esperienza, incuriosita dalle piccole discrepanze nei rituali, nelle preparazioni e nelle modalitร  di accoglienza di quella che forse รจ la festa piรน amata e attesa. Lo spunto proviene dallโ€™osservazione della mia famiglia, nemmeno troppo conservatrice nรฉ attaccata alle tradizioni, che pure ha incamerato delle usanze di provenienza sconosciuta che, ripetute nel tempo, hanno finito per cancellare tutte le domande possibili sulla loro origine. Insomma, si seguono certi rituali senza nemmeno chiedersi il perchรฉ. Eppure giร  tra i miei genitori cโ€™era un abisso in fatto di abitudini: mia madre proveniva da una famiglia che aveva vissuto lโ€™incontro epifanico e abbagliante con il progresso tecnico in un periodo in cui lei e le sue sorelle ancora si lavavano in tre dentro un bacile per i vestiti, mentre mio padre, nato in una famiglia di campagna di stampo ottocentesco, conosceva soltanto la fatica della terra e del duro lavoro nei campi. Forse ad accomunarli cโ€™era solo il fatto che cโ€™era poco da mangiare.

 

Cappelletti in brodo

 

Forse รจ per questo che mia nonna โ€“ la mamma di mia madre โ€“ quando ci invitava a pranzo per Natale sembrava avesse conservato la crรจme de la crรจme delle sue scorte solo per noi, come se tutte le privazioni dellโ€™anno appena trascorso avessero portato a quellโ€™unico momento. Erano finiti da un pezzo i tempi di magra, come cโ€™erano giร  stati il boom economico degli anni Ottanta e il progresso, ma certe modalitร  erano rimaste le stesse. Certe cose si trovavano solo a Natale, non si era abituati a soddisfare ogni voglia che si aveva semplicemente mettendo piede in un supermercato: richiederle fuori periodo era impensabile. Da noi la cosa era talmente radicata che il menu natalizio era sempre lo stesso e, se da adolescente confesso di essere diventata irrequieta di fronte a quella proposta sempre uguale, ora non so che darei per riassaggiare il pollo disossato di mia nonna.

Ma andiamo con ordine. La tavola si presentava giร  apparecchiata, con la tovaglia rossa delle feste e i piattini con gli antipasti giร  pronti per essere saccheggiati: cโ€™era sempre un crostino con patรฉ di fegatini, una fetta di torta di Pasqua con il prosciutto crudo, una fettina di capocollo e un triangolino di pane da tramezzini con salsa alla maionese e sottaceti, piccolo strappo alla tradizione umbra che, inconsapevolmente, veniva servita ogni anno su quella tavola imbandita.

Dopodichรฉ arrivava lei, la zuppiera fumante ripiena di cappelletti, arrivati lรฌ al termine di una lavorazione dai connotati quasi rituali. Mia nonna e le sue amiche, infatti, durante le due settimane prima di Natale si radunavano ora a casa di una, ora a casa dellโ€™altra per fare i cappelletti, senza i quali la festa non sarebbe stata tale. รˆ vero, ogni anno quelle povere donne dalle mani piegate dallโ€™artrite faticavano sempre di piรน, borbottando a gran voce e minacciando di smettere con quellโ€™impegnativa pratica, eppure le ritrovavi sempre lรฌ, riunite intorno al tavolo a spettegolare mentre, con una manualitร  invidiabile acquisita in oltre mezzo secolo di attivitร , creavano senza sosta tanti piccoli cappelli della stessa misura e dimensione. Il lavoro andava avanti per ore e spesso serviva piรน di un appuntamento per assicurare alle famiglie delle cinque signore una scorta accettabile. Scorta che poi sarebbe durata fino a Pasqua.

