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Si svolgerà sabato 25 febbraio, alle ore 17 presso l’Auditorium Gioacchino Messina di Palazzo Coelli, sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, la presentazione pubblica della Guida di Repubblica Perugino e Signorelli – I 500 anni di due maestri dell’arte italiana.

 

La Guida, realizzata in collaborazione con Assogal Umbria e Regione Umbria, sarà disponibile in edicola (12 euro più il prezzo del quotidiano) e online allo store ilmioabbonamento.gedi.it/iniziative/guide dal 27 febbraio. Sarà presto anche in libreria, su Amazon e su Ibs.

“Perugino e Signorelli li classificherei come due emblemi assoluti, uno dell’arte religiosa cattolica e l’altro dell’arte religiosa cristiana ma non di stretta osservanza, un colossale preludio alla crisi del protestantesimo”. Così Claudio Strinati, storico dell’arte tra i più celebri del nostro Paese, nell’intervento che apre la Guida. In Guida anche i racconti d’autore di Flavio Caroli, storico dell’arte e professore ordinario di Storia dell’arte moderna, e Cristina Galassi, professoressa di Storia della critica d’arte all’Università degli Studi di Perugia e direttore della Scuola di specializzazione in beni storico artistici formata da 13 atenei.

“Una Guida che vi accompagnerà per tutto il 2023 attraverso i luoghi dove è possibile mettere insieme ed ammirare i capolavori di Perugino e Signorelli – afferma nella sua introduzione il direttore delle Guide di Repubblica Giuseppe Cerasa – a cominciare dalla cappella di San Brizio nel duomo di Orvieto per finire al collegio del Cambio nel palazzo dei Priori a Perugia, al martirio di San Sebastiano a Panicale, alla galleria nazionale dell’Umbria, sempre a Perugia che è impegnata in una serie di eventi per ricordare questo anniversario assieme ai Comuni di Cortona, di Città della Pieve, di Todi, Marsciano, Panicale, Trevi, Città di Castello, Montefalco, Foligno (solo per citarne alcuni) col supporto dei Gal radicati in questi territori. Ne è venuto fuori un calendario ricco e raffinato. Noi vogliamo accompagnarvi in questo viaggio”.

«Il 2023 sarà tutto dedicato al Perugino con esposizioni e tante iniziative. Negli ultimi 20 anni del ‘400 è stato il numero uno in tutta Italia».

Nel cuore di Perugia c’è uno scrigno che raccoglie opere d’arte, storia della città e collezioni che portano il visitatore a fare un viaggio dal XIII al XIX secolo. Un luogo che però guarda al futuro, che dialoga con l’utente e mette al centro la conservazione dei suoi tesori. La Galleria Nazionale dell’Umbria ha cambiato pelle, grazie al restyling durato un anno e portato a termine nel luglio 2022.
Un allestimento rinnovato e moderno, tante novità e un sistema di conservazione unico al mondo. Il direttore Marco Pierini ci racconta tutto questo, ma soprattutto ci parla delle celebrazioni dei 500 anni dalla morte del figlio di Perugia: Perugino.

Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria. Credits Marco Giugliarelli

 

Dopo il rinnovamento dello scorso anno, la Galleria Nazionale dell’Umbria è diventata un luogo moderno e all’avanguardia…

Speriamo, noi ci crediamo! Nuovi allestimenti e moltissime novità nel percorso, tra cui nuove opere, sale monografiche e un efficace sistema d’illuminazione con luci fredde – abbiamo messo anche delle pellicole alle finestre così da filtrare i raggi ultravioletti e infrarossi. Ma, cosa più importante, un nuovo metodo di conservazione all’avanguardia, perché il nostro primissimo compito è quello di proteggere le opere. Per questo abbiamo realizzato delle basi inedite – non ce l’hanno in nessun museo al mondo – che consentono di distanziare di un metro l’opera della parete con un sistema di cartografi e di ruote, in questo modo il restauratore può girarci attorno per ispezionarla e intervenire se necessario. È un’operazione che si fa in 5 minuti, da soli: prima occorrevano diverse ore per smontarla, 3-4 persone e la chiusura della sala; adesso basta estrarla dal muro con queste basi semoventi per poter intervenire. Come dicevo, la conservazione è fondamentale: le opere le raccontiamo, le esponiamo ma in primis le conserviamo.

In un’intervista parlava di voler realizzare un museo non solo accessibile, ma anche accogliente: è riuscito nel suo intento?

Lo spero, me lo dovete dire voi (ride). L’intento è di dare la possibilità a tutti di godere della nostra esposizione con molta serenità; con opere che siano ben distanziate e non troppo fitte; spiegate in modo chiaro e con un linguaggio semplice; ben illuminate e con delle sedute molto comode e diffuse lungo il percorso. Inoltre, dare la possibilità di ricaricare il cellulare, di avere informazioni supplementari, insomma, abbiamo provato a rendere il museo – che è un museo storico – un luogo contemporaneo. Questo si unisce a tutta una serie di attività proposte questi anni: concerti, presentazioni e spettacoli. L’obiettivo è diventare un centro di produzione di arti contemporanee, invece di un semplice luogo che espone il suo patrimonio e alle 19 chiude il portone.

 

Sala 1, L’arte del Duecento in Umbria. Credits Marco Giugliarelli

I visitatori hanno apprezzato il nuovo allestimento?

È molto apprezzato dal pubblico che ce lo dice e lo scrive nei commenti, ma anche dalla critica: ne hanno parlato tutti in maniera molto lusinghiera. Per tre riviste importanti come ArtsLife, Artribune e Il Giornale dell’Arte siamo stati dichiarati Museo dell’anno 2022, mentre Apollo Magazine di Londra ci ha inserito nella short list dei 5 musei del 2022. È una bella soddisfazione.

E in termini di numeri come sta andando?

L’anno migliore che abbiamo avuto negli ultimi 15 anni è stato il 2019, anche perché avevamo in esposizione la Madonna Benois di Leonardo. Oggi, confrontandoci con quell’anno, abbiamo un aumento del 7%-8%, quindi vuol dire che rispetto alla media siamo oltre il 25%. Devo dire che sta andando molto bene!

Qual è l’opera di maggior attrazione, anche se non è la più famosa?

Sicuramente Piero della Francesca e la grande croce di 5 metri dipinta del Maestro di San Francesco che accoglie i visitatori nella Sala 1, che ha un forte impatto. Ma anche il giovane Perugino è molto apprezzato.

 

Sala 13, Polittico di Sant’Antonio di Piero della Francesca. Credits Marco Giugliarelli

Non possiamo non parlare del Perugino: quest’anno ricorrono i 500 anni dalla sua morte e in Galleria sono presenti oltre 20 opere. Si tratta sicuramente il luogo più adatto per celebrarlo.

Esatto. Abbiamo la collezione più vasta al mondo delle sue opere, oltre al fatto che è nato a Città della Pieve e che ha lavorato per più di vent’anni nella sua bottega a Perugia. Si faceva chiamare lui stesso Perugino, quindi non poteva che essere qui la mostra celebrativa.

