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«Il mio modo di manifestare l’Arte è per me una profonda riflessione sull’umanità dell’artista; dico spesso che è l’opera che fa l’artista»

Bruno Ceccobelli

 

Bruno Ceccobelli, allievo di Toti Scialoja, è un artista spirituale che ha sviluppato un linguaggio formale del tutto autonomo e scevro dalle influenze dettate dalla moda. Dalla seconda metà degli anni ’70 fa parte degli artisti che si insediarono nell’ex pastificio Cerere a Roma, nel quartiere san Lorenzo, gruppo poi divenuto noto come Nuova scuola Romana o Officina san Lorenzo. L’artista tiene la sua personale nel 1976 presso la Galleria Spazio Alternativo di Roma; successivamente espone a Parigi e New York. Nel 1984 e nel 1986 è invitato alla Biennale di Venezia ed espone in diverse mostre in Europa, Canada e Stati Uniti.

C’è stato un momento in cui ha capito che l’arte avrebbe fatto parte della sua vita e che lei sarebbe diventato un artista?

Beh, era il 1959 e frequentavo la prima elementare, vinsi un premio di pittura promosso dall’I.N.A.- Istituto Nazionale Assicurativo, un libretto di risparmio a mio nome; vivevo in campagna e i miei erano contadini: fu uno sconvolgimento per tutto il circondario. Dipinsi un pastorello che conduceva le pecore, prendendo spunto dalla raffigurazione pubblicitaria della scatola dei colori Giotto che avevano per icona emblematica Cimabue, il quale guardava con entusiasmo il piccolo Giotto, che diverrà poi suo allievo, mentre disegnava una pecora su una roccia. Mi ero così impressionato da quel romanzato episodio artistico che credetti nel sogno totalmente… e come Giotto anch’io stavo con le pecore, in fondo mi mancava solo un futuro maestro: già, d’altronde non si racconta anche nella Bibbia che «quello che credi ti sarà dato»?

Lei è stato un allievo di Toti Scialoja: questa relazione quanto ha influito sulla sua arte? Se vuole, ci può raccontare un aneddoto che ricorda con piacere?

Quattordici anni dopo aver vinto quel mio primo premio, all’Accademia di Belle Arti di Roma, Sezione Scenografia, arrivò il mio primo maestro, Toti Scialoja, un uomo coltissimo, pittore, poeta, già famoso per aver avuto allievi importanti come Pino Pascali, Jannis Kounellis, Giosetta Fioroni e Carlo Battaglia. Toti era un istrione, un perfetto narratore, un rigoroso insegnante e infine un bonario amico. Ricordo con piacere l’ultima sua lezione, che fece anni dopo la sua uscita dall’Accademia; per il suo ottantesimo compleanno organizzammo una festa di reincontro: lui e i suoi allievi più affezionati, pranzammo a San Lorenzo, al ristorante Pommidoro, per poi scegliere il mio studio all’ex Pastificio Cerere per un ulteriore saluto. Toti, emozionato, non si trattenne e si caricò per darci una sua definitiva prolusione sulla gnoseologia dell’arte; finito il discorso con applausi e commozione, io rimasi scosso perché, ancora una volta, non solo lo ritrovai empatico, ma quello che il prof. aveva appena detto era esattamente il mio pensiero sull’arte. Dunque, non ero io allievo che avevo un pensiero artistico originale, ma si ergeva in me lo spirito del maestro e ne fui felice.

 

”Motore Universale”, 2011, tecnica mista su legno

L’arte è quindi il saper rappresentare la visione olistica-filosofica e ontologica dell’umana esistenza; infatti nelle sue opere è molto forte e preponderante l’aspetto spirituale, il modo di ricercare l’essenza attraverso l’arte. Ci può raccontare?

A diciassette anni, a Roma, incontrai il mondo della Teosofia grazie a Emma Cusani della L.U.T. – Logge Unite Teosofiche, così approfondii il pensiero filosofico di Madame Helen Blavatsky che tanto aveva influenzato pittori del Novecento come Hilmaaf Klint, Kazimir Malevic, Vasilij Kandinskij, Paul Klee e Piet Mondrian. Poi, nel 1985 fui uno dei pochi artisti italiani viventi a partecipare al Los Angeles County Museum of Art, quell’esposizione storica itinerante dall’America all’Europa dal titolo The Spiritual artabstract painting 1890-1985. Il mio modo di manifestare l’Arte è per me una profonda riflessione sull’umanità dell’artista; dico spesso che è l’opera che fa l’artista. Senza dubbio i miei dipingere e scolpire sono iconico-simbolici e i miei temi sono le profondità del cosmo e dell’anima.

Vorrei concludere chiedendole di lasciarci con una parola su cui riflettere; una parola che per lei rappresenti il connubio tra la sua arte e l’Umbria.

Sono nato a Todi, nel cuore dell’Umbria che è il cuore d’Italia. Mi sento fortunato, vorrei abbinare all’Umbria i miei quadri fatti con la parola cuore.

Il 18% degli atleti mondiali che hanno vinto una medaglia nelle ultime tre edizioni olimpiche di tiro si sono allenati a Umbriaverde. Tra i tanti si allena qui Diana Bacosi che ha vinto l’oro a Rio nel 2016, e Vincent Hancock che ha vinto tre ori nelle ultime 4 edizioni olimpiche, e il nostro Giovanni Pelliero.