Dopo i cappelletti era il turno del famigerato pollo disossato. La lavorazione era lunga e certosina: nonna disossava un pollo ruspante comprato dal suo amico allevatore con una maestria che a noi nipoti faceva rabbrividire – per le sorti del pollo, รจ chiaro โ€“ e poi lo riempiva con macinato, salsiccia, mortadella, Parmigiano, uovo e pan grattato. Una volta tagliato a fette, veniva ripassato in padella e servito. Inutile dire che facevamo a gara per aggiudicarci le fette piรน ricche di ripieno. Oggi sono convinta che il pollo disossato di mia nonna fosse una variante della classica galantina umbra, dove perรฒ le uova che entrano nel ripieno vengono lessate e il preparato ottenuto va servito freddo, previa cottura in acqua salata in un involucro di alluminio.

Qualche volta aveva fatto la sua comparsa anche la parmigiana di gobbi, altra preparazione tradizionale umbra che aveva affiancato la piรน tranquilla e imperitura erba cotta โ€“ solitamente spinaci โ€“ ma la prima regola da seguire durante questi ricchi pranzi di famiglia era lasciare sempre uno spazietto per il dolce, per cui spesso il contorno lo saltavamo a piedi pari.

 

dolci natalizi umbri

Le pinoccate bianche e nere

 

Il dessert era composito come lโ€™antipasto: cโ€™erano il pandoro e il panettone, ma anche i tozzetti fatti a mano dalla nonna, il torciglione e il panpepato. Non mancava niente a parte le pinoccate, con cui mi ero giร  deliziata nei giorni precedenti grazie a mio padre, grande appassionato di questi dolcetti dalla lunghissima storia. Oggi sempre piรน rare, per me le pinoccate sancivano lโ€™inizio delle feste, con quella forma da dolcetto stregato, quegli incarti pieni di ghirigori e quellโ€™inconfondibile sapore di pinoli e zucchero.

Dopo il brindisi di auguri, ci si scambiavano i doni e non era insolito sentirsi chiedere: ยซChe ti ha portato il Bambino?ยป. Sรฌ, perchรฉ non tanto tempo fa โ€“ parliamo degli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso โ€“ non era Babbo Natale a portare i doni ai miei genitori, ma Gesรน Bambino.

Erano piรน che altro i parenti di mio padre a rivolgerci questa domanda, perchรฉ loro stessi, da piccoli, erano soliti addobbare un ramo reciso con mandarini e frutta secca per propiziare la venuta del Bambino. รˆ curiosa la crasi fatta, almeno dai miei parenti, tra il Christkind che porta i doni di Natale nel sud della Germania, nella Repubblica Ceca, in Svizzera, in Austria, in Liechtenstein, in Slovenia e in Croazia con San Nicola e Santa Lucia, festeggiati rispettivamente il 5-6 dicembre e il 12-13 dicembre, in Italia come in alcuni Paesi dโ€™Europa. La tipologia dei doni, in particolare gli agrumi, richiama infatti sia le tradizionali offerte che i bambini di alcune regioni del nord Italia lasciano a Santa Lucia (appunto arance, biscotti, caffรจ, mezzo bicchiere di vino rosso e il fieno per lโ€™asino) sia la storia di caritร  di San Nicola, che donรฒ tre palle dโ€™oro (molto simili, in effetti, alle piรน umili arance o ai mandarini) a tre povere fanciulle che rischiavano di essere vendute come schiave.
Non so se questa crasi sia stata fatta consapevolmente, probabilmente vi sono confluiti echi diversi, i cui percorsi si sono smarriti nel tempo. La mia opinione รจ che i mandarini fossero considerati dei frutti esotici pregiati, adatti a unโ€™occasione speciale o addirittura come regalo. Spesso, infatti, gli stessi agrumi che avevano decorato lโ€™albero erano i regali per i bambini, da sbucciare (e mangiare!) la mattina di Natale.

