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Sabato 11 Febbraio, in occasione dell’Humus Music Fest – edizione invernale, presso il cinema teatro Zenith di Perugia è stato presentato alle istituzioni e al pubblico il mediometraggio dalle sfumature blues La Ballata del Trasimeno, che vede come protagonista l’attore romano Massimiliano Varrese nei panni di Roberto Giansoni, chiaro rimando al bluesman Robert Johnson.

 

Prodotto da Visualcam APS, associazione culturale che ha sede nel Comune di Corciano e che raccoglie professionisti del settore cineaudiovisivo, il mediometraggio vede l’esordio nel cinema del regista umbro nonché presidente Mauro Magrini. Scritto da Arianna Fiandrini – che ne è anche interprete nel ruolo di Giulia, la fotografa del Trasimeno Blues – e con i dialoghi dell’attore Mirko Revoyera che veste i panni del coprotagonista, il pescatore Renzo, racconta la storia di un poliziotto infiltrato che, dopo una brutta vicenda nei sobborghi di una grande città, viene sottoposto al programma di protezione dal vicequestore Antonio (interpretato dal cantante e ora anche attore Antonio Ballarano) e spedito in Umbria, al lago Trasimeno, dove dovrà diventare un pescatore.

La natura, il lago Trasimeno che è il vero protagonista di questa storia, le tradizioni, il blues e la genuinità delle persone pian piano cambiano lo stato d’animo del protagonista che, affascinato, poco a poco si integra felicemente, anche grazie ai personaggi come Jart (interpretato dal bluesman Fabrizio Martin).

 

 

Il medioetraggio è stato coprodotto da Philms e NoviFilm e molti partner hanno contribuito alla sua realizzazione: Trasimeno Blues, Corebook, AboutUmbria, Cantabris, il Ristorante l’Acquario con il suo B&B e la Locanda dei Pescatori. È stato sponsorizzato da Frantoio Berti, Farmacentro e Umbria in Vespa e patrocinato da Regione Umbria Assemblea Legislativa, GAL Trasimeno Orvietano, Comune di Castiglione del Lago, Comune di Magione e Unione dei Comuni del Trasimeno.

Alla proiezione erano presenti Simona Meloni per la Regione Umbria, Matteo Burico per il Comune di Castiglione del Lago e l’Unione dei Comuni del Trasimeno, Vanni Ruggeri per il Comune di Magione, Francesco Mangano e Andrea Braconi per il Comune di Corciano. L’evento, sold out, si è concluso con le musiche della colonna sonora proposte live dal cast e dal regista, di fronte a un pubblico caldo e partecipe. Il video dell’evento è stato realizzato da Filippo Fagioli (Philms) e Matteo Novelli (NoviFilm), le foto da Leonardo Corgna.

 


 Per maggiori informazioni: www.laballatadeltrasimeno.it

Un circo itinerante per le vie di Terni, uno spettacolo teatrale, un cortometraggio in due lingue e tanti eventi. La città celebra San Valentino in diverse forme sotto la guida artistica dell’attore e autore ternano Stefano de Majo.

Il Circo dell’Amore è un corteo di artisti che, attraverso differenti discipline – dalla danza aerea alla giocoleria, dalla street band jazz alla clowneria – ha animato nei giorni scorsi le vie di Terni narrando, come degli antichi cantastorie pop, le vicende del Patrono. Oggi, 14 febbraio, il tutto si arricchisce con un’esibizione teatrale e la proiezione del cortometraggio (entrambi anche in lingua inglese) su San Valentino e la sua Valle Incantata.

 

The Enchanted Valley of Saint Valentine

Il cortometraggio scritto, diretto e interpretato da Stefano de Majo – prodotto da Teatro Acciaio, con il contributo dell’associazione Teatro Acciaio e Associazione Claudio Conti e il patrocinio del Comune di Terni – racconta le vicende di San Valentino e ripercorre, in un immaginifico viaggio nel tempo e nello spazio, l’intera storia degli antichi Umbri Naharki che vissero nel territorio ternano prima degli Etruschi e dei Romani. Infatti, ancor prima di Valentino in questa terra già si respirava l’amore grazie al Ver Sacrum – la primavera sacra – ovvero l’istituto migratorio che spingeva le giovani coppie di innamorati, dedite all’agricoltura e all’allevamento, a mettersi in cammino verso nuove terre da coltivare. Questo permise al popolo degli Umbri di estendersi nel segno dell’amore e della pace, senza far uso di armi, fino al Po e al Mare Adriatico, formando la cosiddetta Grande Umbria, come attestano autori come Scilace e Strabone, Dionigi d’Alicarnasso e Plino il Vecchio.
Il corto racconta anche la vita del Santo protettore degli innamorati che nacque a Terni: la leggenda vuole che avesse unito in matrimonio un soldato romano pagano di nome Sabino a una giovane cristiana ternana chiamata Serapia. L’unione tra i due giovani di religione diversa fu osteggiata dalle rispettive famiglie e punita dall’imperatore Aureliano, che sentenziò la condanna a morte del vescovo ternano.
La storia sembra anticipare di mille anni quella di Giulietta e Romeo di Shakespeare e richiama altre due figure di innamorati, Piramo e Tisbe, resi eterni dalla letteratura classica dei Greci prima e poi attraverso i versi in latino di Ovidio.
Con questa narrazione della durata di 12 minuti non vuole solo recuperare la storia del personaggio religioso, che fu un uomo di grande cultura del suo tempo, ma anche renderlo un moderno veicolo di in coming turistico del territorio ternano.

 

Tante le ispirazioni

Nella ricostruzione del Santo Valentino, nella doppia versione cinematografico e circense teatrale, di de Majo – reso in versione pop nel suo Circo dell’Amore così come nel cortometraggio – si fondono le vicende autentiche e sacrali del martire e la tradizione letteraria anglosassone, di Geoffrey Chaucer e Shakespeare, ma anche riferimenti a Edgar Allan Poe con le Valentine, cartoline d’amore che hanno contribuito a fare del santo umbro il protettore degli innamorati nel mondo. Non mancano anche riferimenti all’Amor Cortese o ai celebri versi di Dante per Beatrice, così come le libere rivisitazioni di autori contemporanei come quella del romanzo di Arnaldo Casali dal titolo La Rosa di Valentino.

Stefano de Majo nelle vesti di Valentino

In questo passo del testo teatrale e cinematografico di Stefano de Majo si fa riferimento ai due elementi tipici di Valentino, il vento e la rosa: infatti la leggenda vuole che un vento si levi ogni 14 febbraio nel ricordo della sua decapitazione, mentre la rosa è da ricondursi al fiore con cui Valentino omaggiò Sabino e Serapia ammonendoli di averne cura e di farne un simbolo del loro amore.