Sono andata a vedere a Umbriaverde, dove si sta svolgendo la Emir Cup, e con soddisfazione ho parlato e ho stretto la mano proprio a Giovani Pelliero che ha vinto, finora, 4 medaglie olimpiche, 7 coppe del mondo, 180 medaglie in generale. È uno dei più forti tiratori al mondo. Il poligono di tiro Umbriaverde è posizionato in un meraviglioso contesto nella tranquillità tipica delle colline umbre su cui si affacciano le postazioni del tiro a volo. Il poligono è nato per mettere in risalto lo stretto rapporto esistente tra la pratica sportiva, l’ambiente e la natura; è completamente avvolto dalle colline di Massa Martana ed è composto da sei campi polivalenti forniti di macchinari d’avanguardia nei quali è possibile praticare tutte le discipline olimpiche del Tiro a volo al piattello.

Il Direttore e Giovani Pelliero

In ogni campo ci sono le postazioni che corrispondono a un certo tipo di tiro:

  • Fossa olimpica o trap: 5 postazioni occupate dai tiratori e da ogni postazione si spara a 25 piattelli e si scala di un posto fino al completamento delle 5 postazioni. Dopo che il tiratore ha chiamato il piattello dicendo a voce alta pull (tirare in inglese), il piattello esce a circa 130 km/h con una traiettoria sconosciuta, il lancio che può essere da destra da sinistra o al centro.
  • Skeet olimpico: 8 postazioni disposte a semicerchio. Si spara in sequenza nota a 25 piattelli con traiettoria nota. I tiratori cambiano postazione e devono ovviamente centrare tutti 25 i piattelli. La difficoltà sta proprio nel cambio di postazione.
  • Double trap è come il Trap ma non è più specialità olimpica, e si differenzia dal Trap perché vengono lanciati due piattelli insieme. Il tiratore ha a disposizione 2 colpi.
  • Compak sporting amatoriale. È una via di mezzo tra caccia e tiro a volo. Si pratica in ampi spazi con percorsi ideati per divertire i tiratori. Non è specialità olimpica.

Sparare in un poligono di tiro, in una gara normale oppure olimpica, richiede una grande preparazione. Il tiro richiede esercizio anche per sopportare il peso dell’arma. Il peso di un fucile oscilla tra i 3 kg e 4,5 kg, non è molto, ma lo diventa quando si sta in postazione per ore. Quindi l’atleta deve allenarsi anche in palestra per rinforzare la muscolatura della spalla e del braccio. Molti atleti si avvalgono anche dello psicologo – motivatore per affrontare la tensione e la grande concentrazione che richiede la gara.

Chi non ha mai tirato forse ignora che per colpire un piattello si deve fare un calcolo complesso e velocissimo. Quando di grida pull il piattello esce a oltre 100 km/h e in un tempo che oscilla tra 1 e 3 secondi si deve calcolare la traiettoria e sparare in modo da far sì la rosa di pallini si venga a trovarsi davanti al piattello che li impatta e si disintegra. In gergo tecnico si dice che il piattello va anticipato.

I piattelli sono color arancio come in tutte le specialità olimpiche, anche durante le prove e le esercitazioni. I fucili sono calibro 12 e possono essere personalizzati solo nelle parti di legno, cioè il calcio e l’astina. Al calcio si può applicare un cuscinetto di gomma per attutire il rinculo mentre l’astina, dove si impugna il fucile, può essere adattata alla dimensione della mano.

 

 

L’Italia è molto amata da chi pratica questo sport, soprattutto ad alto livello, questo perché l’Italia è l’assoluta eccellenza del settore. Le armi Beretta sono famose come la Ferrari e le cartucce Fiocchi equivalgono all’Armani del settore. Poi in Italia si mangia bene e Umbriaverde è sì un poligono di tiro, ma è anche un Resort molto ben attrezzato con palestra, dove gli atleti si allenano, piscina e spa, dove potersi rilassare dalla tensione e dalla concentrazione che richiede il tiro. Anche le famiglie hanno modo di passare proficuamente il tempo. Insomma l’eccellenza italiana e mondiale del tiro passa da Umbriaverde.

 

Commissario tecnico olimpico Ridolfo Viganò

 

Il poligono è attrezzato con i macchinari più moderni che vanno dalle postazioni elettroniche alla raccolta dei piattelli frantumati, dei pallini di piombo, della bora, e delle cartucce usate. Non sono però solo i macchinari ad attrarre gli atleti, ma tutto l’insieme, compreso il ristorante. Il posto è verde con grandi spazi e accogliente. Direi che è silenzioso e lo sarebbe di più se non ci fosse chi spara. Però il silenzio permette agli atleti di recuperare durante la notte. In questo momento si sta svolgendo la Emir Cup con atleti internazionali e per la squadra italiana è presente anche il Commissario tecnico olimpico Ridolfo Viganò. La gara finisce domenica 28 agosto. Poi seguiranno altre gare e altri allenamenti.

Tutto pronto per il secondo appuntamento del ciclo di eventi del Circuito dei Borghi dell’Orvietano, il progetto volto alla scoperta degli angoli più suggestivi del comprensorio di Orvieto attraverso l’orienteering.

Il progetto è guidato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Scolastica “E. Majorana”, affiliata alla FIE – Federazione Italiana Escursionismo, con la partecipazione di FISO – Federazione Italiana Sport Orientamento, Slow Food Orvieto, UISP Sport per tutti, Touring Club Italiano, PAAO – Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano e Trame di Comunità.