 


Fonti

www.umbriatourism.it
www.corriere.it
https://www.rivistastudio.com/arance-natale-storia/

“Lo scontro generazionale: la ricchezza delle imprese familiari” il primo libro di Andrea Zotti

La piccola e media impresa รจ il vero motore italiano, su di essa si basa una grande fetta dellโ€™economia nazionale e per questo รจ un patrimonio da salvare, in particolar modo quando avviene il passaggio di testimone tra le diverse generazioni di imprenditori. รˆ un processo che va studiato e pianificato con cura, senza lasciare nulla al caso perchรฉ, se alcune aziende approfittano di questo momento per rafforzarsi ed evolversi, altre si indeboliscono ed entrano in crisi.

Andrea Zotti

Perchรฉ avviene? Quanto incide la componente affettiva legata alla famiglia nelle dinamiche che si creano in azienda? Quando si avvia la fatidica fase del passaggio? Questi e altri sono i quesiti a cui Andrea Zotti risponde nel suo libro Lo scontro generazionale: la ricchezza delle imprese familiari (196 pagine) edito dalla casa editrice Cleup.
Il testo di Zotti โ€“ laureato in Economia e Management presso lโ€™Universitร  degli Studi di Bari, socio dellโ€™azienda di famiglia e autore presso Osservatorio Globalizzazione โ€“ si basa su una sua ricerca accademica e si focalizza sullโ€™organizzazione aziendale nelle PMI a conduzione familiare e approfondisce il tema del passaggio generazionale, una fase che ha vissuto in prima persona. Il suo obiettivo รจ quello di offrire una nuova concezione di tale passaggio che conduca a una maggiore consapevolezza dello stesso; il lettore inoltre trova una serie di analisi fatte da diversi punti di vista e finalizzate a delineare un approccio piรน edotto sul tema. Infine, attraverso una serie di interviste che rappresentano un piccolo campione di best practice, lโ€™autore fornisce un duplice punto di osservazione: quello dellโ€™imprenditore uscente e quello del successore designato, per spiegare al meglio anche le dinamiche sociali, psicologiche e relazionali di questo fenomeno; il tutto scritto con un linguaggio chiaro e lineare, di facile approccio per tutti.


ยซHo deciso di scrivere un libro che trattasse lโ€™incontro e lo scontro generazionale per esaminare e discutere come junior e senior si muovano allโ€™interno del conflitto intergenerazionale nelle aziende, scientificamente รจ abbastanza provato che il passaggio generazionale presenti minacce e opportunitร ; ho ritenuto necessario focalizzarmi nellโ€™individuare aree di miglioramento nel processo di ricambio, provando cosรฌ a offrire una soluzione, anzi una sorta di visione personale, dando valore ai diversi momenti di tensione generati piรน dai tempi, ritmi e stili di vita che da dinamiche strettamente aziendali. Lo stile di vita dei figli, spesso, non corrisponde a quello dei padri: il senior, attivo e dinamico, trova naturale dedicare lโ€™intera giornata al lavoro, il figlio, per quanto possa essere ambizioso e tenace, a fatica riesce ad adeguarsi ai ritmi serratissimi senza sentire la propria vita decurtata o frustrata negli interessi personali. Ho cercato di aprire un orizzonte in piรน su un tema molto dibattuto nella letteratura aziendalistica, ma anche tra gli studi sui processi organizzativi piรน complessi, con lo scopo finale di capire come si possa favorire la lettura della transizione generazionale nellโ€™impresa a gestione familiareยป spiega lโ€™autore.

 


Editrice Cleup

Il dolce ha origine lontane e pare che il suo nome originario sia stato โ€œAnguilla del Lagoโ€, nato da un caso โ€œforzatoโ€ e dalla creativitร  delle monache che abitavano lโ€™Isola Maggiore. Buonissimo al gusto e al sapore, si mangia tutto lโ€™anno ma in particolare fa parte della tradizione natalizia e caratterizza le tavole umbre imbandite nel periodo delle festivitร  di fine anno. Oggi รจ conosciuto con il nome di โ€œTorciglioneโ€.