«…Prendete questa rosa, essa è il simbolo del vostro amore. Tenetela insieme con le vostre mani, in modo da restare uniti attraverso di lei. E abbiatene cura e guardatela sempre. Non guardate voi stessi ma la vostra rosa. Perché l’amore non è guardarsi l’un l’altro ma tutti e due nella stessa direzione. E non stringetela troppo o la soffocherete, né troppo poco o la perderete. Così è l’amore, come la vostra rosa. Rendetela forte come la pietra, in modo che non appassisca mai, proprio come le rose del deserto. Avete presente le rose del deserto? Sono fatte di minuscoli granelli di sabbia mossi da tempestosi venti. I venti nel deserto possono accecarvi con la sabbia fino a farvi smarrire la strada. Ma se saprete restare uniti non vi perderete mai e saranno proprio quegli stessi venti a rendervi forti come pietra, come le rose del deserto, che non appassiscono mai e durano in eterno».

L’attrice di Foligno promuove la regione negli Usa, dove vive dal 2012. Da poco ha recitato nell’ultimo film di Pupi Avati e con nostalgia racconta la sua amicizia con Ivana Trump.

Eleonora Pieroni

La potremmo definire la nostra italiana in America, anche se è ben lontana dal personaggio di Alberto Sordi nel film del 1967. Eleonora Pieroni infatti è un’attrice, modella e presentatrice nata a Foligno, da cui è scappata a 20 anni per rincorre il sogno americano – e ce l’ha fatta – e ora si trova dopo 10 anni a essere il volto dell’Umbria e dell’Italia negli USA, la Madrina internazionale della Quintana di Foligno e la Madrina dei Borghi più Belli d’Italia per la nostra regione. «Alla fine tutto torna, sapevo che prima o poi avrei amato e promosso l’Umbria. A 20 anni mi stava stretta, dovevo e volevo fare un mio percorso» ci dice durante una lunga chiacchierata via zoom dalla sua casa di New York. Nonostante le bizze dalla connessione – Perugia-New York non sono proprio vicine – abbiamo parlato di tante cose. Non solo di Umbria, ma anche di progetti passati e futuri e della grande amicizia che aveva con Ivana Trump. Ne parla con un filo di commozione: «Era la mia mamma americana. Rimarrà sempre nel mio cuore. Sogno di essere come Ivana un giorno, di riuscire a fare anche solo la metà delle cose che ha fatto lei». 

 

Eleonora qual è il suo rapporto con l’Umbria, visto che dal 2012 vive negli Stati Uniti?

Ho lasciato l’Umbria e Foligno 10 anni fa perché in quel momento odiavo questi luoghi, non mi vergogno a dirlo. L’Umbria non mi permetteva di raggiungere i miei obiettivi, di arrivare dove volevo, in primis nel mondo della moda e dello spettacolo. Dicevo sempre: «L’Umbria è bellissima e si vive bene, ma è una regione per vecchi». Il mio sogno si poteva realizzare solo tra Roma e Milano, avevo paura di restare intrappolata qui. A 20 anni non apprezzavo la mia regione; ha iniziato a mancarmi quando sono andata a fare la modella a Miami: lì era tutto meraviglioso però sentivo la nostalgia delle mie origini. Devo dire che l’amore per l’Umbria è venuto crescendo.

Quindi è un amore nato con il tempo…

Sì. Oggi se chiudo gli occhi e mi immagino un posto dove stare serena e tranquilla sicuramente è un prato, dove guardare il cielo, nella campagna umbra. Per ritrovare in qualche modo questo, ogni giorno vado a fare una passeggiata a Central Park: ho proprio il bisogno di stare in mezzo al verde, agli alberi e alla natura. A casa mia a New York c’è Umbria dappertutto, ci sono dei paesaggi verdi, ho sempre una piantina di basilico o di aloe a portata in mano, e nella credenza tengo le lenticchie di Castelluccio, che considero l’elisir di lunga vita. E proprio in America è partito il desiderio di raccontare le mie origini, di raccontare la Quintana, di raccontare Foligno e l’Umbria. 

Come si parte da Foligno alla volta degli Stati Uniti?

Si parte con tantissima paura, con tanto coraggio, adrenalina, un pizzico di pazzia e con una dose incredibile di ambizione. Ho avuto la visione di vedere me stessa proiettata nel mondo che volevo e questo mi ha spinto a partire. Inoltre, fondamentale è saper prendere il treno che passa in quel momento.

Il suo treno quand’è passato?

È passato una mattina mentre ero a scuola a Spoleto come maestra di sostegno: mi ero appena laureata e avevo accettato un incarico a tempo determinato, soprattutto per la gioia dei miei genitori. Era un periodo un po’ particolare della mia vita e dopo tanti anni in giro per l’Europa come modella, il lavoro a scuola era il coronamento dei miei anni di studio e poi, volevo vivere il mestiere dell’insegnante, che devo dire, è uno dei più belli al mondo. Era novembre e a metà mattina mi è arrivata una telefonata: «Pronto Eleonora ricordi quel meeting? Ti hanno scelta come modella per un progetto a Miami! Devi partire tra 20 giorni! Pronto Ele ci sei? Sei ancora lì?». Sono rimasta in silenzio per 3 minuti poi ho balbettato: «Wow grazie, ma ci devo pensare». Ero frastornata e mi confidai coi miei colleghi, in primis col maestro Francesco. È stato lui a dirmi che dovevo prendere al volo quel treno e che se non lavessi preso lui stesso mi avrebbe cacciato a calci nel sedere dalla porta. E così fu! Devo dire però che sono stati diversi i fattori che si sono allineati come sostiene la legge dell’attrazione dell’universo che è la mia filosofia di vita. Tutto è iniziato a 15 anni quando ho iniziato a sfilare per grandi marchi nazionali e internazionali tra cui: Ferragamo, Scervino, Roberto Cavalli, Cruciani, Brunello Cucinelli e Fendi che era prodotta dall’azienda Roscini a Spello. In contemporanea mi sono laureata all’Università in Scienze della Formazione con specialistica in psicologia – la mia famiglia, molto tradizionalista, ci teneva che mi laureassi – e ho iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo tra Roma e Milano. Non mi fermavo mai. Ho sempre perseguito con passione e grande determinazione i miei obiettivi: volevo sfilare e raggiungere la moda a livelli internazionali. Volevo che la mia esistenza avesse un significato al di là dei confini nazionali, o nella moda o nello spettacolo, ma questo volevo! Alla proposta di Miami ho saltato dalla gioia perché era il mio sogno, però allo stesso tempo avevo anche tanta paura: era la mia grande occasione quindi ho preso e sono partita, sono rimasta in Florida anche dopo che il progetto era terminato e da lì tante altre nuove conoscenze e opportunità sono arrivate, tra cui l’uomo della mia vita, Domenico.

Modella, attrice, presentatrice e anche cantante: qual è il lavoro che preferisce?