 

L’evento

La giornata del 28 agosto 2022, organizzata con la partecipazione del Comune di San Venanzo, si svolgerà presso il Parco dei Sette Frati del Monte Peglia, ed è un evento dedicato agli adulti come ai più piccoli. Si inizia infatti alle ore 9.00 con il Nordic Walking; segue, alle ore 10.00, la passeggiata alla scoperta della disciplina dell’orienteering, mentre alle 10.30 si potrà andare alla ricerca delle lanterne in un divertente gioco per adulti e bambini. Non solo: dopo la pausa pranzo un gruppo di musicisti allieterà i partecipanti con della buona musica e, per rendere la giornata ancora più interessante, si aggiungeranno anche gli eventi del Peglia Fest, con lo spettacolo dei Tamburini di Assisi, una mostra mercato e concerti.

Il progetto

Il Circuito cittadino dei Borghi dell’orvietano nasce dall’analisi della tendenza, più o meno recente, alla riscoperta di una dimensione di maggiore sostenibilità nei ritmi quotidiani e nei rapporti sociali, con un equilibrio più marcato tra tempo lavorativo e tempo libero e più legata ai luoghi in cui il vivere si esprime. I sostanziali cambiamenti di prospettiva che l’esperienza della pandemia ha velocizzato e, spesso, reso indispensabili, hanno dato impulso alla riscoperta dei piccoli borghi come modello sociale e culturale da far conoscere e valorizzare. Lo scopo del progetto è proprio quello di creare modelli di fruizione che possano spingere verso livelli superiori di coinvolgimento e comprensione, sia degli aspetti fisici (elementi architettonici e spazi di socialità) sia di quelli culturali (modelli di artigianato, enogastronomia), spesso non apprezzati appieno nella canonica visita turistica.
La strategia è quella di utilizzare lo sport dell’orienteering, ormai affermato nella maggior parte delle scuole e quindi ben conosciuto dagli studenti e dalle loro famiglie. Si scopriranno così gli angoli più suggestivi e significativi di ogni borgo in cui si svolgerà la manifestazione: sotto forma di gara, per chi vorrà, ma anche sotto forma di passeggiata per le famiglie. I concorrenti seguiranno autonomamente percorsi per raggiungere i punti indicati su una carta topografica specifica, sperimentando, quindi, anche la capacità di saper leggere e orientare una carta e sapersi muovere in uno spazio relativamente nuovo.

 


Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 26 agosto a info@circuitodeiborghi.com

«È troppo naturale in ciascuno l’amore verso la Patria. Questo amore sì giusto, e sì naturale deve spronare ogni Cittadino a soccorrere la madre Patria in tutte le sue indigenze, a difenderla nei suoi pericoli, e nei suoi diritti; a procurarne i vantaggi, e gli avanzamenti, e finalmente a esaltarla, abbellirla, e a esporre al pubblico ogni suo pregio, e ornamento». (Fabio Alberti).

 Giuseppe Corradi

Nasce a Bevagna il 21 ottobre 1830, da Innocenzo Corradi che in quel periodo esercitava la chirurgia come condotto, proprio in questa città. Il padre Innocenzo vinse la condotta chirurgica di Bevagna nel 1829 e vi si stabilisce con la moglie Vincenza Moreschini, abitando in Palazzo Ciccoli (ora Nalli- Fraolini).
Dopo aver compiuto gli studi di filosofia a Jesi e frequentato le scuole degli Scopoli a Firenze, studiò Medicina nell’Università di Pisa e all’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Manifestò fin da principio la sua passione per la Chirurgia, seguendo l’esempio del padre. Nel 1854 entrò nella Clinica Chirurgica di Firenze diretta da C. Burci che lo scelse quale allievo prediletto e gli affidò l’insegnamento di Medicina Operatoria e Patologia Chirurgica. In questi anni perfezionò le proprie capacità tecniche e si dedicò in particolare allo studio sugli organi genito urinari. Nel 1869 a Parigi l’Acadèmie Imperiale de Mèdicine gli attribuì l’ambito premio d’Argenteuil per un lavoro sui restringimenti d’uretra.

