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Una donna straordinaria con una forza commovente che, con tenacia e determinazione nel raccontare la propria testimonianza di deportata al tempo della Seconda Guerra Mondiale, ha stupito tutti coloro i quali hanno ascoltato le sue drammatiche narrazioni in merito ai campi di concentramento nazisti, da lei denominati โ€œcampi di annientamentoโ€. Edith Bruck รจ il suo nome. Nella vita e nella storia rimarrร  indelebile come le terribili disumanitร  che ha vissuto come vittima, sottoposta a violenze in nome di ideali sorretti da gratuite crudeltร .

ย Edith Bruck ha raccontato, dapprima a mille studenti umbri, poi alle autoritร  civili, militari e religiose presso la sala della Conciliazione del Comune, la sua storia di deportata ebrea tredicenne ungherese, dapprima ad Auschwitz e poi in altri campi di sterminio nazisti.
I due incontri sono stati organizzati da Marina Rosati, responsabile del Museo della Memoria di Assisi, dalla fondazione diocesana Opera Casa Papa Giovanni e dal Comune di Assisi, con il patrocinio della Provincia di Perugia. Nellโ€™occasione il Sindaco assisano nonchรฉ Presidente della Provincia di Perugia, Stefania Proietti, ha consegnato a Edith Bruck la cittadinanza onoraria di Assisi, con parole di affetto: ยซLa sua testimonianza รจ stata intensa e la signora Edith ha ribadito piรน volte che non conosce lโ€™odio. Una scrittrice e una testimonial fantastica che non si รจ sottratta alle tante domande ricevute. Ci ha detto delle sue cinque luci e cosรฌ racconta la sua vita. Edith ha lasciato un segno profondo in Assisi e Assisi lโ€™ha abbracciata con tanto affetto. Nellโ€™occasione abbiamo celebrato la sua cittadinanza onoraria come assisanaยป.

 

 

La signora Edith, con semplicitร  e orgoglio, ha detto: ยซGrazie per la cittadinanza, di cui sono molto fiera, perchรฉ Assisi รจ una cittร  di esempio di come si puรฒ convivere e difendere i perseguitati o i diversi. Io sono molto affezionata a questa cittร  da quando sono in Italia. Poi naturalmente avevo molto amiche ebree italiane che si erano nascoste qui ad Assisi e ogni due anni venivo qui a trovare unโ€™amica. Ssono molto legata a questa cittร  per unโ€™umanitร  rara che non ho trovato da nessun’altra parte. Non finisce mai lโ€™antisemitismo, non finisce mai il razzismo perchรฉ siamo incapaci di vivere in pace e forse questo รจ il piรน grande fallimento dellโ€™uomo e della ragione stessa. Io credo che Auschwitz sia stata unica nella storia e non va appiattita o negata o banalizzata, come succede spessoโ€ฆ io non ho mai visto pace dopo la guerra. La mia storia come deportata รจ iniziata quando avevo 13 anni e i fascisti ungheresi bussarono alla mia porta: dopo 4-5 giorni nei vagoni ferroviari piombati ci hanno portato ad Aushwitz e appena arrivati รจ successa la prima luce. La sinistra o la destra significavano la camera a gas o il lavoro e un tedesco mi ha fatto andare nella fila del lavoro: questa รจ la prima luce di cui ho parlato con Papa Francescoยป.

Questo รจ lโ€™incipit del racconto di Edith Bruck, straordinaria donna, che con grande luciditร  ha espresso la sua drammatica e preziosa testimonianza, da cui si capisce la grande forza che porta in sรฉ, cosรฌ come la violenza e la crudeltร  lโ€™hanno segnata. Non ha uno spirito di rivalsa o vendetta, anzi, Edith ha voluto raccontare la sua esperienza da deportata ebrea soprattutto ai giovani, al fine di sensibilizzarne coscienze; la sua รจ anche una personale missione di vita, cioรจ quella di raccontare le violenze e i fatti vissuti, soprattutto agli studenti, per tenere viva la Memoria.

Maria Rosati ci ha confidato il suo entusiasmo per la visita di Edith Bruck ad Assisi: ยซLa visita della signora Bruck รจ stata una cosa straordinaria che ci riempie dโ€™orgoglio ma la cosa piรน bella รจ vedere tanti ragazzi che lโ€™hanno ascoltata attentamente e soprattutto le hanno fatto tantissime domande. Non la volevano lasciar andare via, quanto erano desiderosi di conoscere, direttamente da lei, lโ€™esperienza della deportazione. Lโ€™incontro con i giovani รจ stata la vera essenza di questa bellissima giornata dedicata alla Memoriaยป.