Le sue origini, secondo le storie tramandate oralmente dagli anziani lacustri, pare che risalgano a una visita di alti prelati vaticani al convento monacale posto sullโ€™Isola Maggiore nel Trasimeno, giunti lรฌ in un venerdรฌ di magra. Era un periodo invernale di gran freddo e per una forte gelata non cโ€™era pesce a disposizione, allora una suora, quella addetta alla cucina, prese gli ingredienti che aveva disponibili e creรฒ questo dolce dalla forma tipica di unโ€™anguilla. Nasceva cosรฌ lโ€™Anguilla del Lago. Successivamente, nel periodo medievale, il precedente nome sarebbe stato sostituito dal nome Torciglione, con il quale il serpentone umbro รจ giunto fino ai nostri tempi.
Nella parte superiore del dolce, raffigurante appunto unโ€™anguilla o un serpente avvolto a spirale, vengono messi una serie di pinoli a moโ€™ di squame e, nella parte anteriore, una mandorla a rappresentare la lingua e due canditi rossi per gli occhi.
รˆ un dolce che, attraverso i secoli, ha avuto dei valori simbolici diversi. Quello del serpente dellโ€™Apocalisse, che mangiandolo verrebbe sconfitto o quello, che per la sua forma attorcigliata simulerebbe il ciclo della natura, che alterna la vita alla morte e la sua rinascita. Il dolce umbro con la caratteristica forma serpentiforme, viene preparato utilizzando farina di mandorle e zucchero e per le decorazioni, canditi, mandorle e pinoli.
In molte pasticcerie tradizionali del Trasimeno, il Torciglione si puรฒ reperire durante tutto lโ€™anno, nellโ€™ossequioso rispetto dellโ€™antica forma e ricetta. Nel proseguire le tradizioni, in molto famiglie viene preparato il dolce con liturgie culinarie ripetute da generazioni. A Tuoro sul Trasimeno, viene organizzata dalla Proloco una gara per il riconoscimento del Torciglione piรน buono, cucinato secondo tradizione.

 

dolci natalizi umbri

 

Di seguito le indicazioni per la preparazione dellโ€™Anguilla del Lago o Torciglione, confidate da una signora riconosciuta dai piรน per la sua capacitร  pasticcera:

Ingredienti:

  • 500 g mandorle macinate
  • 250 g zucchero
  • 3 uova
  • 1 limone grattugiato
  • mandorle, pinoli, 2 chicchi di caffeฬ€ o due candidi rossi, codette colorate per decorare

 

Preparazione:

Sgusciare le uova e separare i tuorli dagli albumi. Montare i bianchi a neve e sbattere i rossi. Mescolare la farina di mandorle insieme con i tuorli, lo zucchero e il limone grattugiato. Gradualmente aggiungere gli albumi e impastare bene il tutto. Rivestire con carta da forno una teglia mettendo sopra lโ€™impasto e con le mani leggermente umide, dare la forma di un serpente. Decorare il torciglione con mandorle, pinoli e codette colorate. Utilizzare i due chicchi di caffeฬ€ o i due candidi rossi per formare gli occhi del serpente/anguilla e una mandorla per la lingua. Cuocere a forno caldo a 160ยฐ per circa 40 minuti, sin quando la superficie non diventa ben dorata. Fate raffreddare il torciglione prima di servirlo.

Capire unโ€™opera dโ€™arte significa chiedersi cosa, in quel momento, abbia spinto lโ€™artista a crearla in quel modo e non in un altro. Dietro a ogni opera si nasconde un mondo di sentimenti e di informazioni da scoprire. Cosรฌ รจ successo quando ho visitato la Casa Dipinta a Todi.

