“Forse cancelleremo il Medioevo…ma non quello di Bevagna”. (Massimo Montanari – 2003)
È indubbio il valore storico – culturale del Mercato delle Gaite che ha permesso al nostro paese di uscire dai confini angusti della sua realtà territoriale, per aprirsi alla notorietà, che gli deriva da questa manifestazione che affonda le sue radici nella storia delle antiche tradizioni, come recupero di un passato che torna ad essere presente.
Chi voleva vendere il vino doveva avere il pititto, la mezzetta, la foglietta e le misure sigillate con il sigillo del comune; le panettiere dovevano avere un disco sul quale deporre il canestro con il pane, una tovaglia bianca e anche una bacchetta e nessuno deve toccare il pane con la mano, ma con la bacchetta; le pizzicarole o coloro che vendevano erba o frutta dovevano avere un disco sul quale appoggiare il canestro con le erbe e la frutta e non dovevano avere la rocca alla cintura né filare con essa, né tenere un bambino in braccio; i macellai non dovevano – nei mesi di maggio, giugno, luglio e agosto – vendere scrofe, pecore, becchi o castrati, pena quattro libbre per ogni infrazione; nei mulini del Comune doveva esserci un coppolo di metallo regolato in modo tale che la raseria del comune tenesse trenta coppoli e, inoltre, dovevano esserci due mezzenghi e un quartengo; la canapa si poteva vendere solo da Porta Giuntula fino alla Porta S. Vincenzo, il compenso delle tessitrici dei panni canapati era di tre soldi per sei nodi e otto soldi per quindici nodi.
Quarant’anni fa le Gaite si misero d’accordo e, anziché fare i turni di guardia si divisero gli incarichi: ognuna avrebbe ricostruito due antichi mestieri, secondo tecniche, materiali e strumenti dell’epoca, gli artigiani avrebbero venduto sui banchi e per strada i loro manufatti, un palio avrebbe premiato la Gaita più brava, in quanto attese terne di giudici avrebbero assegnato i punti del palio su quattro gare in giorni diversi: tiro con l’arco, gastronomia, mestieri e mercato. Il successo deriva dall’incredibile cura che le gaite mettono negli allestimenti, copiati da disegni d’epoca, attrezzi rifatti, strumenti ricostruiti, tecniche di lavorazione ripescate negli statuti. Nei fondachi e nelle botteghe di Bevagna, il setaiolo torce i fili di seta con una macchina a trazione umana, il cartaio batte gli stracci, i ceraioli fabbricano candele colando su uno stoppino uno strato dopo l’altro di bollente cera d’api, lo zecchiere fonde metalli e ne fa monete.
La gara di tiro con l’arco ha fatto nascere un gruppo locale di sportivi che, oltre a partecipare a varie rievocazioni storiche, gareggiano nei campionati italiani ed europei con ottimi risultati. La competizione per il miglior piatto medievale ha affinato il palato del bevanati e fatto nascere tanti appassionati di cucina medievale, facendone degli esperti. La ricostruzione degli antichi mestieri ha fatto nascere abilissimi artigiani. Infine la ricostruzione della vita medievale ha suscitato una passione per la musica di quel periodo sfociata nella formazione di alcuni gruppi musicali e così per la danza.
Il mercato, della domenica conclusiva della festa, è il momento più significativo di tutta la manifestazione. Bevagna si sveglia, rinnovata eppure antichissima, trasformata in tutti i suoi vicoli, animata da autentici popolani d’epoca. Banchi e bancarelle dappertutto, botteghe artigiane riaperte quasi per incanto; angoli e scorci silenziosi e vuoti per tutto l’anno diventano teatro privilegiato di scene di vita quotidiana. Da quarant’anni, negli ultimi dieci giorni di giugno, Bevagna si trasforma in un museo vivente, itinerario archeologico ed economico, qualificandosi per un lavoro di seria ricerca storica.
Nel Medioevo quattro è considerato un numero perno e risolutore.
QUATTRO le gaite
QUATTRO le gare: mercato, mestieri, gastronomica, tiro con l’arco.
QUATTRO i mercati
QUATTRO x 2 i mestieri
QUATTRO i piatti gara
QUATTRO gli elementi che la scienza medievale aveva ereditato dall’antichità: terra, acqua, aria, fuoco. Afferma Empedocle: “conosci innanzitutto la quadruplice radice di tutte le cose: Zeus è il fuoco luminoso, Era la madre della vita, e poi Idoneo, Nesti infine, alle cui sorgenti i mortali bevono “.
QUATTRO le qualità: caldo, freddo, secco, umido.
QUATTRO gli umori: bile gialla, sangue, flegma, bile nera
QUATTRO i temperamenti: melanconico, collerico, sanguigno, flemmatico.
QUATTRO i momenti del giorno: mattino, mezzogiorno, sera, notte.
QUATTRO le stagioni dell’anno: primavera, estate, autunno, inverno.
QUATTRO le stagioni della vita: infanzia, giovinezza, maturità, senescenza.
Il successo crescente ha poi ampliato gli orizzonti, nel tempo e nell’articolazione di un calendario sempre più ricco. È nata così la Primavera Medievale e cioè il risvolto teorico e culturale della festa e anteprima della rievocazione di giugno. L’evento si terrà dal 24 al 28 aprile. Le gaite riapriranno le loro taverne dove gli avventori potranno gustare saporiti piatti medievali, i buoni colori del medioevo e ricette che sono, nella maggior parte dei casi, quelle di oggi, appena mascherate da un ingrediente insolito o da un nome curioso, ma ben riconoscibili, così da suggerire un viaggio nel passato, che non li porterà troppo distanti da casa; riapriranno le loro antiche botteghe dove i visitatori, attraverso un’attività laboratoriale, potranno diventare, per un giorno, setaioli, ceraioli, cartai e dipintori.
Ad arricchire l’evento ci saranno una mostra fotografica dal titolo Le immagini di un sogno. Il Mercato delle Gaite nelle foto, la presentazione di libri con la presenza degli autori, conferenze con a tema medichesse e streghe, sacerdotesse e maghe, mistiche e seduttrici con storici e medievisti di spessore elevato. Infine, giullari e musici animeranno le vie del borgo.
Ecco il Medioevo, buon viaggio.
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