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Eulalia Torricelli da Forlรฌ aveva tre castelli: uno per mangiare, uno per dormire e uno per amare De Rossi Giosuรจ. Bei tempi, quando i castelli servivano a dame e cavalieri per divertirsi e godere dei piaceri della vita. ย 

Invece proprio nel centro dellโ€™Umbria i castelli sono stati la linea di frontiera tra due mondi: Longobardi e Romani. Quando da Todi si guarda la collina che si ha di fronte, si nota subito la grande macchia del castello di Grutti, imponente e minaccioso. Poi, osservando meglio, si vede che la salita รจ costellata da torri di vedetta, da castelli, da borghi fortificati, da resti di monasteri e tracce dellโ€™assistenza ospedaliera ai pellegrini.ย ย 
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Tra il XII e XIII secolo Todi era potente, voleva espandersi e contemporaneamente doveva difendersi, e fu necessario creare una solida barriera protettiva, che รจ ancora in piedi.ย 
La linea di difesa andava in larghezza da Todi a Marcellano e in lunghezza da Massa Martana a Gualdo Cattaneo. I castelli sono sparsi con abbondanza, come il parmigiano. Sono circa trenta luoghi fortificati. Cosรฌ tanti in cosรฌ poco spazio servivano a rendere impenetrabile la linea di confine tra Todi e il resto del mondo.ย ย 
Montagne di pietre messe lรฌ a difendere contendenti irriducibili, che sono state date alle fiamme e ricostruite, rase al suolo e ricostruite, demolite e lasciate lรฌ e gli abitanti trucidati e le donne violentate.ย รˆ mancata la no manโ€™s land: non cโ€™erano zone franche, uccidere e godere nellโ€™uccidere erano la regola.ย 
Mentre san Francesco predicava agli uccelli e ammansiva i lupi e un secolo dopo Jacopone da Todi scriveva lo struggente lamento di Maria ยซfiglio, figlio amoroso giglio… figlio bianco e vermiglioยป e i pellegrini attraversavano quella zona per scendere a pregare a Roma e aย Gerusalemme, lassรน sul confine accadeva di tutto e il peggio di tutto.ย 

Il castello di Pozzo. In copertina, quello di Assignano

Le zolle dellโ€™altopiano di San Terenziano sono impregnate del sangue dei combattenti e dei paesani e in piรน anche del sangue dei primi martiri cristiani. Le strade che salgono da Ponte Rio seguono antichi percorsi fiancheggiati da chiesette di martiri e da imponenti manufatti in posizione dominante e altri nascosti per sorprendere armati e viandanti.ย ย ย 
Foreign fighters o, per dirla allโ€™italiana, mercenari, bande armate al soldo di chiunque, Braccio Fortebracci, Cesare Borgia, imperiali, conti, duchi e principi e il papa, ogni essere umano assetato di potere รจ passato di lร  per lasciare delle impronte sanguinolente.ย 
Tutti sono stati sotto il dominio di Todi, prima della famiglia Atti e poi dellโ€™arcivescovado, che li ha segnati per sempre apponendo il suo stemma: unโ€™aquila con lโ€™occhio grifagno e le cosce da tacchino.ย 
I castelli dellโ€™altopiano hanno resistito al tempo e ai terremoti, molti sono ancora abitati altri sono restaurati e altri sono stati trasformati in residenze. Scovarli รจ una caccia al tesoro che regala la scoperta di borghi attraversati da una o al massimo due strade, con pochissime macchine, dove domina il silenzio della natura.ย Si puรฒ trascorrere una giornata alla ricerca di questi castelli piccoli, scoprendo angoli emozionanti di un Medioevo ormai lontano ma ancora visibile.ย ย 
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I castelli nascosti