La Casa Dipinta, Todi, 2015 โ€“ photo Todiguide.com

Avevo ospiti due amici che giร  conoscevano Todi, ma non avevamo mai visitato la Casa Dipinta. La casa antica รจ nel centro storico della cittร  e si raggiungere dopo aver sceso e salito diverse scalette. Siamo entrati, abbiamo mostrato i greenpass e, in attesa della guida, ci siamo guardati attorno: pareti dipinte con disegni geometrici, colori chiari, righe, parole. “Carino” abbiamo pensato, nulla di piรน. รˆ solo dopo le avvincenti spiegazioni della signora Vilma Lucaroni, la guida, che abbiamo iniziato a capire il significato di ogni tratto: quelli che ci erano sembrati semplici disegni geometrici erano invece la rappresentazione grafica dellโ€™alfabeto OGHAM, ricreato dallโ€™artista irlandese-americano Brian Oโ€™Doherty.
Il linguaggio OGHAM (leggi oam) รจ lโ€™alfabeto inventato dai celti dโ€™Irlanda nella notte dei tempi come scrittura rituale, incisa sulla corteccia degli alberi o su pietra: un linguaggio fatto di righe e spazi e apprezzato da Oโ€™Doherty per il suo minimalismo unito alla ricchezza di significati. Lโ€™artista ha quindi tradotto lโ€™alfabeto latino nei 20 segni dallโ€™alfabeto oghamico e ha dipinto su un architrave, ben visibile entrando nella casa, queste parole: ONE HERE NOW (uno, adesso, qui) nel doppio linguaggio. I segni sono dipinti con i colori acrilici delicati del verde, dellโ€™azzurro, del bianco, dellโ€™arancio e del giallo. Quando i segni prendono significato diventano intriganti e acquistano fascino.

 

Un’immersione di colori

La Casa Dipinta si compone di tre stanze su tre piani: entrando si รจ accolti dalla cucina-sala da pranzo, poi al piano superiore si trova il soggiorno e piรน su la camera da letto. Tutte le pareti sono dipinte con forme geometriche.
Si sale la prima scala ripida e si entra nel soggiorno, e si รจ subito attratti da un affresco particolare dipinto sopra il divano: la forma รจ quella di unโ€™edicola votiva umbra del 1300, ma senza immagine sacra allโ€™interno. Davanti si intrecciano tanti cordini che servono a ricordare gli studi prospettici di quel periodo. Sulla parete di fronte allโ€™edicola, Oโ€™Doherty si รจ divertito a dipingere Il canto delle vocali. Le vocali, per lโ€™artista, sono alla base del linguaggio e dei sentimenti, e ha espresso la sua ammirazione disegnandole sempre in maniera geometrica, una volta in quadrato e una volta in tondo. Ha dipinto anche un grande quadrato formato da tanti quadratini 5×5, dipinti con colori diversi, che rappresenta tutte le vocali insieme.
Salendo ancora le scale ripidissime si arriva al terzo piano dove i colori si fanno piรน intensi e dove cโ€™รจ la camera da letto. Questa stanza รจ tutta un omaggio alla moglie. Qui Oโ€™Doherty ha dipinto delle finestre dalle quali si vedono le fasi della giornata: lโ€™alba, il mezzogiorno, il tramonto e la notte; a dominare la stanza รจ perรฒ la finestra aperta sul mare, con accanto le silhouette sua e di sua moglie.

Il pensiero di Brian Oโ€™Doherty

Nella Casa Dipinta non si trova solo la pittura, ma anche il pensiero di Brian Oโ€™Doherty sullโ€™arte. Nel 1976 scrisse Inside the white cube (Dentro il cubo bianco) per offrire una visione chiara di quello che รจ e che deve essere uno spazio espositivo. Oโ€™Doherty spiega che le pareti bianche, dove vengono esposte le opere dโ€™arte, assumono la funzione di ยซCamera di Trasformazioneยป, di conseguenza qualunque cosa venga posizionata lรฌ, diventa opera dโ€™arte. Per capire il significato di questa affermazione basta pensare al Ferro da stiro con i chiodi o allโ€™Orinatoio di Duchamp. Gli stessi oggetti al di fuori dello spazio espositivo ritornano oggetti di uso comune.
Brian Oโ€™Doherty, critico dโ€™arte, scrittore e artista di fama internazionale, ha fatto della casa nel centro di Todi il palinsesto del suo pensiero artistico e delle sue origini irlandesi. Questa vecchia casa oltre a essere un inno allโ€™arte รจ testimone del profondo legame tra Oโ€™Doherty e la moglie, entrambi ultranovantenni e ancora insieme.

