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Si svolgerà sabato 2 aprile alle ore 17.00 l’intitolazione di uno spazio pubblico cittadino situato nei pressi del Centro socio-culturale San Francesco in ricordo di Ebe Igi, giovane e talentuosa violinista umbertidese deceduta prematuramente nel 1930 di cui quest’anno si celebrano i 110 anni dalla nascita.

La proposta di intitolare lo spazio pubblico a Ebe Igi è stata avanzata dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Umbertide, dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Umbertide e dal Chorus Fractae Ebe Igi che con il proprio talento porta alto il nome della città e della giovane violinista umbertidese in giro per l’Umbria e per l’Italia.

 

 

Alla cerimonia di intitolazione parteciperanno il sindaco Luca Carizia, la vicesindaco con delega alle Pari Opportunità Annalisa Mierla, la presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Umbertide Gloria Volpi insieme ai membri dell’organismo e la presidente del Chorus Fractae Ebe Igi, Elvira Monni. A seguito della cerimonia istituzionale si svolgerà una esibizione del coro cittadino diretto dal maestro Paolo Fiorucci accompagnata dalle note del violino della maestra Sara Bonucci.

Lo spazio che viene dedicato alla virtuosa umbertidese del violino è quello retrostante il Centro socio-culturale San Francesco. È una zona strettamente legata alla musica, contornata da edifici che hanno una forte attinenza con questa arte tra cui l’ingresso principale proprio su tale area, oltre all’adiacente piazza San Francesco nella quale il Museo di Santa Croce è spesso sede di concerti.

La personale dell’artista perugino sarà visibile fino al 5 marzo alla Rocca di Umbertide. 54 opere e tre nuove installazioni.

La Regina Elisabetta, Gianni Agnelli, spray disinfettanti giganti e la Statua della Libertà tutta nera. Questo, e molto altro, vi aspetta nella mostra d’arte contemporanea Queen Pass dell’artista perugino Massimiliano MaMo Donnari, che si svolge fino al 5 marzo 2022, con il patrocinio del Comune di Umbertide, all’interno della Rocca.

La Rocca di Umbertide

Un drappo che scende dalla torre indica la strada della personale dell’eclettico artista che, con il suo carattere esplosivo, rende viva ogni realizzazione e riesce a trasporre nei suoi personaggi, con le tecniche più disparate e innovative, sentimenti e sogni che esaltano e rendono suggestive tutte le sue opere. Racconta, alla sua maniera, i personaggi del nostro tempo che, grazie al suo estro, sfuggono dal loro ruolo per divertirsi e far divertire tutti coloro che li ammirano: un’ironia che però lancia messaggi importanti e soprattutto contemporanei.
«È la personale più grande che abbia mai fatto, oltre alle 54 opere ci sono anche tre installazioni. L’ironia della mostra parte proprio dal titolo: dobbiamo usare il Green Pass anche per prendere un caffè e allora ho pensato, per accedere alla mostra serve il Pass della Regina, da qui Queen Pass» spiega l’artista. L’inaugurazione si è svolta con circa 280 persone tra mandorle portafortuna incapsulate in provette e M&M’S realizzate per l’occasione con la Regina disegnata.

In giro per la mostra

All’interno della Rocca del 1300 la mostra è suddivisa in tre piani: all’entrata ci accoglie la zona degli spruzzini, proprio a voler dire che, come prima cosa dobbiamo disinfettarci le mani. Qui svetta Upgrade – il famoso spuzzino – esposto già in diverse mostre d’Italia. È un’opera che ha come protagonista il comune spray disinfettante, prodotto diventato improvvisamente prezioso in questo momento storico, rivisto in chiave ironica rievocando l’etichettatura dello Champagne Dom Perignart. Altra installazione imperdibile è la Statua della Libertà nera che in una mano ha la solita fiamma, mentre nell’altra uno spray dal quale tira fuori la sua energia positiva e si riappropria del suo colore originale.