Uno dei castelli nascosti tra colline e boschetti รจ quello di Viepri. Si sale fino a Castelvecchio e poi si scende nel vallone del castello. Il borgo ha una sola porta, sovrastata dallo stemma con lโ€™aquila di Todi, e una sola strada. Tutto qua. Eppure quella stradina รจ una delizia che mostra lโ€™antico e il suo rifacimento.ย Nel castello cโ€™รจ una piccola chiesa, dedicata a San Giovanni, inserita nello spessore delle mura. Per visitarla si cerca la signora Cristina che ha le chiavi e che racconta volentieri la vita al borgo qualche anno fa.ย 
Assignano non si fa trovare facilmente. Salendo da Pantalla si trova lโ€™indicazione e si arriva in un luogo cosรฌ isolato e silenzioso che tโ€™invita a camminare in punta di piedi. Le mura sono un poโ€™ malmesse, a causa dellโ€™azione del tempo e a causa della grande battaglia che nel 1408 ha messo di fronte le truppe perugine e i foreign fighters di Braccio da Montone. Perugia fu sconfitta. Ma non era finita lรฌ. Qualche anno dopo, il nipote di Braccio, Niccolรฒ, assalรฌ il castello e lo devastรฒ. Passando dallโ€™unica porta dโ€™accesso, con tanto di aquila, si entra in un borgo piacevole e ben restaurato.ย ย 
Cambiandoย  strada e passando da Collesecco, dopo un bel tragitto in mezzo agli olivi, si arriva a Pozzo. Un nome un programma: olio. Sembra che lโ€™attivitร  molitoria di Pozzo si perda nella notte dei tempi e che il pozzo servisse a conservare lโ€™olio. Trovare la porta con lโ€™aquila non รจ semplicissimo, ma il borgo conserva belle architetture medievali e scorci suggestivi.ย ย 

CONTINUA…

 


Ruggero Iorio, Le origini della diocesi di Orvieto e Todi, alla luce delle testimonianze archeologiche (1995)ย 
Emore Paoli, Marcellano indagine su un castello medievale umbro (1986)ย 
Vincenzo Fiocchi Nicolai, Umbria cristiana, dalla diffusione del culto al culto dei santi (2001)ย 
Atti del convegno internazionale e studi sullโ€™alto Medioevo
Paolo Boni, San Terenziano e il suo altopianoย 
www.isentieridelsilenzioย 
Maurizio Magnani, Il signore di Collazzone (2010)ย 
Italia โ€“ Umbria: Istituto geografico de Agostini (1982)ย 
Alexander Lee, Il Rinascimento cattivoย 

Oggi ho passeggiato in un giardino incantato.
Un grande prato con alberi, fiori e rose di tutti i colori.
Rose selvatiche con solo cinque petali e rose ibride con un numero infinito di petali, rose profumate e senza profumo, bianche, rosse, gialle, rosa, screziate e tinta unita.
Una tavolozza sterminata di sfumature di colori.

Mi sono venute in mente tante parole dedicate alle rose, ma forse quelle che sono rimaste nella testa e nel cuore di milioni di persone sono solo rosa, rosae, rosae… La prima declinazione latina che rappresentava lโ€™ambito passaggio dallโ€™infanzia allโ€™adolescenza. Diventavamo grandi con le rose senza profumo di una civiltร  lontana.
Rosa, rosae. Le conoscenze botaniche sono venute dopo. Un giardino spontaneo come quello che ho visto, non nasce per caso; ci vuole studio, conoscenza dellโ€™ambiente e la capacitร  di attendere.

Che crescano spontanee!

Questa meraviglia รจ stata realizzata dalla signora Helga Brichet, che in poco spazio ha raccolto lโ€™intero mondo. La signora Helga viene dal Sud Africa, vive in Umbria in zona Torri dove coltiva rose cinesi e di altre parti del mondo. Dimenticavo. Il marito รจ belga.
Insomma i cinque cerchi olimpici sono fatti.