Da marzo infatti è prevista un’esposizione curata da lei e da Veruska Picchiarelli dal titolo: Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo in occasione della quale torna a Perugia lo Sposalizio della Vergine. Ci racconti questo evento.

Dal 4 marzo all’11 giugno 2023 la Galleria celebra, con una grande mostra, Pietro Vannucci, il più importante pittore attivo negli ultimi due decenni del Quattrocento. Il progetto espositivo, composto da oltre settantacinque opere, ha scelto d’individuare solo dipinti del Vannucci antecedenti al 1504, anno nel quale lavorava a tre commissioni che segnano il punto più alto della sua carriera: la Crocifissione della Cappella Chigi in Sant’Agostino a Siena, la Lotta fra Amore e Castità già a Mantova, ora al Louvre di Parigi, e soprattutto lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Santo Anello del Duomo di Perugia, oggi nel Musée des Beaux-Arts di Caen (Francia). L’opera è stata requisita dai francesi nel 1797 e non è più tornata a Perugia; è stata esposta in Italia solo una volta alla Pinacoteca di Brera nel 2015. Torna nella città d’origine dopo due secoli. Saranno presenti anche altri artisti suoi contemporanei come Raffaello, Botticelli e Ghirlandaio. Ma l’obiettivo dell’esposizione è quello di far vedere il Perugino migliore: nei suoi cinquant’anni di carriera, gli ultimi 20 non sono di livello, quindi ci soffermiamo sui primi anni. Ci piaceva l’idea di rivalutare l’artista, non perché è stato un ottimo allievo di Verrocchio o il maestro di Raffaello, ma per quello che lui stesso ha realizzato. Negli ultimi 20 anni del ‘400 era molto richiesto: ha affrescato la Cappella Sistina, ha lavorato in Piemonte, in Lombardia, a Venezia, in Romagna, a Napoli, a Roma, a Siena, a Firenze e a Perugia, creando un vero linguaggio nazionale. L’esposizione rifletterà sul ruolo che ha effettivamente svolto nel panorama artistico contemporaneo e sul rapporto che lo ha legato ai protagonisti di quell’epoca, seguendo geograficamente gli spostamenti del pittore o delle sue opere attraverso l’Italia.

Mi piace molto il titolo: Il meglio maestro d’Italia. Perché questa scelta?

Il meglio maestro è una frase che il banchiere Agostino Chigi scrive il 7 novembre 1500 a suo padre Mariano quando viene a sapere che vuole commissionare un’opera al Perugino. Nella lettera indirizzata al padre dice: «Quando vuol far di sua mano è il meglio maestro d’Italia». Da un lato è un gran complimento, dall’altro lo accusa di far lavorare molto la bottega e di fare poco lui. Noi abbiamo eliminato la prima parte e lasciato il meglio maestro d’Italia perché – come le dicevo – per un certo periodo, dal Piemonte alla Calabria, tutti dipingevano come il Perugino. Negli ultimi vent’anni del ‘400 e non ce n’era per nessuno. Era il numero uno.

 

Pietro di Cristofori Vannucci detto il Perugino, Adorazione dei Magi, 1475. Credits Haltadefinizione®

Ci saranno altre iniziative organizzate della Galleria sempre per celebrare Vannucci?

È previsto un docufilm, che uscirà nelle sale cinematografiche ad aprile, prodotto dalla Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia, con Marco Bocci come protagonista, che anche noi abbiamo contribuito a produrre. Poi facciamo un podcast con Chora Media, uno speciale su Il Giornale dell’Arte e tante altre iniziative per promuovere quest’anno speciale. A settembre sono previste altre due esposizioni più piccole. Diciamo che il 2023 sarà un anno tutto dedicato a Pietro Vannucci!

Se pensi al Perugino pensi a Perugia e all’Umbria, ma nei suoi quadri si riscontrano realmente questi luoghi?

Di norma si dice che i suoi paesaggi sono paesaggi del Trasimeno, ma è vero fino a un certo punto. Sono soprattutto d’invenzione, con degli specchi d’acqua che possono richiamare anche il lago. Anche le architetture sono molto di fantasia, però chiaramente un po’ di Umbria c’è senz’altro. Soprattutto c’è la cultura del suo tempo e del suo territorio e i costumi dell’epoca.

 

Sala 20, Ductus. Roberto Paci Dalò. Credits Marco Giugliarelli

Il museo ha altri progetti in programma?

Faremo, insieme a Umbria Jazz, la mostra per il cinquantenario della manifestazione e i soliti due concerti al giorno con loro; poi c’è la stagione con l’Umbria che spacca e ovviamente la nostra programmazione musicale ad agosto. Quest’anno però vogliamo concentrarci in particolare sulle attività espositive visto il grande lavoro di restyling che abbiamo realizzato.

 

 


Galleria Nazionale dell’Umbria

Nel 2023, ormai alle porte, il doppio anniversario dei 500 anni dalla morte di Pietro Vannucci detto “Il Perugino” e Luca Signorelli, rappresenta una occasione unica, in particolare per le Regioni del centro Italia, quale sostegno all’Economia turistica del territorio.

Infatti dopo il primo protocollo d’intesa siglato nel settembre 2021 tra i Comuni di Cortona, Città della Pieve, Todi, Orvieto e il Gal Trasimeno-Orvietano che ha assunto il ruolo di capofila, arriva l’accordo tra i Gal Umbri per un progetto di cooperazione regionale, che verrà presentato oggi a Milano ad Artigiano in Fiera presso lo stand della Regione Umbria. Un’opportunità, per mostrare anche l’importante patrimonio storico che questi due grandi artisti del Rinascimento Italiano hanno lasciato a cavallo tra Toscana e Umbria nel passaggio tra le importanti commesse di lavoro di Firenze e Roma, le due città che detengono le testimonianze più importanti della loro opera artistica. L’obiettivo della cooperazione tra i Gal umbri prevede la realizzazione di un importante progetto di comunicazione di tutte le attività, tra mostre, itinerari, convegni ed eventi di qualsiasi natura, vengano organizzati nel territorio. Strumenti di comunicazione che saranno a disposizione di tutte le amministrazioni pubbliche e anche del mondo delle associazioni private che vogliano rendere omaggio a questa occasione di promozione del territorio tramite l’organizzazione di eventi. Quindi l’obiettivo principale dell’accordo portato avanti da Assogal Umbria di cui il Gal Trasimeno-Orvietano sarà il capofila, in nome del fatto che coordina anche il protocollo siglato con i Comuni, è quello di incrementare le attività turistiche, non solo per questa occasione, ma anche in modo più strutturale per il futuro, presentando un’Umbria che è arte ma anche bellezza in tutti i sensi, per esempio sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico ed è anche bontà attraverso le eccellenze enogastronomiche. Sarà infatti compito di Assogal Umbria, anche portare avanti accordi con Enit, Fiavet e Associazione Industriali, per promuovere, nel mondo, pacchetti turistici dedicati all’opera di Perugino e Signorelli proposti dalle varie agenzie di viaggio. “Credo che il ruolo dei Gal a sostegno dell’economia delle zone rurali passi principalmente per il settore turistico – Afferma il Presidente di Assogal Gionni Moscetti – e la scoperta delle bellezze artistiche anche nei piccoli Borghi non è certo di secondaria importanza – continua – abbiamo infatti pensato che, pur in collaborazione anche con i Grandi Eventi organizzati dalla Galleria Nazionale dell’Umbria piuttosto che dalle città più importanti, le zone di confine dovessero avere pari dignità”. “La promozione di un evento così importante per il nostro territorio – aggiunge il Direttore del Gal Trasimeno Orvietano Francesca Caproni – deve avere una immagine coordinata e riconoscibile ed assolutamente rivolta principalmente alle più moderne tecnologie che sono oggi il core business di ogni campagna di promozione. È questa l’impronta che si intende garantire al progetto nel suo complesso che riteniamo sia una occasione unica al fine di qualificare l’offerta turistica in Umbria, obiettivo che oltreché incrementare le presenze rende necessario anche poter allungare la presenza media, per avere un turismo non più mordi e fuggi, ma ben più strutturato”.

