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Fino agli anni Sessanta del secolo scorso, le donne provenienti dal reatino, ternano e ascolano, salivano fino a Castelluccio di Norcia per raccogliere a mano la celebre lenticchia nella fase della carpitura. Da qui il nome dato a queste lavoratrici: le Carpirine.

Per la prima volta ho sentito parlare delle Carpirine dallโ€™attuale vicesindaco di Monteleone di Spoleto, Federica Agabiti, mentre mi narrava della strada che corre nei pressi dellโ€™antico borgo, che partiva dalla conca ternana fino a giungere a Castelluccio. Questo sentiero, fino al secolo scorso, era percorso a piedi dalle Carpirine. Per queste donne, andare a raccogliere la lenticchia, aveva molti significati: riportare un importante contributo economico a casa, uscire dalla consueta quotidianitร  e per le piรน giovani, conoscere dei bei giovanotti.

 

lenticchia

Le Carpirine erano suddivise in vari in gruppi ed erano accompagnate nellโ€™ultimo tratto da un musico, che con il suo strumento preannunciava lโ€™arrivo e sosteneva il loro canto fatto soprattutto da stornelli. Lavoravano sempre in piccole compagini e quando avevano terminato di raccogliere la lenticchia su un campo, le tipiche note dellโ€™organetto erano il segnale di avviso che avevano finito il lavoro e potevano iniziarne un altro. A questo punto le donne aspettavano il successivo committente che le avesse ingaggiate per prime. Le lavoratrici raccoglievano la lenticchia in mucchietti che lasciavano sul campo a essiccare. Fare questo lavoro era una gran fatica: cogliere la lenticchia dallโ€™alba al tramonto, piante basse, tutto il giorno sotto il sole.
Ci sono anche dei racconti di chi ha vissuto queste esperienze che ricorda come le giovani Carpirine, durante la fase della battitura, ballavano sopra la lenticchia essiccata, accompagnate dalle note del solito organetto. Era un momento di grande festa!
Il sentiero delle Carpirine, che transita anche nei pressi di Monteleone di Spoleto, andrebbe ripercorso e rivalutato e potrebbe essere dโ€™interesse turistico, magari affiancato da qualche reperto storico (fotografie, lettere di corrispondenza, attrezzi). Un recupero che vada ad alimentare una sede storica di rimembranza e che testimoni, soprattutto ai piรน giovani, quello che hanno vissuto queste fantastiche donne nel segno dellโ€™emancipazione femminile e della tradizione contadina dei luoghi.

Non cโ€™รจ nulla di scontato, soprattutto per chi in un solo giorno ha visto la propria vita drammaticamente cambiata per volere altrui. La crudeltร  e la violenza sono le protagoniste di queste righe, che sono riportate nei racconti di chi le ha tragicamente trascorse, insieme a dei valorosi atti di coraggio. Le testimonianze sono state raccolte direttamente dalle loro voci o da chi ha vissuto con loro o da chi ne ha competenza. Questa รจ la prima parte di una raccolta di racconti, che si concluderร  il 27 gennaio โ€œGiorno della Memoriaโ€.