 

Nel primo livello ci aspettano diversi personaggi e ad accoglierci c’è un vecchio cameriere dell’hotel Brufani che, con un cocktail in mano, invita a proseguire la mostra. C’è Gianni Agnelli con i nipoti, Raffaello Sanzio, Donald Trump e Strawberry War, un carro armato che spara fragole. Ma è la Regina Elisabetta la fashion queen indiscussa della mostra e in alcuni quadri sveste i suoi classici tailleur pastello per indossare magliette e jeans. Sull’apice della torre infatti si trovano tutte le regine: Elisabetta con i nipoti vestiti da guardie reali e il suo sarto Domenico Dolce, ma anche la regina della musica Ornella Vanoni e la regina del fashion style Iris Apfel. Gironzolando si scoprono anche le altre opere… ma non vogliamo svelarvi troppo!

 

«Oltre alla mostra, ho creato anche un nuovo catalogo che si chiama sempre Queen Pass; si tratta un volume ricco di suggestioni in cui hanno dato il contributo varie personalità (Matteo Grandi, Michele Fioroni, Michela Proietti, Carolina Cucinelli, Enrico Vanzina, Eugenio Guarducci, Simona Esposito Elisabetta Furin, Daniele Corvi, Umberto Maiorca, Angelo Bacci e Fabio Marcelli) prese in prestito dagli ambienti più disparati per connotare le mille sfaccettature della mia arte. In questi due anni di stop ho creato molto, ho realizzato anche un mio hangar-laboratorio di circa 100 m² all’interno della mia azienda, dove le creazioni prendono vita» conclude MaMo.
Ad aprile la mostra si dovrebbe spostare a Città della Pieve mentre in estate a Todi. Sabato invece (ore 16.30) è previsto un incontro con la scrittrice Eva Grippa che parlerà del suo libro Elisabetta e le altre proprio in linea con il tema della mostra.

 


Per informazioni contattare il numero 075 9413691

Due personalità artistiche diverse, ma accomunate dalla scelta di una materia prima come mezzo per dare forma alla propria visione estetica

 

Leoncillo e Fontana incontro a Milano nel 1960

 

Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario della morte di Lucio Fontana e di Leoncillo Leonardi, scultori italiani, avvenuta nel settembre 1968 a soli quattro giorni di distanza l’uno dall’altro.
Il Museo e Ceramiche Rometti ospiterà, con il patrocinio del Comune di Umbertide, la mostra Barocco e Barocchetto: Materia e colore nelle sculture di Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi che sarà inaugurata sabato alle 18.00.
Si tratta di una selezione di sculture policrome in ceramica, curata dallo storico dell’arte Lorenzo Fiorucci, che intende sottolineare il ruolo cruciale che ebbero i due artisti nell’affermazione della scultura colorata sia a livello nazionale che europeo, a partire dalla seconda metà degli anni Trenta.
Un risultato reso possibile grazie alle capacità tecniche che furono acquisite in due località della provincia italiana: per Fontana Albisola, mentre per Leonardi Umbertide, entrambe cittadine attive nella produzione della ceramica.

Una stagione ricca di fermenti

I due scultori vennero a mancare proprio nell’anno che rappresenta il culmine di una stagione ricca di fermenti e innovazioni anche nel campo delle arti visive. Stagione che segna anche la fine di un periodo artistico durante il quale l’Italia fu, per l’ultima volta, realmente protagonista. Fontana e Leonardi operarono pienamente all’interno di questo periodo, essendo attivi dagli anni Trenta agli anni Cinquanta: due personalità estremamente diverse, con visioni della vita opposte: chiuso e pessimista il primo, aperto e fiducioso il secondo, ma con un percorso cronologico e ideali estetici comuni.

 

Lucio Fontana, Donna sdraiata

Un sottile fil rouge

La scelta di un mezzo espressivo come quello della ceramica, al di là delle differenze di linguaggio e delle rispettive identità, ha consentito a Fontana di arrivare a una definizione critica di Barocco, secondo Leonardo Sinisgalli, così come Leonardi è giunto a elaborare una definizione di Barocchetto secondo l’intuizione di Roberto Longhi.
Negli stessi anni, i due artisti operarono nelle due città più prolifiche dal punto di vista artistico: Fontana si mosse a Milano, dove trovò gli stimoli per dare forma a una materia che accoglie un gesto rapido, ma raffinatissimo, allo stesso tempo.
Leonardi, grazie a Roma e ai suoi circoli artistici, trovò il proprio stile modellando la materia attraverso eleganti smalti e colori lucenti.
Tutto ciò fu reso possibile grazie anche alle capacità tecniche acquisite nelle due cittadine: ad Albisola attraverso le aziende San Giorgio e Mazzotti per Fontana, mentre a Umbertide fu proprio l’azienda Rometti a fornire a Leonardi gli spunti e le nozioni che stava cercando.