 

 

Artigiano in Fiera, la più grande fiera italiana dedicata all’artigianato tipico e di qualità, che si terrà dal 3 all’11 dicembre alla fiera di Milano – Rho, rappresenta un’occasione unica per far conoscere il progetto endoregionale, tanto al grande pubblico, quanto alla stampa di settore. In questa importante vetrina  saranno protagonisti i territori coinvolti nel progetto e le splendide opere d’arte del Perugino e del Signorelli. Per l’occasione saranno presentati e offerti in degustazione i due vini celebrativi del Perugino, un bianco e un rosso, realizzati in edizione limitata e numerata dalla Pro Loco di Cerqueto in collaborazione con la cantina di Monte Vibiano Vecchio.

Inizia il 18 giugno “Trasimeno Terra del Gusto e dell’Arte”, l’evento dedicato all’enogastronomia, all’enoturismo e alle attrattive culturali del territorio del GAL Trasimeno-Orvietano.

Dopo il successo dell’edizione orvietana di fine estate scorsa, questo weekend parte dal territorio lacustre l’evento Trasimeno Terra del Gusto e dell’Arte, con una serie di iniziative che tendono a valorizzare l’arte partendo dai paesaggi e dalle opere di Perugino e Signorelli, in attesa cinquecentenari della morte dei due grandi artisti nel 2023. Con questa edizione, l’evento avrà continuità nell’arco dell’intero anno e investirà tutto il territorio del Gruppo di Azione Locale, con il quale collaborano principalmente i due consorzi turistici URAT e Consorzio Orvieto of Life, Fondazione e famiglia Cotarella, il Consorzio dei Vini di Orvieto, il Consorzio dei Vini Doc dei Colli del Trasimeno e la Strada del Vino Colli del Trasimeno.

Un evento che vede coinvolto un numero considerevole di aziende agricole, ma anche commerciali e soprattutto turistiche, che confidano in questa iniziativa per qualificare la loro offerta in un territorio ricco di tradizione, che aspira a collocarsi come attrattore di un turismo di nicchia. Si inizierà sabato 18 giugno una giornata dedicata al Perugino dal tema l’Arte e i Paesaggi nel Trasimeno, con il coinvolgimento dei Comuni di Città della Pieve, Panicale, Piegaro e Magione. Infatti, sia la mattina sia il pomeriggio, sarà possibile aderire a visite guidate rivolte esclusivamente alle opere del Perugino e della sua scuola, organizzate dagli uffici informazioni. Per l’intera giornata sarà possibile visitare in via straordinaria dei luoghi che sono normalmente chiusi al pubblico e in particolare la Chiesa di Sant’Andrea delle Ancaèlle a Sant’Arcangelo nel Comune di Magione, l’Oratorio di San Bernardino e la Chiesa di San Lorenzo a Gaiche nel Comune di Piegaro e la Cappella Donini Ferretti in loc. Lemura di Panicale, un tempo annessa alla relativa villa. In tutti questi tre luoghi si potranno ammirare le opere di Giovan Battista Caporali, allievo di Perugino e Signorelli e della scuola del Perugino, a ingresso gratuito. Nella stessa giornata a Città della Pieve, nella Sala S. Agostino, alle 15.30 si terrà il convegno Perugino e Signorelli 500mo anniversario: una opportunità per il Turismo Culturale tra Umbria e Toscana. Saranno presenti il senatore Luca Briziarelli, la Presidente della FIAVAT Ivana Jelenic, rappresentanti della Regione dell’Umbria, i quattro comuni del Protocollo d’intesa presentato il 6 settembre scorso, rappresentanti dell’Università e della commissione nazionale sul Perugino, rappresentanti dell’accademia Intrecci, famiglia e fondazione Cotarella, i rappresentanti dei due consorzi turistici dei due territori, altre autorità civili e religiose e, ovviamente il Gal e i presidenti dei due distretti del cibo, Trasimeno Corcianese e Area Sud Ovest Orvietano, relativamente Romeo Pippi e Gionni Moscetti. Sarà l’occasione per presentare i progetti sui quali si sta lavorando ormai da qualche mese a questa parte, a sostegno dello sviluppo di una economia turistica di qualità che possa rimanere oltre gli anniversari e attrarre molti visitatori che, incuriositi dalle opere e dai luoghi nei quali hanno lavorato e vissuto questi due grandi maestri del rinascimento italiano, possano ammirare e restare affascinati da tutto il resto. Sarà presentato il lavoro che il Senatore Briziarelli, ispiratore di questo progetto, sta portando avanti a livello nazionale, e il Master sul Turismo sostenibile e il Managment delle imprese creative e culturali, frutto di un accordo tra Accademia Intrecci e Business School Luiss di Roma, il cui obiettivo e di preparare i giovani ad accogliere il turista. Ascolteremo il contributo che potrà dare Fiavat, un’importante realtà nazionale sul turismo, il qualificato contributo dell’Università dalla relazione della Prof. Teza, e come si potranno sviluppare sinergie con altri importanti progetti quali per esempio i distretti del cibo. Alle 18,30 ci si sposterà alla Azienda La Cerreta di Sanfatucchio, dove si potrà visitare Artecerreta e ammirare un percorso di sculture finalizzato a esaltare, in chiave contemporanea, l’antico, in un suggestivo binomio fra arte e natura ispirato dalla passione pdella titolare dell’Azienda Paola Butali. Seguirà apericena sotto le stelle in Villa, con degustazione dei vini della Cantina Berioli.
I giorni successivi si svilupperà un programma ricco di cene stellate, apericena, street fodd e pic nic sotto le stelle, con degustazione dei vini del Trasimeno, e in particolare: domenica 19 giugno, ore 20.00, apericena sotto le stelle al Castello Cavalieri di Malta con accompagnamento musicale di Nhare Testi al violino e Leopoldo Calabria alla Chitarra.
Durante la Serata Sarò sarà possibile visitare la Cappella Interna al Castello con l’iconografia della scuola rinascimentale umbra. Mentre, martedì 21 giugno, proprio nel giorno del solstizio d’estate, alla Cantina Poggio Santa Maria a Castiglione del Lago, si potrà godere del magnifico panorama tra l’Umbria e la Toscana degustando una cena stellata con un menu proposto dai Fratelli Serva de La Trota di Rieti, due stelle Michelin in abbinamento con i vini della cantina Poggio Santa Maria.

