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Lโ€™Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia รจ una delle eccellenze umbre e italiane anche in tema Covid, specialmente per il prodigarsi, per la preparazione e il rapporto dellโ€™organico con i pazienti colpiti dal maledetto virus. Il senso del dovere e il bene verso gli altri sono i dogmi di chi se ne occupa quotidianamente e senza risparmiarsi. Infatti il personale e gli addetti di reparto, concetto esteso a tutte le strutture sanitarie regionali e nazionali, mettono ogni giorno a rischio la propria salute, agendo con amore e passione per il prossimo attraverso un comportamento responsabile e coraggioso che va ben oltre le proprie competenze contrattuali.

Gli Angeli del Covid. Questa รจ l’espressione che il vostro inviato lacustre sente piรน appropriata per definire tutti coloro che stanno dedicando il tempo della propria vita a combattere contro questa subdola malattia, per la quale ogni giorno viene messa a rischio la propria salute e incolumitร . Immaginiamo un paziente che viene ricoverato per il maledetto virus, come gli possa cambiare improvvisamente il mondo: il ricovero da Covid ti isola fin da subito da tutto e tutti, ti fa sentire indifeso, vieta di ricevere direttamente i messaggi dโ€™affetto e dโ€™amicizia dei propri cari e lโ€™unico rapporto possibile รจ con gli Angeli del Covid che sostituiscono, integrano, accudiscono, curano, confortano… in una maledetta corsa contro il tempo.

Le testimonianze

Nel raccogliere testimonianze e ascoltare le loro voci, cโ€™รจ un coro unanime che svela che non si รจ solo stanchi fisicamente ma soprattutto dal punto di vista psicologico. Comunque si va avanti, responsabilmente. Un operatore sanitario del nosocomio perugino ci ha confidato: ยซQuesta situazione ti mette soprattutto alla prova quando vedi il malato Covid che ha nei propri occhi la solitudine, la disperazione, lโ€™incredulitร  di ospitare dentro di sรฉ questo maledetto virus che spezza vite e quotidianitร . Nei casi piรน gravi cโ€™รจ soprattutto la paura di non farcela: รจ la forte sensazione di chi รจ ospitato nel letto del reparto tra i suoi mille pensieri. Lo vediamo con lโ€™uso dellโ€™erogatore dellโ€™ossigeno assistito, i medicinali, le cure, le attenzioni dove il paziente, e si puรฒ capire, รจ tra mille incertezze per quello che potrebbe essere o succedereยป.
Un malato Covid si ritrova repentinamente catapultato in un mondo mai vissuto e sconosciuto, se non per sentito dire attraverso i media. Chi รจ ricoverato non ha il tempo di essere edotto fino in fondo rispetto a quello che sta accadendo, dove la velocitร  del decorso patologico รจ molto piรน scattante rispetto allo stato di fatto della consequenzialitร  cognitiva per la propria condizione.

 

 