La vita, nelle sue declinazioni e per sua conformazione, varia e dipende da situazioni che ci si trova improvvisamente ad affrontare. I piccoli gesti quotidiani, la ritualitร , lโ€™abitudine e le liturgie ci accompagnano e danno i tempi ai nostri comportamenti. Cosรฌ come le generalizzazioni spingono verso giudizi comuni e vengono utilizzate per classificare, catalogare, etichettare individui includendoli superficialmente in una categoria di persone, senza che si conoscano realmente le loro specificitร  e identitร .
Si fa presto a giudicare e a collocare le persone in ruoli e categorie di presunta appartenenza. Infatti la nostra vita ci potrebbe riservare delle sorpreseโ€ฆ potrebbe cambiare da un momento allโ€™altro, in modo perlopiรน inaspettato e imprevedibile e talvolta non agognato. Come a chi, ed รจ accaduto drammaticamente qualche decennio fa, รจ andato a letto come bambino e si รจ svegliato deportato.
Storie successe e ripetute in un periodo storico che รจ lontano nei ricordi e nel tempo, ma pregno di insegnamenti e riflessioni di cui molti giovani dei tempi moderni non sono consapevoli, se non per sommi capi fatti di ยซmi pareยป, ยซmi sembraยป, ยซho lettoยปโ€ฆ Queste sono alcune delle risposte ricevute da qualche giovane interpellato in merito ma, a dire il vero, ci sono state anche le dovute eccezioni. Dalle risposte dei ragazzi, immediatamente, si รจ avuta la sensazione di una superficiale consapevolezza e di una parziale conoscenza di quello che effettivamente รจ successo nel secolo scorso. Nelle generalizzazioni, senza utilizzare un linguaggio di precisione, le informazioni e le sensazioni appaiono smorzate o depotenziate del loro valore, slegate dal reale accadimento – basato sui fatti e non sulle opinioni.
Una persona si sente coinvolta quando prova e nutre dentro di sรฉ lโ€™argomento, facendolo proprio, anche se questo processo potrebbe essere mitigato dal mutare dei tempi e del coinvolgimento personale nel racconto. Questo รจ il punto: se le coscienze devono fremere e ribellarsi di fronte alle atrocitร  perpetrate da chi ha avuto un forte disprezzo della vita e delle opinioni altrui, allora bisogna andare diritti e decisi al punto, senza mediazioni, e superare la paura di offendere o di impressionare troppo impetuosamente le coscienze.

 

Cippo degli ebrei salvati sull’Isola Maggiore

 

Bisogna dare un messaggio forte, diretto, come se fosse un simbolico pugno allo stomaco delle persone, in particolare dei giovani; un messaggio che sia denso di emozioni, sensazioni, paure e disprezzo per ciรฒ che si vuol dire e trasmettere, senza filtri di sorta.
Perchรฉ queste drammatiche vicende storiche sono nate senza filtri e gentilezze, come quando quel bambino la sera si addormenta tra le braccia di Morfeo e al mattino si risveglia in un mondo che gli dร  un diabolico buongiorno. Un infinito e irreverentemente drammatico pugno allo stomaco, senza capire il perchรฉ lโ€™abbia ricevuto.
Per esempio, con lโ€™avvento delle leggi razziali italiane monarchico-fasciste nel 1938, i bambini e i giovani ebrei italiani furono esclusi dalle scuole e universitร ; per non parlare del lavoro legato allโ€™apparato statale, precluso alle persone ebree, cosรฌ come tanti altri provvedimenti durissimi che negarono ai cittadini italiani di credo ebraico sia i diritti politici sia quelli civili. O ancora, si pensi alle due donne innocenti che avevano la sola colpaย di avere un parente partigiano, che sono state arrestate e portate in un campo di concentramento nazista, vivendo tra sofferenze e crudeltร  quotidiane.

I pescatori del Trasimeno

Due donne dallโ€™animo umiliato e ferito, con la voglia di dimenticare la terribile esperienza vissuta.

Don Ottavio Posta

Cosรฌ come bisogna mettere in risalto il coraggio e lโ€™umanitร  di un sacerdote e di alcuni pescatori del lago Trasimeno che, a rischio della loro vita, misero in salvo, con unโ€™iniziativa temeraria, ventidue prigionieri ebrei confinati sullโ€™Isola Maggiore, che stavano per essere trasportati nei campi di concentramento nazisti. Il parroco isolano, Don Ottavio Posta, coadiuvato da 15 pescatori del luogo, riuscรฌ a far evadere gli ebrei detenuti nel Castello Guglielmi.
Nelle notti del 19 e 20 giugno 1944, con cinque barche condotte da valorosi ed esperti pescatori e dopo una traversata di qualche ora, i prigionieri ebrei furono messi in salvo. Infatti sbarcarono presso la localitร  di Santโ€™Arcangelo di Magione, dove erano da poco arrivati i militari inglesi e lรฌ furono consegnati alle Forze Alleate, che avevano liberato quella parte di territorio lacustre dai soldati tedeschi. Qualche sera prima, un gruppo di partigiani della Brigata Risorgimento che operava nel territorio di Castiglione del Lago, durante unโ€™incursione al Castello Guglielmi di Isola per prendere le armi al drappello di guardia, liberarono quelli disponibili a seguirli. A loro si unรฌ una famiglia di religione ebraica, internata nel Castello.
Allora senza mezzi termini, proprio per consapevolizzare maggiormente i giovani dโ€™oggi della loro identitร , andiamo a dare questo pugno simbolico agli stomaci: per ricordare, per far riflettere, per magnificare il rispetto verso il cambiamento.
La premessa รจ doverosa proprio perchรฉ la testimonianza diretta di chi ha vissuto quel periodo si รจ voluta raccogliere in tutta la sua inclemente crudezza, affinchรฉ possa dare uno scossone alle coscienze.

