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Malakos, custode di gusci

di Eleonora Cesaretti

I fruscianti cipressi di Villa Capelletti, allineati come ligi soldati, tracciano linee verdi e odorose che, qui in Umbria, siamo abituati ad associare alle antiche dimore signorili. Emblemi di un’antica aristocrazia che, celata dall’ombrosa frescura, ne proteggono ancora i più intimi segreti.

 

Già custode di una collezione ferromodellistica che, per ricchezza di esemplari e per rigore è un unicum in Italia, e del Museo delle tradizioni popolari e delle arti contadine, oggi il complesso rinascimentale di Villa Capelletti, in località Garavelle, accoglie anche un museo straordinario non solo per le sue caratteristiche, ma anche per la sua collocazione in una regione come l’Umbria, notoriamente priva dello sbocco sul mare. Un Museo Malacologico.

malakos umbria

Il tesoro nascosto

Malakos si compone di circa seimila esemplari, di cui però ne sono esposti “solo” tremila: il vero tesoro si trova nei cassetti delle luminose teche che affollano i corridoi, disposte in modo da formare dei percorsi tematici che suscitano esclamazioni di meraviglia non solo ai bambini, ma anche agli adulti, affascinati dalle delicate architetture adagiate sul quarzo blu delle teche.

museo conchiglie umbria

La barriera corallina ricostruita

Ad accogliere il visitatore, l’antro che capirò costituire la punta di diamante dell’intera mostra: in questa profonda insenatura che si apre sul corridoio principale della villa, è stata ricreata una barriera corallina. Si tratta del contenuto di uno dei tre container, sequestrati dal Corpo Forestale dello Stato, destinati al commercio illegale di souvenir. Conteneva esemplari di corallo azzurro, quel raro Heliopora coerulea a forma di ventaglio, tartarughe imbalsamate, crostacei e tutti meravigliosi esseri che popolano il reef. Si è cercato di disporli ricreando fedelmente i livelli presenti in natura, trasformando un danno irreparabile in un’occasione di apprendimento. Nell’osservare quella variegata distesa di forme e architetture, è difficile non sentirsi in apprensione: un intero atollo è stato praticamente estirpato, la sua ecovarietà distrutta. Nonostante il pregevole sforzo dei curatori – Gianluigi Bini, Debora Nucci e Giacomo Rettori –  c’è come una patina di morte che non permette di capire davvero la ricchezza incommensurabile della barriera corallina: tutti i colori, infatti, si sono persi, tutto è ammantato da una specie di opacità, con qualche smunta punta cromatica – rosso, blu, marrone. Il risultato di un atto scellerato compiuto da contrabbandieri senza scrupoli.

 

Guardiani di biodiversità

Scatto una foto a due dei curatori presenti – la biologa Debora Nucci e il Professor

Gianluigi Bini –  proprio lì davanti. Si pongono come i guardiani che sono: protettori e custodi della biodiversità del nostro Pianeta, un tesoro unico e vulnerabile. Emblematica è stata infatti la visita dei principi giapponesi, portavoci di una cultura in cui le conchiglie sono addirittura parte del tesoro reale.

gianluigi bini debora nucci

Debora Nucci e Gianluigi Bini

Tuttavia è difficile immaginarsi questo luogo tranquillo in fermento per i Reali giapponesi. Oggi la villa è avvolta da un’atmosfera distesa, di profonda quiete. Quasi a farmi assaporare meglio ciò che vedo. Posso addirittura soffermarmi a parlare con Gianluigi Bini, curatore della mostra, naturalista, biologo marino e paleo-antropologo, ma, prima di tutto, grande avventuriero. Animato da un’insaziabile curiosità, lo studioso ha infatti viaggiato in lungo e in largo per il mondo fino ad approdare sulle coste filippine, dove ha scoperto un gasteropode ancora sconosciuto alla scienza. L’ha chiamato Cinguloterebra binii, donando metà del suo nome nel battesimo di un nuovo esemplare.

L’esposizione

Il Professore mi racconta del suo viaggiare, come pure degli innumerevoli pericoli in cui uno studioso – specie in alcune parti della Terra – può incorrere: le mangrovie, per esempio, sono inestricabili labirinti in cui è facile perdersi, mentre i corsi dei fiumi possono essere infestati da alcune specie di squali che ne risalgono il corso. Stiamo parlando di tutte quelle zone interstiziali, poste tra ecosistemi diversi, che nascondono insidie di ogni genere, come serpenti e molluschi velenosi.

Esperienze che si riflettono nella scelta di allestire non solo un’area biologica – dove si potranno scoprire le caratteristiche che permettono il riconoscimento e la classificazione delle conchiglie, come l’architettura che ne caratterizza la specie, il motivo per cui sono colorate, come si riproducono e quali sono le deformazioni a cui possono andare incontro a causa dell’inquinamento – ma anche di un’area biogeografica, organizzata in modo da mostrare la varietà delle diverse zone del Pianeta, compresi gli abissi o le suddette zone “ibride”, poste tra mare e terraferma. Non mancano incursioni nella Preistoria, con esemplari fossili che lasciano intravedere le innumerevoli forme in cui quegli esseri, divenuti blocchi litici, si sarebbero evoluti.

Una storia antica

Approfittando della disponibilità dei curatori, azzardo poi la domanda che mi frulla in testa da quando ho saputo della mostra.
«Perché allestire una collezione del genere proprio in Umbria, considerando che l’ultima volta che la regione ha visto il mare è stata millenni fa?»
È proprio a quell’antico mare preistorico che fa riferimento Gianluigi Bini, rispondendomi: «Quando sono tornato in Italia, mi sono trovato a Città di Castello (il Curatore è di origini toscane, ndr) e qui, in questo luogo tranquillo, sono rimasto. Qui, dove il mare, un tempo, ricopriva tutto.»
È una storia antica, questa. Una storia che l’Umbria custodisce nelle viscere delle sue montagne, che a volte eruttano rosse ammoniti o conchiglie dal biancore osseo. Una storia che, adesso, è custodita anche nella pancia tifernate di Malakos.

 


Onlus Malakos – Museo Malacologico
Villa Capelletti | Località Garavelle
Città di Castello, Perugia
Tel  075 855.2119/331 130.5657
www.malakos.it
info@malakos.it.

Per scoprire le innumerevoli iniziative dedicate ai bambini, visita la pagina Facebook.
Orari: tutte le mattine dalle 10.00 alle 12.00 (senza prenotazione) | tutti i pomeriggi su chiamata | Lunedì chiuso

 

 

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Eleonora Cesaretti

CAPOREDATTRICE CULTURA E TERRITORIO