Quando un paziente Covid, in via di guarigione, ci ha rivelato il suo stato dโ€™animo e le impressioni scoperte allโ€™insorgere della malattia, ci ha gettato violentemente in un quadro immaginifico molto realistico e drammatico al tempo stesso, raccontandoci le sue sensazioni: ยซLโ€™oppressione del torace, la fatica a respirare, il respiro corto, la febbre alta, la fame spasmodica di ossigeno, sono alcune delle percezioni che ti fanno sembrare che la vita ti lasci da un momento allโ€™altro e solo in quellโ€™istante ci si rende conto che non ti saresti mai immaginato di affrontare una simile situazioneโ€ฆ essere attaccato alla vita grazie ad un casco o ad una maschera per lโ€™ossigeno per la ventilazione polmonare significa continuare a respirare e vivere, ma significa anche rimanere con il terrore negli occhi e nella mente, con la paura di addormentarsi per poi non svegliarsi piรนโ€ฆ e si puรฒ arrivare a perdere ogni tipo di speranzaยป.
Ma in questi momenti sono fondamentali gli Angeli del Covid, lโ€™anello di congiunzione e alleati che combattono insieme al malato questa battaglia per la vita, dove un sorriso e una mimica facciale di soddisfazione sono gli attimi piรน sereni ed emotivi che si possono donare: gli Angeli del Covid, bardati nelle loro tute protettive, prima ancora di loro stessi pensano agli altri.
Il virus si puรฒ contrarre involontariamente, nonostante gli accorgimenti piรน o meno responsabili ma il tono dissacrante e inaccettabile รจ di chi non le dร  sufficiente importanza o valore, fregandosene del subdolo pericolo, credendo di essere al di sopra degli eventi e automaticamente inattaccabile. Cโ€™รจ chi in modo sfacciato, raggirando le accortezze e i consigli sanitari, mette a rischio la propria incolumitร  e soprattutto quella altrui.
Nello stesso modo ragiona il virus che se ne infischia di quello che uno crede di essere, cioรจ inespugnabile e invincibile. Lui sfacciatamente ti attacca e giร  sappiamo come andrร  a finire tra i due duellanti. Per fortuna e per merito ci sono gli Angeli del Covid.
Anche le persone contagiate, che poco prima di essere ricoverate ostentavano un atteggiamento sciagurato, irresponsabile e tronfione, quando si sono ritrovate allโ€™interno di un reparto Covid, hanno ammesso e recriminato sulla sottovalutazione fanatica che avevano fatto del pericolo.
Il Covid non fa sconti e non guarda in faccia a nessuno, non ci sono raccomandati o previlegiati, il virus potrebbe ledere tutti e, per chi ne รจ colpito, il rammarico, il rimpianto, il rimorso, il pentimento e il dolersi di quello che non si รจ fatto o si รจ fatto troppo, senza opportune remore e attenzioni, รจ evidente e scontato.
Per fortuna gli Angeli del Covid, quelli del reparto MIV-Covid 1 e UDI dellโ€™Ospedale di Perugia, che porgono sempre una mano tesa alla vita e alla speranza che va oltre sรฉ stessi.
Dobbiamo essere orgogliosi di contare su queste persone, vere eccellenze della sanitร  umbra: gli Angeli del Covid sono i soccorritori, le OSS, il personale infermieristico, i medici, il personale di servizio pulizie e amministrativo, tutto il corpo sanitario ma potremmo chiamarli semplicemente Cecilia, Chiara, Carmen, Antonella, Lorenzo, Francesco, Patrizia, Osman, Lucia, Chiara 1ยฐ, Edoardo, Carmela, Beatrice, Simone, Sabrina, Chiara 2ยฐ, Francesca, Letizia, Fabrizio, Gianni, Patrizia, Viviana, Claudia, Emanuela, Francesco, Aroldo, Clara, Giada, Morena, Daniele, le tirocinanti infermiere e molti altriโ€ฆ che, quando chiamati, ogni volta rispondono in coro: NOI CI SIAMO!

 

 

Un grande riconoscimento ed elogio dal vostro inviato lacustre, colpito dal virus, che รจ stato curato in modo efficace e amorevole dagli Angeli del Covid dellโ€™Ospedale di Perugia con la certezza di estendere, con pari e solidale misura, un plauso a tutti quei presidi sanitari che operano con senso di dovere e responsabilitร  e sono accompagnati da un altissimo spirito di servizio fatto con dedizione e sentimento, per un clima favorente la risoluzione positiva della maggior parte dei casi Covidโ€ฆ come รจ successo a chi sta scrivendo.

 

Marco Pareti ricoverato al reparto Covid dell’Ospedale di Perugia

 

Cโ€™รจ un altro aspetto del Covid da sottolineare, quello legato al paziente guarito. Spesso si instaura negli altri una strana iperbole in rapporto con chi รจ stato malato, una sorta di circospezione nei confronti di chi ha superato il virus e viene guardato con sospetto: non si puรฒ mai sapere! I rapporti con gli altri sono condizionati e diventano difficili, cosรฌ il guarito, che si aspetta nel post malattia una carezza o una coccola dalle persone care o dagli amici di ben ritornato, viene a volte emarginato per delle altrui paure irrazionali e pregiudizi. Chi รจ guarito dal Covid รจ una persona che ha sviluppato le sue difese immunitarie e non andrebbe creata una situazione psicologica pesante in aggiunta a quella che ha giร  vissuto drammaticamente nel decorso della propria malattia. Non servono supplementi di inutili e sciocche discriminazioni!
Grazie a voi, Angeli del Covid, per quello che siete e per quello che state facendo!

Per il secondo anno consecutivo il 15 maggio sarร  semplicemente un 15 maggio, come ce ne sono tanti in tutto il resto del mondo.

Per il secondo anno consecutivo il 15 maggio non corrisponde al giorno dei Ceri. A causa della pandemia, il sindaco di Gubbio Stirati รจ stato costretto a ufficializzare la rinuncia a quellโ€™evento che รจ rappresentato pure nello stemma della regione Umbria. Inevitabile ma surreale per gli eugubini, che da sempre dividono lโ€™anno in due parti, un poโ€™ come succede per la storia: a. C. e d. C..