Cโ€™รจ chi ricorda una storia, avvenuta qualche anno fa nei boschi di Villamagna, nei pressi della cittadina di Scheggia. Oddo Brunamonti, un abitante del borgo, raccontรฒ di aver avuto un incontro inverosimile con una strana creatura, mai vista prima.

Era maggio del 1997 quando Oddo andรฒ nel bosco a fare un poโ€™ di legna e, mentre lavorava, si accorse che tra gli alberi vicini cโ€™era una strana ombra appartenente a qualcuno che si nascondeva dietro un cespuglio. Oddo pensava fosse un animale e un poโ€™ preoccupato dalle dimensioni della sagoma avvistata, salรฌ in auto, accese il motore e a quel punto, mentre faceva manovra con la sua vettura, saltรฒ fuori dal cespuglio uno strano essere: un bipede robusto e possente, alto circa un metro e ottanta, con le forti braccia protese verso lโ€™alto, con grosse fauci spalancate, il corpo ricoperto da peli scuri, che emise un forte e spaventevole urlo acuto.
Oddo scappรฒ velocemente con la propria autovettura e dopo essere arrivato a casa, trafelato e impaurito per l’incontro, confidรฒ lโ€™accaduto ai propri familiari e poi, da loro consigliato, andรฒ dai Carabinieri a raccontare che cosa gli fosse successo.
In conseguenza della sua testimonianza, ci furono immediate ricerche e sopralluoghi, durante i quali furono trovati dei ciuffi di peli scuri impigliati nei rami degli alberi e una grossa e profonda impronta, in cui si distinguevano tre dita nella parte anteriore e uno sperone in quella posteriore. Si presunse, dalla grandezza e dallโ€™avvallamento dellโ€™orma, che lโ€™animale potesse pesare 180 chilogrammi circa. Un vero mistero di un essere che solo a descriverlo risulta inquietante, figuriamoci per il povero Oddo, che improvvisamente se lo era trovato davanti, a brevissima distanza e subendo unโ€™aggressione.

Sulle tracce della strana creatura

Qualche tempo prima di questo avvistamento, sempre in zona, si dice che si era visto uno strano animale aggirarsi nei pressi di una stalla, che poi si scontrรฒ violentemente con il cane da pastore messo a guardia del ricovero, che rimase ucciso nella lotta per difendere la proprietร  dalla mostruosa creatura. Il cane maremmano fu trovato morto, con la testa frantumata.
Cosรฌ come, sempre in quel periodo e nella stessa zona, una quarantina di pecore furono rinvenute uccise, con un dettaglio anomalo sulla loro morte: avevano il cranio fracassato. I predatori abituali degli ovini, che siano i lupi o lโ€™orso, non straziano in questo modo le loro vittime.
Lo strano mostro o presunto tale, sembra che fu intravisto da lontano anche da un cacciatore e da un motociclista. I due certamente non ebbero un raccapricciante incontro a breve distanza come quello del Brunamonti ma scorsero nel bosco una sagoma inusuale, probabilmente del misterioso animale.
In tutta questa vicenda, pare che ci furono delle pressioni su Oddo da parte di alcuni personaggi equivoci, per tacitarlo e anzi per fargli affermare che si era sbagliato nel riferire ciรฒ che aveva visto. Avrebbe dovuto dire che quello che aveva visto era un orso e nullโ€™altro. Ma Brunamonti rimase fermo nei suoi convincimenti.
Nel contempo durante le notti di quel periodo, da numerose persone erano state udite delle strane urla provenienti dai boschi del comprensorio scheggino, e tra la gente del posto si iniziava a respirare unโ€™aria di grande tensione.
Alle investigazioni sullโ€™anomala creatura parteciparono forze dellโ€™ordine, militari, esperti scientifici e veterinari, tutti coadiuvati nelle ricerche da un aeromobile. Un giorno, un pastore vide trasportare con un elicottero una grande cassa, che fu portata via dopo averla caricata sul velivolo nei pressi di una casa abbandonata che si trovava ai margini di un esteso bosco, poco lontano dalla zona oggetto delle minuziose ricerche. Chissร  che cosa conteneva quella voluminosa cassaโ€ฆ
Da quel momento, nella zona non accadrร  piรน nulla di strano e tutto il personale militare e civile impiegato nelle ricerche abbandonerร  la zona senza dare spiegazioni. Da allora non ci sarebbero piรน state notizie di avvistamenti di quello strano essere mostruoso, sul quale, ancora oggi si fanno svariate supposizioni della sua provenienza e origine: infatti si ipotizza che potesse essere un alieno o un esperimento di laboratorio o un mutante. Di certo Oddo Brunamonti, scomparso qualche tempo fa, quel giorno nel bosco prese un grande spavento e per questa storia fu anche deriso e screditato, forse per celare un segreto.
A distanza di tempo, qualcuno dei suoi denigratori ha iniziato a ricredersiโ€ฆ La comprova, al prossimo avvistamento!