 


Per la prenotazione telefonare a Vilma Lucaroni – 347 8050817

La Casa Dipinta

Cโ€™รจ chi ricorda una storia, avvenuta qualche anno fa nei boschi di Villamagna, nei pressi della cittadina di Scheggia. Oddo Brunamonti, un abitante del borgo, raccontรฒ di aver avuto un incontro inverosimile con una strana creatura, mai vista prima.

Era maggio del 1997 quando Oddo andรฒ nel bosco a fare un poโ€™ di legna e, mentre lavorava, si accorse che tra gli alberi vicini cโ€™era una strana ombra appartenente a qualcuno che si nascondeva dietro un cespuglio. Oddo pensava fosse un animale e un poโ€™ preoccupato dalle dimensioni della sagoma avvistata, salรฌ in auto, accese il motore e a quel punto, mentre faceva manovra con la sua vettura, saltรฒ fuori dal cespuglio uno strano essere: un bipede robusto e possente, alto circa un metro e ottanta, con le forti braccia protese verso lโ€™alto, con grosse fauci spalancate, il corpo ricoperto da peli scuri, che emise un forte e spaventevole urlo acuto.
Oddo scappรฒ velocemente con la propria autovettura e dopo essere arrivato a casa, trafelato e impaurito per l’incontro, confidรฒ lโ€™accaduto ai propri familiari e poi, da loro consigliato, andรฒ dai Carabinieri a raccontare che cosa gli fosse successo.
In conseguenza della sua testimonianza, ci furono immediate ricerche e sopralluoghi, durante i quali furono trovati dei ciuffi di peli scuri impigliati nei rami degli alberi e una grossa e profonda impronta, in cui si distinguevano tre dita nella parte anteriore e uno sperone in quella posteriore. Si presunse, dalla grandezza e dallโ€™avvallamento dellโ€™orma, che lโ€™animale potesse pesare 180 chilogrammi circa. Un vero mistero di un essere che solo a descriverlo risulta inquietante, figuriamoci per il povero Oddo, che improvvisamente se lo era trovato davanti, a brevissima distanza e subendo unโ€™aggressione.