La corsa dei Ceri

Ma in questo caso la C non sta per Cristo, ma per Ceri. A Gubbio la Festa, quella con la F maiuscola, fa da spartiacque allโ€™intero anno: andate a chiedere a qualsiasi artigiano di farvi un certo lavoretto (a Gubbio, detto picchiarume) verso i primi di maggio: vi risponderร  candidamente ยซfamo dopo i Ceriยป. Oppure, per esperienza diretta, รจ impossibile pretendere interrogazioni o verifiche in tale periodo: gli alunni vi imploreranno di ยซfare dopo i Ceriยป.
La festa dei Ceri caratterizza lโ€™anno, lo rende piรน o meno memorabile: come i Mondiali, o le Olimpiadi, a Gubbio si ricordano le varie annate a seconda dei Ceri; i capodieci e capitani, le autoritร  di quellโ€™annata, assomigliano a quello che gli arconti eponimi rappresentavano per Atene. Se il 1968 – che ovunque evoca insurrezioni e movimenti giovanili – a Gubbio รจ ricordato per la caduta di Santโ€™Ubaldo sulla Calata, cosรฌ il 2020 (e purtroppo anche il 2021) saranno ricordati non come gli anni del Covid, ma come gli anni in cui i Ceri non hanno corso. Ma siamo in guerra, si sente dire, e come in effetti avvenne durante i due conflitti mondiali, quando, per motivi di sicurezza, oltre alla fisiologica carenza di ceraioli – la maggior parte al fronte – la corsa saltรฒ, cosรฌ succederร  questโ€™anno.

La corsa durante le guerre

Ma durante i periodi bellici, ci furono alcune eccezioni, a dimostrazione del carattere testardo dellโ€™eugubino e del suo attaccamento alle proprie radici e tradizioni. Il 15 maggio 1917 la Corsa si svolse comunque presso il fronte di guerra: alle pendici del Col di Lana, pochi mesi prima teatro di una sanguinosa battaglia, e cioรจ a Pian di Salesei, gli eugubini arruolati nella Brigata Alpi corsero con ceri rudimentali, ma simili agli originali, e costruiti appositamente.

Durante il secondo conflitto mondiale continuรฒ a essere svolta la festa dei Ceri Mezzani (riproduzione in scala degli originali), che esisteva da circa mezzo secolo, dedicata ai ragazzi, scuola per approdare al Cero Grande. La Festa dei Mezzani fu fatta anche nel maggio 1944, durante il passaggio del fronte di guerra a Gubbio. In quella occasione i Ceri furono trasportati da un gruppo molto eterogeneo di ceraioli che comprendeva partigiani, giovani renitenti alla leva, fascisti e addirittura soldati tedeschi, tutte persone che il giorno dopo si sarebbero trovati di nuovo a combattere su fronti opposti.

 

L’alza dei Ceri. Foto by URP di Gubbio

 

La corsa si concluse a notte fonda e con immane fatica, e per arrivare in cima al monte fu necessaria pure la partecipazione delle donne rimaste in cittร . Insomma, purtroppo anche questโ€™anno bisogna rinunciare a quellโ€™appuntamento che ogni eugubino aspetta giร  dal 16 maggio, giorno del patrono Santโ€™Ubaldo (cui รจ dedicata la festa) del quale i Ceri sono la celebrazione della vigilia. Se lo scorso anno fu un fulmine a ciel sereno, inaspettato e incredibile, questโ€™anno gli eugubini ci avevano giร  un poโ€™ posto la mente. Ma non per questo la rinuncia รจ meno triste e sentita.
Ci rifaremo nel 2022. Speriamo.

 


Per saperne di piรน.

ย L’Associazione Via dei Priori e il progetto Donna vede Donna insieme a Perugia, nella manifestazione Prioritร  Donna, dove arte, cultura, turismo e commercio si incontrano con uno sguardo positivo verso il futuro.

