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Il Parco fluviale del Bacino del Rio Grande, tra dighe, mulini e frutti antichi

Lunghezza: 9,6 km
Durata: 3 ore circa
Dislivello +267 m / -271 m
Quota: max. 384 / min. 260
Difficoltà: T

Il trekking prende avvio dal parcheggio di via Nocicchia, situato a est dell’abitato e appena fuori dalle mura urbiche. Seguiamo la strada – che è parte della prima tappa del Cammino della Luce, itinerario tematico che ripercorre il tracciato della via Amerina – per una cinquantina di metri, per poi prendere la strada secondaria davanti a noi, che coincide sia con la Via Amerina sia il Cammino di Germanico, un anello di circa 70 km che collega Amelia con le sue frazioni.

Questo cammino – di cui seguiremo la tappa 8 fino al bacino del Rio Grande, incrociandone a quel punto la tappa 1 – attraversa zone di grande interesse naturalistico e paesaggistico, snodandosi tra boschi, campi e scorci sulle frazioni che, come fedeli alfieri, circondano Amelia: Santa Maria, Foce, Capitone e Sambucetole. Tutto il percorso – che deve il suo nome alla magnifica statua di Druso Germanico conservata nel museo archeologico – è marcato da segnavia blu, alternati o abbinati con la segnaletica tradizionale rossa e bianca.

Prima di chiudere l’anello ci addentriamo nel Parco fluviale del Rio Grande, torrente tributario del Tevere. All’imbocco del Parco possiamo ammirare due dighe, una di monte e una di valle: la prima, detta diga della Para, è una delle più antiche dighe ad arco successive alla caduta dell’Impero romano anche se ha subito varie ricostruzioni, la prima nel Duecento. Ha dato origine al Lago Vecchio, alimentato dalle acque torrentizie provenienti da Montecastrilli e Avigliano, che consentiva la molitura di grano e olive attraverso cinque strutture a valle, abbandonate solo nel secondo dopoguerra.

La seconda diga, detta dei Finestroni o del Ponte Grande, si trova poco oltre ed è oggi attraversata dalla SS 205 che collega Amelia a Orvieto: alle strutture idrauliche medievali è stato giustapposto un ponte ideato nel 1880 e parzialmente ricostruito dopo un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale. Anche questa costituisce un unicum, poiché potrebbe essere una delle pochissime dighe di età romana superstiti – come testimoniato dallo studio dei materiali ancora visibili alla base, risalenti all’impero di Aureliano (270-275 d.C.).

I due bacini – che soffrono di un progressivo e inesorabile interramento – in passato garantivano ad Amelia una costante riserva idrica. Se quindi per essi servirebbero interventi più profondi, lo stesso non si può dire per l’intera area del Parco fluviale, che non solo è stata dotata di un percorso pedonale illuminato e arricchito di attrezzature sportive, ma è stata anche il teatro del progetto Frutti Antichi promosso dall’Associazione Amici del Rio Grande, mirato a recuperare le specie arboree autoctone e a commercializzare i loro derivati.

Lasciata la diga della Para, costeggiamo la cosiddetta Collinetta del Parco Fluviale e seguiamo, di fatto, la curva del fiume, raggiungendo la fontanella pubblica in corrispondenza della Cascata della Para. Torniamo indietro fino alla sbarra e prendiamo sinistra, attraversando il Rio Grande e ripercorrendo la parte iniziale del percorso fino al parcheggio.

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ASD Trekkify

Trekkify, registrata come Associazione Sportiva Dilettantistica nel novembre 2019, intende diffondere e valorizzare la pratica sportiva connessa al trekking, all’escursionismo e all’arrampicata. Lo scopo primario è quello di incoraggiare l’attività fisica e il benessere che ne deriva, ma anche promuovere l’educazione ambientale, il rispetto e il buon governo del territorio.