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Raccontare il Perugino è la mostra a Palazzo Sorbello a Perugia, a due passi dalle 70 opere esposte nella Galleria nazionale dell’Umbria, visitabile fino al 31 dicembre 2023.

Cominciare da qui prima di entrare tra le opere garantisce emozioni, svela segreti, rimette ordine nella Storia e scolpisce ricordi. Le opere d’arte hanno un contesto complesso di cui sono anche espressione e, nel caso di Perugino questo riconosciuto, è indispensabile sapere anche il silenzio di cui hanno sofferto per il mancato sguardo, frutto di una pessima informazione delle fonti. Eccone alcuni cenni.

Madonna degli Alberelli, Casa Museo Palazzo Sorbello, Perugia

Questa remise en forme è stata possibile grazie a una divulgatrice ante litteram del Novecento: Maria Maddalena de Vecchi Ranieri (Marilena, madre di Ruggero Ranieri) che ha curato, raccolto e tramandato la ricca biblioteca dei marchesi Ranieri Bourbon di Sorbello. Biblioteca che ospita un ricco fondo di opere dedicate al Viaggio e quindi ai viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento che hanno visitato l’Italia e l’Umbria. «Sono passati anni» afferma Diego Brillini «dalla pubblicazione della prima edizione di Viaggiatori stranieri in Umbria, risultato di quella che forse fu la principale tra le fatiche intellettuali di Marilena de Vecchi Ranieri».

Si parte così alla scoperta e riscoperta di Pietro Vannucci detto il Perugino. Tutti gli autori che hanno collaborato alla mostra e alla stesura del catalogo scrivono come gli insigni viaggiatori siano stati influenzati, a torto, dalle Vite di Giorgio Vasari, aretino, pittore poco richiesto, di sicuro il primo critico d’arte che racconta degli artisti del suo tempo sulla base di valutazioni soggettive e spesso campanilistiche. Così danneggiò anche Pintoricchio, apostrofandolo come «decoratore a metraggio». E danneggiò Perugino e Perugia in quanto i grandi viaggiatori nei rispettivi diari fecero riferimento prevalente proprio al Vasari. Lo scrive Isabella Nardi citando Lalande, astronomo e intellettuale che nel suo Voyage d’un françois en Italie fait dans les années 1765 et 1766 cita la povertà infantile del pittore a cui avrebbe fatto da contraltare l’avidità di guadagno e l’invidia per Michelangelo. Continua la Nardi: «Una attribuzione sbagliata, da Perugino a Raffaello, è appunto argomento di conversazione tra Adriano Meis e la pettegola signorina Caporale nel Fu Mattia Pascal, pubblicato a puntate nel 1904 sulla Nuova Antologia».

Perugino è stato un pittore molto richiesto, riceveva commesse a non finire in tante città d’Italia, fino a Napoli. Per questo meraviglia la poca accuratezza sull’attribuzione delle sue opere o forse anche la poca curiosità, un controsenso per un viaggiatore spesso alla ricerca di percorsi non battuti. Alberto Sorbini nel suo saggio Perugino e i viaggiatori del Grand Tour: «Per la stragrande maggioranza degli intellettuali che venivano a visitare il Bel Paese, ciò che era degno di ammirazione partiva dal divino Raffaello e poco o nulla degli artisti che l’hanno preceduto… La damnatio memoriae del pittore di Città della Pieve precede i viaggiatori che vengono in Italia. Si prenda ad esempio il Viaggio pittoresco… del 1671 opera del francese Giacomo Barri… riguardo alla città di Perugia si citano l’opera di Barocci nel Duomo, del «gran Raffaello» nella chiesa di San Severo… e infine un «quadro nobilissimo» di Guido Reni nella Chiesa nuova di San Filippo Neri; non vi è traccia delle opere del Perugino».

 

 

Perugino muore nel 1523. Per farla breve bisognerà aspettare il 1907 con l’Esposizione d’antica arte umbra nella pinacoteca della città. «Fu offerta un’occasione in più» così Diego Brillini «per poter ammirare i capolavori della scuola umbra e del Perugino, molti dei quali concessi in prestito per l’occasione da collezionisti privati, tra i quali figurano i fratelli Ruggero Ranieri Bourbon di Sorbello e Emanuele Ranieri, quest’ultimo al tempo proprietario della celebre Annunziazione Ranieri, opera giovanile del Perugino attualmente in deposito presso la Galleria Nazionale». La differenza tra le opere di Perugino, Pintoricchio e Raffaello è forse evidente a chi ha avuto una frequentazione più ravvicinata. Una per tutte la postura delle figure: nel Perugino una maggiore compostezza rispetto all’accenno di movimento di Pintoricchio che in Raffaello diventa quasi danzante, come fosse un anticipo del Cinema.