Dal 18 giugno al 4 luglio Via dei Priori a Perugia diventerร  una galleria a cielo aperto, che ospiterร  la mostra fotografica corredata da versi Donna vede Donna e numerosi altri appuntamenti artistici e culturali, dove gli artigiani, i commercianti e gli artisti della storica e centralissima strada perugina, accoglieranno i visitatori della manifestazione Prioritร  Donna, organizzata dall’Associazione Via dei Priori in sinergia con ARS Cultura, Trasimeno in Dialogo, in collaborazione con Tangram con il patrocinio del Comune di Perugia.
Si incontreranno all’aria aperta arte, turismo ed economia, nel rispetto delle distanze e in linea con le indicazioni istituzionali in tempo di COVID.
L’idea รจ nata dall’incontro tra Maria Antonietta Taticchi, Presidente dell’Associazione Via dei Priori e Marco Pareti e Stefano Fasi, rispettivamente coordinatore e direttore artistico del Progetto Donna vede Donna che ha trovato grandi consensi tra gli esercenti della via. Le vetrine dei negozi diventeranno gli espositori della mostra fotografica corredata da versi Donna vede Donna. Le finalitaฬ€ del Progetto Donna vede Donna, giunto al suo quarto appuntamento, sono quelle di descrivere, con foto e versi, le varie sfaccettature femminili e di mettere in risalto la dolcezza, la bellezza e la centralitaฬ€ sociale delle donne, aborrendo ogni forma di violenza.
Si potrร  passeggiare lungo via dei Priori ammirando le opere fotografiche di nove fotografe tra italiane, russe e albanesi e leggendo i versi di cinque poetesse tra italiane, russe e giapponesi, accolte dai suoi negozianti.
Il programma della manifestazione non si ferma alla mostra ma รจ nutrito e vario, concentrato in tre Week.

 

Week 1

Giovedรฌ 18 giugno

Ore 17,00ย  presso lo slargo di via dei Priori, adiacente la Chiesa di Santo Stefano

Inaugurazione di Proritร  Donna Interverranno gli assessori comunali Leonardo Varasano e Clara Pastorelli e il consigliere regionale Eugenio Rondini. Nell’occasione saranno letti i versi delle poetesse del progetto Donna vede Donna da parte di Caterina Martino.

Ore 19,00 in via S. Agata 1

Siamo nuvoleย  inaugurazione esposizione dei lavori di arteterapia creati da donne in tempo di pandemia durante il corso condotto da Monica Grelli.

 

Venerdรฌ 19

Ore 17,30ย  presso la Chiesa di S. Agata

Violenza di genere, conferenza con Lorena Pesaresi, esperta di politiche di genere e Marco Pareti, autore del libro La ragazza del canneto edito da Armando.

 

Sabato 20

ore 17,30

Appuntamento sotto l’arco di via dei Priori

Storie di Donne โ€“ visita guidata con Caterina Martino attraverso luoghi e racconti al femminile (necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ ass. Priori 393 5145793 contributo di 5 euro)

 

Week 2

Venerdรฌ 26

Ore 17,30 presso la chiesa di S. Agata

Fiabe nellโ€™essenza al femminile conferenza con Maria Pia Minotti, psicologa-psicoterapeuta.

 

Ore 18 in via dei gatti

AMABIE- be Amabie- sii Amabie – disegna l’Amabie che รจ in te –

Esposizione a cura dellโ€™ass. Tangram

Dalle ore 19 lungo via dei Priori

OUTfit for dinner

Enogastronomia, performance musicali, flash moda, cena da 15 a 35 euro (prenotazione obbligatoria 392 8419955/ 392 5041258 scegli il menรน su www.visitaperugia.it)

 

Sabato 27

Dalleย  ore 14,30, lungo via dei Priori

Donna… a Priori, estemporanea di pittura curata dalla Casa degli Artisti di Perugia di Francesco Minelli e Carla Medici. Alle 19,00 la premiazione e i saluti.

Ore 15:30

Appuntamento sotto lโ€™arco di via dei Priori

Fede e storia lungo la via โ€œsacraโ€ visita guidata con Monia Minciarelli

(necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ย  Monia 3476379795 contributo di 5 euro)

Dalle 18 lungo via dei Priori

Donna dolce contagio Guasconate, performance itinerante a cura del Circolo Guascone

 

Week 3

Venerdรฌ 3

Ore 18 in via dei gatti

AMABIE- be Amabie- sii Amabie – disegna l’Amabie che รจ in te –

Esposizione a cura dellโ€™ass. Tangram

Dalle ore 19 lungo via dei Priori

OUTfit for dinner

Enogastronomia, performance musicali, flash moda, cena da 15 a 35 euro (prenotazione obbligatoria 392 8419955/ 392 5041258 scegli il menรน su www.visitaperugia.it)

 

Sabato 4

ย Ore 15:30

Appuntamento sotto lโ€™arco di via dei Priori

Fede e storia lungo la via โ€œsacraโ€ visita guidata con Monia Minciarelli

(necessaria prenotazione presso IAT 075 5736458 โ€“ย  Monia 3476379795 contributo di 5 euro)

Ore 18:30 in piazzetta Santo Stefano

Musica in DO(nna)

rinascimento e barocco in musica. gruppo vocale I madrigalisti di Perugia. Direttore Mauro Presazzi

 

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ย 

Via dei Priori accoglierร , in un nuovo modo replicabile in altri luoghi, arte e cultura in sinergia con turismo e commercio, per favorire il rilancio economico e culturale, dopo il tempo sospeso del coronavirus. Vale la pena andare in Via dei Priori, se ne vedranno e sentiranno delle belle.

