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Un balcone su Roccaporena

Lunghezza: 13,8 km

Durata: 6 ore con pause

Dislivello +716 m/ -724 m

Quota: 1312 max/824 min

Difficoltà: E

L’itinerario parte da Poggio Primocaso, a pochi metri dalla Chiesa di San Fortunato, edificata su una cella monastica benedettina risalente al XII secolo. Dell’originario impianto romanico restano l’abside, la monofora e le semicolonne, ma l’aspetto attuale è dovuto al rimaneggiamento seicentesco e alle varie ristrutturazioni (tra cui una, piuttosto discutibile, del 1976) che l’hanno interessata anche a causa dei numerosi terremoti che, negli anni, l’hanno colpita.
Proprio nella Chiesa di San Fortunato entrò, nel 1648, San Giovanni da Copertino, inviato a Cascia per liberare un’ossessa. Sembra che il santo fu rapito in estasi di fronte al Santissimo Sacramento, come spesso gli succedeva.

Da Poggio Primocaso si sale verso il Monte Maggio (1415 m), il cui toponimo è probabilmente legato ai riti di passaggio all’età adulta, come il Piantamaggio. Si prosegue in cresta per circa 3 km, percorsi i quali si ridiscende verso il Monte Pelato (1314 m) e verso l’abitato di Capanne di Collegiacone per raggiungere il nostro affaccio privilegiato sui luoghi ritiani: il Monte Rucino (1033 m). È da questo balcone naturale che ci affacciamo sul Santuario di Roccaporena, la grotta bianca, la grotta d’oro, sullo Scoglio sacro e sulla casa maritale della santa. Si può intravedere anche parte del primo tratto del Cammino di San Benedetto che, da Norcia, giunge proprio a Cascia, coincidendo in questo tratto con il nuovissimo Sentiero ritiano. Entrambi sfruttano l’alveo del fiume Corno, che ha tracciato la via ancor prima della mano dell’uomo.

Percorriamo a ritroso l’ultimo tratto di sentiero e, a Capanne di Collegiacone, prendiamo per Collegiacone, ammirando la Chiesa di Santa Maria Appare, così chiamata dopo un’apparizione nella zona avvenuta nel XV secolo. La storia di questo luogo sacro è però più antica e risale all’Alto medioevo, quando nasce come cella monastica farfense. Oggi si presenta come un edificio a navata unica congiunto, tramite un arco che fungeva da cavalcavia statale, con un eremo poi divenuto sagrestia. Costituisce uno dei pochi esempi di chiesa campestre completamente affrescata, con scene di pregevole fattura. Una curiosità: come tabernacolo vi era un inusuale armadio dipinto a tempera risalente al 1570, che doveva contenere una piccola statua della Madonna Apparente.

Proseguiamo lambendo le pendici del Monte della Sassa e l’area protetta a cui dà il nome, per poi raggiungere l’abitato di Giappiedi e chiudere il nostro anello percorrendo la provinciale che lo collega al nostro punto di partenza. Prima di raggiungere le macchine, ammiriamo la base della collinetta su cui sorge la Chiesa di San Fortunato: vi è infatti una fonte, la Sorgente di San Fortunato, che la tradizione vuole sia stata fatta scaturire dal santo per curare gli infermi e per cementare la devozione dei sani.

 

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