Nel 1870 vinse il Primo Premio al Concorso Riberi indetto dalla R. Accademia di Medicina di Torino, presentando un trattato sulle malattie degli organi genito urinari. Nell’ottobre del 870 fu chiamato a fondare e a dirigere a Roma la I Clinica Chirurgica di cui gli fu riconsegnata la Cattedra di professore ordinario nel 1873. Contemporaneamente aveva vinto anche il concorso per la cattedra di Firenze e, con una decisione mediata anche da alcune sventure familiari, volle tornare alla Clinica dove aveva svolto le prime tappe della sua carriera. Prima di tornare a Firenze, in perfetto accordo con lo spirito che animò tutta la sua opera di chirurgo moderno, progressista e innovatore, ma anche di attento osservatore delle altrui esperienze, si recò a Vienna e a Berlino per frequentare le cliniche dirette da Billroth e da Langenbeck. Nel 1874, dopo tanti anni di esperienza in chirurgia urologica, pubblicò il primo volume del Trattato sule malattie degli organi orinari. Nel 1884 compare sulla rivista medica Lo sperimentale la sua dotta monografia Sui progressi della Litotripsia. Nel 1882 fu uno dei 7 fondatori della Società Italiana di Chirurgia. L’opera scientifica del Corradi fu attiva e gloriosa perché si devono a lui lavori pregevolissimi e la modifica e realizzazione di nuovi strumenti atti a migliorare continuamente la tecnica chirurgica. Scrisse molto sui restringimenti uretrali e fece costruire un uretrotomo dilatatore con pregi incontrastabili e molteplici; a lui si deve la cura degli angiomi con la compressione e la galvanocaustica; fu l’iniziatore dell’asepsi facendo costruire delle cassette di rame, dentro cui depositava il necessario per le medicazioni, le quali messe in stufe apposite, le portava ad alta temperatura; propugnò quale metodo di cura dei calcoli, la litotrisia rapida facendo costruire apparecchi appositi, fra i quali una comune siringa metallica a becco, che poteva diventare eretta, ben fenestrata, da poter permettere il passaggio anche di grossi calcoli. Dopo la perdita della moglie avvenuta nel 1887, ridusse le proprie attività, finché nel 1893 affidò al suo allievo Colzi la gestione dell’Istituto, lasciando definitivamente la Direzione nel 1897 e divenendo professore emerito. Si spense a Firenze il 9 maggio 1907 dopo anni di gravi infermità. Nel 1989, a Bevagna, fu fondata su iniziativa del prof. Andrea Trenti e del dott. Leonello Petasecca Donati, chirurgo bevanate, l’associazione Giuseppe Corradi che di anno in anno ha conferito premi a medici e scienziati di indubbio valore, creando un appuntamento importante sul piano nazionale e internazionale. Nel 1990 l’Amministrazione di Bevagna fece apporre nella casa natale del Corradi una lapide con su scritto: A Giuseppe Corradi, insigne scienziato, fondatore della Società Italina di Chirurgia, primo clinico chirurgo di Roma Italiana, a eterno ricordo, i cittadini posero. Bevagna 8 maggio 1990.

Domenico Bertini

Nato a Bevagna il 24 febbraio 1924, da Leonardo e Domenica. Laureatosi a Perugia all’inizio degli anni Cinquanta, entrò a far parte dell’Istituto di Patologia Chirurgica di quell’Università, diretto da Luigi Tonelli che seguì poi a Pisa e a Firenze. Sotto la guida del maestro fu rapida la sua formazione culturale e professionale, dotato di grande capacità lavorativa e di una propensione alla chirurgia, tanto da rendere semplici gli interventi più complessi. All’inizio degli anni Settanta, quando ancora erano rari in Itala gli interventi di chirurgia vascolare arteriosa ricostruttiva e si erano appena formate le scuole di chirurgia vascolare milanese, con Edmondo Malan, e romana, con Paride Stefanini, Luigi Tonelli volle che anche Firenze avesse un centro universitario dedicato a tale specialità. Iniziò così l’attività di Domenico Bertini come chirurgo vascolare, dapprima accanto al maestro, poi autonomamente con sempre maggior fervore ed entusiasmo. Nel 1971 gli venne conferito l’incarico dell’insegnamento di Chirurgia vascolare il 1° novembre 1975 fu nominato professore straordinario e poi ordinario di questa disciplina nell’Ateneo fiorentino, posizione che mantenne fino al suo collocamento fuori ruolo nel 1996. Nel 1980 fondò anche la Scuola di specializzazione in Chirurgia vascolare. A partire da quegli anni ebbero inizio gli interventi di chirurgia dei tronchi sopraortici e furono messe a punto le tecniche di monitoraggio dell’attività cerebrale durante i clampaggi mediante lo studio dei potenziali evocati. Tale approccio rappresentò una razionale metodica per una chirurgia sempre più scevra da complicanze. Altrettanto importante fu la semplificazione degli interventi sull’aorta addominale, i cui tempi operatori sotto le sue mani esperte e sicure si accorciarono significativamente. Raggiunse un ruolo di primissimo piano a livello toscano e nazionale grazie agli ottimi risultati dell’impressionante numero di interventi che lui e la sua scuola hanno eseguito: più di 7000 disostruzioni carotidee e oltre 6000 rivascolarizzazioni aortoiliache, per patologia aneurismatica e obliterante. Morto a Firenze il 4 giugno 1997 e sepolto nella sua Bevagna.
I modi gentili e l’atteggiamento umile esaltavano ancor di più le sue grandi doti umane e chirurgiche. Pur vivendo a Firenze le visite e le soste nella sua Bevagna erano frequenti. Aveva un ambulatorio in cui, insieme alla moglie, pediatra, ha visitato quasi tutti i bevenati. Molti bevanati si recavano, invece, a Firenze accompagnati dal tassista Brandi Luigi.
Nel 1989 è stato premiato dall’ Associazione Giuseppe Corradi appena sorta a Bevagna e che negli anni ha conferito premi a medici e scienziati di indubbio valore.
L’Università di Firenze ha instituito, per commemorare la sua figura, il Premio di laurea Prof. Domenico Bertini attribuito alla miglior tesi di specializzazione in Chirurgia vascolare. L’Amministrazione Comunale di Bevagna gli ha intitolato una via del paese.