Quello che mi dà più soddisfazione è sicuramente il cinema, ma anche la conduzione. Sono due parti del mio lavoro che mi piacciono tantissimo. La modella fa parte di un periodo importante della mia vita che mi ha dato tante soddisfazioni… tutto è iniziato lì. Per quanto riguarda la musica, non mi definisco una cantante: ho inciso la canzone Volare perché rientra un po’ nell’immaginario dell’italiano in America, è stato un gioco, incentivata da un produttore italiano.

Ci racconti…

Nel 2016 a Miami e a New York iniziavo a essere riconosciuta agli eventi e ai party del jet set americano, era il momento in cui iniziavo a condurre i primi Festival, ero identificata come la bella italiana in America. Ricordo che a una festa di italo-americani iniziai a ballare il mambo emulando Sofia Loren e così da lì si è creato il cliché di Elleonora Lora the Italian beauty (gli americani non pronunciano bene il mio nome). L’idea di Volare è stata lanciata da un amico produttore musicale italiano e da mio marito Domenico Vacca, che è il mio mentore e una grande fucina di idee, poi è stata post prodotta da Ben DJ e distribuita da un’etichetta di Las Vegas.  

 

Eleonora Pieroni durante la Quintana di Foligno

È Ambasciatrice d’arte Made in Italy e della cultura italiana negli Stati Uniti per aver portato una delegazione della Quintana a sfilare a New York in occasione del Columbus Day del 2017…

È un titolo che mi è stato conferito dal sindaco di New York, Eric Leroy Adams ed è collegato a quest’evento del 2017 e anche all’evento di promozione della regione Puglia, che è la mia seconda terra, avvenuto nel 2018. Non lo devo dire io, però credo che non ci siano altri personaggi che si sono così impegnati a promuovere l’Umbria all’estero; ho fatto e faccio una promozione volontaria voluta e ideata da me. Il mio obiettivo è quello di raccontare agli americani la mia terra, Foligno e la Quintana. 

Ora è anche madrina dei Borghi più Belli d’Italia per la regione Umbria, lei che dai borghi in qualche modo è scappata. È una bella coincidenza…

È verissimo. La vita è un circolo e secondo la legge dell’universo se tu visualizzi delle cose alla fine le attiri. Io avevo visualizzato il mio ritorno in Umbria, me lo aveva predetto anche un veggente, perché, diciamoci la verità, ci si sta bene, ma volevo tornare dopo aver fatto un mio percorso. È il suggerimento che do a tutti i giovani. Comunque sono felicissima di questa nomina perché richiama un po’ la mia natura e stiamo lavorando a dei progetti molto interessanti dedicati anche al turismo di ritorno, ossia invitando gli italiani che vivono fuori Italia (più di 80 milioni) a riscoprire i borghi e le loro città natali ormai dimenticate. In pratica promuovere un turismo sostenibile e delle proprie radici.

Da occhio umbro ma che vive all’estero: c’è qualcosa che manca alla regione e ai suoi borghi per fare quel passo in più e diventare famosa come la Toscana?

In realtà c’è quasi tutto, vanno migliorate solo alcune cose, come ad esempio le infrastrutture, i collegamenti ferroviari e alcuni servizi. Inoltre, andrebbero più approfonditi il marketing e la comunicazione per il turismo. Qualcosa si sta muovendo – Paola Agabiti e la presidente Donatella Tesei stanno facendo un ottimo lavoro – è stato creato anche un nuovo logo, ma occorre una visione più internazionale per puntare sul turismo di lusso che cerca sempre posti esclusivi e di nicchia. Non solo per i clienti italiani, ma anche provenienti dall’estero, per questo già anni fa avevo puntato sull’Umbria poiché è come una piccola Svizzera con paesaggi bellissimi e una qualità della vita altissima, l’evento della Quintana a NY è stato in fondo un evento precursore del turismo delle radici. A proposito del turismo delle radici e del ritorno, ti anticipo che il 2024 sarà l’anno del turismo del ritorno.

Parliamo ora del suo ultimo film “Dante” di Pupi Avati dove interpreta una suora: le scene del suo personaggio sono state girate proprio a Foligno. È stato emozionante?

Assolutamente sì. È stata una grande gioia. Pensa al caso: sono scappata da Foligno e poi a distanza di anni la vita mi ha portato a girare un film proprio lì, a Palazzo Trinci. Sono la suora che accompagna Dante a incontrare Papa Bonifacio VIII. È stato un piccolo ruolo che però mi ha dato grande gioia, perché è una partecipazione in un film importante che rimarrà nella storia, diretto da un maestro del cinema come Pupi Avati e che racconta la Divina Commedia e Dante Alighieri, due capisaldi della letteratura italiana. È stata una grande esperienza, abbiamo girato molto in Umbria, il 90% delle scene sono ambientate tra Foligno, Bevagna, Perugia, Spoleto e tanti borghi dell’Umbria. Inoltre, è stato bello aver rincontrato il costume designer Andrea Sorrentino e Sergio Castellitto, che avevo premiato durante il Festival Italy on screen Today che ho condotto a New York qualche anno fa.

Ce l’ha un aneddoto su Pupi Avati da raccontare?  

La prima volta che l’ho incontrato sono rimasta sbalordita perché nel suo ufficio ha appesa la bandiera americana e sulla scrivania tiene la fotografia della sua casa americana. Era destino. Poi durante un meeting mi disse: «Andiamo a girare in Umbria e mi dicono che tu sei la madrina dell’Umbria e che la rappresenti anche in America». Insomma, è stato molto carino ed è stato per me una fonte di saggezza da cui imparare.

Come si descriverebbe in tre parole?

Sensibile, generosa e solare: amo la vita in tutte le sue sfumature!

Ha dei progetti in cantiere?

Ne ho diversi, sia nel cinema sia per quanto riguarda il mio ruolo di Ambasciatrice dei Borghi italiani. Come dicevo prima ci sono in campo progetti culturali che puntano sul turismo di ritorno e sulla promozione dei Borghi più belli d’Italia e li sto seguendo per quanto riguarda i due mondi: Italia e America. A gennaio 2023 a New York riceverò una nomina molto importante dalla CIM-Confederazione italiani nel mondo.

 

La Quintana a New York

Ha ancora il sogno nel cassetto di aprire una masseria?

Sì, ce l’ho ancora. Vedo che si è informata bene su di me! (ride). Per ora ho comprato una masseria in Puglia e ho iniziato a fare dei lavori di ristrutturazione, a Trani invece stiamo realizzando un hotel di lusso. Sto mettendo in atto il turismo di ritorno anche nella mia vita! Vorrei anche un agriturismo in Umbria dove fare il vino, l’olio, il miele e i prodotti naturali che a me piacciono tanto.

Non posso non chiederle di Ivana Trump: com’è nata la vostra amicizia? 