Sulle tracce della strana creatura

Qualche tempo prima di questo avvistamento, sempre in zona, si dice che si era visto uno strano animale aggirarsi nei pressi di una stalla, che poi si scontrรฒ violentemente con il cane da pastore messo a guardia del ricovero, che rimase ucciso nella lotta per difendere la proprietร  dalla mostruosa creatura. Il cane maremmano fu trovato morto, con la testa frantumata.
Cosรฌ come, sempre in quel periodo e nella stessa zona, una quarantina di pecore furono rinvenute uccise, con un dettaglio anomalo sulla loro morte: avevano il cranio fracassato. I predatori abituali degli ovini, che siano i lupi o lโ€™orso, non straziano in questo modo le loro vittime.
Lo strano mostro o presunto tale, sembra che fu intravisto da lontano anche da un cacciatore e da un motociclista. I due certamente non ebbero un raccapricciante incontro a breve distanza come quello del Brunamonti ma scorsero nel bosco una sagoma inusuale, probabilmente del misterioso animale.
In tutta questa vicenda, pare che ci furono delle pressioni su Oddo da parte di alcuni personaggi equivoci, per tacitarlo e anzi per fargli affermare che si era sbagliato nel riferire ciรฒ che aveva visto. Avrebbe dovuto dire che quello che aveva visto era un orso e nullโ€™altro. Ma Brunamonti rimase fermo nei suoi convincimenti.
Nel contempo durante le notti di quel periodo, da numerose persone erano state udite delle strane urla provenienti dai boschi del comprensorio scheggino, e tra la gente del posto si iniziava a respirare unโ€™aria di grande tensione.
Alle investigazioni sullโ€™anomala creatura parteciparono forze dellโ€™ordine, militari, esperti scientifici e veterinari, tutti coadiuvati nelle ricerche da un aeromobile. Un giorno, un pastore vide trasportare con un elicottero una grande cassa, che fu portata via dopo averla caricata sul velivolo nei pressi di una casa abbandonata che si trovava ai margini di un esteso bosco, poco lontano dalla zona oggetto delle minuziose ricerche. Chissร  che cosa conteneva quella voluminosa cassaโ€ฆ
Da quel momento, nella zona non accadrร  piรน nulla di strano e tutto il personale militare e civile impiegato nelle ricerche abbandonerร  la zona senza dare spiegazioni. Da allora non ci sarebbero piรน state notizie di avvistamenti di quello strano essere mostruoso, sul quale, ancora oggi si fanno svariate supposizioni della sua provenienza e origine: infatti si ipotizza che potesse essere un alieno o un esperimento di laboratorio o un mutante. Di certo Oddo Brunamonti, scomparso qualche tempo fa, quel giorno nel bosco prese un grande spavento e per questa storia fu anche deriso e screditato, forse per celare un segreto.
A distanza di tempo, qualcuno dei suoi denigratori ha iniziato a ricredersiโ€ฆ La comprova, al prossimo avvistamento!

“Una storia di successo, un caso di crescita dimensionale forse con pochi precedenti in questa regione. Emmepi Group รจ un’azienda che ha saputo investire in innovazione, ha fatto scelte coraggiose. Ha saputo cavalcare i mercati internazionali cogliendo i cambiamenti in atto e facendo gli investimenti al momento giusto”. E’ quanto dichiarato da Michele Fioroni (assessore Regione Umbria allo Sviluppo Economico, Innovazione, Digitale e Semplificazione) durante il suo intervento all’evento – presentato dal conduttore radiofonico e annunciatore televisivo Mauro Casciari – organizzato sabato pomeriggio (11 dicembre) all’Auditorium dell’Hotel Giรฒ di Perugia per festeggiare i 10 anni di attivitร  di Emmepi Group, azienda leader del mercato del cartone ondulato. “Impressionante la serie di dati che abbiamo visto sulla sua crescita โ€“ ha proseguito โ€“ che ci dimostrano come il coraggio imprenditoriale e la capacitร  di investire nel momento opportuno possono dar vita a storie di successo straordinarie come questa che rappresentano anche un esempio di narrazione del nostro territorio. L’Umbria โ€“ ha concluso Fioroni โ€“ non puรฒ che ripartire da queste eccellenze”.

 

 

Un decennio di successi che, come ha ricordato sul finale il presidente di Emmepi Group Alessandro Bersanetti, non deve essere visto come un traguardo ma solo come “l’inizio del nostro percorso e questo per tre motivi. Il primo โ€“ ha spiegato il numero uno del Gruppo โ€“ รจ che operiamo in un settore deve il green ha una riciclabilitร  alta, dove il processo puรฒ essere replicato fino a 7 volte. Siamo nel settore giusto, al momento giusto. Oggi piรน che mai le aziende si spostano dalla plastica al cartone. Il secondo motivo รจ il mercato, ovvero la penetrazione che siamo riusciti a ottenere a livello mondiale. Il terzo รจ lโ€™unicitร  del Gruppo. Forniamo un prodotto a 360 gradi. Abbiamo tutte le divisioni con la mentalitร , la versatilitร  e la fantasia del Mady in Italy. Per questi tre motivi โ€“ ha terminato Bersanetti โ€“ affermo che siamo solo all’inizio del nostro percorso”.

