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Quando l’Italia perse la testa per una figurina

«La cercan qui, la cercan la’, dove si trovi nessun lo sa…» (La primula rossa di E. Orczy).

Tutti lo cercavano e pochi lo trovavano. Per quattro anni il virus della Saladinomania sconvolse l’Italia. Fu una frenesia che attraversò il Paese dalle Alpi a Capo Passero, da Ventimiglia a Trieste. Tutti erano alla caccia della figurina del Feroce Saladino.

La figurina del Feroce Saladino

Negli anni Trenta del secolo scorso l’Italia impazzì letteralmente per la trasmissione radio I 4 Moschettieri di Nizza e Morbelli e per la raccolta delle figurine Buitoni-Perugina. All’epoca le radio erano poche e in Italia c’erano molte zone dove l’elettricità non era ancora arrivata ma tutti si arrangiavano per ascoltare, alle 13.30 di giovedì, le avventure mirabolanti dei 4 Moschettieri. Bastarono pochi mesi e la trasmissione fu spostata da giovedì a domenica per le proteste generali: il giovedì si lavora e tutti vogliamo ascoltare I 4 Moschettieri.

A partire dal 18 ottobre 1934 gli italiani scoprirono il fascino e la potenza della radio. Nizza e Morbelli, i giovani autori, rivoluzionarono il modo di fare la radio, non più programmi ingessasti ma, un programma scoppiettante come una rivista, satirico come l’avanspettacolo, pieno di personaggi di ogni epoca, ricco di musica come l’operetta e fantasioso come i nuovi cartoni animati. I testi erano comici, le canzonette del momento erano stravolte, la musica era la stessa ma le parole venivano cambiate per adattarle alla scenetta in onda e i doppi sensi non mancavano.
Gli autori prendevano i personaggi li prendevano non solo da Dumas ma dalla storia, dal cinema e da tutta la letteratura: Athos, Portos, Aramis e D’Artgnan con il servo Arlecchino erano accompagnati da Amleto, Buffalo Bill, Nerone, Cleopatra, Greta Garbo, Mata Hari, Josefine Baker. Fecero un’incursione anche nella Bibbia con la bella Sulamita e poi Tarzan e il Conte di Montecristo. Al sultano d’Egitto Saladino fu attaccato l’aggettivo: feroce. Non trascurarono niente e nessuno.

I 4 Moschettieri. Foto sito Perugina

La trasmissione ebbe un successo immediato ma per diventare una trasmissione di culto ci vuole qualcosa di più. E il più arriva con il gioco a premi. Radio + giochi + premi era una novità assoluta. Aldo Spagnoli, figlio di Luisa Spagnoli, ha l’idea di legare i personaggi della trasmissione ai prodotti Perugina. L’idea prende corpo con il supporto di Giovanni Buitoni e insieme incaricano Angelo Bioletto di disegnare 100 figurine da collezionare e da incollare su un album. Ogni figurina un personaggio e una sola figurina dentro ogni prodotto Buitoni-Perugina. Le figurine si incollavano sull’album e alla fine si vincevano le specialità di pasta Buitoni, oppure cioccolatini, caramelle o cacao Perugina, oggetti in ceramica di Deruta (sempre di Buitoni) scatole di cioccolatini Perugina stampate nelle tipografie Buitoni e – udite udite – ogni 100 album completi si vinceva una Topolino Fiat, la piccola 500 che piaceva a tutti ma che pochi possedevano. Pare che in soli 4 anni ne siano state regalate 200. Nel 1938 il regime decise di chiudere la trasmissione perché la satira era sottilmente politica e perché gli industriali erano invidiosi del successo delle due ditte perugine. In quattro anni Buitoni e Perugina avevano guadagnato molto e i loro prodotti erano ormai conosciuti da tutti, di radio ne erano state vendute tante, gli abbonati EIAR erano passati da 400.000 a 1 milione e la Fiat aveva più macchine sulle strade. Un successo strepitoso. Una domanda viene spontanea: ma il Feroce Saladino cosa c’entra con i Moschettieri? Niente. Era uno dei personaggi, tutti fantasiosi e poco credibili, inseriti nella trasmissione dalla creatività degli autori.

Il Feroce Saladino, disegnato da Bioletto, era decisamente brutto come tutti i cattivi, e aveva in testa un elmo fatto da uno scolapasta con la mezzaluna sopra, però era la figurina più rara, quella che permetteva di completare l’album, quella che faceva sognare la Topolino Fiat e quella diventata un mito.

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Renata Covi

Figlia del profondo nord, cresciuta a Roma, sposata con un meridionale. Laureata in Farmacia e in Scienze biologiche, ha lavorato a Parigi e in Inghilterra. Adora la storia, in particolare la storia della farmacia. Da quando ha raggiunto la pensione, scrive e gioca a golf.