In ogni vicolo e in ogni piazza di Bevagna si respira aria di Medioevo. Su questo sfondo ho immaginato le vicende di un giovane che voleva diventare un famoso pittore.

Vanni era un ragazzotto vivace, abitava in unโ€™umile casa assieme alla madre, al padre e a sei fratelli. Aveva i capelli a tega e vestito con abiti passati e ripassati dai fratelli maggiori, andava sempre di corsa. Le scarpe erano un lusso e cosรฌ in estate scorrazzava per i vicoli di Mevania a piedi scalzi. Caterina, sua mamma, era una donna gentile e molto religiosa, Ruggiero, il padre era anchโ€™egli un bravโ€™uomo ma quando beveva diventava spesso violento e aggressivo.

 

Vanni Da Mevania disegnato da Francesca Marchetti

 

Le botte che prendeva, Vanni se le ricordava tutte. La decisione presa dai genitori di mandarlo a imparare un mestiere gli era sembrata quasi una grazia di Dio. Finalmente se ne sarebbe andato da quella casa affollata e soprattutto non avrebbe piรน subito le percosse del padre.
Solamente sua madre lo chiamava con il suo vero nome, Giovanni. ยซGiovanni ricordati di ossequiare Maestro Pietro, non lo contraddire, sii umile e impara bene il mestiereยป. E ancora ยซGiovanni non menare gli altri tuoi compagni apprendisti, sii onesto e condividi la felicitร  che la vita ti ha donatoยป. Vanni era stufo di questi consigli cosรฌ come presto divenne stufo di sgobbare nella bottega di Maestro Pietro. Era un tipo ribelle ma non sedizioso, non rispettava mai gli orari ed era distratto da altre faccende. Non legava con i suoi compagni di lavoro, li vedeva troppo remissivi. Le sue aspettative di vita nel borgo di Mevania del 1477 erano ben diverse da quelle che gli si prospettavano. Mevania si sviluppava lungo il fiume Clitunno ed era caratterizzata da innumerevoli vicoli lastricati in pietra. La piazza principale era luogo di scambi commerciali. Vanni aveva la passione per la pittura, voleva trasferirsi a Pisa per perfezionare la sua arte acquisita con semplici tecniche da autodidatta. Aveva sentito parlare del Maestro Gianni Matto, รจ lรฌ che voleva andare, sui lungarni pisani. Si immaginava un futuro da famoso pittore stimato e rispettato. Per realizzare questo suo sogno avrebbe avuto bisogno di tanti denari, ma lui certo non li aveva e di sicuro non li avrebbe accumulati lavorando in quella bottega del taccagno Maestro Pietro. Questi sรฌ che i soldi sapeva farli e tenerli solo per sรฉ. Li custodiva ben nascosti ma quello scaltro di Vanni aveva scoperto il nascondiglio e ogni volta che vi passava vicino gli ritornava alla mente la voce di sua mamma: ยซGiovanni comportati bene, sii onestoยป e le sue tentazioni sfumavano immediatamente. Una sera come tante altre volte, finito di lavorare se ne andรฒ alla locanda per dimenticare la brutta giornata tuffandosi nel solito bicchiere di acqua e vino. ยซGaspare cosa cโ€™รจ di nuovo? Niente come al solito?ยป. ยซRagazzo mio a dire il vero oggi abbiamo un ospite particolare. Non ti voltare, lo vedrai dopo. รˆ seduto in fondo vicino al caminetto. รˆ un mercante di stoffe, non so bene da dove provenga ma so per certo, me lo ha detto lui, che รจ diretto a Pisa. Pernotterร  qui in locanda per qualche giornoยป. ยซAh Pisaยป esclama Vanni voltandosi verso il forestiero. ยซMolto interessanteยป.