 

Si ringraziano per la disponibilitร  e collaborazione:

La Casa degli Artisti di Perugia

Ass.TRA

Il Circolo dei Guasconi

I Madrigalisti di Perugia

Lorena Pesaresi

Maria Pia Minotti

Caterina Martino

Monia Minciarelli

La violenza di genere รจ una situazione complessa, dove il contesto sociale puรฒ facilitare o condizionare ogni singolo episodio. Ci sono donne e giovani che subiscono violenza psicologica, fisica e sessuale e non hanno la forza di denunciare.

Nel periodo di emergenza sanitaria legata al COVID-19, dove si รจ dovuti stare a casa, la convivenza forzata nello stesso luogo per lungo tempo potrebbe aver innescato discussioni e litigi e portato ad atti di violenza. Per molti la propria casa vuol dire protezione e sicurezza, in particolar modo in questo periodo, in cui bisogna stare lontani dal contagio del Coronavirus. Purtroppo, in alcuni casi, le mura domestiche rappresentano un inferno e una prigione dove regnano paura, isolamento, abusi e maltrattamenti e le donne, gli anziani e i bambini sono le figure maggiormente esposte a violenze. Ne parliamo con la Dottoressa Lucia Magionami, psicologa e psicoterapeuta, esperta in violenza di genere. Lucia รจ un’umbra che opera a Perugia e a Firenze e collabora con le forze dell’ordine e con le associazioni che si occupano di casi specifici di violenza. Nell’intervista, con la sua consueta pacatezza, ci racconta questo tema molto delicato.

 

Dott.ssa Lucia Magionami

Che cos’รจ la violenza nelle relazioni intime? Cโ€™รจ differenza con la violenza di genere?

La violenza nelle relazioni intime รจ caratterizzata da una serie di azioni ripetute nel tempo, fisiche, sessuali e psicologiche che hanno luogo allโ€™interno di una relazioneย affettivaย attuale o passata. Proprio in questi giorni lโ€™Ungheria ha bocciato la Convenzione di Istanbul ritenendo il trattato pericoloso nello sviluppare le ideologie di genere, ritenute perfino distruttive. La bocciatura risulta quantomeno sorprendente. La Convenzione infatti รจ il primo strumento giuridico internazionale che crea, dopo una lunga e meditata gestazione, un quadro completo per proteggere la vittima e perseguire lโ€™abuser.ย Mentre per violenze di genere sโ€™intendono tutti quegli atti di violenzaย compiuti dagli uomini sulle le donne.

In questo periodo di lockdown cโ€™รจ stato un maggior numero di violenze domestiche?ย 

Sicuramente il confinamento di questo periodo ha reso ancora piรน difficile il rapporto di coppia in cui sia giร  presente violenza. Mentre nei primi giorni di lockdown i dati riferiti dai centri antiviolenza hanno evidenziato un calo di richieste di aiuto da parte delle donne del 55%, dopo alcuni giorni sono nuovamente risalite al 75%. Questa oscillazione va imputata alla difficoltร  delle vittime di chiedere aiuto telefonico al numero 1522 poichรฉ sottoposte al controllo incessante del partner durante il confinamento. Inoltre, credo che nei primi giorni di pandemia lโ€™abuser abbia vissuto una specie di altra realtร  in cui, potendo esercitare il massimo controllo sulla sua partner, ha sentito abbassarsiย le tensioniย interiori. Poi, con il passare del tempo trascorso a casa, i meccanismi sono mutati e, come ci insegna E. Walker nelย Ciclo della violenza, la tensione รจ risalita, e senza una reale giustificazione รจ scoppiato lโ€™episodio di violenza. Anche i femminicidi sono stati numerosi: ben 11, da marzo a oggi, le donne uccise per mano di uomini che dicevano di amarle. Per cercare di fermare questo fenomeno, che รจ lโ€™ultimo atto di un rapporto malato, la soluzione ci viene dalla Spagna, dove basta andare in farmacia e chiedere una Mascherina 19; in Italia invece si deve chiedere una Mascherina 1522 indicando cioรจ il numero di telefono nazionale contro la violenza. Un modo strategico per denunciare cosa si vive allโ€™interno delle mura domestiche e chiedere aiuto.