coltivazione rose in umbria

Il giardino

Non aspettatevi il solito giardino delle rose con cespugli ordinati e con passaggi romantici coperti da roselline rampicanti. La signora Helga ha lasciato che i cespugli di rosa mantenessero una forma spontanea, la forma che ha dato loro la natura. E se si devono arrampicare, trovano alberi e pareti su cui salire. Per esaltarne la bellezza le ha accompagnate con altri fiori, come i papaveri, le pervinche e le campanelle azzurre.
Nel giardino fioriscono due tipi di rose, quelle selvatiche e quelle ibride cinesi, che sono antiche, ma sono arrivate in Europa solo verso la fine del 1700 e gli inizi del secolo successivo, subito dopo lโ€™arrivo della porcellana. Da quel momento lโ€™Europa ha conosciuto le rose rosse, quelle della festa degli innamorati. E se ne รจ innamorata, perciรฒ le ha dipinte ovunque – nei quadri nelle cartoline e sulle porcellane. La moglie di Napoleone, Giuseppina di Beauharnais, volle allestire un giardino di rose al Castello di Malmaison, che sorprendeva per la grande varietร  di fiori, e perchรฉ le rose cinesi rifioriscono, diversamente da quelle giร  presenti sul vecchio continente.

La rosa gigante dell’Himalaya

Il giardino delle antitesi

Entrando in giardino mi sono trovata di fronte alla Rosa gigantea dellโ€™Himalaya. Grandi i fiori e grandi le foglie, non ha uno stelo ma un tronco e si arrampica su per un albero altrettanto grande. Poi si passa al suo opposto, un cespuglio di rose selvatiche cinesi bianche, piccolissime, con foglie piccolissime. Si chiama Rosa sericea pteracantha ma una particolaritร  per me assolutamente nuova: ha spine giganti, rossicce, alate e trasparenti. In controsole sembrano una pietra preziosa.

Rosa sericea pteracantha

Se Giuseppina Beauharnais aveva il suo giardino di rose, al marito รจ stata dedicata una rosa rosso violacea che cresce come un cespuglio. La signora Helga, con malizia, ha piantato accanto alle rose Napoleone un cespuglio di rose piรน chiare, un ibrido dedicato al suo nemico acerrimo: lโ€™imperatore di Prussia.
Profumi? Pochi. Le rose cinesi non sono indicate per la profumeria, ma se vi avvicinate, sentirete un odore gentile e inebriante.
La signora Helga รจ unโ€™ottima guida, abituata a mostrare ai visitatori le sue meraviglie con una grande conoscenza della materia, anche per il suo ruolo di ex presidentessa della World Federation of National Rose Societies. Per vedere il giardino basta telefonare e prendere un appuntamento. Poi si aspetta che le rose rifioriscano.

La signora Helga


Per maggiori informazioni:
Helga Brichet โ€“ 0742/99288

 

ยซO pa’, si tu me vedessi lโ€™core, lโ€™campanile sona co ‘na tale durezza che le guance mโ€™enno scomparse da la faccia, resta solo ‘na ruga de doloreโ€ฆ o pa’ si tu me vedessi lโ€™coreยป 

Regista, attore e scrittore. Filippo Timi รจ tutto questo e molto di piรน. Un vero perugino col donca, a cui piace portare il dialetto umbro nei suoi spettacoli teatrali. Dal 25 al 27 giugno sarร  al cinema per un evento speciale: la trasposizione cinematografica del suo ironico e dissacrante spettacolo Favola, visibile per soli tre giorni. Il film, distribuito da Nexo Digital e diretto Sebastiano Mauri, ci porta nella provincia americana degli anni Cinquanta con le vite perfette, le donne sorridenti e i colori pastello. Qui Mrs Fairytale (Filippo Timi) e Mrs Emerald (Lucia Mascino) sโ€™incontrano ogni giorno per condividere le loro esistenze tranquille e borghesi, ma la facciata di perfezione si sgretola, rotta da segreti terribili e possibilitร  inaspettate. Nessuna Favola รจ mai perfetta come sembraโ€ฆ 

Filippo Timi in Favola

Per lei cosโ€™รจ una favola? Quale sarebbe la sua favola perfetta (se esiste)?   

La favola perfetta รจ quella che finisce con ยซe vissero tutti felici e contentiยป, ma la mia favola ideale รจ quella di un mondo piรน tollerante, un mondo che non giudica nessuno come diverso, ma lo accetta come unico. 

Il film รจ ambientato nella provincia americana: pensa che anche in una cittร  di provincia come Perugia avrebbe potuto raccontare questa storia? 