 


Riferimenti bibliografici

Andrea Trenti, Leonello Petasecca Donati.  Giuseppe Corradi. Il clinico chirurgo di Roma

Giovanni Spampatti. Giuseppe Corradi ed il suo contributo alla chirurgia delle vie urinarie

Carlo Pratesi. Domenico Bertini. La razionalizzazione della Chirurgia vascolare

La rassegna è promossa con il sostegno dei Fondi “POR FESR Umbria 2014-2020 – Az. 3.2.1 – Avviso Pubblico per partecipazione Progetto Spettacoli dal Vivo”

 

Un’esperienza unica e irripetibile, che per la prima volta farà “cantare” la Cascata delle Marmore dando voce, attraverso la rielaborazione artistica in presa diretta, ai suoni interni delle acque e della vegetazione: sabato 20 agosto, alle 19.30, il Parco della Cascata delle Marmore ospiterà la performance musicale Waterfall & Sounds, quarto appuntamento della rassegna Vibrazioni – il suono dalla radice, promossa da Tetraktis Percussioni con il sostegno dei Fondi “POR FESR Umbria 2014-2020 – Az. 3.2.1 – Avviso Pubblico per partecipazione Progetto Spettacoli dal Vivo”.
E sarà proprio l’ensemble umbro, insieme al sound artist Federico Ortica, a guidare il pubblico nell’inedito percorso emozionale in cui verrà messa in evidenza la voce più intima della cascata e del suo microcosmo vitale, tradotta in tempo reale in linguaggio musicale (ingresso gratuito su prenotazione: vibrazioni.tetraktis@gmail.com).
“L’acqua – spiegano da Tetraktis Percussioni – se suonata da mani sapienti rievoca i suoni dolci e delicati della natura, diventa attrice protagonista del suono. L’appuntamento di sabato nasce da un progetto di ricerca appassionante e dinamico che riusciamo a realizzare grazie alla collaborazione del Comune di Terni, di cui ringraziamo particolarmente il sindaco Leonardo Latini e l’assessore alla Cultura Elena Proietti”.

 

 

Vibrazioni nasce dalla matrice primitiva del concetto di suono e si sviluppa in una serie di appuntamenti fino a settembre in luoghi suggestivi della regione, palcoscenico di performance musicali in cui l’esperienza immersiva incontra composizioni originali e strumenti di vetro. Il corpo vibrante quale archetipo della musica stessa – considerata nella accezione più ampia del suo significato – è l’emblema della ricerca quasi trentennale di Tetraktis, che trova sintesi nei programmi musicali proposti, che oscillano tra linguaggi più o meno definiti e organizzati, tra modalità più o meno controllabili e ripetibili, tra forme di fruizione più o meno convenzionali.

L’evento, che si è appena concluso al Club Velico Trasimeno di Passignano sul Trasimeno, ha visto coinvolti oltre 80 artisti tra pittori, scrittori, musicisti, attori, drammaturghi e stilisti, nei vari linguaggi d’arte che il ricco e vario programma del 2022 ha messo a disposizione dei visitatori di Cartoline dal Trasimeno.

Nomi come quelli del celebre maestro d’orchestra Gianni Mazza, del cantante Alex Baudo, della performer e scrittrice Floriana La Rocca, dell’archeologa Barbara Venanti, dei promotori artistici e maestri pittorici Fabrizio Fabbroni e Stefano Chiacchella, del drammaturgo Francesco Bianchi, del compositore e performer Cesare Verdacchi, dell’attore e scrittore Mirko Revoyera, della stilista e influencer Maggy Style e del critico d’arte Luciano Lepri, oltre a 35 pittori conosciuti e affermati provenienti da tutta Italia, hanno tenuto il palco da protagonisti.

 

 

I vincitori della mostra pittorica sono Anna Chiaraluce e Alida Mancini (Raphael Leon) mentre i tre vincitori dei Baccarelli, l’estemporanea di pittura dove le opere sono state create con l’ausilio del vino dei Colli del Trasimeno, sono Dario Silvestri, Simona Costa e Fabiola Lazzarini.

 

Le vincitrici

 

Giuliana Baldoni, Jean Luc Bertoni e Marco Pareti, organizzatori dell’evento, hanno dichiarato: «La seconda edizione di Cartoline dal Trasimeno ci ha regalato grandi soddisfazioni di presenze e partecipazione dei tanti artisti intervenuti. Ci ha fatto piacere trovare una sinergia con il CVT per la realizzazione della vela di Cartoline dal Trasimeno, dipinta con l’ausilio dei pittori intervenuti all’evento che hanno lasciato il loro segno artistico sulla vela che sarà montata su una barca Optimist e condotta da dei ragazzi che prossimamente veleggerano in segno di Pace sulle acque lacustri. Poi sono state distribuite le consuete cartoline postali illustrate riportanti le opere dei pittori che hanno esposto in mostra e che potranno essere spedite e viaggiare in tutto il mondo, portando l’immagine dei vari dipinti ispirati al Trasimeno come ambasciatori di bellezza artistica e territoriale. Un catalogo illustrato della mostra è a memoria perenne di questa edizione – continuano gli organizzatori – Ringraziamo il CVT, L’Assemblea Legislativa della Regione Umbria, il GAL Trasimeno-Orvietano, il Comune, l’URAT, Europa Comunica, Bertoni Editore, la Cantina Berioli, i B&B Isole e Tramonti e La Rocca Residence, Arcuri e Burico abbigliamento, Vivo a Colori nonché il co-organizzatore AboutUmbria e i media MEP Radio, RTN Radio, TEF e Umbria+TV».
Gli organizzatori hanno svelato che sono al lavoro per la prossima edizione dove ci hanno garantito delle nuove sorprese all’insegna dell’arte e della cultura.


“Mondo Piccolo” sono i libri che Guareschi ha dedicato alle vicende di un paesino della Bassa Padana. Era il mondo di Brescello, dove tutto si svolgeva nello spazio di pochi chilometri, e chi veniva da Parma era uno straniero. Adesso il mondo si è rimpicciolito e i vari Brescello si sono allargati.
Attraversare tutto il mondo per un concerto è normale.