Sta di fatto che: «Nessun quadro venne attribuito a Perugino» così Francis Russel «nell’inventario di Van Der Doort dell’eccezionale collezione di re Carlo I…» Un’altra data topica per la ricostruzione storica è il 22 aprile del 1945. «Uno degli ultimi importanti momenti della presenza alleata» scrive Ruggero Ranieri «fu l’organizzazione della mostra Quattro secoli di pittura in Umbria. Mostra celebrativa del V centenario della nascita di Pietro Perugino, aperta il 22 aprile del 1945 alla Galleria Nazionale dell’Umbria, frutto della collaborazione fra i Monuments Men e il Soprintendente per le Gallerie e i Monumenti, Achille Bertini Colosso… Fu un evento di grande risonanza con la presenza dell’allora Ministro della Pubblica Istruzione Vincenzo Arangio-Ruiz… un catalogo stampato sia in versione italiana che inglese, 51 opere di cui ben 40 erano della Galleria nazionale stessa…».

Tante storie nelle storie: «L’iconografia della Madonna degli Alberelli Ranieri di Sorbello» così Claudia Pazzini «con le figure dagli sguardi rivolti in direzioni opposte e la particolare posa sinuosa dell’infante… ripete un fortunato schema compositivo che il Perugino propose per la prima volta nella Pala dei Decemviri… la fortunata invenzione fu copiata dalla maggioranza dei seguaci umbri e toscani del Vannucci». Dal danno alla beffa. «…questo rinato interesse per la conservazione delle pitture del Cambio» scrive Cristina Galassi «il 1797 si rivelò un anno terribile per le opere di Perugino: è noto che il pittore Jaques-Pierre Tinet fu inviato a Perugia allo scopo di ampliare la esigua lista di dipinti in precedenza predisposta da Jean-Antoine Gros e col fine di selezionare nuove opere, non comprese tra le cento indicate nel trattato di Tolentino, destinate al museo del Louvre. Perugino, nei famigerati elenchi delle requisizioni compilati in quell’anno, finirà malauguratamente, con l’occupare un posto di assoluto privilegio».

 


  • Mostra Raccontare il Perugino dal 4 aprile al 31 dicembre 2023

Palazzo Sorbello, piazza Piccinino a Perugia.

Catalogo Raccontare il Perugino, impressioni e resoconti di viaggiatori stranieri in Umbria alla scoperta di Pietro Vannucci (Campisano editore)

 

  • Mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo

In esposizione 70 opere dal 4 marzo all’11giugno 2023.

Galleria nazionale dell’Umbria. Corso Vannucci, Perugia

Il catalogo di Dario Cimorelli Editore

 

  • Il Perugino a Porta S. Angelo, mostra di cartoline e documenti fino al 27 maggio

Biblioteca di San Matteo degli Armeni

Orario: Dal lunedì al venerdì 9.30-13.00 e 15.00-19.30

 

 

Capolavoro di ingegneria idraulica e monumento-simbolo della civiltà etrusca, tanto studiata quanto misteriosa: questo è il Pozzo etrusco, meraviglia architettonica a perenne testimonianza del popolo che fondò Perugia, nonché oggi sito museale noto in tutto il mondo.