Tra la Valdichiana – che fu denominata il granaio dellโ€™antica Roma, dove si snodava il navigabile fiume Clanis (oggi sostituto in parte dal Canale Maestro della Chiana) che veniva usato da Etruschi e Romani per trasportare le derrate alimentari fino alla Cittร  Eterna – e lโ€™altrettanto prezioso e ricco lago Trasimeno, si racconta di una terribile creatura leggendaria: la Marroca.

In questi territori, tra Umbria e Toscana, si narra di un animale ripugnante, un meticcio tra una serpe e una lumaca, dotato di lunghi tentacoli, che vive abitualmente nellโ€™acqua stagnante. La Marroca รจ un essere capace di emettere strani suoni e borbottii per attirare a sรฉ le vittime e, quando una persona si avvicina troppo ai bordi dellโ€™acqua, lโ€™afferra con le sue potenti propaggini e la trascina nella sua sinistra tana per poi, con calma, succhiarle il sangue.

La Marroca

รˆ un animale nato dalla fantasia popolare che รจ servito da spauracchio nei confronti dei bambini per tenerli lontani dagli specchi melmosi della palude chianina, specialmente di notte.
Si tenga presente che la Valdichiana, nel corso dei secoli, da una fertilissima pianura รจ passata a essere a una vasta palude, talvolta insalubre. Per cause diverse o per scopi militari, il fiume Clanis fu ostruito a valle dal Muro Grosso, nei pressi di Fabro, prima dagli antichi Romani e poi dagli orvietani, provocando un progressivo allagamento del fondovalle chianino fino a divenire una palude insalubre. Per tale motivo i popoli si spostarono sempre piรน in collina, fin quando la conclusione della bonifica della Valdichiana, avvenuta intorno al 1870 e durata circa un secolo, con le sue opere idrauliche riportรฒ la vivibilitร  nella piana delle Chiane, precedentemente impaludata. Lโ€™amore e il senso di protezione per i propri figli, affinchรฉ non si avvicinassero ai pericolosi acquitrini e alle malsane acque paludose chianine specialmente di notte, indussero la creazione della storia leggendaria della Marroca.

La leggenda racconta…

In qualche casa si racconta di Albo, un bambino che fu catturato da una Marroca, la lumaca-serpente con i tentacoli, ma venne salvato dal proprio cane, che purtroppo rimase ucciso nello scontro con la mostruosa creatura. Si narra che Albo, per lo spavento, tornรฒ dai propri genitori con i capelli completamente bianchi.
Una testa scolpita su pietra arenaria, visibile nellโ€™Antiquarium del Municipio di Baschi (TR), viene chiamata La Marroca e nella Tuscia viterbese assume le sembianze di una strega, mentre le analoghe Biddrina e Occhiomalo sono diffuse rispettivamente in Sicilia e in Maremma.
La diffusione dei racconti contadini della Chiana potrebbe essersi attuata a seguito dei pellegrini passanti sul tratto chianino della Via Romea-Germanica, destinati prima a Roma e poi, tramite la via Appia, verso il meridione italiano e quindi in Terra Santa. Il racconto della Marroca, nella vita agreste della Valdichiana, si รจ sopito a seguito dello spopolamento delle campagne avvenuto nel secolo scorso, cosรฌ come molte delle tante leggende contadine legate alla vita di campagna.
La Valdichiana Umbra e quella Toscana, non sono solo terre ricche di cultura, storia, arte ed enogastronomia ma anche di favole, novelle e racconti che avvolgono nellโ€™incognito e nel mistero la bellezza carismatica delle Chiane e aumentano lโ€™attrattivitร  di questi meravigliosi luoghi.