Ogni provincia si assomiglia, ma per questo film quella americana esprimeva meglio il bisogno del personaggio di evadere nei suoi sogni, nellโ€™America vista nei film sul grande schermo. Lโ€™America, con le sue contraddizioni ed esasperazioni, esprimeva perfettamente il luogo fisico e mentale per raccontare questa favola. 

Siamo negli anni Cinquanta e il film affronta il tema dellโ€™identitร  di genere e del rapporto con il proprio corpo e la societร : รจ cambiato realmente qualcosa rispetto a quegli anni?      

Sรฌ, molte cose sono cambiate, le donne non sono piรน costrette a mettersi un bustino, indossare gonne a campana ed essere confinate ai fornelli in attesa del ritorno del capofamiglia, ma la reale uguaglianza fra uomini e donne รจ ancora, tristemente, una meta lontana. Ginger Rogers faceva gli stessi passi di Fred Astaire, sui tacchi alti e allโ€™indietro, ma era pagata la metร . Ancora oggi, per esempio, la differenza salariale di genere รจ unโ€™amara realtร .  

 

Cosa ha portato di suo nel personaggio? รˆ stato difficile vestire i panni di una donna? 

Per un uomo vestire i panni di una donna รจ estremamente difficile: a parte la difficoltร  fisica, cโ€™รจ uno sguardo del mondo esterno che ti giudica incessantemente. Sopportarlo, e a volte schivarlo, diventa un doppio lavoro. 

film filippo timi

Filippo Timi in Favola

Ora parliamo un poโ€™ di Umbria: qual รจ il suo legame con questa regione? 

Sono le mie origini, ho scritto poesie in perugino prima che testi in italiano. Sia nei miei romanzi che nei miei spettacoli non ho mai resistito alla tentazione di introdurre una vena umbra in questo o quel personaggio. Trovo che il dialetto esprima piรน direttamente certe sfumature di emozioni che lโ€™italiano, invece, a volte, raffredda. 

Ho letto che porterร  in scena un cavaliere del Seicento e reciterร  in dialetto perugino, col donca: ci puรฒ anticipare qualcosa? Cโ€™รจ giร  una frase in perugino che potrebbe descrivere il personaggio? 

ยซO pa’, si tu me vedessi lโ€™core, lโ€™campanile sona co ‘na tale durezza che le guance mโ€™enno scomparse da la faccia, resta solo ‘na ruga de doloreโ€ฆ o pa’ si tu me vedessi lโ€™coreยป 
รˆ la storia di un cavaliere che combatte contro il drago delle proprie paure. Accanto a lui, un angelo custode in crisi esistenziale (Marina Rocco), un menestrello triste in maniera ilare (Andrea Soffiantini), un giovane scudiero alla scoperta dellโ€™eros (Michele Capuano) e una saggia prostituta dai saldi principi (Elena Lietti). 

Oltre al cinema e teatro, ha anche in cantiere progetti letterari? 

I progetti letterari sono molti e segreti, ma ora mi sto concentrando sulla scrittura del nuovo spettacolo. 

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole? 

Ruvidamente accogliente, spudoratamente verace, insomma, meravigliosamente grifagna. 

 

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione? 

A la torta al testo e la ciaramicola che fa la mi mamma, nโ€™sacco, nโ€™sacco bona. 

 

Il trailer di Favola:

 

 

Si รจ chiusa domenica la terza edizione di Perugia 1416 che ha visto vincitore il magnifico rione di Porta Sole.

 

by Cristina Martino

 

รˆ stata unโ€™esperienza molto positiva caratterizzata da una notevole partecipazione di pubblico, oltre che da un vivo coinvolgimento della cittadinanza che ha animato in maniera impeccabile le varie fasi della manifestazione.

Questโ€™anno si รจ registrato sicuramente un grande salto in avanti, ยซbasta guardare ai cortei, tutti molto belli e significativiยป come dichiara lโ€™assessore Teresa Severini, presidente dellโ€™Associazione Perugia 1416.

Lโ€™assessore plaude al ruolo ricoperto con dedizione dai ยซtanti volontari, compresi quelli della protezione civile che hanno garantito la sicurezza ormai dโ€™obbligo in ogni manifestazioneยป.