La incontrai per la prima volta a Saint Tropez. Poi la vera conoscenza avvenne durante una cena a Miami alla quale andai con mio marito Domenico Vacca. Domenico è stato il suo stilista personale per anni, ed erano legati da una grande amicizia; pensa che tutte le foto che si trovano di Ivana sul web sono quelle in cui indossa i tailleur coloratissimi di Domenico. Teneva molto a farmi conoscere Ivana perché voleva in qualche modo la sua approvazione. Da quel momento abbiamo iniziato a frequentarci.

Cosa ha rappresentato per lei?

Per me Ivana è stata veramente tanto importante. Era una fonte d’ispirazione e di grande motivazione. La guardavo e pensavo: «Voglio essere come lei». È stata la mia mamma americana nei momenti di solitudine e quando ancora non conoscevo nessuno a New York, lei c’era sempre. Non era solo una donna bellissima, ma anche una donna rigorosa, intelligente, una businesswoman, una campionessa di sci; ha scritto tre libri, aveva una sua linea di moda e degli alberghi col marito Donald Trump. Una vera icona degli anni 80.

Cosa facevate insieme?

Pranzavamo insieme almeno una volta alla settimana da Cipriani, il ristorante vicino a Central Park. Ci incontravamo a casa sua, facevamo una passeggiata e andavamo a pranzo insieme e poi la riaccompagnavo. Questa era la nostra routine. Stavamo ore e ore a parlare, io spesso prendevo appunti, ho un diario dove conservo tutti i suoi consigli e le sue frasi. Quando penso a lei mi si scatena un turbinio di emozioni, giusto qualche giorno fa mentre sistemavo la casa ho ritrovato delle foto e, sotto le note alla radio di Franck Sinatra, sono scoppiata in un pianto ininterrotto, mi fa tanto male pensare che non ci sia più, ha creato in me una rottura incredibile, mi aveva promesso tante cose, avrebbe dovuto essere presente a tanti nostri momenti belli. Ivana rimarrà sempre nel mio cuore, e se lascerò un segno nella storia di New York sarà anche grazie a lei.

Amore, amicizia, riscatto e blues: tutto questo racconta il film “La Ballata del Trasimeno”

La Ballata del Trasimeno, il film realizzato da VisualCam APS con la compartecipazione di Novifilm e di Philms, il sostegno della Regione Umbria, del GAL Trasimeno Orvietano, dell’Unione dei Comuni del Trasimeno e dei Comuni di Magione e Castiglione del Lago, nonché di Umbria in Vespa, Frantoio Berti e Farma Centro, verrà presentato domani alle ore 10.30, presso la Sala Partecipazioni di Palazzo Cesaroni, a Perugia.

Il mediometraggio nasce dall’esperienza e dall’intuizione di due membri del direttivo di VisualCam APS, Mauro Magrini e Arianna Fiandrini che non solo hanno collaborato come studio videofotografico al Trasimeno Blues, ma sono due persone profondamente radicate nel territorio: perché non raccontare l’Umbria, con le sue tradizioni e contaminazioni attraverso una storia dai tratti blues?

Alla conferenza interverranno il regista Mauro Magrini, Arianna Fiandrini, autrice, sceneggiatrice e attrice, Mirko Revoyera, attore coprotagonista e addetto ai dialoghi, l’attore protagonista Massimiliano Varrese e Gianluca Di Maggio, direttore artistico e ideatore di Trasimeno Blues. Sarà presente tutto il cast e lo staff tecnico; modera Marco Pareti. Verranno anche suonati, in acustico, alcuni brani della colonna sonora del mediometraggio. Seguirà un buffet offerto dalla produzione e dal Frantoio Berti.

 

Massimiliano Varrese e Arianna Fiandrini

Il soggetto

Protagonista de La Ballata del Trasimeno è un poliziotto, interpretato da Massimiliano Varrese, che in una missione come infiltrato, viene scoperto dalla malavita. Viene così messo in atto il programma di protezione, organizzato dal vicequestore (Antonio Ballarano), il quale gli cambia il nome in Roberto Giansoni (richiamo a Robert Johnson bluesman dei primi del Novecento) e lo nasconde in Umbria da un contatto fidato. Il contatto è Renzo (Mirko Revoyera), un pescatore del lago Trasimeno, che lo accoglie sotto la sua ala protettiva e lo istruisce alla pesca. Roberto inizialmente è scontroso, anche perché proviene da un ambiente cittadino e ha frequentato i bassifondi, ma poi grazie al suo nuovo mentore, alla magnificenza della natura e dell’ambiente rurale si apre e si rasserena. Jart (Fabrizio Martin), un chitarrista bluesman, gli fa conoscere il Trasimeno Blues e lì Roberto incontra Giulia (Arianna Fiandrini), fotografa del festival. Queste due nuove amicizie lo aprono a una socialità semplice e naturale, portandolo a riscoprire sé stesso. Per lui sarà un vero e proprio cambiamento, che lo porterà a riscoprire la semplicità delle tradizioni, la forza di Madre Natura e il suono spirituale del blues. Roberto ritornerà al suo vecchio lavoro?

 

 

VisualCam APS

Visualcam APS è un’Associazione culturale di Promozione Sociale con sede a Corciano che opera nel settore cineaudiovisivo e nelle arti in generale. Il direttivo è composto da professionisti specializzati sia in produzioni di format tv – dall’idea alla realizzazione – sia di documentari, cortometraggi e produzioni musicali.

«L’Umbria mi ha catturato. Qui con il panorama sulle colline, in mezzo ai miei ulivi, con questa luce e questi colori, mi sento a casa più che in qualsiasi altro posto». Questo ha detto il regista Renzo Martinelli mentre, seduti dietro a una vetrata, ci godevamo il panorama delle colline umbre sotto una pioggia battente.

Renzo Martinelli

Lui, milanese, uomo di pianura che ha girato il mondo e filmato in tanti Paesi è stato catturato dai panorami corti e ondulati e dai mille colori dell’Umbria. Dice che questo è il posto ideale per concentrarsi, scrivere una sceneggiatura e per vivere. Renzo Martinelli adesso sta scrivendo un nuovo film dal titolo L’uomo che scalava le dighe focalizzato sullo scandalo silenzioso che lo Stato ha attuato dopo il disastro del Vajont. Il film che sta preparando è il seguito di Vajont che uscì nel 2001 e portò sullo schermo l’insieme di noncuranze di comodo che causarono quel disastro: una valanga d’acqua spazzò via quattro paesi, ricoprendoli di fango e lasciando dietro di sé 2018 morti. Come se questa tragedia non bastasse, lo Stato ha lasciato che si truffassero i sopravvissuti. I fondi per la ricostruzione furono ampiamente manipolati e dirottati, lasciando i sopravvissuti qualche spicciolo ridicolo. I soldi furono impiegati altrove, sempre nel Nord-Est. Un’oscenità di cui non si è mai parlato. Martinelli invece ha avuto la voglia di portare in luce lo squallore che si cela dietro il dramma. Tutti i suoi film affrontano temi scottanti, temi che volutamente sono stati nascosti sotto una coperta di retorica e che lui ha sollevato. Film come Porzus, Ustica, Piazza delle cinque lune, Vajont e molti altri lasciano l’amaro in bocca e molte domande senza risposta.