Il forestiero si chiama Ugolotto Anghieri ed รจ di bell’aspetto, alto e longilineo. I suoi occhi marroni riflettono sinceritร  e onestร , caratteri non sempre comuni ai mercanti di quel periodo. รˆ seduto a una tavola assieme ad altri commensali che non conosce e alla stessa tavola va a sedersi Vanni. Erano divisi da un tale che la faceva da padrone in quella tavolata e non si guardarono neppure, ma Vanni decise che lo avrebbe incontrato di nuovo la sera successiva. Lโ€™idea di un mercante che era di transito per Pisa gli aveva stuzzicato il progetto di farsi accompagnare in quella cittร  dove, magari, lo avrebbe introdotto nelle migliori botteghe d’arte dando inizio alla sua passione. Fu cosรฌ che il giorno seguente Vanni e Ugolotto si ritrovarono seduti fianco a fianco e iniziarono a scambiare quattro chiacchiere mentre mangiavano una zuppa di verdure. ยซMessere il mio nome รจ Vanni e sono un povero garzone di bottega. I miei genitori hanno desiderio che impari il mestiere di calzolaio ma a me non piaceยป.
ยซChiamami pure Ugolotto, sono un semplice mercante di stoffe!ยป. ยซAllora Vi chiamerรฒ Ugolotto e per questo Vi ringrazio. A me piacciono le tele, i colori e i pennelli. Sento di avere la stoffa per diventare un pittore ma questo mio desiderio mi รจ ostacolatoยป. ยซVanni, cosa posso fare io per te? Non mi chiedere soldi perchรฉ quelli che ho sono appena sufficienti per me e per mantenere la mia famiglia. Al di lร  delle apparenze faccio una vita di sacrificio. Ci siamo appena incontrati e di solito sono molto cauto con le nuove conoscenze. Il mestiere di mercante mi ha fatto conoscere anche molti villani e non sempre ne sono uscito indenneยป. ยซUgolotto, capisco le Vostre perplessitร  ma io non sono qui per chiederVi del denaroยป. ยซAllora cosa vuoi da me?ยป.
ยซVorrei sapere, se fosse possibile venire a Pisa con Voiยป.
ยซA fare cosa?ยป.
ยซDi sicuro Voi conoscerete molte persone in quella cittร  e per me potrebbe essere l’opportunitร  di entrare a far parte di una bottega dโ€™arteยป. ยซIn effetti conosco tanta gente, questo รจ vero e ho intrattenuto rapporti di lavoro anche con tanti artisti. Alcuni di loro hanno acquistato in passato i prodotti che vendo e uno in particolare, Maestro Strappino di Vallecupa, รจ un mio conoscente, e oltre a essere un rinomato scultore credo che faccia affari anche con i suoi dipintiยป. ยซBeh, questo potrebbe rappresentare per me un’occasione da non perdere. Come posso fare? Quanti denari mi occorrono per andare a Pisa con Voi e per rimanere lร  fin tanto che non ho trovato sistemazione degna per iniziare una nuova vita?ยป. ยซCaro ragazzo di denari ce ne vogliono molti e mi dispiace dirtelo ma questo tuo progetto รจ destinato a morire ancor prima di nascere. Il consiglio che ti do รจ quello di continuare a imparare il mestiere di calzolaio, qualcosa dovrai pur fare per vivereยป.
La mattina seguente Vanni non andรฒ al lavoro ma trascorse la mattinata in compagnia di Ugolotto a ripetergli la solita storia. Rientrรฒ in bottega nelle prime ore del pomeriggio e il Maestro Pietro, appena lo vide, gli andรฒ incontro aggredendolo verbalmente: ยซDisgraziato, dove diavolo sei stato tutto questo tempo? Lo sai che non ti devi assentare dal lavoro, tanto meno senza chiedermi il permesso?ยป. ยซMa io, Signore…ยป. ยซMa tu niente, devi stare in silenzio e lavorare. Io sono qua per insegnarti un mestiere. Ficcatelo bene in testa! Ciรฒ comporta anche un percorso educativo che ho lโ€™obbligo di perseguire come da accordi con i tuoi genitori. Ricordati che ti ho preso in questa bottega perchรฉ ho stima e rispetto per tua madre Caterina, quella povera donnaยป. ยซMaestro, avevo un impegno, mi sono peritato a chiedervi il permesso perchรฉ ero certo che non me lo avreste accordatoยป. ยซCosa? Ora ti accordo ioยป.
Dicendo cosรฌ con la stecca che aveva in mano iniziรฒ a menarlo talmente forte da fargli sanguinare le mani con le quali Vanni si stava proteggendo il viso.