 

Scultura di Leoncillo

 


LOCATION: Museo Rometti – Umbertide

INAUGURAZIONE: 22 SETTEMBRE 2018 ore 18

DURATA DELLA MOSTRA: DAL 22 SETTEMBRE AL 20 OTTOBRE 2018

«Il mestiere di giornalista ti dà la possibilità di raccontare storie e ogni storia è diversa, ti arricchisce e porta qualcosa nella tua vita».

Alessio Zucchini, giornalista, inviato del Tg1 ed ex conduttore di Unomattina, scatta una foto dell’Umbria, dove è nato e dove conserva i ricordi legati alla famiglia e ai suoi amici d’infanzia. La nostra chiacchierata avviene in serata, dopo che Alessio ha messo a letto i figli, ed è molto rilassata e divertente. Iniziamo con la – oramai classica – domanda sul suo legame con l’Umbria…

 

Alessio Zucchini

Qual è il suo legame con l’Umbria?

Vivo a Roma da 18 anni, ma l’Umbria è – e sarà sempre – il luogo della mia famiglia e dei miei amici d’infanzia. Non torno spesso come vorrei, ma è sempre nel mio cuore. Sono nato a Umbertide e sono rimasto lì fino alla fine della scuola superiore, poi sono andato a Torino per l’università e sono tornato a Perugia per frequentare la scuola di Giornalismo Rai.

Da giornalista e osservatore della realtà: qual è il suo giudizio su questa regione?

La vedo come un’isola felice, un luogo ancora tranquillo e una vera esplosione di colori. Certo, va detto che deve iniziare ad aprire un po’ gli occhi: è un po’ sonnolenta e si è seduta troppo. Dovrebbe diventare più dinamica in alcuni ambiti. È chiusa su sé stessa e i mezzi di comunicazione non aiutano.

Lei vive a Roma, da fuori come si percepisce l’Umbria?

Hanno tutti una bella visione: c’è tranquillità, buon cibo, insomma un posto ideale. Ovviamente, come capita sempre, chi non vive un luogo lo trova sempre molto bello. I romani, ad esempio, hanno un giudizio molto positivo.

I suoi genitori hanno una radio, Radio Onda Libera, quindi è vissuto sempre in mezzo all’informazione. Per questo ha deciso di fare questo lavoro?

Sono nato praticamente in radio. Da ragazzino passavo i pomeriggi sportivi della domenica con i radiocronisti, poi parlavo, registravo e mixavo. Mi divertivo molto! Ovviamente anche questo ha contribuito a farmi scegliere il mestiere di giornalista, ma soprattutto è stata la mia curiosità e la voglia di raccontare il mondo. Sono sempre stato un tipo curioso con la passione per i viaggi e per questo devo ringraziare i miei genitori, che mi hanno trasmesso queste passioni.

C’è un’esperienza lavorativa che lo ha colpito particolarmente?

Nella mia vita ho fatto tanti lavori, dal cameriere al portiere di notte in un albergo quando studiavo a Torino, ma è il giornalismo il lavoro che mi dà ogni giorno la possibilità di raccontare storie e crescere. Ogni volta che esci per un servizio o fai un’intervista scopri qualcosa di nuovo: una vita, un racconto, una nuova realtà. Potrei dire che l’ultimo servizio che ho fatto è stato molto coinvolgente e un’esperienza decisamente forte: sono stato in Libia nei centri di detenzione per i migranti. Sono delle vere prigioni, dei luoghi catastrofici. Quando torni da questi luoghi sei più ricco di esperienze che difficilmente dimenticherai.

Lei è stato presentatore di Unomattina, inviato e anche mezzo busto del Tg1: qual è il ruolo che le piace di più?

L’inviato sicuramente, perché puoi raccontare storie. Ma ammetto che mi piace variare, quindi sono stati divertenti e interessanti anche i ruoli di presentatore, sia di un programma televisivo che del tg. In quest’ultimo caso sei più impostato, ci sono delle regole fisse, mentre a Unomattina sei più libero, anche fisicamente, hai un intero studio per muoverti.

Come descriverebbe l’Umbria in tre parole?

Affascinante, serena, sorniona.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione…

Gli affetti, la famiglia e l’amicizia.