 

Una cinquantina di appuntamenti in programma, cinque mostre, sei eventi per i piccoli, undici ristoranti con menu medievali e personale in costume. Uno sforzo notevole, che ha dato i suoi frutti se pensiamo al considerevole incremento di persone che hanno popolato le strade della cittร , ma anche allโ€™aumento dei visitatori virtuali, quelli che hanno seguito lo svolgersi dellโ€™evento attraverso il sito web e i social network.

 

by Cristina Martino

 

ยซIl vero segno tangibile dellโ€™importanza del progettoยป prosegue Teresa Severini ยซรจ stata la risposta alle taverne, alcune di queste, tipo quella di Porta Santโ€™Angelo, sono la sintesi del progetto di recupero di luoghi storici, di collaborazione virale nel lavoro di tanti volontari, anche per riportare i locali abbandonati a nuova vita, e di sinergia con i ristoranti della zona. Ma tutti a diverso titolo hanno trovato la forza di vivere insieme ogni momento. Passione, nervosismi, tensioni, entusiasmo, i sentimenti che si succedono in giorni cosรฌ concitati e che fanno sรฌ che giร  da domani riprenda il lavoro verso la quarta edizioneยป.

 

Perugia 1416 รจ una manifestazione in crescita che mira a essere una festa per tutti, in grado di aggregare cittadini e realtร  associative dentro e fuori le mura. I rioni diventano un punto di riferimento e di ritrovo anche per i giovani, luoghi che assumono con il passare del tempo un crescente valore non solo culturale, ma anche sociale.

 

by Tommaso Piscitelli

 

Insomma, al di lร  delle diverse opinioni in merito allโ€™evento, una festa in grado di accogliere e aggregare facendo di lavoro, collaborazione e coesione veri punti cardine, va sicuramente guardata con positivitร  e speranza per il futuro

 

Vallo di Nera appartiene al Club de
I Borghi Piรน Belli d’Italia

 


ยซLasciatevi incantare da uno dei borghi piรน belli dโ€™Italia, Vallo di Nera, e concedetevi, tra torri medioevali ed echi di antichi cantori, lโ€™assaggio di pregiati formaggiยป.

Fior di Cacio

 

La Valnerina piรน ricca, quella piรน antica e autentica, dove รจ fiorita la millenaria sapienza umbra e nel cui ventre sbocciano aromi apprezzati a ogni latitudine; ma anche la Valnerina piรน impervia e selvaggia laddove osano le aquile e si nasconde il lupo. Sapori arcaici e autentica ruralitร  che storicamente caratterizzano questo idillio bucolico e che tenteremo di raccontarvi in un itinerario il quale, nonostante lโ€™ambizioso titolo, racchiude frammenti di una quotidianitร  sepolta tra la polvere della memoria. E allora lasciatevi incantare da uno dei Borghi piรน Belli dโ€™Italia, Vallo di Nera, e concedetevi, tra torri medioevali ed echi di antichi cantori, lโ€™assaggio di pregiati formaggi. Perchรฉ questo รจ quello che agli Umbri piace, perchรฉ questa รจ la nostra cultura.

Un prodotto antico

Nel ricomporre le tarsie di quellโ€™antico mosaico sepolto lungo lโ€™argine del tempo, che รจ la storia del formaggio, laย bussola che orienta la ricerca dei food lovers punta con straordinaria fermezza il Medio Oriente e la leggenda di quel pastore arabo che, attraversando il deserto, conservรฒ del latte di capra in un otre ignorando il processo di stagionatura che avrebbe invece notato giunto al termine della traversata. Dischiusa dalla mitologia araba e sfiorata dal respiro mediterraneo del greco antico, lโ€™etimologia della parola formaggio si intreccia inesorabilmente tra i vimini dellโ€™antico paniere in cui veniva depositato il latte cagliato, formos per lโ€™appunto, divenuto successivamente fromage per le popolazioni galliche e forma per gli antichi abitanti dellโ€™Urbe.ย Un atlante, quello del formaggio, in cui punti cardinali e coordinate geografiche lasciano spazio a unaย geografia di scenari alpestri e pastori che a Vallo di Nera, il borgo-castello della Valnerina, resiste eroicamente tra frammenti di memoria pastorale e tradizioni millenarie.

