La scrittrice inglese Violet Paget (1856 – 1935) per molti è conosciuta con lo pseudonimo maschile di Vernon Lee.

Violet Paget/Vernon Lee parlava un italiano perfetto e aveva un motto che l’ha accompagnata per tutta la vita: labora et noli contristari (lavora e non essere triste). Si stabilì a Firenze nel 1873 e fu un’assidua viaggiatrice. La sua vita fu anche caratterizzata dalle relazioni che ebbe con altre donne e non esitò a fare coming out. A Firenze si innamorò prima di Annie Mayer e poi di Mary Robinson.
Pacifista e femminista, fu riabilitata proprio da questi movimenti alcuni decenni dopo la sua morte, avvenuta nel 1935. Fu accudita dalla sua ultima compagna Irene Cooper Willis. Uno dei suoi più raffinati estimatori, il critico letterario Mario Praz, ha avuto modo di affermare che Vernon Lee stupì, con i suoi brillanti saggi, tutto l’ambiente intellettuale italiano. Divenne così una personalità di riferimento grazie al suo stile elegante e versatile.
Dal 1889 visse costantemente alla villa Il Palmerino sulle colline sopra Firenze. Tuttavia la passione per i viaggi, coltivata fin da piccola, non l’abbandonerà mai e così la ritroviamo nel 1895 in Umbria. La lettera che scrive a sua mamma viene spedita proprio da Foligno.
E di Foligno e dell’Umbria così scrive: «I boschi di leccio dell’Umbria, così scuri, compatti e misteriosi sono una costante e continua attrazione per me. Ti arrampichi sulle colline caratterizzate da quella pietra calcarea rosa che ha il potere di illuminare qua e là nel puro colore della carne le città di Assisi, Spello, Foligno e Trevi. Le macchie di quercia delle colline danno l’opportunità al boscaiolo di fare fascine che non di rado rotolano giù nei letti dei torrenti. Si continua avanti e ancora verso la montagna, iniziano i lecceti e all’improvviso ci si imbatte in un monastero parzialmente rovinato con le sue mura fortificate con torri e colonne».

Le Possessioni
Violet Paget/Vernon Lee aveva una personalità originale e controcorrente,, al punto di viaggiare in una direzione sia personale sia culturale in netto anticipo rispetto ai suoi tempi. L’amore per il nostro Paese fu sempre forte e costante, le città e i borghi esercitavano su di lei un fascino irresistibile. Tutto ciò si rifletteva nella sua scrittura e nella produzione di romanzi e storie, anche di genere fantastico, delle quali fu una sorta di pioniera. Fu autrice di saggi di estetica e di pubblicazioni sul Rinascimento, ma anche di romanzi e racconti fantastici come quelli presenti nella raccolta Possessioni.
Possessioni costituisce forse il suo capolavoro letterario. È composto da tre novelle incantevoli, da tre racconti fantastici di ambientazione italiana: un Urbino fiabesca, una Venezia dissolta nella caligine lagunare e un fatiscente palazzo di Foligno. Da un polveroso guardaroba del palazzotto di Foligno emergono i fantasmi dell’inconscio. Incantevoli scorci del pensiero, colto e a volte allusivo, fanno da sfondo alla storia da lei denominata The doll (la bambola).

In questo racconto Violet Paget/Vernon Lee così si esprime: «Foligno non è quello che la gente chiama un posto interessante, ma a me è piaciuta. C’è un piccolo fiume pieno e impetuoso con argini ricoperti di edera. Ci sono affreschi del quindicesimo secolo e dei bei palazzi antichi con porte scolpite in pietra rosa. Foligno è una città di mercato e un incrocio, una specie di metropoli della valle. Mi è piaciuta principalmente perché ho conosciuto un delizioso commerciante di curiosità. Il suo nome è Oreste ha una lunga barba bianca, occhi gentili di colore marrone e delle belle mani. Porta sempre con sé un braciere di terracotta sotto il mantello. Conosce tutte le vecchie cronache e sa esattamente dove è successo tutto negli ultimi seicento anni. Parla dei Trinci e dei Baglioni come se li avesse conosciuti. Sono stata molto felice a Foligno vagando per tutto il giorno. Oreste venne una mattina a dirmi che un nobile voleva vendermi un set di piatti cinesi e anche se alcuni erano incrinati, a suo dire, avrei, comunque, avuto modo di vedere uno dei palazzi più raffinati della città. Il palazzo era della fine del diciassettesimo secolo, all’interno grandi spazi, addirittura una fabbrica di sapone ed un calzolaio, un ampio cortile ed una sala da ballo grande come una chiesa ma anche pavimenti sporchi, mobili appannati e sbrindellati ed orribili cremagliere. Vicino alla stanza dei domestici c’era una bambola enorme con un volto classico stile canova». È attorno a questa bambola, oggetto di desiderio e di acquisto della scrittrice, che si sviluppa la storia.
Ma per carpire gli aspetti magici e allusivi è opportuno tuffarsi pienamente nella lettura di questo libro, facilmente reperibile in libreria oppure online.
Alla sua morte, avvenuta nel 1935, la compagna Irene Cooper Willis, che era anche esecutrice testamentaria della scrittrice, donò al British Institute di Firenze una collezione di oltre 400 volumi. È lo stesso British Institute che riporta una curiosità di Violet Paget/Vernon Lee: oltre a numerosi appunti, i libri della scrittrice riportano le date di lettura ed è da queste date che si capisce come fosse abituata a rileggere i diversi testi più volte.

Domenico Arcangeli

Ultimi post di Domenico Arcangeli (vedi tutti)
- Il montefalchese Cuppano, condottiero delle Bande Nere - Gennaio 7, 2025
- Petrone da Vallo: feroce rivoltoso o vivace portavoce di diritti? - Ottobre 22, 2024
- John f. Deane e la poesia “From summer in Umbria“ - Luglio 25, 2024