Martinelli, regista per vocazione

Andava ancora a scuola quando ha visto il film di Truffaut, Effetto notte. Una rivelazione! Il film racconta quello che accade mentre si gira un film, con tutti i problemi che insorgono durante la lavorazione. Attori che non vogliono recitare o che fanno i capricci, problemi con i tecnici e le maestranze e gli effetti che si mettono in scena. Dirigere un film vuol dire avere polso fermo ed essere a capo di una comunità di circa 300 persone. Fu lì, seduto in una sala buia, che decise che quella sarebbe stata la sua strada.

 

Una scena del film “Vajont”

Mentre ha smesso di piovere e il panorama si è schiarito, sorseggiando una tazza di tè va avanti con il racconto del suo percorso per arrivare a essere regista. Il primo passo è stato quello di guardare i film con occhio critico e commentarli davanti al pubblico nei Cine Forum del circuito CCC di Milano. Poi ci fu l’Università e la specializzazione in cinematografia. Insomma, il ragazzo mise delle basi solide prima di iniziare. Le prime regie le fece girando documentari d’arte che piacquero alla Rai, tanto da convocarlo per affidargli la regia delle sigle introduttive degli spettacoli televisivi. Suoi sono stati i filmati dello Zecchino d’oro o di Piccoli Fans.
Lasciate le sigle televisive è la volta dei video musicali. Tutti gli artisti famosi sono passati davanti alla sua macchina da presa. Solo per citarne alcuni: Dalla, Cuccarini, Tozzi, Pino Daniele, Battiato molti altri. Poi ancora un cambio e passa dai video musicali alla pubblicità; con la Film Master si è occupato principalmente di pubblicità di whisky. Catturare l’attenzione dello spettatore in 30 secondi erano le regole ferree della pubblicità di quegli anni ed è quello che Martinelli ha fatto per 10 anni. Stare però così a lungo in mezzo ai superalcolici per un astemio è troppo, era arrivato il momento di fare il grande salto e di passare al cinema e riportare sullo schermo quello che lui desiderava comunicare al pubblico. Finito il tè e finita la pioggia era arrivato il momento di salutarci, restava un’ultima curiosità.
Volevo sapere cosa amasse particolarmente dell’Umbria e lui ha detto: «Il profumo del primo getto verde dell’olio che esce dal frantoio e poi gustarlo sulla bruschetta». Ci siamo trovati d’accordo.

Da martedì il PerSo si sposta allo Zenith: American Ring, in anteprima assoluta. Al PerSo il documentario sull’incredibile mondo del wrestling indipendente del Midwest americano

Al MANU (il 4 ottobre) l’evento speciale dedicato a Gianni Serra. Mercoledì prende il via la rassegna dedicata alla realtà virtuale

Sabato 1 ottobre si è aperta l’8a edizione competitiva del PerSo – Perugia Social Film Festival. Saranno oltre 50 i film che si potranno vedere (ad ingresso gratuito) nei 9 giorni di proiezioni. Film d’apertura di questa edizione al cinema Méliès, in concorso nella sezione Award, è stato il documentario Robin Bank di Anna Giralt (Spagna, 2022).
Dal Nuovo Cinema Méliès la rassegna si sposta al Cinema Zenith per le giornate di martedì 4 e mercoledì 5 ottobre, con ben 13 proiezioni (a ingresso gratuito) in due giorni, tra documentari internazionali in anteprima italiana e film italiani in gara.
Martedì 4 è anche la giornata di un omaggio particolare. Il PerSo inaugura una serie di tre film di Gianni Serra. Militante, sperimentale, outsider, dimenticato: Gianni Serra, attivo in tv e nel cinema tra gli anni sessanta e gli ottanta, è stato un regista molto originale nelle scelte espressive come nelle soluzioni tecniche utilizzate per i suoi film. Quest’anno il PerSo ha scelto di proiettare tre dei suoi lavori dove il confine tra racconto della realtà e messa in scena è labile. Si comincia al Museo Archeologico dell’Umbria, alle ore 17, con Fortezze vuote, film presentato alla Biennale Cinema di Venezia nel 1975. Un’analisi documentaria della ristrutturazione degli ospedali psichiatrici in corso in Umbria che si sviluppa attraverso le testimonianze e le narrazioni dirette di malati, sanitari, esponenti di organismi politici e sociali che stavano perseguendo l’eliminazione di una delle più drammatiche istituzioni chiuse, il manicomio, per reinserire gli ammalati nel proprio ambiente sociale.
Ideato e realizzato in stretta collaborazione con tutta la popolazione interessata, attraverso una struttura cinematografica “aperta”, coerente con i metodi seguiti nell’esperienza in corso nella Regione Umbria per la costruzione dal basso di un nuovo sistema sanitario e dei servizi sociali, Fortezze vuote si configura anche come un esperimento di produzione cinematografica diverso dai tradizionali sistemi di produzione dell’industria audiovisiva.
Tra i film in gara per l’Award, martedì, alle 21.30, è in programma la proiezione di American ring di Stefano Casertano, il ritratto di una sottocultura, ma anche una storia di passione e abnegazione, alla ricerca dell’odierno “sogno americano”. Un viaggio nell’incredibile mondo del wrestling indipendente dal Midwest Nordamericano, dove questa forma di “teatro popolare” attrae le classi operaie di tutta la regione. Un contesto di evasione ma anche un mondo durissimo in cui si rispecchia la natura stessa dell’America profonda.
Mercoledì 5, sempre in gara per l’Award, Dust Of Modern Life di Franziska von Stenglin, Germania, 2021. Un film sul desiderio umano universale di ritirarsi dalla società. La storia di Liem, un giovane di 29 anni della minoranza etnica Sedang, che una volta all’anno si ritira con i suoi amici in una giungla tra le montagne degli altipiani del Vietnam.
Sempre mercoledì prende il via la rassegna PerSo nella VR, realtà virtuale e documentario. Una delle novità di questa edizione è la sezione PerSə nella VR, in programma presso la Sala Walter Binni, via delle Prome (Porta Sole), per quattro giorni, da mercoledì 5 a sabato 8 ottobre, dalle 16 alle 19.30. La prima rassegna di realtà virtuale del PerSo, a cura di Valentina Noya, vicepresidente di Associazione Museo Nazionale del Cinema, vede una selezione di lavori che, attraverso un uso originale della tecnologia a disposizione e una forte intuizione cinematografica, hanno impresso alla trattazione di alcuni temi sociali una maggiore vividezza e capacità di trasmettere empatia: corti che ci spingono non solo oltre i confini fisici e percettivi, ma anche al di là dei nostri pregiudizi razionali, immergendoci in un cinema del reale nuovo che ha tutta la dignità di essere definito tale.