Perchรฉ le donne rimangono in una relazione violenta?

Non tutte le donne, ovviamente. Quando accade, la donna tende a restare nella relazione violenta non solo in forza della spirale del ciclo della violenza, ma anche per lโ€™incapacitร  di vedersi e riconoscersi vittima di violenzaย dovuta a una letturaย culturale che la societร  prevalentemente maschilista le ha inculcato. Vi sono comunque anche motivi molto concreti, spesso,ย come la presenza dei figli e la paura di vederseli sottrarre, la mancanza di una rete socialeย cui affidarsiย e di risorse finanziarie come il lavoro;ย questi sono tutti fattori che legano e trattengono laย donna incatenata alla coppia. Non va mai dimenticato che la violenza sulle donne nasce allโ€™interno di una storia che credevano dโ€™amore, e rompere quel pensiero romantico nonย รจ mai facile, anche se sarebbe indispensabile per avviare un percorso di uscita dalla violenza.

Chi sono i maltrattanti?

Gli uomini che agiscono maltrattando. Sono definiti insospettabili. Non si tratta di persone malate, ma diย persone cheย vivono una forte fragilitร , una scarsa educazione emotiva, una debolissima o perfino assente empatia. Vivono un complesso di frustrazioni mai risolte e mai gestite; lโ€™incapacitร  di elaborare le frustrazioni gli impedisce di contenere lโ€™impulso ad assoggettare la partner e a punirla violentemente per qualsiasi fantomatica colpa.ย Perciรฒ sonoย soggettiย molto controllanti, provano unaย dilanianteย gelosiaย nei confronti della donna, sono convinti che la partner sia di loro proprietร , tanto da poter disporre di lei, in qualsiasi modo, fino a toglierle la vita.ย Un’altra caratteristica da tenere presente รจย quella della de-responsabilizzazione delle loro azioni: โ€œnon รจ colpa miaโ€ รจ lโ€™affermazione tanto piรน ricorrente nei maltrattamenti.

Le parole di Lucia Magionami, mi fanno venire in mente un pensiero espresso da Martin Luther King: Ciรฒ che mi spaventa non รจ la violenza dei cattivi; รจ l’indifferenza dei buoni.

ยซNoi siamo solo un tramite tra quello che cโ€™รจ scritto sullo spartito e il pubblico. Di noi dicono che abbiamo un โ€œsuono molto italianoโ€ยป.

Cristiano Gualco (violino), Paolo Andreoli (violino), Simone Gramaglia (viola) e Giovanni Scaglione (cello) sono il Quartetto di Cremona. Fin dalla loro fondazione nel 2000 questo ensemble si รจ affermato come una delle realtร  cameristiche piรน interessanti a livello nazionale e internazionale: per questo, nel corso degli anni, รจ stato invitato a esibirsi nei principali festival e rassegne musicali in Europa, Sudamerica, Stati Uniti ed Estremo Oriente, riscuotendo consensi di pubblico e critica. Nel 2019 gli รจ stato assegnato il Franco Buitoni Award 2019 da parte del Borletti Buitoni Trust โ€“ premio dedicato proprio allโ€™imprenditore umbro – per la promozione e la diffusione della musica da camera in Italia e nel mondo. Il legame con lโ€™Umbria perรฒ risale agli inizi della loro carriera quando la Fondazione Buitoniย  consegnรฒ loro il BBT Fellowship, una borsa di studio, poi nel corso degli anni il Quartetto รจ tornato spesso a esibirsi nella regione. Ciรฒ sarebbe dovuto avvenire anche prima del lockdown. Cristiano Gualco, primo violino, ci racconta la loro storia, la musica e la carriera, che questโ€™anno taglia il traguardo dei 20 anni.

 

Qual รจ il vostro legame con lโ€™Umbria?

In Umbria abbiamo suonato tantissime volte, era prevista anche una data il 9 maggio scorso: tra le regioni italiane รจ una di quelle in cui ci siamo maggiormente esibiti. รˆ probabile che il concerto saltato a Perugia nei prossimi mesi verrร  recuperato, anche se ancora non รจ stata fissata la data.

Vi รจ stato assegnato il Franco Buitoni Award 2019: cosa significa per voi?

รˆ stato molto importante, anche per il legame che abbiamo con Ilaria Buitoni (n.d.r. presidente del Borletti Buitoni Trust). Quando abbiamo iniziato con il quartetto non era un ensemble molto diffuso e non cโ€™erano molti aiuti per chi volesse intraprendere questa strada. Pensi che ci davano dei pazzi a voler far questo! Il primo aiuto istituzionale concreto, quando ancora eravamo studenti, ci รจ arrivato proprio dalla Fondazione Buitoni e ora questโ€™ultimo riconoscimento รจ un vero e proprio premio alla carriera dopo tanti anni di lavoro.