ยซBasta Maestro, mi fate male, basta!ยป. ยซVai immediatamente a lavarti le ferite e mettiti subito a lavorare. Guarda i tuoi compagni come sono diligenti, cerca di imparare qualcosa anche da loroยป. ยซVa bene Maestroยป disse Vanni con il volto chino e le lacrime che gli scendevano lungo il viso. Non erano lacrime di dolore ma di rabbia e rassegnazione. La sua anima ribelle e il suo progetto di andare a Pisa si rinvigorirono e si fecero sempre piรน forti. Lavorรฒ il resto della giornata con il magone alla gola. Quella stessa sera ritornรฒ alla locanda con l’auspicio di rivedere Ugolotto. Si trattenne a lungo ma del mercante nessuna traccia. ยซGaspare, ma quel tipo, Ugolotto, non cโ€™รจ stasera?ยป. ยซรˆ da questa mattina che non lo vedo, la sua stanza รจ vuota e in ordine e delle sue stoffe neanche lโ€™ombra. Di certo se ne รจ andato senza neppure pagarmi il contoยป.
Il volto di Vanni si rabbuiรฒ e dopo aver bevuto, questa volta un bicchiere di vino schietto, salutรฒ Gaspare e si diresse verso il suo alloggio per dormire. Con i fumi dellโ€™alcol e la temperatura torrida di quella sera Vanni non sembrava particolarmente lucido. Rientrรฒ in bottega come al solito dal retro e passando davanti al nascondiglio, dove Maestro Pietro teneva i soldi, stavolta non esitรฒ. Facendo piano piano, sollevรฒ il mattone e prese la scatola contenente denari e preziosi. La svuotรฒ e nel mentre che stava sistemando il malloppo nelle sue tasche ecco arrivare Maestro Pietro. Con un grosso candelabro in mano face luce su Vanni e cominciรฒ a inveirgli contro: ยซMaledetto! Ladro! Non ti รจ bastata la lezione di stamani? Ora ti faccio vedere io!ยป. Dicendo cosรฌ fece per picchiarlo ma Vanni gli bloccรฒ la mano e con uno scatto fulmineo lo colpรฌ con il candelabro. Non si rese conto di ciรฒ che aveva fatto, imbambolato e disorientato rimase immobile per qualche minuto con lo sguardo perso nel vuoto.
Il maestro Pietro era steso sul pavimento, Vanni, disorientato, salรฌ velocemente le scale, prese il suo fagotto e ridiscese in bottega. Il maestro Pietro aveva ormai quel respiro affannoso che annuncia lโ€™arrivo dellโ€™ultima ora, Vanni in preda al panico uscรฌ sul vicolo e fuori dai propri sensi ebbe la visione della cattedrale di Santa Maria Assunta. Il suo destino era lร : Pisa.

Ho fatto qualche domanda al mio amico Lorenzo Barbetti sul suo romanzo dโ€™esordio, Una balena bianca non volerร  mai (Giovane Holden Edizioni, 2021) perchรฉ incuriosita da una vicenda che ci vede un poโ€™ tutti protagonisti, che si svolge in luoghi in cui vivo e sono cresciuta: una storia che potrebbe essere quella di ognuno di noi.

 

Lorenzo Barbetti

Una balena bianca non volerร  mai: un titolo accattivante coadiuvato da una copertina che non passa inosservata. La storia perรฒ รจ ambientata a Perugia, capoluogo di una regione in cui non cโ€™รจ nemmeno il mare. Che significato ha il titolo, dunque?

Il titolo originale โ€“ Loser, che faceva riferimento tanto alla figura del perdente quanto alla canzone omonima di Beck che ritorna varie volte allโ€™interno del romanzo โ€“ non mi convinceva. Un mio amico, al quale ho fatto leggere il manoscritto, mi ha allora suggerito la figura della balena bianca, che appare al protagonista in un momento cruciale della storia come una sorta di visione e si porta dietro delle considerazioni che possono in un certo senso essere applicate allโ€™intero romanzo. In ogni vicenda che il protagonista vive, infatti, si ritrovano dei concetti, legati al suo sentire, suggeriti proprio da quella bianca balena. Questo mio amico โ€“ Leonardo Zaroli โ€“ ha ideato conseguentemente anche la copertina, che poi รจ stata disegnata con la collaborazione di Anna Scatolini e di Thea Corpora: giร  dopo un primo sguardo si riesce a entrare perfettamente nel mood del libro. Il fatto che lโ€™ideatore del titolo abbia realizzato anche la copertina dona al volume una continuitร  eccezionale.

