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ยซDallโ€™alto si contemplano paesaggi come patinati, conche di un verde argenteo, colline che scendono lentamente a valle recando torri, campanili, basiliche, monasteri. Tramonti limpidi, di un rosso privo di eccesso, sfumano sulle rocche e sugli oliveti, tra suoni di campane e rondini. Lโ€™aria leggera dร  un senso di euforia fisica. Umbria, cuore verde dโ€™Italiaยป.
(Guido Piovene)

Cinque segreti da scoprire, cinque idee di viaggio per un weekend alla scoperta della Valnerina.

 

Vallo di Nera

Vallo di Nera

Una lunga storia umana e naturale, che sopravvive da secoli in un delicato equilibrio, ha modellato un territorio dal fascino medioevale:ย Vallo di Nera,ย un antico castello fondato nel 1217. Se da un lato il fiume Nera, che scorre tra ripidi versanti coperti di boschi, ha creato uno degli angoli piรน belli dโ€™Italia; dallโ€™altro lโ€™uomo, con le sue esigenze di sopravvivenza e difesa, ha arricchito questo angolo diย Valnerinaย creando uno dei piรน limpidi esempi di borgo umbro. Non a caso,ย Vallo di Neraย รจ riconosciuto come uno deiย Borghi piรน Belli dโ€™Italia. Dal castello si sviluppa una fitta rete di sentieri a quote diverse da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo. Un luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, un castello che custodisce al suo interno percorsi gastronomici dai sapori antichi,ย fra tutti il formaggio, principe della tavola locale.

 

Abbazia dei Santi Felice e Mauro

Abbazia dei Santi Felice e Mauro

Lโ€™Abbazia dei Santi Felice e Mauro, sfiorata dallo scorrere armonioso del fiume Nera, narraย le epiche gesta dei due monaci sirianiย a cui รจ consacrata. Lโ€™Abbazia, mirabile esempio di architettura romanica umbra, sorge in un luogo intriso di fascino: secondo la tradizione, la Valle del Nera che oggi appare come un dipinto di borghi medioevali e antichi vigneti, in antichitร  era una selva paludosa, dimora di unโ€™oscura creatura:ย un drago. La leggenda narra che i due monaci siriani, il cui coraggio รจ narrato dal fregio finemente scolpito che sorregge il rosone, uccisero il drago ed evangelizzarono laย Valle del Nera.ย Gli affreschi del 1100, la facciata meravigliosamente scolpita, la grotta in cui si credeva abitasse il drago e la natura rigogliosa in cui รจ immersa fanno dellโ€™Abbazia dei Santi Felice e Mauroย uno dei gioielli piรน preziosiย dellaย Valnerina.

 

Eremo della Madonna della Stella

Eremo della Madonna della Stella

Lโ€™Eremo della Madonna della Stella,scolpito nella rocciaย  dalla sapiente mano di monaci benedettini, รจ uno dei luoghi piรน suggestivi della verde Umbria. Era il VII secolo quando i primi eremi si insediarono in questo angolo diย Valnerina.ย Tra i silenzi del vento e della natura, in un luogo in cui non si vedono altro che due palmi di cielo, al canto della preghiera si unรฌ quello dellโ€™arte:ย lโ€™Eremo, infatti,ย prende il nome da una suggestiva opera dโ€™arte che raffigura la Madonna vestita di stelle, rinvenuta casualmente in un dirupo. A incorniciare il sentiero che porta fino allโ€™Eremo della Madonna della Stella, un limpido ruscello che nasce sui versanti orientali dellaย Valnerina, formando una piccola cascata a poca distanza dal Santuario.

 

Altipiano di Castelluccio

Lโ€™altipiano di Castelluccio

Il ยซluogo piรน simile al Tibet che esista in Europaยป, cosรฌ un celebre viaggiatore definรฌย lโ€™altopiano di Castelluccio,ย una terra antica dai colori pastelloย custodita allโ€™ombra deiย Monti Sibillini. Un angolo di Umbria dai mille volti:ย regno della naturaย eย terra di antiche leggende, di fate dai piedi di capra e di mistici oracoli, fra tutti la Sibilla, che dร  il nome alla catena montuosa che oggi รจย Parco Nazionale. Tra le mille esperienze che si possono fare sullโ€™altopiano di Castelluccioย ce nโ€™รจ una che non delude mai:ย unโ€™escursione a piedi o a cavalloย tra i mille sentieri che costituiscono il cuore del luogo, uno scivolare quasi involontario tra le braccia di Madre Natura. E poi sapori inconfondibili che sembravano perduti, ma che provengono dal cuore di una terra generosa:ย dalla lenticchia ai cerealiย questo รจ un angolo di paradiso che parla una lingua comune, quella della tradizione.

