Il Decamerone di Boccaccio è stato letto da Tullio Solenghi al Teatro dell’Accademia di Tuoro. L’artista è stato calorosamente accolto e acclamato da un pubblico rapito dalla sua interpretazione. In una breve intervista, Solenghi si racconta e racconta il suo legame con l’Umbria.
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Le luci sul palco sono ancora spente quando ci avviamo verso il camerino di Tullio Solenghi, accompagnato da Fabrizio Magara, il presidente della ProLoco, entusiasta di aver contribuito a far arrivare a Tuoro lo spettacolo dell’artista, inserito nel programma del Teatro Stabile dell’Umbria e per la competenza di Gianfranco Zampetti. Il Comune e il suo assessore alla Cultura, Thomas Fabilli, hanno fatto la loro parte nell’accogliere l’attore nella cittadina lacustre e, insieme alla sua gente, nell’averlo discretamente coccolato, durante la sua permanenza.
Solenghi è vegano e lo chef Emanuele De Biase, nell’home restaurant vegano che gestisce insieme alla moglie Francesca Ricci a Tuoro, ha risposto alle esigenze dell’artista con grande soddisfazione. Da lì a poco, Solenghi avrebbe letto e interpretato sei note novelle del Decamerone di Boccaccio: Chichibio e La Gru, Peronella, Federigo Degli Alberighi, Masetto Di Lamporecchio, Madonna Filippa, Alibech, con la regia di Sergio Maifredi.
Tullio ci è venuto incontro con uno sfolgorante sorriso e degli occhi luminosi che ti lasciano immaginare il profondo del suo animo e nella tranquillità del suo camerino è iniziata la nostra conversazione.
Tullio Solenghi, ci racconti del suo spettacolo e com’è nato.
È da quattro anni che porto in giro la lettura di sei novelle del Decamerone del Boccaccio che mi piace fare, perché spesso i grandi capolavori, come il Manzoni che ho già fatto, hanno un ricordo scolastico nefasto in quanto eravamo costretti a studiarli e non capivamo la loro bellezza. Quando mi hanno proposto di fare questa lettura, dopo un iniziale scoramento, me ne sono innamorato e quindi riproporre questi capolavori in forma libera e riscoprirne insieme al pubblico la grande valenza, è una grande soddisfazione che sera per sera mi porto a casa, al di là dell’afflato della gente che viene allo spettacolo.
Le sei storie che lei interpreta, per i loro contenuti, si rispecchiano nei tempi attuali?
Il punto di contatto è la vita. Boccaccio, infatti, è definito popolare: racconta la furbizia e l’arguzia popolare e diciamo che la vita è sempre quella, cambiano le figure, ma le tematiche – tipo il marito tradito o quello che vuole incastrare qualcun altro – fanno parte anche dell’oggi e sono sempre molto attuali.
Lei è attore, regista, scrittore, imitatore e molto altro e viene considerato, per le sue caratteristiche artistiche e umoristiche, uno dei più importanti personaggi della storia dello spettacolo italiano. Qual è il suo segreto, come fa a essere così polivalente?
Non riscontro una particolare difficoltà perché ogni settore per me corrisponde a un’avventura a sé. La lettura dei capolavori come l’Iliade o l’Odissea o il teatro che faccio insieme a Massimo Lopez sono compartimenti stagni che non mi creano nessuna difficoltà nel passare dall’uno all’altro. Le grandi compagnie comiche dei primi del Novecento avevano spesso un repertorio di sei o sette titoli e quando arrivavano in una città, ogni sera era uno spettacolo diverso. Per me è la stessa cosa.
Ci dica dell’incontro con la straordinaria e compianta attrice umbra Anna Marchesini, così come un suo ricordo.
L’ho conosciuta a Torino e dopo il primo impatto mi sono detto: «Ma dove l’hanno tenuta tutto questo tempo?». Anche se giovane, era di un talento straordinario. Dopo tutta la nostra avventura artistica, la porto dentro di me e ne fa parte. Dopo 12 anni trascorsi intensamente al Trio (Lopez, Marchesini e Solenghi) e dopo il modo in cui noi tre abbiamo vissuto questo tempo, le esperienze inevitabilmente hanno scavato e portato qualcosa di ognuno di noi negli altri due.
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Il suo rapporto con l’Umbria e il Trasimeno?
Io sono molto legato all’Umbria e non solo per Anna, ma perché sono affascinato, a livello storico, da tutto il periodo che riguarda la formazione dei primi comuni, il Medioevo, San Francesco. È quel tipo di epoca che sempre mi affascina e ogni paese dell’Umbria, del Trasimeno e in particolare Tuoro, ha un pezzetto di storia che mi riporta a quell’epoca che per me è meravigliosa.
Quali sono i suoi programmi e prossimi appuntamenti?
I miei programmi sono quelli di proseguire uno spettacolo dal titolo Tullio Solenghi e Massimo Lopez Show e poi sto preparando un progetto con altri due attori che si intitolerà Volevo essere Woody Allen, in omaggio al famoso attore d’oltreoceano.
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Le luci sul palco si stanno per accendere, Tullio Solenghi si dirige verso il suo pubblico a cui leggerà le sei novelle e al termine, coinvolto dal grande affetto dei toreggiani, ha donato un’applauditissima interpretazione della Quercia del Tasso di Achille Campanile e l’esilarante racconto della Bomba al Sistina, esperienza vissuta al tempo del Trio. Al termine della serata, ogni spettatore è tornato a casa con un sorriso in più, pensando alla straordinaria interpretazione regalata da Messer Tullio Solenghi da Genova.
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Marco Pareti
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