Sabato 25 Street Food Sotto le Stelle nel centro storico di Castiglione del Lago, con degustazione dei vini del Trasimeno e Festival del Rosè nella notte romantica dei Borghi più belli d’Italia, in collaborazione con il Consorzio vini doc del Trasimeno e Strada del Vino Colli del Trasimeno. La prima parte dell’evento si conclude con Cena Vino Stelle & Bisonte organizzato da Morami Wine e Massimiliano Gatti Carni Pregiate, che presentano una degustazione di bisonte abbinata ai vini della Cantina Morami, giovedì 30 giugno 2022 ore 20,30 presso la Cantina Morami a Panicarola.

 

 

Durante i mesi di luglio e agosto seguiranno i pic nic sotto le stelle presso le aziende del territorio del Trasimeno con un ricco programma di appuntamenti. Il programma completo, con tutti i riferimenti per le prenotazioni, potrà essere consultato sul sito del Gal Trasimeno-Orvietano www.galto.info oppure sul sito di URAT www.lagotrasimeno.net. Conclusa l’esperienza del Trasimeno si tornerà a Orvieto dal 27 settembre al 2 ottobre 2022 e a seguire le cene stellate nei ristoranti della città di Orvieto da ottobre 2022 a giugno 2023. Trasimeno e Orvieto Terre del Gusto e dell’Arte aspira quindi a diventare un contenitore, dove tutto l’anno incontra contenuti interessanti e qualificati sull’arte come sulla gastronomia.

 


Venerdì 10 dicembre alle ore 17.30 presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori a Perugia, si terrà il secondo incontro del ciclo Le opere d’arte raccontano. Percorsi verso gli anniversari di Perugino e Signorelli in vista del 2023 anno in cui si celebreranno gli anniversari di questi due importanti artisti dell’età rinascimentale. Interverrà il professor Antonio Natali, storico dell’arte, già direttore degli Uffizi dal 2006 al 2015, che affronterà il tema Il pane dell’altare. Immagini dell’Eucarestia nel primo Cinquecento.

 

La bellissima città Orvieto, fino a domenica 3 ottobre, è animata dall’evento “Orvieto Città del Gusto e dell’Arte”, manifestazione pensata in omaggio al Rinascimento Umbro, dove l’arte incontra l’enogastronomia.

L’Umbria infatti è stata terra di ispirazione e formazione per molti artisti come Bernardino Pinturicchio, Pietro Perugino, Luca Signorelli, Raffaello Sanzio (urbinate di nascita ma umbro di formazione).

Palazzo del Capitano del Popolo, foto di Eleonora Cesaretti

In particolare al Perugino e al Signorelli Orvieto dedica questa manifestazione per festeggiare i 500 anni dalla loro morte e rendere omaggio al genio artistico di questi due giganti dell’arte rinascimantale, vanto indiscusso per la nostra regione.
I principali obiettivi di Orvieto Città del Gusto e dell’Arte sono:

  • contaminare la cucina orvietana con la cucina stellata italiana;
  • comunicare e rafforzare sul mercato il vino del territorio;
  • valorizzare le piccole imprese locali e i prodotti del territorio;
  • far scoprire le meraviglie artistiche di Orvieto.

La formula scelta è quella del pranzo itinerante, che coinvolgerà 24 ristoranti e attraverserà le principali vie e piazze, con tappa al palazzo del Capitano del Popolo, il complesso del San Giovanni dove ha sede l’enoteca provinciale e ancora quello di San Francesco e Santa Chiara, la chiesa di Sant’Andrea con i suoi sotterranei fino al Duomo.
In questo modo, oltre a gustare prelibatezze gastronomiche, i partecipanti saranno deliziati dal patrimonio artistico della città, famosa in tutto il mondo per il suo Duomo – impreziosito dagli affreschi di Luca Signorelli – ma anche per altre perle uniche quali il Pozzo di San Patrizio e la Orvieto sotterranea.
Alla conferenza stampa tenutasi il 18 ottobre scorso erano presenti istituzioni e partner dell’evento: tutti hanno convenuto sull’importanza e la necessità di raccontare la città e le sue tante bellezze artistiche ed enogastronomiche.
In quest’occasione la sindaca di Orvieto Roberta Tardani ha sottolineato come «Orvieto Città del Gusto e dell’Arte riprende e rinnova lo spirito e il brand di Orvieto con Gusto, la manifestazione ideata dal Comune di Orvieto che alla fine degli anni Novanta, grazie anche alla collaborazione con Slow Food, aveva dato una vetrina internazionale alle eccellenze enogastronomiche del nostro territorio». Quella manifestazione, nelle ultime edizioni – sottolinea la sindaca – «aveva perso via via smalto e la carica innovativa delle origini. Oggi, grazie all’interessamento attivo degli imprenditori del settore e alla rinnovata collaborazione da parte di questa amministrazione comunale, questo evento cambia pelle puntando sulla qualità. È infatti di assoluta rilevanza che accanto alla tradizionale passeggiata, che ora sottolinea ancora di più l’abbinamento tra il cibo e le splendide location di Orvieto, si affianchi la novità introdotta dalle cene con gli chef stellati chiamati a esaltare i nostri prodotti tipici e soprattutto il nostro vino, tratto distintivo e di identità della nostra città.»

 

Duomo di Orvieto, foto di Eleonora Cesaretti

 

Peculiarità della manifestazione e grande motivo di attrazione è proprio la presenza di chef stellati che, a partire da lunedì 27 Settembre, offrirà esperienze culinarie da non perdere:

  • lunedi 27 settembre saranno protagonisti gli chef Riccardo Monco e Alessandro Della Tommasina di Enoteca Pinchiorri (3 stelle Michelin – Firenze)
  • martedì 28 Settembre sarà la volta di Anthony Genovese del Ristorante Il Pagliaccio (2 stelle Michelin – Roma),
  • giovedì 30 Settembre il protagonista sarà Franco Pepe, uno tra i migliori pizzaioli al mondo con la sua pizzeria Pepe in Grani (Caiazzo).