Pozzo etrusco in piazza Danti, foto di Fondazione Ranieri

L’ingresso della struttura è dato dal n. 18 della centralissima Piazza Danti, situata a pochi passi dalla ben più nota Piazza IV Novembre, salotto buono della città nota per la magnifica Fontana Maggiore, sulla quale si affacciano Palazzo dei Priori e la cattedrale di San Lorenzo. All’arrivo il visitatore è accolto in un ambiente di raro fascino, ricavato nei sotterranei di palazzo Sorbello, residenza storica cittadina, nonché sede della Fondazione Ranieri di Sorbello, ente culturale dedicato alla memoria di Uguccione V Ranieri di Sorbello, intellettuale cosmopolita, eroe di guerra, giornalista e studioso di storia locale. Fu proprio per volontà di Uguccione che, intorno al 1960, vennero condotti i primi rilievi archeologici su quello che per lui era un bene di famiglia da conoscere e preservare, studi che confermarono una realizzazione di mano etrusca, nozione della quale si era persa memoria malgrado l’uso continuativo da parte della popolazione locale nel corso dei secoli.
Nella sala d’accoglienza, un video introduttivo costituisce il vero biglietto d’accesso alle meraviglie dell’ingegneria idraulica etrusca: il Pozzo etrusco è un colosso millenario, risalente alla seconda metà del III secolo a. C., che pesca nel terreno per ben 37 metri a partire dall’attuale livello stradale. Ancora oggi il pozzo è attivo (anche se non più utilizzato come fonte di acqua potabile), alimentato dalle stesse tre sorgenti sotterranee da più di duemila anni.

 

Passerella interna del pozzo

Il pozzo appartiene una classe di opere di ingegneria diffuse ovunque, con la medesima finalità, anche se non sempre con le stesse forme che, nel caso specifico di questa struttura, assumono dimensioni ragguardevoli: dai vari rilievi speleologici svolti nel corso degli anni è stato appurato avere una dimensione, complessiva di 424 metri cubi arrivando a contenere (a massimo regime) fino a 424.000 litri di acqua.
L’opera è costituita da una canna cilindrica che si allarga a formare una grande cisterna per la raccolta dell’acqua, avente un diametro di 5,60 metri e un’altezza di 12. La parte superiore di questo ambiente è sicuramente uno dei punti forti della visita al Pozzo: la cisterna è infatti rivestita da grandi blocchi di travertino proveniente dalle cave di Ellera (8 km da Perugia), materiale utilizzato anche nella costruzione delle monumentali mura etrusche di Perugia.

 

pozzo etrusco_perugia

Travature, foto di Fondazione Ranieri

 

Anche la copertura superiore del pozzo, retta da grandi lastre collocate trasversalmente e sorrette da travature in pietra posizionate ad incastro senza uso di malta a formare due capriate del peso di 80 quintali l’una, è realizzata in travertino. Questa omogeneità di materiali e tecniche costruttive riscontrata tra il pozzo e le mura etrusche di Perugia, ha consentito di ipotizzare che questo sia stato realizzato fin dal principio come opera pubblica.
La presenza di scanalature rilevate sulla superficie dei blocchi di travertino della copertura superiore ha lasciato supporre che per la raccolta dell’acqua dovette essere inizialmente utilizzato un sistema piuttosto semplice come l’impiego di secchi legati a una fune. Un sistema a carrucola centrale sarebbe stato adottato solo in seguito, con la realizzazione della vera che ancora oggi indica il pozzo a livello stradale. Nel 1768, a chiusura dell’imboccatura della vera venne realizzata una graticciata di ferro, sulla quale vennero apposti due stemmi gentilizi, anch’essi in ferro, relativi a due delle famiglie nobili proprietarie di Palazzo Sorbello: i conti Eugeni e i marchesi Bourbon di Sorbello.

 

Sala Carlo III – Casa Museo di Palazzo Sorbello

 

La Fondazione Ranieri di Sorbello, che gestisce il Pozzo etrusco dal luglio 2016, ha nel tempo portato avanti una serie di operazioni volte a migliorare l’esperienza del visitatore mediante progetti mirati di restauro e miglioria, volti a potenziare tanto la narrazione quanto la fruizione della struttura; a questo si affianca una fruttuosa collaborazione con altre strutture museali cittadine dedicate all’archeologia etrusca, come il Museo del Capitolo di Perugia, punto di partenza del percorso alla scoperta della Perugia Sotterranea: viaggio all’interno delle stratificazioni architettoniche dell’acropoli dell’antica Perusna (nome etrusco di Perugia).
La storia a Perugia affonda le sue radici in profondità, proprio come il Pozzo etrusco: un monumento che, con la sua peculiarità costruttiva, ci parla di un’epoca lontana permettendo ancora oggi di coglierne l’atmosfera.

 


Per informazioni su giorni e orari d’apertura consultare il sito: www.pozzoetrusco.it
È stata aggiornata la voce Wikipedia relativa al Pozzo etrusco, consultabile all’indirizzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Pozzo_etrusco