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Susanna Nicchiarelli: “Chiara sarebbe orgogliosa delle donne di oggi, la strada però è lunga”

La regista romana di origini umbre chiude la sua trilogia cinematografica con la Santa di Assisi, una donna che lotta per ottenere quello che vuole e rompe gli schemi dell’epoca.

La storia di una ragazza che ha rivoluzionato il mondo. La storia di una ragazza che è diventata santa. Susanna Nicchiarelli, romana di nascita ma umbra di origine, ha portato sullo schermo la vita della Santa d’Assisi con il film Chiara.
La pellicola – la quinta della regista – conclude una trilogia dedicata a tre donne «disturbanti», come lei stessa le definisce; tre donne legate a degli uomini dai quali faticano a emanciparsi: Nico (vero nome di Christa Päffgen ex musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground), Eleanor Marx (figlia di Karl Marx), e appunto Chiara – l’eccellenza femminile più importante dell’Umbria – legata a Francesco.
Non potendo intervistare Chiara (per ovvie ragioni), ho parlato di lei con Susanna, che nello scrivere la sceneggiatura l’ha studiata e scoperta in ogni suo aspetto. Il film racconta la storia di una diciottenne ribelle che lascia la famiglia per unirsi al suo amico Francesco: da quel momento la sua vita cambia per sempre, non si piegherà alla violenza dei famigliari, e si opporrà persino al Papa: lotterà con tutto il suo carisma per sé e per le donne che si uniranno a lei, per vedere realizzato il suo sogno di libertà.

 

Susanna Nicchiarelli. Foto di Matteo Vieille

 

Susanna, come prima domanda le chiedo: qual è il suo rapporto con l’Umbria?

Mio padre è originario di Tavernelle. Io torno spesso in Umbria, ho una casa e sono molto legata a questa terra. Ho un ottimo rapporto anche con tutta la rete dei cinema e dei festival umbri. Spesso li sento, quando sono nei paraggi passo a trovarli e presento i miei film; è una realtà molto bella, con persone che amano veramente il cinema.

 

In Umbria – a Bevagna – ha girato anche alcune scene del suo ultimo film “Chiara”…

Nella piazza di Bevagna è ambientata la scena in cui le donne vengono chiamate da Chiara. Il resto del film, per motivi scenici, è stato girato a Tuscania: lì si è potuto ricreare il paesaggio medioevale e le chiese pre-francescane. Ad Assisi tutto questo non era possibile.

 

“Chiara” fa parte di una trilogia di donne da lei raccontate – insieme a “Nico 1988” e a “Miss Marx” – che si scontrano con gli uomini che hanno nelle loro vite: ce la fanno veramente a staccarsi da loro?

Più che emanciparsi, rivendicano un posto in una società di uomini. Tutti e tre i film raccontano il loro rapporto con loro: Nico con il figlio, Miss Marx con il padre e il marito e Chiara con Francesco e il Papa. Quello di Chiara è forse il rapporto più politico con un potere maschile.

 

“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula

 

È una donna che ha saputo portare avanti le sue idee e ha sempre ragionato con la propria testa, non così scontato nel 1200…

Lei, come Francesco, vuole restare dentro la Chiesa, quindi modula la sua battaglia in modo da poter fare ciò, ma allo stesso tempo cambiare le cose. Il centro della loro lotta è la povertà, e Chiara riesce nel suo obiettivo, creando un ordine di donne povere: una cosa senza precedenti. Quello che ottiene è molto importante dal punto di vista simbolico, perché fino ad allora gli ordini femminili erano protetti e dovevano avere possedimenti; i monasteri erano luoghi di ricchezza e gerarchizzati, lei invece fa nascere un ordine dove tutte sono uguali e ugualmente povere. Per arrivare a questo però è costretta ad accettare la clausura che lei non voleva.

 

Si è fatta un’idea del rapporto che c’era tra Chiara e Francesco?

Trovo che sia stato un rapporto molto femminile. Lui a un certo punto è costretto ad abbandonarla perché non può creare un ordine misto, ma poi torna a morire fra le sue braccia. C’è stata sempre una forte dipendenza di Francesco nei confronti di Chiara, perché lei era solida. Una solidità che si manifesta anche nella comunità che costruisce, che è molto unita e compatta, a differenza di quella dei francescani che si falda. Vivono due sviluppi diversi di una stessa idea.

 

“Chiara”. Foto by Emanuela Scarpa. Vivo film, Tarantula

 

Che penserebbe dell’Italia del 2023?