Appuntamento importante sarà anche la passeggiata eno-gastronomica che si terrà  il primo weekend di ottobre e che darà visibilità alle piccole imprese locali e ai loro prodotti, legandoli alle bellezze paesaggistiche e artistiche di Orvieto.
La manifestazione vede in prima linea la Famiglia Cotarella, storica azienda vitivinicola della zona, fortemente impegnata anche sul fronte sociale, insieme a numerose realtà locali e istituzioni, tra cui Consorzio Orvieto Way of Life, Gal Trasimeno Orvietano, Comune di Orvieto, Regione Umbria, Fondazione Campagna Amica, Unione regionale cuochi umbri, Università dei Sapori, Confcommercio.
Dominga Cotarella ha spiegato come «questo progetto nasce da un incontro tra quattro amici, quattro imprenditori lungimiranti del Consorzio Way of Life con un traguardo lontano, che va oltre il 2023 e parte da Orvieto ma vuole toccare anche altri comuni, compresi quelli del Trasimeno e in questo il Gal ha avuto un ruolo fondamentale, di collante: è un progetto inclusivo, che vuole legare, raccontando la bellezza e dando voce alla ristorazione, che anch’essa è una forma di arte e ha tanto bisogno di essere tutelata».
Il presidente del Consorzio Way of Life, Giuseppe Santi, ha spiegato che, per superare le difficoltà ed emergere sui mercati, occorre valorizzare quello che abbiamo e sicuramente la nostra enogastronomia unita al grande patrimonio artistico è un valore da “sfruttare” al meglio facendo squadra, come ha sottolineatoanche  Vincenzo Cecci, presidente del Consorzio di tutela vini di Orvieto.

 

Vie di Orvieto, foto di Eleonora Cesaretti

Insomma, puntare sulla gastronomia e sul territorio – che si legano ai distretti del cibo con molte aziende locali e non – risulta ancora una volta la chiave vincente e questa manifestazione si conferma su questa scia come sottolineato da Gionni Moscetti, presidente del Gal Trasimeno Orvietano, fra i sostenitori dell’iniziativa.
Francesca Caproni, direttrice del Gal, ha sottolineato che «questa idea di mettere insieme arte e gusto è vincente, ma c’è ancora molto da lavorare: è importante valorizzare la cultura accanto all’economia».
Alla presentazione sono intervenuti anche Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, il quale ha ricordato che «l’Italia è un paese dalle potenzialità straordinarie, ma troppo spesso non valorizzate in termini di ricadute economiche» e il senatore Luca Briziarelli, che ha chiarito come «con questa iniziativa si è scoperto qualcosa che già c’era. Noi abbiamo unito due personaggi del rinascimento (periodo storico della ripartenza dopo secoli bui, ndr) e stiamo riscoprendo la consapevolezza della nostra cultura dell’Italia di mezzo, che diventa un modello per poter guardare al futuro per interpretare e vivere qualcosa di nuovo».

 


Qui trovate il programma completo

 

Situata a una ventina di chilometri da Perugia, Assisi è una delle città più famose e visitate dell’Umbria. Importante centro economico e sociale di epoca romana, deve la sua fama alla figura di San Francesco, che ha reso Assisi una città sacra per il cattolicesimo, meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo.

L’emblema di Assisi è la Basilica di San Francesco. Cominciata a costruire nel 1228, a soli due anni dalla morte di San Francesco e in seguito alla sua santificazione, venne ultimata in soli due anni. Il complesso basilicale, che esternamente somiglia a una roccaforte, si compone di due chiese sovrapposte, la basilica inferiore (1228-1230) e quella superiore (1230-1253), e di una cripta, scavata nel 1818, con la tomba del Santo. Dalla Piazza Inferiore, adornata con uno splendido porticato quattrocentesco, si entra nella Basilica Inferiore, a forma di croce egizia, affrescata dai più grandi pittori del XIII secolo: Giotto, Simone Martini, Pietro Lorenzetti, Maestro di San Francesco e Cimabue. Dalle scale laterali dell’abside della Basilica Inferiore si esce sul chiostro di Sisto IV dal quale si accede al Museo del Tesoro, alla Collezione Perkins e infine alla Basilica Superiore. Costruita in stile gotico, è molto più luminosa di quella inferiore e accoglie uno dei cicli pittorici più famosi al mondo, le Storie di San Francesco ad opera di Giotto. A questi affreschi, nella parte inferiore della navata, si uniscono quelli di Cimabue nel presbiterio, oggi molto rovinati, e quelli nella parte superiore della navata, raffiguranti episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento, realizzati da altri famosi artisti dell’epoca.

 

Basilica di San Francesco

 

Uscendo dalla Basilica Superiore ci si ritrova in via San Francesco, strada che ospita Palazzo Vallemani, una dimora nobiliare che attualmente ospita la Pinacoteca Comunale. Tra le opere più importanti, tutte di epoca medievale e rinascimentale, vi sono una Maestà attribuita a Giotto e alcuni affreschi del Perugino. Inoltre, alcune sale del primo piano ospitano il Museo della Memoria, Assisi 1943-1944, una mostra che racconta come i frati francescani abbiano salvato circa trecento ebrei dalla deportazione.
Continuando a camminare lungo via San Francesco, si arriva a Piazza del Comune, la piazza principale di Assisi. Costruita sui resti del Foro Romano, attualmente visitabili, ospita la Torre del Popolo, il Palazzo dei Priori, sede del municipio, e il Tempio di Minerva. Quest’ultimo è un’importante testimonianza di epoca romana e presenta una facciata intatta con sei colonne corinzie. Nonostante sia denominato Tempio di Minerva, a causa del ritrovamento di una statua della dea, originariamente era dedicato al culto di Ercole. Nel Medioevo venne trasformato in una chiesa con il nome di Santa Maria sopra Minerva, che nel XVII secolo venne infine dedicata a San Filippo Neri.

 

Vicoli di Assisi, foto di Eleonora Cesaretti

 

Nei pressi di Piazza del Comune vi sono altre tre chiese legate alla figura di San Francesco d’Assisi: la Chiesa Nuova, costruita nel 1610 sopra il luogo nel quale sorgeva la casa natale del Santo, la Basilica di Santa Chiara, nella quale è conservata la salma della Santa seguace di San Francesco e fondatrice delle Clarisse, e il Duomo di San Rufino. La cattedrale della città venne costruita tra l’XI e il XIII secolo e presenta una facciata romanica con tre portoni sovrastati da altrettanti rosoni, mentre l’interno ha subito una ristrutturazione nel 1571 ad opera di Galeazzo Alessi. L’elemento più importante della chiesa è la fonte battesimale situata nella prima campata della navata destra, che si ritiene sia il luogo nel quale sono stati battezzati San Francesco, Santa Chiara e forse anche Federico II di Svevia. Si narra, infatti, che quando Assisi passò sotto il dominio imperiale, quest’ultimo visse per qualche anno nella Rocca Maggiore.