American Ring

Tre giorni di cinema e cultura a Castiglione del Lago, con ospiti ed eventi

Margherita Buy, foto by Pascal Le Segretain

Margherita Buy, Giuseppe Piccioni, Enrico Vanzina, Neri Parenti, Aurora Ruffino, Giulio Scarpati, Nora Venturini, Osvaldo Bevilacqua e Neri Marcorè. Prestigiosi nomi del mondo del cinema e della cultura sono ospiti e protagonisti della quinta edizione di Castiglione Cinema – Rdc Incontra, il festival cinematografico organizzato da Fondazione Ente dello Spettacolo, in occasione del novantesimo anniversario della Rivista del Cinematografo. Il festival, che parte oggi a Castiglione del Lago e si prolunga fino a domenica 12 giugno, propone eventi in piazza e proiezioni introdotte e commentate da registi e attori.
«È per noi ormai una tradizione consolidata questo festival, celebrato anche negli anni duri della pandemia. È un’occasione d’incontro tra i protagonisti del cinema: chi il cinema lo scrive, lo dirige, lo interpreta, lo racconta, lo guarda. Questa edizione sarà inoltre occasione di confronto, per capire come comporre la dimensione culturale con quella economica, le politiche del settore con la libertà artistica affinché lavorando insieme si possa generare crescita culturale, in un tempo in cui l’imbarbarimento collettivo appare come più di una minaccia. Ecco cosa vuole essere Castiglione Cinema – RdC Incontra: un’immersione nell’arte per essere sempre più autenticamente umani» sottolinea mons. Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo. «Siamo alla quinta edizione – prosegue Romeo Pippi, consigliere del GAL Trasimeno Orvietano – un evento, il cui format prevede la partecipazione attiva di scuole e cittadini, che ha contribuito a far conoscere la nostra cittadina e il Trasimeno a registi, attori e giornalisti ma soprattutto ha fatto scoprire le potenzialità del mezzo cinematografico a studenti e cittadini. Il successo di questa manifestazione ci ha spinto, come GAL Trasimeno-Orvietano, a sceglierla e promuoverla, dando vita a una collaborazione con FEdS ed enti locali, come evento di area ampliandone la durata e con il coinvolgimento anche del territorio Orvietano oltre a quello del Trasimeno. Nel ringraziare il presidente Milani, uno per tutti, siamo fiduciosi nella riuscita di questa edizione ampliata e rinnovata del festival».

 

Il seminario

Con la quinta edizione torna inoltre il seminario rivolto ai professionisti del settore, realizzato nell’ambito del progetto: Il 75esimo anniversario della Fondazione Ente dello Spettacolo grazie al contributo della Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura. Politiche culturali e scenari economici per il futuro del cinema italiano è il titolo del seminario che verterà sul tema delle politiche culturali destinate a cinema e audiovisivo, anche alla luce del PNRR e della necessità di ripensare l’intera filiera dopo gli sconvolgimenti provocati da due anni di pandemia. Interverranno: Massimo Scaglioni (Professore ordinario di Storia ed Economia dei media presso UC e direttore del CeRTA), Marco Cucco (Professore associato in Culture della produzione cinematografica presso l’Università di Bologna e direttore del Master in Management del Cinema e dell’Audiovisivo), Robert Bernocchi (Data and Business Analyst Cineguru). Mentre, durante la seconda parte del seminario si parlerà dei vasi comunicanti del sistema, dalla critica ai nuovi mediatori culturali, con Gianni Canova, Rettore dell’Università IULM di Milano, Cecilia Valmarana, Vicedirettrice Cultura ed Educational RAI, Alberto Crespi, Responsabile Area Progetti editoriali CSC.

«Sono molto orgogliosa di essere la direttrice artistica di questa nuova edizione, un festival che negli anni è cresciuto sempre di più creando un legame forte con il territorio, con le persone che lo frequentano e le realtà che lo sostengono. Per questo motivo mi sono dedicata all’organizzazione di questo festival con tutta la mia professionalità, la mia voglia di fare e il mio entusiasmo, ma anche con grande senso di responsabilità, per portare avanti quell’idea di cinema che guida tutte le iniziative dell’Ente dello Spettacolo che ha al centro il concetto di comunità, di partecipazione e di condivisione dei saperi e che si traduce in un programma, di cui siamo veramente molto soddisfatti, che interseca cinema, teatro, letteratura, e che ancora una volta sceglie di dare ampio spazio agli incontri con i grandi protagonisti del cinema italiano, visti e raccontati nella loro dimensione professionale e umana» conclude Caterina Taricano, direttore artistico del festival.

 


Il programma completo:

VENERDI 10 GIUGNO

  • 18.00 piazza Mazzini: Che commedia la vita! – RdC incontra Neri Parenti (conduce Steve Della Casa)
  • 19.30 piazza Mazzini: Dentro questo tempo sospeso – RdC incontra Enrico Vanzina (conduce Valerio Sammarco)
  • 21.00 piazza Uffici omunali: proiezione Tre sorelle di Enrico Vanzina

 

SABATO 11 GIUGNO

  • 11.00 Poggio Santa Maria (Castiglione del Lago) Seminario Residenziale Politiche culturali e scenari economici per il futuro del cinema italiano (evento chiuso)
  • 17.00 piazza Mazzini il Cinema probabilmente – RdC incontra Neri Marcorè (conduce Steve Della Casa)
  • 18.30 piazza Mazzini: Strappare lungo i borghi – RdC incontra Osvaldo Bevilacqua (conduce Lorenzo Ciofani)
  • 19.30 piazza Mazzini: Arriviamo noi! – RdC incontra Aurora Ruffino (conduce Gianluca Arnone)
  • 21.00 piazza degli Uffici Comunali: proiezione Fuori dal mondo di Giuseppe Piccioni

 

DOMENICA 12 GIUGNO

  • 11.00 piazza Mazzini: Artisti in famiglia – RdC incontra Giulio Scarpati e Nora Venturini (conduce Federico Pontiggia)
  • 12.00 piazza Mazzini: Ritratti Confidenziali – RdC incontra Margherita Buy e Giuseppe Piccioni (conducono Gian Luca Pisacane, Caterina Taricano)

 


 

«La prima Festa del Tulipano si svolse nel 1956 per celebrare l’importanza di questa coltivazione per il territorio» da “L’invenzione del Tulipano a Castiglione del Lago” di Luciano Giacchè.