Nel caso della narrativa, quasi mai un autore scrive una storia solo per il gusto di raccontarla. Spesso cโ€™รจ dietro unโ€™esigenza, un impulso viscerale, il bisogno di mettere le carte in tavola e di fare i conti con qualcosa o con qualcuno. รˆ davvero cosรฌ?

Il libro nasce da un racconto che scrissi nel 2017 per un concorso. Concorso che vinsi, ma la cosa piรน importante รจ che per la prima volta mi ero approcciato nella scrittura vera e propria. Fino a quel momento, infatti, avevo raccontato storie fini a sรฉ stesse e senza la logica universale che solitamente permette di accomunare lettori diversi. Quel racconto mi mise nella testa lโ€™idea che potevo scrivere qualcosa con una logica, con un senso, che potesse essere apprezzato anche da altre persone. Una balena bianca non volerร  mai nasce quindi non solo dallโ€™esigenza di raccontare delle storie, ma anche dal cambiamento che stavo avendo in quel periodo. Ho inserito eventi del mio vissuto, di quello dei miei amici, racconti che avevo ideato in precedenza e che volevo riutilizzare, cosรฌ come citazioni dal cinema e dalla musica (cโ€™รจ anche una playlist su Spotify ispirata al libro che vi consiglio di ascoltare, nda), in modo da creare un mix che potesse piacere anche a qualcuno allโ€™infuori di me. Un conto รจ scrivere per sรฉ stessi, un altro รจ farlo per qualcuno che non ti conosce e che non sa quali sono i tuoi gusti: naturalmente a me piace quello che scrivo โ€“ come penso succeda a chiunque si approcci alla scrittura โ€“ perรฒ la vera sfida รจ farlo con lโ€™idea che qualcuno con un retroterra diverso possa comunque leggere con piacere quello che hai prodotto.

Insomma, scrivere qualcosa che possa accomunare lettori diversi, magari perchรฉ emblematico di una generazione. Penso in particolare alla nostra, cioรจ quella dei nati negli anni Novantaโ€ฆ

Sรฌ, senza dubbio, anche perchรฉ i riferimenti fanno proprio capo alla cultura pop di quegli anni. Perรฒ devo dire โ€“ e lo affermo con estrema soddisfazione โ€“ che i primi riscontri che ho ricevuto sul romanzo sono venuti da persone che non sono di quella generazione, ma che, leggendo, hanno potuto rivivere certe vicende della propria vita. Si sono identificate con alcune scelte del protagonista, con i suoi pensieri, con alcuni eventi che egli si trova a gestire. E questo mi fa molto piacere perchรฉ significa che Una balena bianca non volerร  mai ha una portata piรน ampia, che nasce dagli stilemi di una generazione ma non si ferma solo a quella.

Nel caso della narrativa, le vicende sono piuttosto plausibili. Non hai pensato che la gente potesse credere che tutto quello che leggeva fosse una biografia romanzata di Lorenzo Barbetti? Se sรฌ, questo ti ha in qualche modo frenato nel farlo leggere a conoscenti e amici? E, ancor prima, ha interferito nel processo di scrittura?

Sicuramente partire dalla propria esperienza รจ quasi fisiologico โ€“ non credo che esistano autori, nemmeno maestri della letteratura fantastica mondiale, che non inseriscano la propria esperienza in quello che scrivono – ma tutto viene comunque rielaborato. Nel caso di Una balena bianca non volerร  mai non mancano delle parti completamente inventate che perรฒ sono funzionali alla storia. Parafrasando una massima piuttosto famosa, non bisogna mai fidarsi di uno scrittore perchรฉ tutto quello che si dice potrร  essere riutilizzato: che sia una notizia di cronaca o un racconto altrui, va tutto a stimolare lโ€™immaginazione. Molti mi hanno chiesto se fossi io il protagonista della storia e se avessi trascritto pari pari la mia vita. Diciamo che il protagonista รจ quello che Henry Chinaski รจ per Charles Bukowski: la sua versione romanzata. Questo mi diverte, piรน che spaventare, perchรฉ รจ come un gioco per me come credo per chi mi conosce almeno un poโ€™. Dโ€™altro canto il protagonista non fa niente di scabroso o di illegale, ma solo esperienze che chiunque ha fatto almeno una volta nella vita. Ancora non ho motivo di essere preoccupato, ho in mente di scrivere cose ben peggiori! (ride, nda).

