La fotografa perugina ha realizzato un libro fotografico (La voce dell’abbandono) in cui documenta quattro luoghi dimenticati della provincia di Perugia.
Luoghi abbandonati, vecchi edifici mangiati dalla natura o rovine dimenticate e nascoste al pubblico. L’Urban Exploration (letteralmente l’esplorazione urbana) – da diverso tempo molto di moda nel mondo – va alla ricerca di questi luoghi affascinanti e carichi di adrenalina (castelli, chiese, fabbriche, ospedali, alberghi, strutture militari, tunnel, interi paesi e le ghost town) per farli rivivere anche tramite video o fotografie.

È quello che ha realizzato Sara Carletti, fotografa perugina diplomata all’Accademia di Belle Arti di Perugia, nel suo primo libro La voce dell’abbandono (Midgard Editrice). Ha ridato vita, con i suoi scatti, a quattro posti dimenticati della provincia di Perugia: il Castello di Schifanoia (Valfabbrica), la Chiesa di San Bartolomeo dei Fossi (Umbertide), la Centrale Termoelettrica (Piegaro) e Borgo Biselli (Norcia).

«Sono luoghi che hanno una loro voce (da qui il titolo del libro) nonostante quando entri all’interno senti solo silenzio; loro ti parlano e indagarli mi ha permesso di renderli visibili e ridargli un’anima.
La fotografia è memoria e a me piaceva l’idea di salvare in qualche modo la loro memoria, prima della distruzione o del loro essere divorati dalla vegetazione. Farli rivivere, non solo attraverso i ruderi, ma anche grazie agli oggetti che ho trovato al loro interno: nel raccontarli, infatti, mi sono focalizzata sui dettagli. Credo che in questo modo si trasmette maggiormente la storia di un luogo» spiega Sara.
La sua passione di fotografare luoghi abbandonati, come una moderna Indiana Jones, è iniziata quando frequentava l’Accademia di Belle Arti poi, nel corso del tempo, ha maturato l’idea di realizzare un libro di immagini per raccontare le storie che si celano dietro i luoghi dimenticati e lasciati all’incuria.

Dopo essersi documentata si è avventurata nell’esplorazione – spesso un po’ inquietante (ci confessa) – di questi vecchi edifici, anche per spronare i Comuni coinvolti nel loro recupero e restauro. «Mi piacerebbe che il libro servisse anche a questo. Il Castello di Schifanoia è enorme e, al suo interno, ha affreschi bellissimi e una chiesa: si respira proprio la sua storia. Nella centrale di Piegaro invece ho trovato tante foto, dei dischetti del computer, delle cassette e diverso materiale che si potrebbe recuperare per realizzare, perché no, un museo» propone Carletti.

Agnese Priorelli

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