Festa del Tulipano 2022 – Dumbo

 

Cinquantadue anni e non dimostrarli! Torna a Castiglione del Lago, la Festa del Tulipano e di Primavera: la manifestazione si svolgerà – secondo la tradizione ma con una formula innovativa – dal 18 aprile al 1° maggio.
Tante le novità dell’edizione 2022, ma con una coloratissima certezza: la sfilata di carri allegorici addobbati con petali di tulipano che sarà triplicata e si svolgerà nelle giornate del 24 e 25 aprile e, grande novità, in notturna la sera del 30 aprile, con una nuova zona festa al Belvedere del Poggio, scoperta e valorizzata già nelle due edizioni di Luci sul Trasimeno.
La manifestazione floreale è stata illustrata da Marco Cecchetti, presidente di Eventi Castiglione del Lago che si occupa dell’organizzazione: «Una Festa innovativa e sperimentale. La nostra missione è quella di creare momenti di aggregazione e di spettacolo, valorizzando il territorio, costruendo occasioni di sviluppo economico, migliorando la qualità della vita e stimolando il senso di appartenenza per farci sentire sempre più fieri di essere castiglionesi. Questa lunga tradizione fa sì che Castiglione del Lago sia conosciuta soprattutto per la nostra festa». Hanno partecipato alla presentazione anche il consigliere di Eventi Filippo Santiccioli, la Direttrice del GAL Trasimeno Orvietano Francesca Caproni, il sindaco di Castiglione del Lago Matteo Burico e i rappresentanti delle associazioni coinvolte.

 

Festa del Tulipano 2022 – Winnie

Le novità 2022

Tante le novità in programma, come una zona giochi per bambini, la ruota panoramica in piazza Dante Alighieri, la pista da ballo al Poggio con serate speciali, un’area associativa, un’area picnic, il Bar del Poggio, mostre mercato e la tradizionale Taverna del Tulipano. La rinnovata Taverna del Trasimeno vedrà coinvolte le principali sagre, rappresentate a rotazione e con serate a tema, che porteranno in taverna le specialità culinarie della tradizione locale: Villastrada con la Sagra del Brustico, Panicarola con la Sagra dell’Agnello, Piana con la Stramaialata, il Circolo Uisp con l’oca arrosto, Porto con la Sagra del Pesce di Lago e Soccorso con la Sagra dei pici fatti a mano.
Ma i veri protagonisti saranno i carri allegorici interamente decorati con petali di tulipano: quest’anno saranno dedicati al cinema di Federico Fellini, uno dei più grandi registi italiani, icona mondiale, ambasciatore della cultura italiana e simbolo della nostra creatività.
Parte un concorso che farà vincere il carro più votato con l’hashtag #iotifoper fra il numero 1 (colore giallo) Fellini, il numero 2 (verde) Casanova e il numero 3 (rosso) La dolce vita. E infine la mostra fotografica La storia del tulipano per tutta via Belvedere con 52 foto, una per ogni edizione della festa. «La nostra comunità è unica e vi assicuro che mezza Umbria ci invidia. Grazie ai castiglionesi che si stanno riappropriando del paese, hanno voglia di fare, di mettersi in gioco, si mettono a disposizione degli altri attraverso le tante associazioni che abbiamo. Questa Festa del Tulipano sarà veramente e finalmente quella della ripartenza castiglionese: riprendiamoci per mano e ricominciamo» spiega orgoglioso il sindaco Matteo Burico.

 


Programma completo

 

In programma da oggi fino al 25 marzo all’Università per Stranieri di Perugia.

Diciassette Università dell’Oriente in gara (provenienti da Giappone, India, Filippine, Sri Lanka, Iran, Marocco, Grecia, Tunisia e Israele), ognuna presente con un cortometraggio, realizzato dai rispettivi studenti in Arti Visive e Cinema, che sarà valutato da una giuria di esperti internazionali. E’ quanto prevede la prima edizione del Primavera D’Oriente Cinema Award, festival di cortometraggi in programma a palazzo Gallenga a Perugia da oggi fino al 25 marzo 2022 e organizzato da Salentino Group, promotore della cultura e specializzato nella produzione di eventi internazionali. I tre corti vincitori riceveranno una borsa di studio per la frequenza di corsi di lingua e cultura italiana presso l’Università per Stranieri di Perugia. Previsti anche altri riconoscimenti (miglior regista, miglior fotografia e favorito del pubblico) ai selezionati come Official Selection sarà rilasciato un attestato di partecipazione (Corona di alloro) del festival.

La manifestazione – che ha come obiettivo lo scambio culturale tra Asia e l’Italia, con la città di Perugia e la Regione Umbria come centri di riferimento – è stata illustrata lunedì 21 marzo alle ore 9 presso l’aula Magna di palazzo Gallenga a Perugia alla presenza di: Valerio De Cesaris, Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Francesco Maria Diaz, direttore del Festival, Antonio Catolfi, presidente del corso di Laurea magistrale in Comunicazione pubblicitaria, Storytelling e Cultura d’immagine presso la Stranieri, Federico Giordano, insegnate presso lo stesso corso universitario, Takeshi Tajo, docente di lingua e cultura giapponese Università per Stranieri di Perugia, Daniele Corvi, direttore artistico Love Film Festival di Perugia e membro del Cda Umbria Film Commission, Maria Rosi, membro del Cda Umbria Film Commission, e Francesca Vittoria Renda, consigliera del Comune di Perugia con delega alle produzioni cinematografiche. Ha moderato Michela Angeletti.

“Sono molto soddisfatto che tutte queste università hanno risposto al nostro invito dando vita ad un festival multiculturale e multilinguistico di un certo spessore”, ha commentato Francesco Maria Diaz aprendo la conferenza stampa durante la quale erano collegate via streaming i 17 atenei coinvolti. “Ringrazio Umbria Film Commission e Salentino Group – ha ribadito il rettore Valerio De Cesaris – per il lavoro che è stato fatto. L’Università per Stranieri di Perugia è particolarmente lieta di cooperare a questo progetto. Come forse saprete l’Università è un ateneo specialistico con la missione istituzionale di insegnare la lingua e la cultura italiana a stranieri, ed il cinema ha un ruolo molto importante nel connotare l’italiano way of life e nel raccontare la dimensione Italia. Questa iniziativa è certamente proficua per l’interazione accademica che propizierà. Intanto buona fortuna a tutti gli studenti degli atenei coinvolti. Sin d’ora vi dico che vi aspettiamo nel nostro ateneo per darvi l’opportunità di scoprire la lingua e la cultura italiana”.

 

I relatori

 

Durante la conferenza stampa è stato presentato anche il progetto Una goccia di mare: un documentario dove l’artista Andres Mariani realizza un viaggio per incontrare la Fondazione Paolo Rossi, con la regia di Juan Diego Puerta Lopez. Nel suo viaggio troverà paesaggio, esperienze e storie che saranno la sua ispirazione per contribuire a modo suo con una goccia di mare all’infinito bisogno umano.

Il Primavera D’Oriente Cinema Award prevede la proiezione dei corti in gara e altre iniziative collaterali che si terranno presso l’aula XII di palazzo Gallenga dell’Università per Stranieri di Perugia, ateneo che ha dato il patrocinio al Festival insieme al Comune di Perugia e l’Umbria Film Commission. La manifestazione si svolgerà prevalentemente online, i cortometraggi, oltre che negli orari previsti dal Festival, saranno visibili nel sito della manifestazione dove sarà possibile votare la produzione preferita.