Cโ€™รจ stata qualche trasformazione dallโ€™inizio della stesura al momento in cui hai scritto la parola โ€œfineโ€? Non parlo solo dei personaggi, ma anche dellโ€™autoreโ€ฆ

Ho scritto il libro nel corso di un anno, facendo tre stesure diverse, limando e aggiustando, perciรฒ alcuni elementi sono cambiati per forza. Naturalmente ce ne sono stati alcuni tecnici โ€“ ispessimento di alcuni personaggi, descrizioni piรน ricche, nuove vicissitudini, aggiustamenti nella forma e nellโ€™agilitร  di alcuni passaggi. E poi sono cambiato io, tanto che, rileggendo, ho sentito di dover modificare alcune cose, specie quelle che mi era costato piรน mettere su carta. Perรฒ mi sono detto che quei passaggi cruciali li avevo scritti in un momento in cui nella mia testa cโ€™era unโ€™idea ben precisa e che quindi dovevo tenervi fede per evitare di snaturare il libro e la storia dal quale era scaturito. Quindi la struttura รจ stata sempre la stessa, dalla bozza alla terza stesura, anche perchรฉ lโ€™avevo studiata molto bene ed ero sicuro che funzionasse. Alla fine mi sono sentito quasi liberato: ero riuscito a finire il libro e, rileggendolo, alcune cose funzionavano. Stesso discorso per i personaggi: hanno compiuto un percorso, sia esso vincente o perdente non conta, lโ€™importante รจ che siano cambiati, che siamo cambiati insieme.

Nel libro cโ€™รจ un chiaro riferimento a Perugia e alla sua provincia, vista perรฒ in maniera completamente opposta rispetto a un filone molto noto della letteratura contemporanea dove essa รจ lโ€™emblema del non-luogo, dove tutte le ambizioni si perdono, dove tutto si appiattisce e dove la noia prende il sopravvento. รˆ stato difficile ambientarvi i personaggi e fare i conti con le peculiaritร  di luoghi in cui vivi la tua vita quotidiana?

Ho imparato, anche grazie alla fotografia, ad apprezzare quello che abbiamo in Umbria, non solo tracciando le rotte turistiche piรน canoniche, ma anche quelle piรน inaspettate. รˆ sempre possibile meravigliarsi della bellezza che si ha intorno. Quindi ambientare la storia a Perugia e, soprattutto, nella sua provincia, offre degli spunti inediti: se infatti per un giovane tra i 20 e 30 anni potrebbe apparire stretta, in realtร  la provincia offre la possibilitร  di essere cullati da una realtร  accessibile e familiare, piccola e molto accogliente. Io ne sono stato sempre affascinato, in particolare dalla sua non vivacitร , dal suo avere luoghi desueti e anche un poโ€™ desolati, dai suoi bar fermi agli anni Settanta. La trovo poetica. Per Una balena bianca non volerร  mai questo tipo di ambientazione era lโ€™ideale – il sottotitolo iniziale del libro era, appunto, Ovvero la mediocre storia di giovani di provincia – perchรฉ essa รจ un luogo in cui le cose piatte prendono vita, dove la noia diventa quotidianitร , dove o emergi per scappare o impari a nuotare.

Nel libro il protagonista racconta le vicende in prima persona con uno stile che potremmo definire, senza troppe remore, cinematografico: un modo di scrivere che, nella sua disarmante semplicitร , nasconde perรฒ regole ben precise e non lascia nulla allโ€™improvvisazione. Ce ne puoi parlare?ย 

Sono sempre stato affascinato dal mondo dietro al cinema, ovvero dalla sceneggiatura. In questo senso ho potuto fare varie esperienze non solo grazie al mio percorso di studi, ma anche a Penumbria Studio, il collettivo di videomaking di cui faccio parte. Quello cinematografico รจ uno stile in cui bisogna asciugare e asciugare, raccontando anche cose molto personali e complesse con pochissime parole. Per non parlare di tutto il corollario di gesti e movimenti che caratterizzano i vari personaggi e le interazioni tra di essi. Si tratta di uno stile che รจ molto visivo, senza orpelli; il protagonista stesso โ€“ che vorrebbe diventare uno sceneggiatore โ€“ pensa per immagini. E il lettore, ascoltando il racconto in prima persona del protagonista, non solo sperimenta esattamente le stesse cose, ma ha anche un punto di vista molto parziale, come con lโ€™occhio di una cinepresa. Al tempo stesso, รจ soggetto a una serie di espedienti narrativi che fanno capo al linguaggio cinematografico, come il montaggio serrato, il piano sequenza e cosรฌ via.