Perchรฉ pensavano che foste pazzi?

Perchรฉ 20 anni fa il quartetto era una forma di fare musica non ancora diffusa. Oggi finalmente รจ riconosciuta e ha preso piede anche in Italia.

Questโ€™anno festeggiate 20 anni di attivitร : qual รจ il bilancio del percorso fatto finora?

Venti anni sono tantiโ€ฆ direi troppi (ride). Devo dire che รจ un bilancio molto positivo: abbiamo suonato insieme quasi tutti i giorni per 20 anni. Solo il Covid ci ha impedito di farlo. Non ci siamo visti per due mesi e proprio in questi giorni abbiamo ripreso le prove. Questo break forzato che รจ stato favorevole, il tornare a suonare ci ha portato una grande gioia e ha spezzato quella routine che si crea dopo 20 anni. Va detto che, benchรฉ siamo molto diversi, andiamo molto dโ€™accordo.

Quindi non avete mai litigato in questi anni?

Di discussioni accese me ne ricordo poche. Dopo tanti anni che suoni assieme discuti solo di musica e anche in quel caso รจ la musica stessa che parla per noi, si sviluppa e fa il suo corso da sola. Come detto, siamo persone molto diverse perรฒ andiamo tutti dalla stessa parte, la nostra musica confluisce in un punto comune.

Come vi descrivereste in poche parole?

Quattro scappati di casa (ride). Scherzi a parte: possiamo definirci come un tramite tra quello che cโ€™รจ scritto sullo spartito e il pubblico. Spesso ci hanno detto che abbiamo un suono italiano: penso sia un bel complimento!

In questo periodo come avete sopperito al blocco dei concerti? Con eventi online?

No. Ci รจ stato proposto, ma abbiamo detto di no. Ci sembrava un poโ€™ forzato, abbiamo scelto di mantenere il silenzio. Questo non toglie che chi lo ha fatto abbia fatto male. Noi abbiamo preferito tacere.

Cosa vi manca dei concerti dal vivo?

Il contatto col pubblico ovviamente ci รจ mancato, perchรฉ suonare non รจ solo un lavoro ma una soddisfazione personale che devi condividere, che devi poter esprimere davanti a qualcuno. Questo periodo di stop forzato perรฒ ci ha fatto capire molte cose sulla musica.

Tipo?

La musica, nei tempi addietro – penso ai tempi di Beethoven o Bach in cui cโ€™erano tante emergenze sanitarie e si moriva per molto meno – era sempre presente. La musica non รจ un qualcosa che deve esserci solo nei periodi positivi, quando si sta bene e si puรฒ andare a teatro; ci deve accompagnare anche nei momenti difficili, รจ un aiuto che ci puรฒ servire per vedere il futuro in modo positivo. Questo almeno รจ il mio pensiero.

Cosa consigliereste a un giovane che vuole intraprendere oggi questa carriera?

Abbiamo tanti allievi allโ€™Accademia Walter Stauffer di Cremona e capiamo perfettamente le loro esigenze. Non siamo poi cosรฌ vecchi! Quello che consigliamo รจ di avere una grande consapevolezza di dove si vuole arrivare. Il quartetto รจ un modo di suonare per il quale si deve rinunciare a tanto e questa strada si deve intraprendere con l’idea che si potrebbe fallire. Il nostro consiglio รจ di far quello che si vuole in modo sereno, altrimenti si rischia di scoppiare; fondamentale รจ trovare il proprio ruolo nel mondo musicale. Un musicista, inoltre, per una formazione completa, deve aprirsi anche ad altri mondi artistici: servono stimoli dallโ€™esterno e una visione dโ€™insieme.

Se lโ€™Italia fosse una melodia quale sarebbe?

Penso alle melodie di Puccini.

I prossimi progetti? Tornerete in Umbria?

I tour rimandati verranno recuperati, non si sa bene quando, ma sono sicuro che torneremo in giro per il mondo e anche in Umbria. Il 2021 sarร  un anno molto intenso.

Come ultima domanda le chiedo: cosa servirebbe al mondo dello spettacolo e dellโ€™arte per ripartire dopo il Covid?