Vallo di Nera e Fior di Cacio

Imbrigliata dallo sguardo marmoreo dellโ€™imponente cassero medioevale Vallo di Nera, avamposto della civiltร  contadina e Presidio Slow Food, appare sospesa nel vuoto cosmico di una clessidra i cui granelli di sabbia diventano gocce di memoria di greggi e pastori, custodi di unโ€™antica tradizione casearia che, in questo coriandolo di Umbria, viene omaggiata da unโ€™annuale mostra mercato, Fior di Cacio. La civiltร  pastorale, i cui echi appaiano scolpiti in bassorilievi di sentieri e tratturi, a Vallo di Nera diventa depositaria di una ricca tradizione orale, fiorita lungo le rotte della transumanza per opera di aedi pastori che rispondevano agli echi della natura improvvisando canti e narrazioni. Oggi quel passato รจ documentato dalla Casa dei Racconti, teatro in cui a esibirsi รจ una memoria popolare fatta di voci in metrica attraverso la quale recuperare lโ€™identitร  culturale di una quotidianitร  remota eretta tra macerie del tempo.

 

Per gustarlo al meglio

Vademecum per abbinare in tavola i formaggi della Valnerina non esistono. Tuttavia รจ possibile accompagnare lโ€™abbinamento secondo prelibati suggerimenti, nonostante i grandi formaggi vadano degustati abbinati a prodotti semplici che ne esaltino pastositร  e fragranza, come buon pane e confetture di cui la Valnerina vanta un ricco catalogo. Declinato in tutte le sue vesti il formaggio della Valnerina esalta palati e papille dei commensali se abbinato per contrasto o per similitudine ai vini tipici della Verde Umbria,ย in un trionfo enogastronomico di aromi e sapori arcaici. Per gli amanti dellโ€™autenticitร ย la birra, che attraverso il brio del luppolo annulla la corpositร  del formaggio, e le pregiate confetture che il fiume Nera matura allโ€™ombra di pioppi dalle fronde sottili rappresentano eccellenti partnerย per questo viaggio nella Terra dei Pastori, enciclopedia del gusto e della tradizione.

Le strade di Perugia si animano con la terza edizione di Perugia 1416, i cinque Rioni della cittร  tornano a sfidarsi all’interno della grande festa che coinvolge attivamente la popolazione cittadina e comprensoriale del capoluogo.

Tornano le dame e i cavalieri, i giochi e i cortei, in un susseguirsi di emozioni che culminano domenica 10 giugno nel corteo storico, rievocazione dellโ€™ingresso di Braccio Fortebracci da Montone a Perugia, avvenimento che, seicento anni fa, ha simbolicamente segnato il passaggio dal Medioevo al Rinascimento e l’avvio dell’era di Braccio.

Vi proponiamo le scene salienti, i volti e i luoghi di questa edizione 2018, nella gallery fotografica che raccoglie una carrellata di immagini firmate Officine Creative Italiane.

La gallery รจ in continuo aggiornamento, tornate a trovarci!

 

Un ritorno da non perdere, quello delle ventiquattro maioliche rinascimentali, che dopo cinquecento anni tornano a Deruta.

Vaso con un asino sdraiato. Deruta 1500

 

Presentata alla Frieze Masters di Londra del 2017, la piรน importante fiera di arte antica e moderna del Regno Unito, lโ€™edizione italiana dellaย mostra Sacred and Profane Beauty Deruta Renaissance Maiolica รจ curata dal Museo della Ceramica di Deruta ed รจ visibile fino al 30 giugno. Provenienti da collezioni private, le opere sono state selezionate da Camille Leprince e Justin Raccanello con la consulenza di Elisa Paola Sani, collaboratrice del Victoria & Albert Museum ad oggi tra i massimi esperti di ceramica rinascimentale.