Forse รจ un poโ€™ presto per parlarne – visto che Una balena bianca non volerร  mai รจ uscito da soli pochi giorni – ma cโ€™รจ giร  qualche altro progetto allโ€™orizzonte?

Ho diverse idee che riguardano sia la scrittura, sia la seconda stagione di _lobba_, la storia a fumetti che pubblico a puntate su Instagram. Insomma, ho diversi progetti artistici allโ€™orizzonte, in cui ancora una volta cinema, scrittura, fotografia, disegno e musica si compenetrano. Ma non voglio svelare troppo!

 


Una balena bianca non volerร  mai

Lorenzo Barbetti

Giovane Holden Edizioni, Viareggio (LU), 2021

Pagine 163

Titolo: Perugia Underground. Storie di donne, sesso e potere nel Novecento

 

Autore: Andrea Maori

 

Editore: Francesco Tozzuolo Editore

 

Anno di pubblicazione: 2018

 

Caratteristiche: 108 pagine, foto cm 21 x 15, brossura illustrata con bandelle, ill. b/n

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella sua ultima opera, Andrea Maori – archivista e ricercatore perugino – ci porta alla scoperta di tre storie che hanno come protagoniste le donne. Tre vicende che attraversano il secolo scorso e che, avvalendosi di una puntuale documentazione e ricerca dโ€™archivio, sono testimonianza della condizione di subalternitร  delle donne e della loro libertร  individuale negata. Il primo racconto,ย Bellโ€™Epoque a Perugia: ยซAmori illecitiยป nella casa di pena delle donne, ambientato nel 1909, ha come teatro il riformatorio e il carcere femminile di Perugia al centro di polemiche e scandali per le violenze inflitte alle carcerate, che due donne coraggiose e battagliere, Zita Centa Tartarini e Maria Rygier, riescono a portare a conoscenza dellโ€™opinione pubblica.

Nel secondo,ย Ai margini della storia: Cecilia Aurora e Agostina tra prostituzione e antifascismo, Maori ha seguito la loro storia di emarginazione attraverso le piccole tracce trovate negli archivi. Due donne, Cecilia Aurora Tavernelli di Cittร  di Castello e Agostina Tortaioli di Perugia, schedate come prostitute antifasciste costrette a spostarsi da una cittร  allโ€™altra fino a far perdere le loro tracce e presenti nella storia solo attraverso scarne schede di polizia.

Nel terzo, Pubblica moralitร  dallโ€™approvazione della Legge Merlin agli anni Settanta. Il caso di Perugia, lโ€™autore analizza con numeri e dati puntuali il fenomeno prostituzione prima e dopo lโ€™entrata in vigore della legge Merlin, che negli intenti doveva dare dignitร  alle donne ed evitare situazioni di sfruttamento. Inoltre Maori prende in esame la costituzione della Polizia femminile il cui scopo era quello di salvaguardare la pubblica moralitร  e vigilare sulla stampa reprimendo quella ritenuta immorale.

ยซIl volume ha il merito di portare alla luce tre storie locali che inevitabilmente si intrecciano con la dimensione nazionale che modulano su tre terreni diversi, ma contigui, la subalternitร  di classe e di genere che si manifesta nel dominio maschile della sessualitร  femminileยป, afferma il professore Paolo Bartoli nella prefazione.

Da segnalare la suggestiva immagine in copertina, che riproduce lโ€™opera che lโ€™artista spagnolo Daniel Munoz realizzรฒ nel 2012 sul muro esterno dellโ€™ex carcere femminile di Perugia. Il murale (acrilico su cemento) dal titolo Donne abbandonate del carcere di Perugiaย รจ stato distrutto nel 2017 nel corso dei lavori di messa in sicurezza dellโ€™edificio. ยซLโ€™idea del muraleยปย  spiega lโ€™artista ยซera di creare un ritratto simbolico della sottomissione delle donne attraverso la storia. Ho scelto questo tema perchรฉ lโ€™edificio era la prigione delle donneยป.