Infatti sono tornati a Todi i giovani pianisti che provengono da ogni angolo del mondo. Sono venuti per studiare e perfezionarsi con gli insegnanti che a loro volta vengono da varie parti del mondo.
È finalmente ripartito il TIMM: TODI INTERNATIONAL MUSIC MASTER – corso di perfezionamento per giovani pianisti.

Era stato sospeso a causa del Covid negli anni 2020 e 2021. Purtroppo quest’anno mancano gli studenti cinesi, perché le frontiere della Cina sono ancora chiuse sia in entrata sia in uscita. Manca perciò un numero consistente di allievi molto bravi, ma i 26 presenti sono il meglio che il giovane mondo pianistico internazionale può offrire. Quest’anno, per la prima volta, c’è anche uno studente italiano. Ci sono ragazzi così piccoli che a fatica arrivano a toccare i pedali, il più giovane ha solo 10 anni, ma le mani sulla tastiera corrono veloci. Sembra una magia vedere che dei ragazzi e ragazze così giovani abbiano già sviluppato non solo una tecnica sofisticata, ma che siano anche capaci di interpretare brani che richiedono emozioni complesse, da adulti.

Il palazzo del Vignola li ospita ancora una volta e, anche se le sale messe a disposizione non sono sale da concerto, questo non influisce sulla qualità del lavoro. Il piacere di suonare è tale che i ragazzi superano tutto questo e si preparano al grande concerto finale dove suoneranno con l’orchestra.
Se i ragazzi lavorano anche con il caldo, i pianoforti da studio e da concerto invece soffrono. Sono molto delicati e vanno accordati ogni giorno, perché la tensione delle corde varia con l’umidità e con il calore.

Gli insegnanti del Master sono tre e sono tutti concertisti e professionisti di fama internazionale.
Antonio Pompa Baldi è il direttore artistico e arriva dagli Stati Uniti.
Eduardo Delgado arriva dall’Argentina.
Andreas Frölich dalla Germania.
Sono insegnanti che portano non solo la loro esperienza di docenti, ma sono soprattutto concertisti a tutto tondo che suonano in tutte le sale del mondo con varie orchestre e con un pubblico sempre diverso, quindi sono in grado di dare informazioni anche su come ci si deve muovere in una grande sala e con una grande orchestra.
Il master è iniziato il 3 agosto e proseguirà fino al 17 agosto 2022.
Ogni sera, alle 21, si ascolta buona musica ottimamente interpretata e si ha il piacere di vedere l’esibizione di una giovane promessa del pianoforte. Ogni sera alle 21 c’è un concerto e l’ingresso è libero.


Per maggiori informazioni: www.todimusicmasters.com

Non risultano evidenze storiche o letterarie a sostegno di questa domanda: è difficile stabilirlo, facevano lo stesso lavoro e, per questo motivo, probabilmente si conoscevano anche se non erano proprio coetanei. Ma chi erano Vitellozzo e Naso di Patata e di cosa si occupavano?

Vitellozzo e Naso di Patata

Il suono di questi due nomi, non c’è dubbio, suona un po’ irreverente e sembra rimandare a protagonisti immaginari di qualche fumetto o cartone animato. Si potrebbe pure pensare a due personaggi dei Muppet Show o addirittura a due avventori di locali non proprio alla moda. Ma non è così, è qualcosa di molto più serio! È una storia, o meglio un insieme di vicende che vede artefici, anche del proprio destino, due condottieri umbri: Vitellozzo Vitelli di Città di Castello e Bartolino da Terni detto Naso di Patata.

 

Naso di Patata

La figura del condottiero

La figura del condottiero, dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476 fino agli albori dell’anno 1000, divenne spesso simbolo di leggende e racconti popolari. Infatti questa nuova figura si trasformò nel cavaliere errante alla continua ricerca di nemici da sconfiggere e belle donne da proteggere. I suoi valori erano l’onestà, il coraggio, la forza e la fedeltà presso il proprio signore. Due esempi, tra storia e leggenda, di questo periodo furono Rolando e Artù.

Le compagnie di ventura

A partire dal XIV secolo, complici i rivolgimenti e i tumulti dell’epoca, si assiste negli stati italiani alla formazione di scuole militari. Tali scuole vengono definite compagnie di ventura, ognuna di loro ha a capo un capitano di ventura e i soldati che ne facevano parte erano per la maggior parte mercenari. La compagnia era guidata da un condottiero, comunque sottoposto al capitano di ventura. Il termine condottiero prende il nome dalla condotta cioè dal contratto che veniva stipulato con un governo. Un mercenario a tutti gli effetti con tanto di contratto. Non di rado il condottiero era sia letteralmente sia praticamente il capitano di ventura.

Condottieri famosi

Tra i più noti condottieri e capitani di ventura scevri da qualsiasi aspetto leggendario si ricordano Farinata degli Uberti, Uguccione della Faggiola, Giovanni Acuto il cui vero nome era John Hawkwood essendo inglese, Jacopo Dal Verme, Braccio da Montone, Cesare Borgia, il Gattamelata, Malatesta Baglioni. Molti di questi sono umbri.