 

Lo zafferano

Lo zafferano

Lโ€™arcano mistero che avvolge lโ€™etimologia della parola Crocus Sativus, denominazione scientifica con cui viene comunemente indicato lo zafferano, si perde nella leggenda di Croco, che si innamorรฒ mortalmente della ninfa Smilaceย per poi essere tramutato in un biondo fiore di zafferano. La coltivazione delloย zafferano, elemento identitario della storia e dei costumi umbri, attinge alle esperienze di un passato importante inteso come patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione.ย Un lavoro in cui lโ€™elemento umano รจ esclusivo:ย dalla preparazione delย terreno alla scelta dei bulbi, passando per il momento della sfioratura fino al confezionamento del prodotto finale.

Lasciamo parlare i numeri: 150.000/180.000 fiori di Crocus Sativus coprono un campo immenso bellissimo e violetto, e da tutto quel campo si ricava solo un chilogrammo di zafferano.

Lโ€™oro rosso

Una quantitร  enorme di fiori per poco prodotto: ovviamente questo fa alzare il prezzo, come per il caviale, ma a differenza di quest’ultimo lo zafferano ha una storia millenaria che oscilla tra magia, salute, prestigio e cucina. รˆ stato per secoli un prodotto di successo, tanto da guadagnarsi il soprannome di oro rosso. รˆ stato un prodotto multitasking, usato come colorante per tingere i tessuti reali, ma anche come prezioso afrodisiaco e cosmetico per ravvivare le guance pallide.

In Italia la parola zafferano evoca subito il risotto alla milanese, mentre in Francia รจ un ingrediente della bouillabaisse (zuppa di pesce) e in Svezia รจ un elemento del Grande Amaro Svedese.

Tutti si servono dello zafferano. Infatti รจ molto richiesto e nel mondo se ne producono 180 tonnellate lโ€™anno. Il 90% proviene dallโ€™Iran. Quello in polvere รจ una delle spezie piรน soggette a frodi e adulterazioni. La polvere puรฒ essere mescolata con la curcuma o con la calendula, ma cโ€™รจ chi non esita ad aggiungere minerali polverizzati o coloranti sintetici. Poi, come nelle antiche spezierie, cโ€™รจ anche il rischio di acquistare un prodotto ormai vecchio e mal conservato.

prodotti tipici umbria
Fiori di zafferano essiccati

Lo Zafferano del ducato

Una volta arrivava da Oriente seguendo il percorso della Via delle Spezie, poi ha attecchito anche in Italia ed รจ stato coltivato in Abruzzo e nelle terre di Spoleto e di Terni.

Varie vicende storiche ed economiche lโ€™avevano fatto sparire dal mercato interno, ma adesso รจ tornato alla grande. Noi italiani ne produciamo poco, ma coltiviamo la Ferrari dellโ€™oro rosso. Per far fronte alle spese e alle difficoltร  di coltivazione e raccolta, quaranta produttori umbri hanno trovato opportuno creare unโ€™associazione dal nome evocativo di Zafferano del Ducato, a ricordo della sua presenza nel ducato di Spoleto. Uno dei soci, il signor Giuliano Sfascia, mi ha spiegato le caratteristiche che il prodotto deve avere per essere di prima qualitร , e mi ha portato sul campo, dove ho visto in cosa consiste la grande fatica.

I fiori, i crochi, nascono da bulbi che sono messi nel terreno verso luglio, ma che non sopportano le coltivazioni intensive, hanno bisogno di spazio e di aria, crescono a mezza collina su terreni leggeri e ben drenati, di tipo sabbioso o limoso.

I 180.000 fiori, necessari per ottenere un chilo di zafferano, si possono raccogliere solo a mano, chinati sui crochi, di prima mattina, quando i fiori sono ancora chiusi. Ogni fiore ha solo tre stimmi rossi (antennine) portatrici della spezia, cioรจ dello zafferano. Questa dura raccolta si chiama sfioritura e si fa nel mese di ottobre.

I crochi

Raccolti i fiori, si staccano delicatamente i tre stimmi, che vengono messi in un vaso di vetro e portati subito a essiccare. Prima si asciugano e tanto meglio sarร  il sapore della spezia. Produrre zafferano richiede fatica e molte ore di lavoro ed รจ una coltivazione soggetta a mille rischi, intemperie e parassiti compresi. A tutto questo si deve aggiungere che ogni raccolta, per ottenere la certificazione di qualitร , deve essere analizzata da un laboratorio autorizzato.

Crocina,ย cioรจย ilย colore, Pirocrocina,ย ilย sapore amaro e Safranale,ย cioรจย l’aroma, sono le tre sostanze che caratterizzano lo zafferano, ma solo se la presenza di queste sostanze รจ alta si ha uno zafferano di prima qualitร . Nessuna magia. La buona coltivazione aiuta le tre sostanze a dare il meglio di sรฉ. Quindi, buon risotto a tutti.