Una squadra speciale composta da uomini e donne della Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco e personale sanitario, impegnati in prima linea nel lockdown natalizio, porterร  in dono per l’Epifania I Racconti del Ciocco di Stefano de Majo, narrati dall’attore finestra per finestra, grazie all’autoscala dei Vigili del Fuoco, scortata dalle Volanti della Polizia di Stato e dalle Gazzelle dei Carabinieri.

La manifestazione, che si svolgerร  il 5 gennaio alle ore 16, รจ stata organizzata da Edi Cicchi, Assessore al Welfare del Comune di Perugia, in collaborazione con Leonardo Varasano, Assessore alla Cultura, al Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, Michele Zappia e con il supporto di AboutUmbria Magazine. L’operazione, volta a dare vicinanza ai degenti e sanitari della residenza per anziani Volumni di Ponte San Giovanni a Perugia รจ stata intitolata La Mia Forza nel Tuo Sorriso e il cantore delle fiabe Stefano de Majo narrerร  per l’occasione dell’Epifania, la Fiaba della Befana. รˆ una favola per grandi e bambini che attraverso un racconto mirabolante e poetico ripercorrerร  l’antica storia della Befana e l’importanza del dono, alternando affabulazione e divertimento, con citazioni di San Francesco e dei Re Magi.

 

Stefano de Majo

 

La fiaba farร  comprendere l’importanza culturale e umana del dono, prezioso tanto per chi lo riceve quanto per colui che lo porge.ย  Il dono in fondo segna l’inizio della nostra civiltร , perchรฉ compiere un atto concreto di offerta, simboleggia il mettersi al servizio dell’altro, il medesimo spirito che muove gli uomini e le donne del Pronto Intervento della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco e tutto personale sanitario nei confronti della comunitร , ancor piรน in questo momento. Il dono anche quando รจ piccolo e semplice, resta un legame che unisce per sempre e arricchisce l’intera comunitร , non solo chi lo riceve ma ancor piรน chi lo compie.

 

Racconti del Ciocco

Anche la raccolta dei Racconti del Ciocco sono volti a donare un sorriso evocando il calore antico della tradizione, quando ci si riuniva attorno al camino, come recita il Pascoli, e il babbo iniziava il racconto. Il dono di un semplice racconto attorno al fuoco rinsaldava cosรฌ i legami tramandando la cultura e le tradizioni in seno alla famiglia. Non รจ un caso se i Racconti del Ciocco, scritti e interpretati da Stefano de Majo, per accompagnare le festivitร  del Natale, inizino proprio il 6 dicembre con il Racconto del Dono di Nicolรฒ, l’antico San Nicola o Santa Klaus, per terminare esattamente il 6 gennaio con La Fiaba della Befana e il segreto del Dono.

รˆ dunque il dono che apre e chiude i Racconti del Ciocco ma un dono che offra calore e vicinanza. Questo รจ il medesimo intento del dono delle fiabe portate dalla Squadra Speciale di Polizia di Stato e Vigili del Fuoco giร  a Natale alle finestre dell’ospedale, del centro geriatrico e presso le famiglie dei cittadini di Terni e ora per l’Epifania a Perugia.

Il dono di un semplice sorriso, cosรฌ come di un racconto, vuol rinsaldare cosรฌ fraterni legami in nome della tradizione antica che tutti ci lega e guardare con fiducia e coraggio al domani non sentendosi soli. L’iniziativa di portare i Racconti del Ciocco di Stefano de Majo, sottolinea l’importanza del dono in uno scambio continuo di doni e calore perchรฉ come recitano i Racconti: “…le fiabe non sono solo per bambini e la nostra forza รจ nei vostri sorrisi”.