Vitellozzo Vitelli

Vitellozzo Vitelli

Vitellozzo Vitelli nacque a Città di Castello nel 1458. È stato un cavaliere di ventura, condottiero e politico. Ha vissuto in un periodo storico particolarmente complesso ed è rimasto, forse anche per questo, tra i più conosciuti e valorosi combattenti del suo tempo. A 36 anni, nel 1494, due anni dopo la scoperta dell’America, passa sotto il comando del Re Carlo VIII di Francia dando sfoggio della propria abilità militare. Successivamente passa agli stipendi di Pisa e poi al soldo dei fiorentini proprio contro Pisa; un vero mercenario! Nel 1497 ottiene la signoria su Città di Castello. L’anno successivo abbandonò i campi di battaglia perché ammalato di sifilide ma appena guarito partì da Città di Castello per Milano, dove si mise al servizio di Cesare Borgia. Nel 1500 lo troviamo a fianco di Giampaolo Baglioni per riprendere il dominio su Perugia e nel 1501 si reca nel regno di Napoli con i francesi contro gli aragonesi. Vitellozzo continua a vagare e combattere per molte città del centro Italia e ottiene nel 1502 la nomina di conte di Montone. Preoccupato per la crescente ambizione di Cesare Borgia, cerca di distaccarsene ideando una congiura, ma invitato, il 31 dicembre 1502, dallo stesso Cesare ad un banchetto di riconciliazione, verrà strangolato da Michelotto Corella. Vitellozzo, prima di morire, invoca il perdono del Papa, Alessandro VI, per le sue azioni.

La strage di Senigallia

Questo assassinio, che vide coinvolti anche altri personaggi, è uno dei tanti e famosi fatti di sangue che hanno costellato il Cinquecento in Italia ed è conosciuto come la strage di Senigallia. La strage fu ordita da Cesare Borgia, detto il duca Valentino, ai danni di quattro uomini d’arme già suoi alleati: Oliverotto Signore di Fermo, Vitellozzo Vitelli, Paolo e Francesco Orsini. Vitellozzo e Oliverotto furono tra gli ideatori di una congiura ai danni del Borgia, desideroso di ampliare i suoi territori. Dopo aver trucidato alcuni funzionari del Valentino e fomentato ribellioni nel Ducato di Urbino, i congiurati accettarono l’invito per un incontro di riappacificazione dal celebre uomo politico con cui si incontrarono a Senigallia il 31 dicembre del 1502. Qui questi furono imprigionati dopo aver ricevuto dal Borgia un bacio in segno di riconciliazione e venuta la notte vennero uccisi da un sicario. Successivamente anche altri congiurati furono uccisi su iniziativa dello stesso Cesare Borgia.

Bartolino da Terni – Naso di Patata

Quando Vitellozzo morì a 45 anni, Bartolino da Terni, detto Naso di Patata, aveva 72 anni e si trovava a Cremona dove era stato nominato custode della Rocca. Bartolino da Terni-Naso di Patata fu un condottiero sulla cui persona si hanno poche notizie. Fu devoto alla Repubblica di Venezia che dominava Crema, città che riuscì a difendere da bande provenienti da Milano all’epoca in mano agli spagnoli e ai francesi. Nel giugno del 1484 i milanesi misero sotto assedio Crema, ma Naso di Patata riuscì a liberarla dall’accerchiamento e salvarla. La stessa Bergamo fu difesa con forza, fierezza e orgoglio da Naso di Patata, il ternano pluripremiato per lealtà e coraggio nelle sue vincenti dinamiche belligeranti. Divenne il simbolo di due terre lontane, Terni e Bergamo, ma amiche ancora oggi all’interno del mondo calcistico.
La sua dedizione alla Repubblica di Venezia non fu solo di carattere militare, si distinse anche in fatto di donazioni come quando elargì 3.000 ducati al mercenario Renzo de Ceri al servizio della Serenissima. Si occupò anche di amministrazione quando fu incaricato di ripristinare le decorazioni e i simboli della repubblica veneta che i francesi avevano distrutto.
Alla sua morte, avvenuta il 1° luglio 1518, l’artista Lorenzo Bregno fu incaricato di realizzare un monumento funebre che risulterà il più importante esempio di scultura rinascimentale in marmo presente nel territorio cremasco.
Lo scultore realizzò il volto del condottiero esattamente come gli fu descritto, con un grosso, abbondante e prominente naso a modo di patata. Pochissime sono le conoscenze della sua vita privata e anche per questo non sappiamo se Vitellozzo e Naso di Patata si conoscessero o se fossero amici. Di sicuro, una volta incontrati, considerate le loro forti e taglienti personalità, si sarebbero derisi a vicenda con un semplice dialogo: «Vitellozzo ti vedo un po’ appesantito!», «Appesantito sarà il tuo naso, caro Bertolino».

Conclusioni

Spesso si parla dell’Umbria attraverso la storia dei suoi santi (San Francesco, Santa Chiara, Santa Rita da Cascia, San Benedetto da Norcia, San Valentino da Terni) per colmare un bisogno di spiritualità. Culla del monachesimo benedettino e del movimento francescano l’Umbria si è meritata l’appellativo di Terra di Santi.
Ma l’Umbria è anche stata terra di condottieri le cui gesta vengono ancora oggi ricordate con rievocazioni storiche, musei, volumi e pubblicazioni. I condottieri che hanno fatto grande la nostra regione sono molti e Vitellozzo Vitelli con Bartolino da Terni Naso di Patata sono un esempio splendente di questo nobile lavoro di altri tempi.