Ci vuole una grande disponibilitร  da parte di chi organizza, di noi musicisti e del pubblico. Quando sarร  tutto finito non dovremmo togliere le mascherine solo dal viso ma da dentro di noi, perchรฉ non deve restarci addosso la paura di uscire, dโ€™incontrarsi e di andare a teatro o ai concerti. Ad esempio, noi musicisti potremmo dare la disponibilitร  di fare due concerti invece che uno per evitate luoghi affollati, ma credo che fondamentale sia la collaborazione tra tutte le parti coinvolte.

 


Per saperne di piรน

Prima del Coronavirus venne la peste. Veniva da est, era arrivata seguendo la via della Seta e giunse in tempo per essere raccontata da Boccaccio nel 1348. Poi si ripresentรฒ nel 1630 per dare a Manzoni lโ€™occasione di scrivere molte belle pagine.

Tra le due pesti letterarie ce ne fu unโ€™altra nel 1527 che non ebbe cantori, ma che fece strage egualmente. Questa arrivรฒ da nord, da quella zona che sarebbe diventata la Germania. Attraversรฒ le Alpi con i lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโ€™imperatore Carlo V, che li aveva arruolati ma non sempre li pagava. Erano luterani, erano violenti e carichi dโ€™odio verso i cattolici papisti e soprattutto verso Roma, dove cโ€™era il Papa e, con il Papa, la corruzione della Chiesa. Poi – per inciso – era piena di ricchezze e di opere dโ€™arte di valore. Entrati in cittร  si abbandonarono a violenze e stupri, devastarono case e palazzi, rubarono tutto quello che riuscirono a rubare. Fu una strage.
Alla fiine se ne andarono. Erano entrati il 6 maggio 1527 quando Roma contava circa 100.000 abitanti. Se ne andarono a febbraio 1528 lasciando 30.00 morti. Non era finita lรฌ.

 

strade romane

La via Amerina

L’epidemia passa per l’Umbria

Se ne andarono, ma a Roma lasciarono la peste, che si portรฒ via altre 20.000 persone. Se ne andarono per tornare in Germania seguendo il percorso della via Amerina, che li avrebbe portati fino in Umbria. Loro risalivano e la peste li seguiva. Le persone morivano a migliaia e anche i lanzichenecchi si ammalavano e morivano, ma non abbastanza. Quelli rimasti hanno continuato a infierire e devastare. Le soldataglie germaniche sul loro percorso incontrarono Nepi ed entrarono da Porta Nica marciando sul basolato romano della via Amerina. Ai Nepesini fu riservato lo stesso trattamento che giร  aveva sperimentato Roma, peste inclusa.
Poi continuarono a risalire, attraversarono il Tevere; alcuni deviarono verso Narni e ne fecero scempio. Altri andarono verso Viterbo, ma poi tutti ripresero il percorso della via Amerina. La strada collegava Amelia, Todi e Perugia e sul suo percorso si affacciavano borghi e castelli di proprietร  di due famiglie rivali: gli Atti guelfi, filoimperiali, e i Chiaravalle, ghibellini e sostenitori del papato. Collicello fu il primo. Le mura rimasero in piedi e ancora sfoggiano otto torri. Poi continuarono per Avigliano, che godeva di una posizione strategica a metร  strada tra Todi e Amelia. Dopo toccรฒ a Montecastrilli, che era sotto la diretta protezione del Papa. Ultima fu Casalina, di proprietร  del monastero di San Pietro a Perugia.

 

Lanzichenecchi, mercenari al seguito dellโ€™imperatore Carlo V

 

I lanzichenecchi infierirono sulla popolazione e portarono via tutto quello che li poteva sfamare e tutto quello che era di valore. Se ne andarono e fu la fame per i sopravvissuti. Poi cominciรฒ la peste, che non si diffuse in maniera drammatica come a Roma. Il merito era dovuto allโ€™involontario distanziamento sociale. Quei piccoli borghi erano lontani lโ€™uno dallโ€™altro, arroccati su colline e dossi che si guardavano a vista, per sicurezza e soprattutto per le rivalitร  politiche tra le due grandi famiglie. Gli abitanti erano pochi e, dopo il passaggio dei soldati, ne rimasero ancora meno. La peste ne portรฒ via pochi: si puรฒ dire che fu piรน benevola dei lanzichenecchi.
Per i piccoli borghi non era ancora finita. Dopo i lanzichenecchi, dopo la fame e dopo la peste, li attendeva unโ€™altra una terribile prova: la carestia. Se le pietre potessero parlare, quei borghi avrebbero storie terribili da raccontare. Adesso sono ancora lรฌ con i loro castelli e le loro mura, immersi nel silenzio della vecchia via Amerina. Immersi nel verde dellโ€™Umbria.