L’itinerario tra i sapori e gli aromi della Valnerina prosegue con altri prodotti di questa terra.

Dopo aver assaporato le lenticchie, il miele e la trota del Nera, il viaggio prosegue con altre prelibatezze nostrane.

Roveja

Questa รจย la storia di alcuni piccoli semi colorati, di due donne tenaci e di un barattolo di vetro. Umbria, Civita di Cascia 1998: Silvana e Geltrude, mentre riordinano la cantina della casa ricostruita dopo il terremoto del ’79, trovano un polveroso barattolo di vetro pieno di semi colorati. Sono rossi, verdi, marroni e neri, insieme a un foglietto sbiadito dal tempo con scritto a matita un nome misterioso: roveja. Trattasi di un legume che sboccia sulle alture dellโ€™Appennino Centrale, tra i proverbi degli alberi e i misteri della montagna, per unirsi senza indugio al bouquet delle eccellenze gastronomiche umbre. Ed รจ proprio lo spirito selvaggio a rendere ancora piรน accattivante la roveja, piccolo ed eroico legume divenuto Presidio Slow Food e sopravvissuto grazie a Silvana e Geltrude allo scorrere del tempo. Cosรฌ nel 2006 la roveja, antico pisello selvatico, considerato quasi erba infestante, torna a fiorire in Valnerina. O forse non aveva mai smesso.

Le norcinerie della Valnerina, foto by Officine Creative Italiane

Norcinerie

Cโ€™รจ un mestiere, nel cuore della Valnerina, che custodisce tra le epigrafi della sapienza umbra lโ€™identitร  di un territorio dal sapore speziato, un atlante le cui pagine invecchiano sotto archi e volte di pietra scavate dal vento, tra gli echi cinerei della tradizione e della memoria: il Norcino, poeta di unโ€™Umbria arcaica celebrata nei templi sacri dei sapori italici, tra orchestre di incensi dagli aromi primordiali. Un sentimento, quello tra uomo e suino, che da elemento antropologico diventa orizzonte culturale e identitario di una cosmologia di artigiani e scultori che conserva nella ritualitร  di antichi costumi il ricordo una civiltร  rurale germogliata tra i sussurri del Tempo. Lโ€™uccisione del maiale,ย cerimoniale arcaico sbocciato le ceneri del Paganesimo, segna nel lunario contadino lโ€™acme della ritualitร  agraria consegnando allโ€™eternitร  della memoria popolare ย pagine acri di una drammaturgia proiettata sugli orizzonti di una civiltร  rurale che evoca, nello svolgimento della macellazione, fantasmi e torri di fumo appartenuti alla mitologia greca e riconducibili al culto dellโ€™ancella Maia, divinitร  consacrata allโ€™agricoltura sui cui altari scorreva il sangue dei maiali immolati in suo onore. Perpetuata con sacralitร  e mistica devozione la lavorazione del maiale, trionfo di sapori e di antichi sentimenti, in Umbria diventa anfiteatro di unโ€™impenetrabile tradizione magico-superstiziosa che individuava in alcune caratteristiche delle interiora della bestia visioni profetiche e rivelatrici.

Zafferano, foto by Officine Creative Italiane

Lo Zafferano

Lโ€™arcano mistero che avvolge lโ€™etimologia della parola Crocus Sativus,ย denominazione scientifica con cui viene comunemente indicato lo Zafferano, si perde nella leggenda del fanciullo Crocco che, avvolto nellโ€™aurea letteraria delle Metamorfosi di Ovidio, si innamorรฒ mortalmente della ninfa Smilace,ย per poi essere tramutato in un biondo fiore diย  zafferano. Simbolo di augurio e prosperitร  coniugale ancora oggi, in Oriente,il Crocus Sativus viene regalato come auspicio di lunga vita in virtรน delle proprietร  terapeutiche e afrodisiacheย con cui esalta il corpo . Impiegato nel corso dei secoli per ottenere il colore giallo nella preparazione delle tonalitร  pastello destinate agli affreschi e per tingere vesti e tessuti, allo Zafferanoย vengono attribuite nobili proprietร  cosmetiche e officinali. La coltivazione dello Zafferano, espressione identitaria della storia e dei costumi umbri, attinge alle esperienze di un passato importante inteso come patrimonio prezioso dal quale trarre ispirazione. Un lavoro in cui lโ€™elemento umano รจ esclusivo: dalla preparazione delย  terreno,alla scelta dei bulbiย passando per il momento della sfioratura fino al confezionamento del prodotto finaleย a fare da cornice a questo arcaico cerimoniale liturgico spetta a montagne dai sapori forti, anfiteatri di roccia e calcare che potenti si stagliano allโ€™orizzonte.


La prima parte