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Lungo la valle del Carpina per riscoprire Rocca d’Aries

Lunghezza: 14,2 km

Durata: 4,30 ore circa

Dislivello +424 m / -430 m

Quota: max. 606 / min. 315

Difficoltà: E

L’itinerario prende avvio dal borgo di Montone, dal parcheggio della piazzetta panoramica nei pressi del Complesso museale di San Francesco, costituito dall’omonima chiesa, la pinacoteca e il museo etnografico Il tamburo parlante. Si percorrono le strade che ci portano al livello della strada provinciale 201/2. Giunti alla chiesetta, prendiamo Viale Fortebracci, sul quale confluiscono i sentieri 111 e 114. Seguiamo in particolare il 114, che ci porterà ad ammirare dall’alto la diga dei Tre Ponti, piccolo sbarramento sul fiume Carpina voluto da alcuni agricoltori del Consorzio Irriguo del Carpina nel 1951.

 

 

 

 

 

 

 

La stratificazione di marne e arenarie che salta all’occhio è molto caratteristica: si ha l’impressione di camminare in un paesaggio lunare, fatto di calanchi e luminosi affioramenti dai quali si indovina la potente azione erosiva dell’acqua. La zona rientra nel progetto di riqualificazione recentemente riconosciuto dalla Regione Umbria conosciuto come Ecomuseo della Valle del Carpina, museo diffuso con lo scopo dichiarato di rilanciare il turismo e l’economia del territorio.

Proseguiamo a mezzacosta sullo stesso sentiero in direzione Rocca d’Aries, antico fortilizio conquistato, nel 1376, da Oddo III Fortebracci, padre del ben più famoso Andrea Braccio da Montone, che fu subito incaricato da Perugia di dirigere i lavori per renderla ancora più massiccia e inespugnabile. Con la sua posizione a guardia della valletta del torrente Carpina e del suo affluente, il torrente Sansughera, permetteva il controllo di un vasto territorio: pertanto negli anni successivi alla conclusione dei lavori (avvenuta nel 1380), fu continuamente contesa tra Perugia e Città di Castello. Nel 1381 Città di Castello riuscì a conquistarla grazie al sopracitato Oddo III, che in questo modo fu esentato dal pagamento di alcune tasse relative a dei beni che possedeva nel territorio tifernate. Due anni più tardi, mentre alcuni castelli ritenuti poco utili venivano smantellati, i priori perugini dotavano Rocca d’Aries di un ulteriore contingente militare; l’anno successivo, questo dispiegamento di forze fu fondamentale per sventare un nuovo attacco dei tifernati, decisi a riprendersi il possedimento.

Rocca d’Aries

Nel XV secolo, la Rocca divenne possedimento di Braccio Fortebracci, con il quale cominciò a cambiare destinazione d’uso, acquisendo quegli scopi abitativi che conserverà per i secoli successivi, passando per le mani della famiglia Bentivoglio di Gubbio, dei Cantamaggi e dei Della Porta. Quando fu acquistata dalla Regione Umbria, negli anni Ottanta del Novecento, apparteneva ancora a questa famiglia, sebbene fosse stata danneggiata dal terremoto del 1984.
Si presenta come un edificio a pianta rettangolare fortificato dotato di una torre semicircolare opposta alla facciata principale, dove si può ancora notare l’antico portale. La torre ha al suo interno una scala a chiocciola costruita con pietre murate a secco.
Una curiosa leggenda è nata a seguito delle grandi feste ospitate nella rocca a inizio secolo: sembra che gli ospiti indesiderati venissero fatti precipitare in un trabocchetto – un pozzo irto di coltelli – durante il ballo. Il loro sangue avrebbe tinto di rosso le acque del torrente Sansughera, spiegando così il colore che spesso affiorava dalle acque.

Arrivati al crocevia, prendiamo il primo sentiero a sinistra (111) e chiudiamo l’anello tornando verso il borgo di Montone.

 

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Trekkify, registrata come Associazione Sportiva Dilettantistica nel novembre 2019, intende diffondere e valorizzare la pratica sportiva connessa al trekking, all’escursionismo e all’arrampicata. Lo scopo primario è quello di incoraggiare l’attività fisica e il benessere che ne deriva, ma anche promuovere l’educazione ambientale, il rispetto e il buon governo del territorio.