Un percorso tra le maioliche

Attraversando le sale del museo si entra in luogo affascinante dove le opere esposte rappresentano la bellezza sacra e profana, come ricorda anche il titolo della mostra. La pittura umbra, in particolare quella di Pinturicchio e Perugino, viene resa immortale grazie allโ€™abilitร  dei maestri vasai derutesi che fabbricarono maioliche policrome tra Quattrocento e Cinquecento.
La cittร  di Deruta, fin dal Medioevo, รจ stata il palcoscenico per lโ€™arte dei maestri vasai; la massiccia presenza degli artigiani รจ dovuta alla facile reperibilitร  nel territorio dellโ€™argilla, presente in grande quantitร  nelle colline derutesi e nei depositi alluvionali del Tevere. Questa nobile arte si รจ sviluppata grazie alle notevoli vie di comunicazione presenti nel territorio. La cittร  รจ stata il centro di un intenso movimento artistico e commerciale, anche perchรฉ molti maestri vasai da tutta Italia si sono stabiliti a Deruta, spinti dallโ€™esenzioni fiscali concesse per favorire il ripopolamento della cittร , dopo lโ€™epidemia di peste del 1456.

 

Piatto da pompa con eroe con elmo da parata. Probabilmente di Nicola Francioli

La regina della ceramica

รˆ proprio in questo periodo che lโ€™arte umbra, dipinta nelle grandi pale dโ€™altare dagli artisti del Quattrocento, viene impressa sulla ceramica. In questo ambito la produzione derutese รจ quanto mai variegata sia per le qualitร  che per le tecniche. Un tripudio di forme, colori, motivi decorativi e repertori iconografici, sono impressi nella ceramica. Tra le opere piรน affascinanti esposte ci sono i grandi piatti da pompa (alcuni superano i 40 cm di diametro). La presenza di fori testimonia che essi potevano essere appesi a scopo decorativo e pronti per essere usati per occasioni speciali. Lo schema decorativo tradizionale prevede un motivo ornamentale sul bordo che incornicia la scena principale, dove possiamo vedere: Giuditta con la testa di Oloferne, San Francesco che riceve le stimmate, David con la testa di Golia, una crocifissione, e la nascita di Adone. Alcuni sono decorati con nobildonne e dame, vestite con eleganti abiti esaltati dalla preziosa lustratura, le quali stringono tra le mani lunghi cartigli con iscrizioni complesse, proverbi, scritte moraleggianti e persino una poesia di Petrarca. Le dame ricordano quelle dipinte dal Perugino e da Pinturicchio, in particolare una di queste richiama alla mente la Sibilla delfica del Pinturicchio dipinta nel soffitto della Sala delle Sibille negli appartamenti Borgia in Vaticano, ed una Madonna con il bambino ricorda la Madonna di Foligno di Raffaello, ora conservata alla Pinacoteca Vaticana.
Altri piatti da pompa invece recano gli stemmi di nobili famiglie umbre; come quello dei Baglioni, signori di Perugia, o quello con lo stemma della famiglia Crispolti. Inesauribili furono quindi le fonti di ispirazione per i maestri vasai.

 

Piatto da pompa con David con la testa di Golia. Deruta 1560

Il Co di Deruta

A seguito di recenti scoperte archivistiche รจ stato possibile ricostruire il lavoro di Nicola Francioli, conosciuto come il Co o Il Co di Deruta, maestro vasaio attivo dal 1513 al 1565.
Il piatto da pompa piรน illustre รจ proprio quello del maestro Francioli: la Nativitร . Rappresentazione cara al Perugino, che in Umbria realizzรฒ tre versioni di questo soggetto e a Pinturicchio che ne dipinse una a Spello nella Cappella Baglioni. La scena sacra รจ stata dipinta con piรน tonalitร  di blu e arancio, la sacra famiglia al centro della composizione รจ in preghiera; la Vergine รจ inginocchiata e San Giuseppe, in piedi, sembra proteggere il Bambino adagiato sopra un cuscino. Alcuni pastori arrivano a rendere omaggio al Re dei Giudei e tre angeli nel cielo recano in mano un cartiglio. Sullo sfondo si nota la cittร  di Gerusalemme.
ยซSono molto amati i vasi di terra cotta quivi fatti, per essere talmente lavorati, che paiono dorati. Et anche tanto sottilmente sono condotti, che insino ad hora non si ritrova alcun artefice nellโ€™Italia.ยป
รˆ con queste parole che Leandro Alberti nellโ€™opera Descrittione di tutta Italia (1550) ย fa conoscere lโ€™eccellenza della ceramica prodotta dai maestri vasai in tutta Italia.

