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Bernardino di Betto, noto come il Pinturicchio, nasce a Perugia nel 1454 da Benedetto di Biagio, nel quartiere di Porta Santโ€™Angelo.[1] Probabilmente venne chiamato Pinturicchio a causa della sua statura minuta.

Fu lโ€™erede di una tradizione pittorica e miniaturista di rilievo che ha i suoi precedenti in Bartolomeo Caporali, Fiorenzo di Lorenzo e Benedetto Bonfigli. Il Pinturicchio spiccรฒ come uno degli artefici della grande stagione rinascimentale di riscoperta della classicitร : infatti sarร  tra coloro che si avventureranno nel sottosuolo romano, copiando gli affreschi della Domus Aurea, dando inizio al gusto del revival archeologico e contribuendo alla diffusione delle grottesche. Entrรฒ a bottega dal Perugino e collaborรฒ con il maestro a Roma, tra il 1481 e il 1482, realizzando due affreschi: il Battesimo di Cristo e la Circoncisione dei figli di Mosรจ nella Cappella Sistina.
Nel 1486 eseguรฌ le Storie di S. Bernardino che decorano la cappella Bufalini in S. Maria in Ara Coeli. Tali affreschi sono stati commissionati al pittore da messer Niccolรฒ di Manno Bufalini, avvocato concistoriale, per ricordare la vicinanza avvenuta tra la sua famiglia e i Baglioni di Perugia, proprio per merito di S. Bernardino.
A Roma venne in contatto anche con la pittura del Ghirlandaio e del Botticelli, i quali contribuirono alla sua formazione artistica. Nella seconda metร  del Quattrocento, lโ€™artista realizzรฒ una piccola ma deliziosa tempera su tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e San Giovannino, conservata nel Museo del Duomo a Cittร  di Castello.

 

Madonna con Bambino e San Giovanni. Museo del Duomo. Cittร  di Castello

 

La piccola tavola raffigura Maria, Gesรน bambino, in piedi sulle ginocchia della madre e San Giovanni Battista, che sostiene la scritta Ecce Agnus Dei. Le tre figure sono luminose su ampio sfondo, con un linguaggio stilistico composto e severo.
Lโ€™artista rientrรฒ a Perugia il 14 febbraio 1495, stipulando, con i religiosi del convento di S. Maria degli Angeli a Porta S. Pietro, il contratto per la realizzazione del Polittico di S. Maria deโ€™ Fossi, ora nella Galleria Nazionale dellโ€™Umbria. Il contratto per lโ€™opera, ci รจ pervenuto e contiene dettagliatissime istruzioni circa la realizzazione dell’opera, che era destinata all’altare maggiore per la chiesa, detta dei Fossi. Il pittore era all’epoca allโ€™apice del suo successo, favorito da Papa Alessandro VI per il quale aveva appena concluso la grande impresa della decorazione dellโ€™appartamento Borgia.

 

Pala di Santa Maria dei Fossi. Dettaglio

 

Anche per la cornice lignea le prescrizioni dei religiosi furono precise ed essa venne realizzata a imitazione dell’architettura della facciata della chiesa. Il Vasari non vide lโ€™opera, sebbene essa venne ampiamente lodata dagli studiosi locali anche nei secoli successivi. La pala รจ oggi composta da sette pannelli principali; al centro campeggia la Madonna con il bambino e san Giovannino, affiancata dai santiย Agostino, vestito con un riccoย piviale eย Girolamo, vestito daย cardinaleย e con un modellino della chiesa in mano, forse la stessa Santa Maria degli Angeli. Sopra di essi due riquadri con l’Angelo annuncianteย e laย Vergine annunciata. Sullaย cimasaย campeggia ilย Cristo morto sorretto da due angeliย e laย Colomba dello Spirito Santo.
Nel 1497 vennero eseguiti gli affreschi per la decorazione della cappella Eroli nel Duomo di Spoleto, raffigurante la Madonna con il Bambino tra San Giovanni Battista e Leonardo, immersa in un dolcissimo paesaggio lacustre tipico della scuola umbra.
Nel 1501 Pinturicchio realizzรฒ unโ€™altra delle sue opere migliori la cappella bella, ovvero la cappella Baglioni in Santa Maria Maggiore a Spello. La decorazione venne commissionata dal priore Troilo Baglioni, poi vescovo di Perugia. Lโ€™impresa fu l’ultima commissione importante del Pinturicchio in Umbria, prima di partire per Roma e Siena.

Autoritratto Pinturicchio. Cappella Baglioni a Spello

Lโ€™impresa, come uso del il pittore perugino, venne condotta con notevole rapiditร  grazie all’utilizzo di una ben organizzata bottega, con lโ€™impiego di altri maestri che dipingevano su suo disegno. Tali affreschi recano la firma Bernardius Pictoricius Perusinus e rappresentano sulle pareti: lโ€™Annunciazione, lโ€™Adorazione dei Magi, Gesรน fra i dottori, nelle vele invece le quattro Sibille e un Autoritratto.
La libreria Piccolomini a Siena, del 1502, รจ lโ€™opera considerata il suo capolavoro assoluto: potente cromatismo, gusto del particolare, grande attenzione allโ€™aspetto decorativo, caratterizzano lโ€™intervento di Pinturicchio nella biblioteca fatta edificare nel 1495 dal cardinale Todeschini Piccolomini in onore di Enea Silvio Piccolomini, poi papa Pio II.
Lโ€™ultima opera documentata dellโ€™artista รจ la Madonna in Gloria tra i Santi Gregorio Magno e Benedetto, per gli Olivetani della chiesa di Santa Maria di Barbiano presso San Giminiano. Fu Vasari, grazie a un aneddoto, a raccontare i suoi ultimi anni. Il pittore aveva trovato alloggio presso i Frati di San Francesco a Siena e chiese con insistenza di togliere dalla sua cella un cassone, ma durante il trasloco questo si ruppe rivelando il suo tesoro: cinquecento ducati dโ€™oro, i quali spettarono ai frati riempiendo il pittore di tristezza fino a condurlo alla morte.[2]
Lโ€™artista morรฌ lโ€™11 dicembre 1513 a Siena. Riposa nella parrocchia dei SS. Vincenzo e Anastasio.