Rocca Maggiore

La Rocca sorge su una collina che sovrasta Assisi e da cui si può ammirare una splendida vista sulla città. Presumibilmente di origini longobarde, venne ricostruita nel 1174 dagli Svevi e adibita a castello feudale. Venne distrutta nel 1198 in seguito a una rivolta popolare contro il dominio imperiale, per poi essere ricostruita nel 1365 dal cardinale Egidio Albornoz, e da allora contesa dai vari signori e governi di Assisi. Attualmente l’interno ospita ricostruzioni tematiche ispirate alla vita medievale.
Tra le feste cittadine più famose vi è Calendimaggio. Festa di origine pagana di celebrazione della primavera, vede la contrapposizione delle due parti della città di Assisi, la Parte de Sotto e la Parte de Sopra, in una serie di gare di forza e abilità. Le due parti si sfidano, inoltre, in una rievocazione medievale con cortei e sfilate in abiti tipici dell’epoca.
Da non perdere la Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. A circa quattro chilometri dal centro di Assisi, è stata costruita fra il 1565 ed il 1685 su disegno di Galeazzo Alessi con lo scopo di conservare al suo interno la chiesina della Porziuncola. Dal latino portiuncola ovvero piccola parte di terreno, è la piccola chiesa prediletta da San Francesco e nella quale fondò l’ordine francescano. All’interno della Basilica è presente anche la Cappella del Transito, luogo nel quale il Santo morì il 3 ottobre 1226 e finì di comporre il Cantico delle Creature. In un’ala della Basilica è conservato il roseto, luogo emblematico per la vita di San Francesco. Secondo la tradizione, una notte il Santo, preso dal rimorso del peccato, si rotolò nudo nel roseto spinoso che, a contatto con il suo corpo perse tutte le spine e non gli recò alcuna ferita. Ancora oggi in questo luogo fiorisce una particolare rosa senza spine, chiamata Rosa Canina Assisiensis.

Curiosità: ogni due/tre anni tra settembre e ottobre si svolge la Marcia per la pace PerugiAssisi. È una manifestazione pacifista ideata da Aldo Capitini, che prevede una camminata di 24 chilometri che collega le due città.


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Città della Pieve: successo e apprezzamenti per la presentazione del protocollo d’intesa tra istituzioni civili e religiose per i 500 anni dalla morte di Perugino e Signorelli, anche direttamente dal conduttore Bruno Vespa.

Si è svolta a Città della Pieve la conferenza stampa per la presentazione del protocollo d’intesa tra il Gal Trasimeno-Orvietano, i Comuni di Città della Pieve, Cortona, Orvieto e Todi e le relative Diocesi che sancisce la collaborazione di questi Enti per le celebrazioni, nel 2023, della ricorrenza dalla morte di Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino e di Luca Signorelli. L’appuntamento aperto dal Presidente del Gal Trasimeno- Orvietano Gionni Moscetti, che ha ringraziato i firmatari per aver individuato il Gal come Ente Capofila del Protocollo e salutato i presenti.

 

 

L’iniziativa, con il prestigioso coordinamento del noto conduttore televisivo Bruno Vespa ha visto la presenza della Presidente della Regione dell’Umbria Donatella Tesei, del Senatore Luca Briziarelli, della Prof. Laura Teza Università degli Studi di Perugia, dei Sindaci delle quattro città Firmatarie Fausto Risini, Luciano Meoni, Roberta Tardani e Antonino Ruggiano, di Riccardo Cotarella, Dominga Enrica e Marta Cotarella, Ruggero Parrotto della Fondazione, e del Presidente e del Direttore del Gal Trasimeno-Orvietano Gionni Moscetti e Francesca Caproni.

Apprezzamenti per l’iniziativa sono arrivati direttamente da Bruno Vespa che ha sottolineato come un evento di questo tipo è riuscito a mettere insieme una serie di istituzioni civili, religiose e due Regioni, nei tempi giusti, con due anni di anticipo, per costruire un progetto serio e credibile che valorizzi il territorio in modo integrato tra Arte, Enogastronomia e tante altre autenticità che hanno queste bellissime Regioni del Centro Italia.

La conferenza è iniziata con una domanda del noto saggista, al Senatore Luca Briziarelli, colui che ha ideato questo progetto ed e messo insieme i soggetti pubblici e privati coinvolti. Alla domanda come le è venuta questa idea, il Senatore ha risposto che è stato innanzitutto ispirato dalla necessità di passare dal concetto di territorio marginale a quello di area di confine tra Umbria e Toscana,  lavorando in sinergia a sostegno dell’offerta turistico-culturale, mettendo insieme il doppio evento di due personaggi che hanno lasciato un importante segno della loro opera artistica nei nostri territori, così da rappresentare una opportunità sul piano economico per riscoprire quell’Italia di mezzo, troppo spesso schiacciata dal dibattito Nord/Sud, che non si può certo perdere.

 

 

Anche la Presidente Donatella Tesei, ha plaudito all’iniziativa e garantito il sostegno della Regione dell’Umbria a questo Protocollo, che parte nei tempi giusti e che si coordinerà anche con altri eventi ed iniziative che si realizzeranno nell’intero territorio Umbro. Ha assunto inoltre l’impegno a mantenere e far crescere i rapporti istituzionali con tutte le regioni del centri Italia.

Condivisione e sostegno da tutti i Sindaci coinvolti e disponibilità da parte dell’Università degli Studi di Perugia, portate dalla Prof. Laura Tezi, a collaborare per la definizione del progetto che seguirà al protocollo di Intesa.

Riccardo e Dominga Cotarella hanno portato il contributo della partnership privata, sottolineando come la collaborazione tra istituzioni pubbliche e private attraverso l’impegno comune può creare valore aggiunto ad ogni progetto. Dominga ha ricordato il programma dell’evento Orvieto Città del Gusto e dell’Arte che si svolgerà ad Orvieto dal 27 settembre al 3 ottobre prossimi e, rappresenterà la prima occasione per presentare anche approfondimenti sul Protocollo d’intesa e sui progetti che ne seguiranno. I rappresentanti del Gal hanno inoltre assicurato impegno non solo nel coordinare l’accordo, ma anche per coinvolgere gli altri Gal in modo da farne un progetto di cooperazione interregionale che potrebbe supportare una importante azione di marketing territoriale.

La serata si è conclusa invitando gli intervenuti all’evento di Orvieto, ma anche annunciando a una prossima data per presentare il progetto a Roma, e comunicarlo a livello nazionale.

Nell’immaginario collettivo, all’idea di Rivoluzione francese si associa la terribile immagine della ghigliottina, così come a Napoleone Bonaparte (Ajaccio, 15 agosto 1769 – 5 maggio 1821, Longwood House, Longwood, Sant’Elena) corrisponde il ricordo delle incessanti campagne di guerra, che sconvolsero l’Europa per oltre un ventennio, travolgendo nazioni e regimi e causando cinque milioni di morti.