PerSo – Perugia Social Film Festival: nove giorni di cinema del reale, concorsi e workshop. Dal 5 al 13 ottobre Perugia diventa capitale del documentario con cinque titoli in anteprima nazionale per il concorso principale e oltre quaranta film da tutto il mondo.

ยซSiamo un Festival che porta novitร  in campo cinematografico. Proiettiamo in sala film di qualitร , che difficilmente si potrebbero vedere al cinema; inoltre lo spettatore puรฒ incontrare gli autori e vivere lโ€™ambiente del festival come se fosse una vera comunitร  formata da registi, addetti ai lavori e volontariยป. Con queste parole di Luca Ferretti, direttore artistico del Festival insieme a Giacomo Caldarelli e Ivan Frenguelli, spiega l’evento perugino.

 

Buona fortuna di Alberto Brizioli. Categoria Umbria in celluloide

 

Tutto questo e molto di piรน รจ PerSo – Perugia Social Film Festival che, giunto alla quinta edizione, attraverso il linguaggio del documentario racconta la realtร  e il mondo del sociale nel suo senso piรน ampio e nelle articolazioni piรน varie.
Differente, non indifferente e resistente sono le tre parole che meglio rappresentano lโ€™evento, che vanta quaranta titoli selezionati divisi in sei categorie, tra cui cinque anteprime nazionali.
ยซSi tratta di unโ€™edizione di resistenza per il poco budget a disposizione, rischiavamo anche di non fare lโ€™evento, ma ce lโ€™abbiamo fatta. Abbiamo deciso di mantenere la struttura del Festival nonostante le poche risorse, riuscendo a presentare un programma aperto a diversi generi e gusti. La selezione dei film รจ di altissimo livello, con anteprime nazionali, europee e internazionali che toccano temi e contenuti che attraversano il panorama del cinema del reale. Il criterio di selezione ha riguardato, sia la bellezza e lโ€™innovazione cinematografica, sia lโ€™attualitร  e lโ€™importanza dei temi trattati: un festival di cinema sociale non puรฒ prescindere dal contenutoยป prosegue Ferretti.

 

J’veux du soleil, di Gilles Perret e Franรงois Ruffin. Uno dei titoli in concorso.

Numeri e novitร 

Una cittร , tre sale cinematografiche, nove giorni di festival a ingresso gratuito, sei categorie di concorsi, una rassegna dei migliori documentari della stagione (i PerSo Masterpiece), oltre quaranta titoli nazionali e internazionali in programmazione, cinque anteprime italiane, un concorso cortometraggi e una residenza artistica dedicata ai giovani cineasti. Inoltre, il PerSo Lab per il finanziamento di nuove produzioni, laboratori e workshop: tutto questo offre al pubblico lโ€™edizione 2019, organizzata dallโ€™associazione RealMente in collaborazione con la Fondazione La Cittร  del Sole-Onlus.
Uniche anche le giurie composte dai detenuti della Casa circondariale di Perugia-Capanne, da persone immigrate che vivono a Perugia, oltre a quella degli studenti di cinema dellโ€™Universitร  degli studi di Perugia e quella del pubblico. ยซIn carcere faremo tre proiezioni e i detenuti incontreranno i registi e assegneranno un premio al miglior documentario. Questo progetto รจ senza dubbio quello che ci ha regalato piรน emozioni e piรน soddisfazioni. Oltre a tutte le categorie di concorso, siamo riusciti a riconfermare anche il Perso Lab, che sostiene nuovi progetti filmici di giovani autori, contribuendo a incentivare la produzione cinematografica della nostra regione, cosรฌ come Umbria in celluloide. Tra le novitร : gli Audio doc di Radio Tre, un racconto documentario senza immagini che siamo felici di poter ospitare, e la Residenza artistica (in collaborazione con la Siae e il Mibac) che permetterร  a sei giovani film maker di realizzare un documentario di regia collettiva che racconterร  lโ€™Umbria e i suoi personaggiยป conclude Luca Ferretti.