La giuria del Festival sarà composta da: Antonio Catolfi, presidente del corso di Laurea magistrale in Comunicazione pubblicitaria, Storytelling e Cultura d’immagine presso la Stranieri, Daniele Corvi, direttore artistico Love Film Festival di Perugia e Membro del Cda Umbria Film Commission, Maria Rosi, membro del Cda Umbria Film Commission, Federico Giordano, ricercatore Università per Stranieri di Perugia, Lucho Velasco, attore e regista colombiano, e Juan Diego Puerta Lopez, regista invitato.

 


Per il programma completo

«Quando mi hanno detto del riconoscimento pensavo che si fossero sbagliati. Non c’ho creduto finché non è arrivata la mail ufficiale».

Jacopo Costantini, Nastri d’Argento 2021

Jacopo Costantini è un giovane attore perugino che sta muovendo – con successo – i primi passi nel mondo del cinema. Da poco ha ricevuto un’importate riconoscimento: è stato segnalato dai giornalisti cinematografici, tra i protagonisti di domani in occasione dei Nastri d’Argento 2021. In questa lista di giovani del futuro (sei in tutto) figura Jacopo, protagonista, assieme a Lodo Guenzi (Lo Stato Sociale) e Matteo Gatta, del film Est – Dittatura last minute di Antonio Pisu, presentato come film d’apertura della sezione non competitiva delle Giornate degli Autori della 77a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un road-movie ambientato alla vigilia della caduta del muro di Berlino, tratto da una storia vera. «Domani sera il film sarà proiettato al Frontone Cinema all’Aperto a Perugia e io sarò presente per parlarne» ci spiega Costantini.
La nostra chiacchierata è stata molto piacevole: abbiamo parlato di cinema, di mestieri difficili da portare avanti e di Umbria. Alla fine non ho resisto e gli ho fatto notare che ha un accento più bolognese che perugino: «Forse perché questi giorni sono stato con Lodo, ma basta qualche ora con i miei amici di Perugia e torna il mio accento».

Jacopo, a noi puoi dirlo: hai sempre voluto fare l’attore?

Sì, fin da quando ero bambino. Mi piaceva intrattenere e far ridere. Dopo una piccola recita mio fratello venne da me e mi disse: «Se ti piace tanto, perché non provi a farlo come mestiere?» Lui oggi sostiene di non averlo mai detto. Forse l’ho sognato! Comunque la mia famiglia mi ha sempre incoraggiato. Finito il liceo sono partito per Bologna per frequentare la Scuola di teatro Alessandra Galante Garrone e in seguito sono andato a Roma all’Accademia Internazionale d’Arte Drammatica del Teatro Quirino. Poi è arrivata la prima tournée teatrale con Lello Arena, che considero il mio maestro, dal quale ho appreso tanto tra cui la passione per questo mestiere. Perché è un mestiere dove si deve studiare e applicarsi.

La passione non basta…

No, ci vuole tanta dedizione e pazienza. È un mestiere che ti forma e ti abitua al rifiuto: di 10 provini, se ne azzecchi uno è già tanto. Il mio obiettivo è campare con questo lavoro, quindi non mi arrendo.

Meglio cinema o teatro?

Il teatro ha una condizione più abbordabile rispetto alla televisione o al cinema, dove inserirsi è molto difficile se non sei figlio di qualcuno, se non hai alle spalle forti agenzie o se non hai fatto determinate scuole.

 

Una scena del film Est – Dittatura last minute

Sei protagonista, assieme a Lodo Guenzi e Matteo Gatta, del film Est – Dittatura last minute con la regia di Antonio Pisu. Si tratta del tuo terzo film…

Sì. Avevo già girato due film indipendenti: nel 2018 la commedia Te lo dico pianissimo e nel 2019 Prossimo Tuo, entrambi diretti del regista Pasquale Marrazzo.

Quanto è vicino a te il personaggio di Bibi che interpreti in Est-Dittatura last minute?

Per realizzarlo ho estremizzato delle parti del mio carattere, che spesso freno. Ho aperto i rubinetti della bontà, dell’ingenuità e tutto è uscito naturalmente. Nel set non era un recitare… era uno stare. Noi tre siamo diventati veramente tre amici.

Il film ti è valso il riconoscimento Protagonisti di domani: qual è stata la prima cosa che hai pensato quando l’hai saputo? 

Oddio! Prima ho pensato che si fossero sbagliati, sono stato 10 ore nel dubbio. Poi è arrivata la mail ufficiale e quindi tutto è diventato vero. In più l’ho ricevuto insieme a Lodo (Guenzi) e Matteo (Gatta), quindi è stato ancora più piacevole e speciale.

 

Jacopo Costantini e Matteo Gatta ai Nastri d’Argento 2021

Sognando: da chi vorresti essere diretto?

Poter fare un provino per Paolo Sorrentino o Matteo Garrone sarebbe bellissimo.

Un attore a cui ti ispiri…

Il dio per me, è Gian Maria Volonté.

Dal 2019 vivi a New York: com’è stato il passaggio da Perugia alla Grande Mela?

A Perugia sto benissimo, ho la mia famiglia e gli amici che mi sostengono sempre. Il passaggio è stato naturale, è dove volevo andare… è quello che volevo fare. C’ho passato tutta la pandemia. Ora, il mio obiettivo è concentrarmi più sull’Italia e sfruttare al meglio questo momento di visibilità.

Sento che hai perso l’accento perugino e hai preso quello bolognese…

Forse perché questi giorni sono stato molto con Lodo, ma basta che frequento qualche ora i miei amici di Perugia e torna tutto come prima (ride!).

Un po’ d’informazioni su di te: chi è Jacopo?

Sono uno che crede che il miglior divertimento sia divertire gli altri.

Cosa leggi, che musica ascolti?

Di musica non ne ascolto moltissima, ma leggo tanto. Sono un appassionato di Marcel Proust, in questo periodo sto leggendo Alla ricerca del tempo perduto.

E per quanto riguarda i film?

Cerco di guardare tanto, soprattutto prodotti che non si trovano facilmente, un cinema più ricercato e di nicchia. Che poi è il cinema che vorrei fare io!

Quindi una mega produzione hollywoodiana la rifiuteresti?

No, assolutamente no (ride!). Non rifiuterei nulla, basta che non intacchi la mia dignità.

Hai mai pensato di passare dall’altra parte della macchina da presa?

Lungi da me farlo. Mi piace più scrivere, ho infatti dei progetti di scrittura in ballo.

Le ultime due domande di rito: qual è il tuo rapporto con l’Umbria?

Quando sono all’estero mi piace tanto dire che sono umbro e di Perugia e mi inorgoglisce molto quando scopro che le conoscono e che gli piacciono.

Come descriverebbe l’Umbria in tre parole?

Ruvida, selvaggia, accogliente.

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