A questo periodo dovrebbe essere associata anche un’altra immagine: le sistematiche spoliazioni delle nazioni vinte che venivano umiliate nel loro patrimonio storico-artistico. I quadri e le sculture passarono in mano alla nazione francese, non per furto o per saccheggio, ma in seguito ad accordi internazionali. I drammatici eventi che portarono alle requisizioni segnarono indubbiamente il patrimonio regionale. Le spoliazioni vennero costantemente perpetrate nell’arco di venti anni, dal 1797 fino al Congresso di Vienna del 1815.
Secondo lo storico Paul Wescher, le spoliazioni napoleoniche rappresentarono «il più grande spostamento di opere d’arte della storia», inoltre lo storico sottolinea che Napoleone, pur non avendo una profonda cultura artistica, comprese subito «quale valore, in termini di prestigio e di propaganda, potevano avere le arti e le scienze per un regime politico».

Il patrimonio umbro

In Umbria venne data grande importanza storica a Cimabue e Giotto e soprattutto al genio di Raffaello: ad aumentare la fama dell’urbinate fu l’uscita nel 1784 a Perugia di una guida della città, scritta dall’architetto e teorico Baldassarre Orsini, intitolata Guida al forestiere per l’Augusta città di Perugia, moderna e agile descrizione finalizzata alla divulgazione degli straordinari tesori della città. Questo testo divenne ben presto un agile strumento nelle mani dei commissari napoleonici. Al suo interno la scelta delle opere più significative era facilitata da un comodo sistema di asterischi: gli asterischi andavano da uno fino a tre, ad esempio i capolavori di Raffaello e Barocci erano evidenziati da tre. Tinet, esperto d’arte, scelto da Bonaparte per requisire le opere, fu a Perugia almeno in tre occasioni: durante questi soggiorni si dotò della guida dell’Orsini.
Alcuni capolavori non furono giudicati all’altezza delle collezioni del Louvre e furono destinati ai musei dipartimentali in via di costruzione. Tinet scrisse al magistrato di Perugia per informarlo di essere stato incaricato, dietro ordine di Bonaparte, di «fare la scelta nelle chiese ed altri luoghi pubblici di questa città di quadri, libri, manoscritti, e generalmente di tutti gli oggetti di Scienze e di Arti, che degne saranno di essere raccolte per poi trasportarsi in Francia nel museo della Repubblica». Furono veramente poche le chiese e i complessi monastici e conventuali che furono risparmiati dalla visita del commissario francese. I quadri che furono individuati a Perugia calzavano alla perfezione con gli ideali estetici della cultura francese. Vennero requisite moltissime opere d’arte: nel palazzo dei Priori la Pala dei Decemviri del Perugino, nella chiesa di Santa Maria di Monteluce l’Incoronazione della Vergine, di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni su disegno di Raffaello, e la Pala Oddi nella chiesa di San Francesco al Prato.

 

Pietà, Pietro Vannucci detto il Perugino

Il ritorno a casa

Gli oggetti d’arte requisiti giunsero a Parigi nel mese di luglio del 1798. Vennero organizzate una serie di celebrazioni per festeggiare l’entrata dei convogli in città, realizzando un vero e proprio corteo delle meraviglie. I commissari napoleonici requisirono tantissime opere, alcune delle quali tornarono in Italia, alcune anche in Umbria, grazie ad Antonio Canova, Ispettore Generale delle Belle Arti. Tra le opere che tornarono nel loro luogo di origine, e che oggi possiamo ammirare per la loro bellezza, spiccano sicuramente le opere del Perugino: il Polittico di San Pietro e la Pietà.
Il primo è databile al 1496-1500 e comprendeva vari pannelli da inserire in una grandiosa macchina d’altare. Ci fu una solenne inaugurazione dell’altare il 13 gennaio 1500, dove Vasari lodò il polittico e lo descrisse come la migliore opera esistente dell’artista a Perugia.[1]
Con le requisizioni napoleoniche del 1797 l’opera venne trafugata, finendo divisa tra più musei francesi; ma grazie al recupero del Canova alcune parti del polittico oggi sono conservate presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.
La seconda opera requisita è la Pietà che giunse al Louvre, ma anche essa fu recuperata il 29 ottobre del 1815 e oggi conservata nella Basilica di San Pietro a Perugia. Si tratta di uno dei pannelli più elogiati da Orsini: «Pietro in questa tavola ha voluto piuttosto seguitare il piacere dell’occhio che soddisfare alla devozione».[2]
Anche la Deposizione della croce di Federico Barocci, opera di inestimabile valore, venne trafugata dalla città di Perugia. Il dipinto commissionato dal Collegio della Mercanzia, fu messo in opera, sull’altare della cappella di San Bernardino, nel dicembre del 1569. La pala venne requisita il 24 febbraio 1797 e fu esposta al Louvre nel novembre 1798 e nel 1802 nella chiesa parigina di Nôtre-Dame.
La pala bellissima e coinvolgente con i suoi splendidi, accesi e brillanti colori, porta lo spettatore a vivere un grande momento di pathos nello svenimento della Madonna, verso la quale accorrono le pie donne spaventate. È presente un giovanissimo san Giovanni che abbraccia i piedi di Cristo ed inoltre è visibile il vento che muove le vesti degli uomini che stanno togliendo Gesù dalla croce.[3]

 

Deposizione dalla croce, Federico Barocci.

 

Nell’opera si intravede l’evoluzione creativa del pittore che punta su una novità di tipo cromatico-strutturale; si è infatti avanzata l’ipotesi che il Barocci fosse a conoscenza delle teorie sul colore di Leonardo da Vinci descritte nel suo Trattato della pittura.
Eccelso capolavoro di Raffaello, prelevato dalle truppe napoleoniche il 20 febbraio 1797 ed esposto al Louvre nel 1798, fu l’Assunzione della Vergine, realizzata tra la fine del 1502 e gli inizi del 1503, per la cappella di Alessandra Baglioni, figlia di Braccio, magnifico signore di Perugia. Nella tavola centrale è visibile il tema dell’Assunzione, mentre nella predella sono dipinte l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio.
Lo scomparto centrale e la predella furono recuperati da Canova il 2 e il 21 ottobre 1815, ma furono trattenuti a Roma nella Pinacoteca Vaticana: la famiglia Oddi tentò di recuperare il dipinto, inoltrando numerose richieste al segretario di Stato, cardinal Consalvi, ma il dipinto rimase nelle sale della Pinacoteca Vaticana.
L’opera, che era destinata ad una committenza di particolare prestigio, ripropone i modelli perugineschi, soprattutto nella parte inferiore dello scomparto centrale e nella predella.
Questo meraviglioso soggetto è possibile ammirarlo a Civitella Benazzone, frazione del comune di Perugia, dove nella chiesa parrocchiale è presente una copia datata 1518 e attribuita a Domenico Alfani. Dopo le spoliazioni napoleoniche molte opere di inestimabile valore storico-artistico lasciarono la nostra regione per non farvi più ritorno, altre confluirono nella collezione della Pinacoteca Vaticana, altre ancora invece tornarono in Umbria: cosicché ancora oggi possiamo ammirare il loro eccelso splendore.

 


[1] Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Firenze 2004

[2] Baldassarre Orsini, Vita elogio e memorie dell’egregio pittore Pietro Perugino e degli scolari di esso, Perugia 1804.

