L’opera musicale “Angelina da Montegiove – il tempo di amare”, portata sul palco dalla O.L.B.C. Compagnia Teatrale, andrà in scena sabato 16 novembre ore 18, all’Auditorium San Domenico di Foligno.
A cavallo tra il 1300 e il 1400, cento anni dopo la morte di San Francesco D’Assisi, visse nelle verdi terre umbre un personaggio a dir poco straordinario: Angelina da Montegiove, dei conti di Marsciano. Considerata la fondatrice del Terzo Ordine Regolare di San Francesco, Angelina attuò una vera e propria rivoluzione nell’ambito dell’emancipazione femminile; lottò infatti con tutta sé stessa affinché le donne, all’epoca obbligate al matrimonio combinato o a una vita di clausura, potessero avere libertà di scelta e di parola, seguendo uno stile di vita religioso laico al servizio dei poveri e degli ammalati.
L’opera musicale Angelina da Montegiove – Il tempo di amare narra appunto le incredibili gesta di questo personaggio che, sfidando i poteri forti e le ferree leggi del suo tempo, ha saputo districarsi tra molteplici ostacoli portando alla luce la figura della donna non soltanto come generatrice di eredi od ombra discreta nei conventi, bensì come un valore aggiunto e sostanziale nell’ambito sociale che si presti, con spirito di comunità, per servire Dio in tutte le sue forme.
L’opera musicale inizia con uno spaccato sociale a partire dall’infanzia della protagonista. Angelina, orfana di entrambi i genitori a causa della peste, conosce in tenerissima età una figura essenziale che segnerà per sempre la sua vita: Frate Paolo Trinci, detto Paoluccio. L’uomo, di molto più grande di lei, la istruisce circa il grande disegno di San Francesco e quindi di Dio, illuminando il suo cammino e accendendo in lei la scintilla che la renderà una delle figure più importanti e significative nel panorama umbro e italiano.
Crescendo e vedendo i poveri e i pastori in transumanza passare per la corte del suo castello, Angelina sviluppa sempre più grande il desiderio di servire i meno fortunati, quando un matrimonio combinato la porta via da Montegiove fino a Civitella del Tronto in Abruzzo, all’epoca sotto il regno di Napoli. Rimasta presto vedova, inizia il suo apostolato tra la gente del posto, attirando l’attenzione e la vicinanza di molte donne della zona. Ciò non passa inosservato ai baroni della Corte del Re di Napoli, i quali timorosi che non restino più donne da maritare per generare nuovi sudditi, prima di darle l’esilio, la mandano sul rogo; la donna però incredibilmente non brucia e da questo evento nasce la leggenda secondo cui Angelina ha sconfitto il fuoco e lo domina, generando così successivamente una suggestiva iconografia della donna rappresentata con il fuoco in mano.
Nel frattempo in tutta Italia i movimenti femminili volti all’emancipazione della donna aumentano e ciò mette in allerta Frate Guglielmo da Casale, Ministro generale dell’ordine dei frati francescani. L’uomo, di stampo retrogrado ed oscurantista, teme che quanto stia accadendo possa distruggere il mondo religioso fin qui conosciuto e invia così un suo sottoposto, Frate Galasso da Napoli a “estirpare quel male” al fine di ripristinare l’ordine su base predominante ovviamente maschile.
Angelina, esiliata dal Regno di Napoli, torna nella sua terra natale insieme ad alcune fedeli contesse consobrine, quando ode un forte richiamo che la convince a fermarsi a Foligno dove incontra di nuovo il suo carissimo Paolo ormai molto anziano e pronto a lasciarsi andare tra le braccia di Dio, ma non prima di aver aiutato per l’ennesima volta la sua protetta. Il frate infatti, tramite i legami di parentela con i Signori di Foligno, consente nella suddetta città l’edificazione del Monastero di Sant’Anna, detto anche “delle contesse”.
Poco prima della morte di Paolo, Frate Galasso rintraccia Angelina per le vie di Foligno e le consegna l’ordine di comparizione al processo indetto da Frate Guglielmo nel quale verrà richiesto a lei e alle sue seguaci di presta- re obbedienza all’ordine dei frati, in quanto la sua congregazione viene definita “illegale”.
Consapevole delle leggi esistenti dell’epoca, Angelina con l’aiuto delle sue fedeli sorelle, riesce a sottrarsi all’obbligo imposto e la storia si conclude con l’ingresso nel Monastero di Sant’Anna nel quale, tuttora, è benvenuto chiunque voglia avvicinarsi a Dio e desideri conoscere più profondamente lo straordinario viaggio di Angelina.
Angelina, beatificata da Papa Leone XII NEL 1825, non è soltanto un personaggio carismatico del quale raccontare le vicissitudini.
La sua storia è di grande attualità; con la sua missione ha ispirato dopo di lei molte altre donne (e non solo) ad elevarsi dalla propria condizione di figura relegata ai margini, ad uscire dall’ombra della predominanza maschile e rendersi protagonista principale della propria esistenza.
La voce di Angelina è e sarà per sempre la voce di coloro che non ne hanno mai avuta. Il suo pensiero progressista e volto al futuro la rende la protagonista perfetta laddove ci sia il desiderio -spesso l’esigenza- di raccontare storie di donne, a prescindere dall’epoca storica o dal contesto culturale. Raccontare queste storie, sia in tragedia che in commedia, rende il passato un luogo lontano da cui comunque trarre un profondo e indelebile insegnamento da trasmettere alle generazioni del futuro, affinché ciò che è stato non debba necessariamente essere ciò che sarà.
L’opera musicale “Angelina da Montegiove – Il tempo di amare” racconta le vicende incredibili di questa donna attraverso 30 brani che compongono la suggestiva ed emozionante colonna sonora i cui arrangiamenti e composizioni originali sono di Franco Grandoni, mentre i testi cantati e recitati in italiano sono di Silvia Metelli. La regia e la coreografia di questo spettacolo sono di Claudia Angelini e Silvia Metelli, in collaborazione con Roberto D’urso, coreografo professionista operante nel settore spettacolo da moltissimi anni.
Redazione
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