 

Selfie, di Agostino Ferrente. Nella categoria PerSo Masterpiece

Le categorie competitive

  • Concorso internazionale per documentari in anteprima italiana (PerSo Award)
  • Concorso per documentari di produzione italiana (PerSo Cinema Italiano)
  • Concorso internazionale di cortometraggi documentari (PerSo Short Award)
  • Premio Umbria in celluloide, storie di tematica sociale sullโ€™Umbria e/o di autori umbri
  • Concorso Percorsi/Prospettive, dedicato ai cortometraggi (sia di finzione, che di animazione e documentari) di giovani cineasti nazionali
  • Premio di sostegno allo sviluppo per progetti di film (PerSo Lab) che, oltre ad offrire un premio in denaro per sostenere un progetto filmico ancora da realizzare, offrirร  un tutoraggio tecnico con unโ€™รฉquipe di professionisti del settore.

 


Il programma di PerSo – Perugia Social Film Festival 2019

A Tuoro sul Trasimeno e allโ€™Isola Maggiore si รจ tenuta la VII edizione di Fiabando nell’isola che c’รจ, una manifestazione molto attesa e apprezzata dal pubblico di tutte le etร .

C’era un tempo in cui le nonne e le mamme accompagnavano il sonno dei loro bambini con una bella fiaba, che li conduceva dolcemente tra le braccia di Morfeo. Racconti fantastici di origine popolare, elementi magici, antiche credenze, esseri benefici o malefici, orchi, diavoli, nani, streghe, maghi, fate, miti, eroi, principi e principesse, antagonisti, poteri soprannaturali e straordinari, personaggi caratteristici, il lieto fine sono alcuni passaggi caratterizzanti le fiabe che in due giorni, tra l’accogliente Teatro Comunale di Tuoro e la bellezza dell’Isola Maggiore hanno intrattenuto tutti gli intervenuti, sia grandi sia piccini.

 

 

Maria Pia Minotti, docente e psicoterapeuta, รจ stata la regista dell’evento e catalizzatrice delle energie positive dei tanti amici che si sono adoperati e prestati per il successo di questa attrattiva manifestazione sulla fiaba. Cosรฌ ci ha spiegato lโ€™evento: ยซQuest’anno abbiamo creato un programma intenso e variegato; debbo ringraziare gli amici e tutti quelli che hanno spinto e aiutato con fare positivo per la riuscita di questa edizione di Fiabando, in particolare il Comune di Tuoro con in testa il Sindaco Maria Elena Minciaroni e il suo vice Thomas Fabilli, la Pro Loco di Tuoro e di Isola Maggiore con i rispettivi presidenti Fabrizio Magara e Silvia Silvi, Francesca Caproni del GAL Trasimeno-Orvietano, tutti i relatori e gli artisti intervenuti che hanno reso questa edizione specialeยป.

A patrocinare la manifestazione, il GAL Trasimeno-Orvietano, la Provincia di Perugia, il Comune di Tuoro sul Trasimeno e di Magione, le Pro Loco di Tuoro e di Isola Maggiore, le Associazioni Nati per Leggere, Ars Cultura e La Casa degli Artisti di Perugia, Trasimeno in Dialogo, la Biblioteca dei Piccoli-AVIS di Passignano sul Trasimno, il Circolo dei Rematori di San Feliciano: si รจ conversato intorno alla fiaba, vivendo delle atmosfere magiche in uno speciale rapporto tra spazio e tempo.

Il vicepresidente della Provincia di Perugia e Sindaco di Passignano, Sandro Pasquali, ha detto: ยซSe il Trasimeno divide, le isole sono la chiave che unisce i Comuni lacustri. Complimenti a tutti quelli che hanno dato vita e supporto a questa bellissima manifestazioneยป.
Francesca Caproni del GAL Trasimeno-Orvietano ha invece sottolineato come vivere due giorni immersi nella suggestione del mondo delle fiabe sia anche un modo per allontanarsi dalle preoccupazioni quotidiane.