Dal 5 al 19 agosto riparte “Cartoline dal Trasimeno”, la kermesse culturale legata al mondo dell’arte.

Dal 5 al 14 Agosto, il Circolo Velico Trasimeno di Passignano sul Trasimeno ospiterà la seconda edizione di Cartoline dal Trasimeno, dove 25 pittori hanno voluto dedicare la loro arte all’antico lago e inoltre saranno presenti molti ospiti del mondo della cultura: il celebre direttore d’orchestra, musicista e personaggio televisivo Gianni Mazza, il critico d’arte Luciano Lepri, l’artista e performer Floriana La Rocca, l’attore e autore Mirko Revoyera e ancora, il compositore Cesare Verdacchi, il poeta Bruno Mohorovich, la presenza di Lisa Ferlazzo Natoli e Francesco Bianchi. La manifestazione si chiuderà con una sfilata di moda, organizzata da Maggy Style di Vivo a Colori, l’associazione che si adopera a favore delle donne colpite da tumore al seno.
Gli organizzatori di Cartoline dal Trasimeno, Giuliana Baldoni, Jean Luc Bertoni e Marco Pareti, hanno pensato di far dipingere ad alcuni pittori partecipanti la manifestazione, una vela messa a disposizione dal Club Nautico Trasimeno e dal suo presidente Giovanni Rosi, che veleggerà sul lago, coniugando sport e arte nel segno della Pace. La vela di Cartoline del Trasimeno sarà installata su un Optimist, la tipica imbarcazione condotta soprattutto dai giovani.
I dipinti esposti nella mostra vogliono portare lo splendore lacustre a spasso per il mondo, attraverso una serie di cartoline postali illustrate, sulle quali saranno impresse le singole opere pittoriche esposte.
Così la cartolina postale illustrata di Cartoline dal Trasimeno, diviene promotrice artistica del territorio e porta con sé un messaggio di bellezza e cultura.
Cartoline dal Trasimeno, propone anche un’estemporanea di pittura, denominata I Baccarelli, che si terrà presso il lungolago nei pressi del Club Velico Trasimeno, dove i pittori potranno creare la propria opera utilizzando l’ottimo vino dei colli lacustri.
Cartoline dal Trasimeno è un evento organizzato in collaborazione con il Comune di Passignano s/T, il GAL Trasimeno-Orvietano, il Club Velico Trasimeno, l’URAT, Bertoni Editore, Europa Comunica, Vivo a Colori, la Proloco, la Cantina Monte Melino di Tuoro, il Rione Centro Storico, AboutUmbria e RTN Radio.
L’ingresso è libero e gratuito.

La manifestazione, alla sua XIV edizione, è in programma dal 6 al 7 agosto nel centro storico della città.

La manifestazione, realizzata con il patrocinio della Regione Umbria, del Comune di Cascia, della Pro Loco di Cascia-Roccaporena e con la collaborazione degli artigiani di “Io Compro Umbro”, ospiterà stand dedicati ai prodotti tipici del territorio, degustazioni, incontri, spettacoli musicali, laboratori e coinvolgerà il centro storico della cittadina umbra.

Aestivum, dal 6 al 7 agosto, sarà un vero e proprio viaggio alla scoperta delle eccellenze della nostra terra con momenti di incontro e di approfondimento con esperti del settore.

 

 

L’apertura degli stand è prevista per sabato 6 agosto alle ore 10:00, mentre alle ore 10:30 presso la Sala Sant’Emidio, ci sarà una tavola rotonda di presentazione della manifestazione, sul tema “Rosa e Tartufo: anime e valori del territorio della Valnerina” con la partecipazione di Mario De Carolis, Sindaco di Cascia, Michele Capitani del laboratorio di scienze e del territorio di Spoleto e in collegamento Domizia Donnini della facoltà di agraria dell’Università degli Studi di Perugia.

Si segnala l’incontro di sabato pomeriggio con Alessandro Orfei, giornalista professionista e amante del proprio territorio che, nel 2017, ha deciso di creare, insieme al cugino, l’azienda agricola Agribio Monte Pennino, la cui mission è quella di creare valore della sua terra attraverso la riscoperta dell’agricoltura e di coltivazioni di alto livello.

 

 

Una grande novità di quest’anno è il coinvolgimento di tutte le aree del centro storico della città: da Piazza Garibaldi all’Ipogeo, dai Giardini Mario Marelli a Piazza Garibaldi ed anche Viale Santa Rita, Sala Sant’Emidio e Piazzale San Francesco. All’interno dell’Ipogeo, per tutta la durata della manifestazione, sarà possibile acquistare prodotti della filiera agricola del territorio. Sabato alle ore 18:00 è previsto anche un momento di degustazione di piccoli assaggi offerti dai produttori locali. Per gli amanti di musica e di  vino, sabato 6 agosto in Piazza Garibaldi dalle 19:00 alle 21:00 si svolgerà un concerto in acustico di durante il quale sarà possibile continuare la degustazione dei vini.

In programma anche due visite guidate nei dintorni della città di Cascia: nel pomeriggio di sabato da Cascia Centro a Roccaporena e ritorno sul sentiero di Santa Rita, mentre domenica mattina da Rocca di Cascia a Ocosce.

Contatti
Facebook: https://www.facebook.com/aestivumcascia
Ufficio Comune di Cascia: info@comune.cascia.pg.it
Ufficio Pro Loco di Cascia-Roccaporena: cascia.proloco@gmail.com
Ufficio Stampa: press@giuliaquaglia.com

 

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