 

Piatto da pompa con la Nativitร . Nicola Francioli detto Co di Deruta. Deruta 1520-1530

ยซL’olio e il vino umbro sono un nostro patrimonio culturale come il Pinturicchio e il Peruginoยป

Gianfranco Vissani non ha bisogno di tante presentazioni. รˆ forse il primo chef apparso in televisione, quando ancora gli chef stavano solo in cucina. Esuberante, schietto e un vero umbro verace. E anche durante la nostra chiacchierata si dimostra tale: ricorda il padre quando ammazzava il maiale o quando preparava i liquori al sambuco e al muschio e alle tante cose che gli ha insegnato, o a quando guardava Goldrake. ยซTu lo guardavi Goldrake? Forse sei troppo giovane!ยป. Poi lโ€™intervista si sposta sulla cucina umbra ed รจ palese il suo attaccamento a questa terra e a tutto quello che regala. ยซIl mio, รจ un vero rapporto col territorioยป.

Gianfranco Vissani

Qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Ho origini maremmane ma sono nato in Umbria a Civitella del Lago in provincia di Terni, quindi il mio legame รจ molto forte. Al lago di Corbara mio padre ha aperto il primo ristorante quando ancora cโ€™era poca corrente in zona e le strade erano poco praticabili. Da giovani cerchiamo e siamo attratti da tutto quello che รจ diverso, per questo – dopo lโ€™istituto alberghiero a Spoleto – ho girato molto lโ€™Italia: Venezia, Cortina dโ€™Ampezzo, Genova, Firenze e Napoli, oggi invece tutto quello che cโ€™รจ qui รจ la mia vita. Amo lโ€™Umbria, ho con questa terra un legame molto radicato.

Se lโ€™Umbria fosse un piatto, quale sarebbe?

Non sarebbe solo un piatto, ma tantissimi. Sarebbe la caccia, le lenticchie di Castelluccio, le patate di Colfiorito, il tartufo cavato e non coltivato, lโ€™olio, i vini come il Sagrantino, la torta cotta sotto la brace, la maialata e il sanguinaccio, i tordi di Amelia e la palomba alla ghiotta di Todi. Siamo una piccola regione, ma molto importante e innovatrice in cucina.

Un ingrediente che non puรฒ mancare sulla tavola di un umbroโ€ฆ

Sicuramente lโ€™olio, per le sue piccole dimensioni lโ€™Umbria ne produce tantissimo, e il vino di Caprai e Lungarotti che sono stati dei veri innovatori. Questi due prodotti sono un nostro patrimonio culturale pari al Pinturicchio e al Perugino.

Quanto, e in che modo, questa regione ha influito nella sua cucina e nel suo lavoro?

Moltissimo. I prodotti umbri sono molto presenti nelle mie ricette.

Il suo ultimo libro La cucina delle feste ha come sottotitolo Lโ€™altro Vissani: chi รจ lโ€™altro Vissani? Ne esiste un altro?

Sรฌ, รจ un altro rompiscatole come me (ride). รˆ un sottotitolo che mi piaceva mettere.

Un bravo chef รจ quello che cucina la miglior pasta al pomodoro o quello che crea un ottimo piatto mai fatto da altri?

Un bravo chef deve sapere fare entrambe le cose: partire dalla semplicitร  di una pasta al pomodoro per arrivare a un piatto piรน particolare e complicato.

Piccola curiositร : cโ€™รจ un cibo che proprio non sopporta? E uno del quale non puรฒ fare a meno?

Non mi piacciono i crauti e non potrei fare a meno dellโ€™olio o del prosciutto, ma di quello che non sa troppo di maiale.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Colline, paesaggi naturali e verde.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

La vita tranquilla e le viti dโ€™uva.