I festeggiamenti si sono aperti con lโ€™intervento di Alberto Fioriti, Ceo di Emmepi Group, che ha ripercorso la storia del gruppo ed insieme a Bersanetti ha commentato i live streaming con i saluti e gli auguri dei vari agenti e dei clienti piรน prestigiosi di Australia, Brasile, Irlanda (dove collaborano con il piรน grande gruppo al mondo che ha 250 stabilimenti), Russia fino allo storico gruppo italiano Sada Spa. “Prima di noi โ€“ ha affermato Fioriti โ€“ ogni societร  seguiva un suo business, il suo pezzo di macchinari,. Con lโ€™avvento di Emmepi Group รจ cambiata totalmente l’ottica del lavoro. In questo momento possiamo offrire un parco macchine che completa tutta la gamma dei servizi all’interno di uno stabilimento del cartone ondulato. Questo รจ uno dei grandi successi di Emmmepi Group, che ci ha permesso di registrare una crescita esponenziale. Dieci anni fa abbiamo iniziato con 3 dipendenti ed un fatturato minimo, oggi siamo arrivati a 200 dipendenti, un fatturato di 50 milioni di euro ed un indotto di altre 200 persone”.

 

 

Dopo Fioriti sono succeduti gli interventi degli altri soci di Emmepi Group a partire dal Chief Mario Teatini che ha parlato dello sviluppo finanziario dellโ€™azienda dove ha sottolineato come nel corso degli anni i numeri legati al fatturato, metri quadrati di stabilimenti e del personale sia cresciuti insieme. “Non รจ scontato โ€“ ha detto Teatini โ€“ lโ€™andamento esponenziale e contemporaneo di questi tre fattori che sta a significare che abbiamo interpretato bene il mercato e che lโ€™idea di dare un servizio integrato รจ stata vincente. Cosรฌ come la nostra capacitร  di trasformarci”.

Loris Favalessa, Senior Project Manager, ha parlato delle periferiche allโ€™interno del gruppo per un servizio a 360 gradi sottolineando come Emmepi Group sia unaย grande famigliaย e come sia fondamentale unย rapporto sanoย allโ€™interno di un gruppo in continua crescita.

Fabrizio Nofrini, Manufacturing Manager, ha raccontato della fase attraversata dallโ€™azienda durante lโ€™emergenza Covid-19 e della carenza materie prime. Il Covid โ€“ ha affermato – ha messo a dura prova le nostre capacitร  decisionali. Abbiamo ritardato dei lavori con lโ€™idea di salvaguardare prima la salute delle persone. Oggi i fatti ci hanno dato ragione, abbiamo ripreso lโ€™attivitร  lavorativa senza particolari conseguenze”. Il General Project Manager Fabio Bello ha parlato, infine, del valore del team e delle persone. “Il ruolo del team โ€“ ha dichiarato โ€“ รจ fondamentale, รจ capitale umano da valorizzare e da portare avanti. Noi vogliamo creare con le persone che lavorano con noi una serie di successi importanti in Italia e nel mondo. Crediamo molto nelle persone, nel valore umano e nel creare un ambiente di lavoro interessante e confortevole dove tutti quanti possono esprimersi al meglio. Su questo stiamo lavorando e credo che ci stiamo riuscendo visto che abbiamo un turn over veramente molto basso. Come diceva Henry Ford le due cose piรน importanti non compaiono nei bilanci di unโ€™impresa: la sua reputazione ed i suoi uomini, parole che condividiamo e facciamo nostre”.

A conclusione dei festeggiamenti รจ stata effettuata una donazione all’associazione Avanti Tutta onlus per contribuire alla realizzazione del progetto di ampliamento del Day Hospital dellโ€™Oncologia Medica, situato allโ€™interno dellโ€™ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. A riceverla, dalle mani di Alberto Fioriti, il fratello dell’indimenticato Leonardo Cenci, Federico.

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