[3] Francesca Abbozzo e Maria Teresa Castellano, Federico Barocci: il deposto di croce alla cappella di san Bernardino nella Cattedrale di Perugia: il restauro, studio e conservazione, Ancona, 2010

La parola selfie è entrata a pieno titolo nel nostro vocabolario. Quotidianamente sentiamo molte persone pronunciarla e ne abbiamo visto altrettante rivolgere verso di sé uno smartphone per scattare una foto.

Nel corso degli anni i selfie non hanno certo rallentato la loro crescita. Viviamo nell’era dell’immagine, in un mondo sempre connesso: in un mondo sempre più frenetico, gli autoscatti sono diventati uno strumento di comunicazione visiva istantanea. Nel corso della storia, specchi, autoritratti e fotografie si intrecciano, descrivendo come muta il rapporto dell’uomo con la sua immagine.
Anticamente lo specchio aveva un ruolo chiave nella società: raccontava il bisogno dell’uomo di specchiarsi, di vedere la propria immagine, fondamentale per sviluppare al meglio l’idea della propria identità.
I primissimi metodi sfruttati dall’uomo furono quelli di vedere riflessa la propria immagine o il proprio corpo in specchi d’acqua, corsi o laghetti: Narciso, personaggio della mitologia greca, è identificato come l’amore, spesso esagerato, che una persona prova per la propria immagine e per se stesso.

 

Presunto ritratto di Simone Martini. Cappella di San Martino. Basilica inferiore Assisi

Il primo autoritratto

La prima comparsa dell’autoritratto avvenne nel Medioevo, durante il quale si svilupparono nuove esigenze rappresentative. Si pensava infatti che l’immagine, riflessa in uno specchio d’acqua, fosse semplicemente l’immagine materiale; l’immagine artistica invece, compreso il ritratto, era l’immagine che dimorava nell’anima di ogni uomo. Non a caso nel Medioevo si diffuse la credenza che Cristo fosse stato pittore della propria immagine.
L’autoritratto acquistò dignità artistica a partire dal Rinascimento: in questo periodo nuove tecniche di pittura iniziano a diffondersi, aiutando i pittori a realizzare ottimi chiaroscuri e a rendere i colori più naturalistici. Certamente significativa fu la visione antropocentrica, che si stava ampiamente diffondendo: tanti artisti si interessarono alla rappresentazione di volti umani.
Giorgio Vasari, nelle Vite, attribuisce la pratica del ritratto a due grandi maestri: Cimabue e Giotto. Cimabue infatti si sarebbe raffigurato nella Crocifissione dipinta nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi.[1]
Si pensa invece che il ritratto di Giotto sia presente nella raffigurazione del Fanciullo di Suessa. Nella cappella di San Martino, la prima cappella a sinistra della basilica inferiore di San Francesco d’Assisi, invece è raffigurato il presunto autoritratto di Simone Martini nella Resurrezione di un fanciullo. La cappella, voluta e finanziata dal cardinale Gentile Partino da Montefiore, fu interamente affrescata dall’artista nel 1313-1318.

 

Il Perugino. Collegio del Cambio. Perugia

I selfie del Perugino e Pinturicchio

Nel Quattrocento, in Umbria, celebri sono gli autoritratti di Pietro Vannucci, detto il Perugino, e del suo allievo Bernardino di Betto Betti, noto come il Pinturicchio, entrambi inquadrati in una cornice che pone l’artista in una posizione di rilievo. Il primo si ritrae all’interno di una cornice nella Sala dell’Udienza del Collegio del Cambio a Perugia. L’ambiente è interamente affrescato con un programma iconografico in cui sono inserite figure mitologiche, Sibille, Profeti e personaggi illustri sia della storia greca che romana.[2]
Su un pilastro intermedio della parete sinistra, inserito in un quadro appeso tra nastri e collane di corallo con effetto trompe-l’oeil, è visibile il ritratto dell’artista e un’iscrizione che testimonia il compiacimento per la fama raggiunta.
L’iscrizione in italiano recita: «Pietro perugino, pittore insigne. Se era stata smarrita l’arte della pittura, egli la ritrovò. Se non era ancora stata inventata egli la portò fino a questo punto».
I dettagli fisici e psicologici dell’autoritratto sono molto curati: il volto è tondeggiante, gli occhi sono sicuri, fieri e guardano senza esitazione davanti a sé, le guance arrossate, le labbra sono sottili, i capelli fluenti e il mento ha una fossetta. La veste nera e il cappello rosso, su uno sfondo blu monocromo, conferiscono al pittore un tono di severa nobiltà.
Il ritratto del Pinturicchio si trova all’interno di un suo ciclo di affreschi, databili tra il 1500 e il 1501, presso la cappella Baglioni, nella collegiata di Santa Maria Maggiore a Spello.
In un ambiente contornato da un maestoso loggiato rinascimentale, è dipinta l’Annunciazione: Maria leggente è sorpresa dall’angelo che si avvicina benedicendola e recando in mano il giglio bianco, simbolo della sua purezza. In alto appare l’Eterno in una mandorla di angioletti che invia, tramite un raggio luminoso, la colomba dello Spirito Santo.[3]
In lontananza, oltre l’hortus conclusus, si apre un paesaggio ricco di dettagli. Posta sulla destra dell’Annunciazione, si apre una finestrella con una grata su cui è appoggiata un’anfora e una mensola di libri, al di sotto della quale è presente l’autoritratto del pittore e un’iscrizione dedicatoria.
Questi accorgimenti sono la prova tangibile che l’autore non ha più bisogno di celarsi tra i personaggi raffigurati, ma assume il vero ruolo di protagonista, distinguendosi in maniera netta all’interno dell’opera.

 

Luca Signorelli. Cappella di San Brizio. Duomo di Orvieto

Signorelli e Beato Angelico in mezzo all’opera

Tra le tante personalità della pittura rinascimentale spicca Luca Signorelli, artista che lavorò in Umbria, soprattutto a Città di Castello e Orvieto presso la Cattedrale di Santa Maria Assunta. Il suo selfie è presente nella scena più evocativa dell’intero ciclo, almeno in termini di originalità narrativa e di evocazione fantastica: la Predica e i fatti dell’Anticristo.
L’artista, presente all’estrema sinistra, vitale e di bella presenza – come lo descrisse Vasari che l’aveva conosciuto personalmente in tenera età – indossa un copricapo e un mantello nero.
Accanto a Signorelli è presente un altro personaggio con il classico abito domenicano: è Beato Angelico. L’artista aveva iniziato il ciclo pittorico nel 1447, poi completato dal Signorelli. Scalpellini scrisse che la sua presenza a margine della scena assomiglia a quella di un regista compiaciuto per la riuscita del suo spettacolo e si presenta alla platea per ricevere l’applauso. [4]

 


[1] Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975.
[2] Umbria, Touring Club Editore, Milano, 1999.
[3] Cristina Acidini, Pinturicchio, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.
[4] Antonio Paolucci, Luca Signorelli, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.

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