Chiara sarebbe sicuramente orgogliosa della posizione che hanno conquistato le donne nella società di oggi, anche se c’è ancora tanta strada da percorrere. Lei chiedeva semplicemente una parità, di poter fare quello che era concesso a Francesco, indipendentemente dal suo essere donna. Era una richiesta molto semplice, a tal punto da essere spiazzante. Sicuramente però, l’abbondanza e il consumismo sarebbero le prime cose che criticherebbe, sia lei sia Francesco. Così come il nostro rapporto con il denaro, con la ricchezza e con il superfluo: loro hanno dimostrato come si può andare all’essenziale e si può aiutare l’altro, il diverso. Francesco è stato il primo a parlare di un rapporto inclusivo e di ascolto con le altre culture, di confrontarsi con lo straniero non per convertirlo, ma per un dialogo e uno scambio di idee. E anche Chiara era in quella linea. C’è ancora tanta strada da fare per le battaglie che hanno iniziato a combattere loro.

 

Per certi versi sembra che dal 1200 non sia passato troppo tempo, anche per quanto riguarda l’immagine della donna…

Ancora oggi nel cinema, nella televisione, nella pubblicità e nella società l’immagine della donna che viene promossa è un’immagine che non deve disturbare. Quando diventa disturbante, quando rompe gli schemi, viene accettata con fatica. Penso ad esempio alle donne che non vogliono figli. Chiara, come Eleanor Marx e Nico sono figure femminili disturbanti anche per il femminismo, perché hanno difficoltà a staccarsi dagli uomini e quindi ci costringono a uno sguardo critico anche sullo stesso processo di emancipazione. Posso dire che non sono certo film celebrativi, anzi sono molto problematici.

 

Ha in programma altre pellicole che raccontano figure femminili?

Essendo una donna è ovvio che quando scrivo le sceneggiature i miei occhi e il mio punto di vista sul mondo ci sono e ci saranno sempre, ora però mi voglio dedicare a qualcosa di diverso. Con loro credo di aver chiuso un discorso. Magari più avanti chissà.

 

“Miss Marx” by Emanuela Scarpa – Vivo film, Tarantula

 

In “Chiara” si parla in dialetto, come mai questa scelta?

Ho voluto tantissimo il dialetto per rendere i personaggi più reali. Tante volte nei film ambientati nel passato, gli attori parlano un italiano molto forbito, che però non è veritiero. In Chiara si parla un codice molto simile a quello usato da Francesco nel Cantico delle Creature. L’elemento linguistico fondamentale della rivoluzione francescana e per me era importante che fosse rispettato.

 

Con Marco Bellocchio ha scritto il film “Rapito”: aveva già scritto qualcosa con lui? Com’è andata?

Lo conoscevo, ma non avevo mai lavorato con lui. Mi sono molto divertita perché è stato un lavoro di ricerca ed è stato bellissimo poter entrare nella testa di Marco e scrivere il film che lui si immaginava. Ho imparato tantissimo.

 

Ha vinto un David di Donatello come sceneggiatrice per “Nico” e un Nastro d’Argento sempre come sceneggiatrice per “Rapido”: due premi molto importanti. Di quale è più orgogliosa?

Il David per Nico è stato un riconoscimento molto importante. È una sceneggiatura poco tradizionale che ho scritto da sola, ci tengo particolarmente.

 

“Nico, 1988”. Foto by Dominique Houcmant

 

Quali sono i suoi progetti futuri? 

Sto lavorando a una serie che andrà in onda su Rai Uno. Racconta la storia di alcuni bambini che aiutano i partigiani in montagna. L’ho girata questa estate in Val di Susa, e posso dire che la montagna non fa per me – sono più tipo da campagna (ride). È stata comunque una bellissima esperienza: girare in quei paesaggi è difficile ma molto affascinante, così come lo è stato raccontare la Resistenza.

 

Per concludere, come descriverebbe l’Umbria in tre parole?

Sincera, schietta e ironica.

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Agnese Priorelli

Laureata in Scienze della comunicazione, è giornalista pubblicista dal 2008. Ha lavorato come collaboratrice e redattrice in quotidiani e settimanali. Ora collabora con un giornale online e con un free press. È appassionata di cinema e sport. Svolge attività di inserimento eventi e di social media marketing e collabora alla programmazione dei contenuti. Cura per AboutUmbria Magazine, AboutUmbria Collection e Stay in Umbria interviste e articoli su eventi.