 

 

Il programma di Fiabando ha riservato argomenti, spettacoli e laboratori molto interessanti e applauditi che hanno catturato facilmente l’attenzione degli intervenuti. Infatti, le due giornate, la prima titolata Conversazioni intorno alla fiaba a Tuoro e la seconda Vivere la fiaba a Isola Maggiore, sono state caratterizzate dalle letture, a opera dell’artista Diego Comodo, delle fiabe La donna delle erbe e il pescatore di F. Hausmann e S. Rauch, Il gabbiano cielo di Patrizia Marcaccioli e La perla magica di Letizia Gradassi, alle quali si sono aggiunte un racconto della nascita del progetto e la raccolta Fiabe a pelo d’acqua da parte di Serena Duchini Zullo, Silvia Rossi e Valentina Canocchi. Non sono mancate l’attrice Lucia Donati, che ha letto la sua fiaba Il re di vetro, le lettrici di Nati per Leggere di Tuoro e Sara Tintori e Marianna Di Mauro della Biblioteca dei piccoli-AVIS per la Scuola di Passignano, nรฉ il musicista Federico Valeri, Teresa Bruno del Teatro C’Art di Castelfiorentino, le illustrazioni fatte da Stella Lupo di A Mano Libera di Perugia e quelle di Uri Noy-meir e Ilaria Olimpico di Imagin Action. Non da meno le pittrici Marina Sereda, Maria Cristina Bigerna, Carla Medici e Teresa Chiaraluce dell’associazione culturale la Casa degli Artisti di Perugia e di Ars Cultura, cui si sono aggiunte Erika Maderna con Quando il mito abita la Fiaba e Paola Biato con Fiabe di Potere che hanno incantato tutti con i loro dipinti ispirati dalle fiabe. Silvia Balossi Restelli ha incantato tutti con la sua Kora, l’arpa africana, e ha narrato e interpretato l’epica fiaba La donna bufala.

 

Silvia Balossi Restelli con la sua Kora

 

Un apprezzato buffet organizzato dalla fantastica e collaborativa Pro Loco toreggiana, guidata dal suo Presidente Fabrizio Magara, ha permesso di trascorre dei piacevoli momenti di conversazione tra i partecipanti alla prima giornata.
Nella seconda giornata, causa maltempo, non si sono potute tenere alcune attivitร  esterne, infatti non ha avuto luogo l’arrivo, a bordo del Barchetto del Trasimeno, dei personaggi epici di Trasimeno e Agilla, interpretati dagli attori della Compagnia Laboratorio teatrale del Martedรฌ di Magione, cosรฌ come non ha avuto luogo lo spettacolo L’uccello d’oro di Daniele Galanti, Cecilia Cosci e Mariano Mozzi della Compagnia GLAM.

 

Il clown Teresa Bruno

Nonostante l’inclemenza del tempo, durante seconda giornata sono comunque intervenuti molti curiosi e affezionati che hanno partecipato con entusiasmo alle varie attivitร . Sulla via principale dell’isola รจ avvenuta la costruzione della propria fiaba personale: i visitatori sono stati guidati, in ogni loro singola creazione, da Gianna Moretti, Diego Comodo, Valentina Canocchi, Daniele Marianello, Diana Fontanelli e ovviamente dall’onnipresente Maria Pia Minotti.
Teresa Bruno il clown, gli spettacoli Juliett di Stefano Marzuoli e Boris di Samuele Mariotti hanno tracciato dei caratterizzanti e divertenti momenti isolani. Erika Maderna che il giorno prima, a Tuoro, ha dimostrato di essere una brillante relatrice, il giorno dopo sull’Isola si รจ prestata con timida ma efficace tenacia a diffondere tra i visitatori il libro di Fiabando e alcuni ninnoli a ricordo della giornata.
Intanto lรฌ vicino, continuava la lettura delle fiabe a opera delle lettrici di Nati per Leggere e della Biblioteca dei Piccoli-AVIS per la Scuola; ancora piรน in lร  si sentiva l’accattivante e melodiosa musica della Kora, l’arpa africana, suonata da Silvia Balossi Restelli.