 


[1] Giorgio Vasari, Le Vite deโ€™ piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, pp. 493-531.โ‡‘

[2] Giorgio Vasari, Vite deโ€™piรน eccellenti pittori, scultori e architetti, edizione commentata del 1878, vol. III, pag. 503-505.โ‡‘

Nei vari centri di cultura che emergono in Italia e in particolar modo in Umbria, la produzione tessile sostiene un ruolo non secondario nellโ€™esprimere il gusto, lโ€™idea di bellezza e i valori di unโ€™epoca. Il settore tessile รจ una forma di artigianato fortemente radicata nella realtร  economico-sociale umbra.

Arte popolare

Il fascino di questa regione si scopre anche attraverso questa gloriosa arte popolare, che si traduce nella produzione tra il Trecento e il Quattrocento delle famose Tovaglie Perugine, realizzate in tela di lino bianco. I cosiddetti pannili alla peroscina furono apprezzati e commercializzati in tutta Europa dal Medioevo al Rinascimento. Nel centro storico di Perugia, ancora si trova lo storico laboratorio di tessitura a mano di Giuditta Brozzetti. รˆ uno degli ultimi laboratori di tessitura d’Italia dove vengono usati esclusivamente telai originali.

Oltre a Perugia un punto di riferimento interessante รจ a Cittร  di Castello dove, nelle splendide sale di Palazzo Tommasini, si trova il laboratorio Tela Umbra, nato come istituzione a carattere benefico per opera della baronessa Alice Franchetti Hallgarten al fine di tutelare la conservazione di questa antica arte. 

Madonna della Misericordia

Tecniche e ricami

In Umbria le lavorazioni su tessuto vengono riprodotte anche da pittori locali e forestieri nelle splendide pale dโ€™altare e gonfaloni, attraverso una varietร  di forme e di tecniche; i tessuti cosรฌ sottolineano la bellezza quasi irreale di Madonne coperte da ampi mantelli interamente dipinti, ma che sembrano ricamati sulla tela. Nel Quattrocento e sempre di piรน nel secolo seguente, molte officine tessili si dotano della presenza di artisti, di maestri sempre piรน imprenditori e di forestieri che portano nuove tecniche e fanno conoscere nuovi ricami: gli artisti quindi si appoggiano anche alle botteghe dei ricamatori, che godono di una considerazione non inferiore a quella dei pittori.

Le vesti cosรฌ raffigurate nelle varie opere presenti nel territorio umbro sono grandiose. I tessuti che vengono maggiormente dipinti sono velluti, damaschi, lampassi e broccati, simboli di grande preziositร . Accanto alla lavorazione dei tessuti anche quella dei ricami, raffigurati a punti tagliati o sfilati, รจ di grande prestigio. Nei pittori le vesti dei personaggi sono ricche di fascino ed eleganza e lโ€™abito diventa parte integrante della figura. Il disegno รจ costruito con una magnifica e solenne concezione di equilibrio: i decori floreali nelle vesti della Vergine si fanno sempre piรน importanti, ricordando i tralci di acanto, di memoria classica, che si snodano lungo un percorso sontuoso. Il vestito dipinto sul personaggio lo completa: รจ lo spirito della sua eleganza e lโ€™espressione della sua raffinatezza.

Madonna del Belvedere di Ottaviano Nelli

Abito, specchio di unโ€™epoca

Osservando il modificarsi della foggia dellโ€™abito e dei tessuti, รจ possibile intuire lโ€™alternarsi nelle opere dโ€™arte, di epoche e di stili. Di particolare importanza, per la ricchezza delle vesti, รจ la Madonna del Belvedere (1413), capolavoro del piรน celebre pittore eugubino Ottaviano Nelli. Lโ€™abito segue con delicatezza la linea del corpo, mentre le ampie maniche testimoniano lโ€™estro del tempo: non solo le vesti sono impreziosite in oro, ma con la stessa tecnica sono stati riprodotti anche gli abiti degli angeli musicanti. Lโ€™indumento fondamentale nel Quattrocento era infatti la gamurra: un abito lungo fino ai piedi, chiuso da bottoni o da stringhe laterali, piรน o meno ricco a seconda della classe sociale.

Beato Angelico di Polittico Guidalotti

Non solo la Vergine ha ampi e preziosi vestiti, ma nella pala di gusto tardogotico (1420-1430) di Antonio Alberti, conservata nella Pinacoteca di Cittร  di Castello, anche San Benedetto e San Bartolomeo rispettivamente a destra e a sinistra della Vergine, hanno abiti molto ricercati con decorazioni floreali in oro. San Nicola invece, del Polittico Guidalotti (1437), opera celebre di Giovanni da Fiesole, noto come Beato Angelico, รจ assorto nella lettura. Nelle sue vesti, lโ€™oro non รจ un elemento sovrapposto, ma รจ tessuto insieme alla tela. Il broccato prezioso del piviale รจ indagato con unโ€™ottica fiamminga della luce che scorre tra le pieghe e crea motivi a losanghe, segmenti e riflessi di luce. Lo stesso trattamento รจ usato per la veste bianca e rossa che fuoriesce decisa dal piviale. Percepiamo la morbidezza e il fruscio della seta che si adatta in mille pieghe rese vive dalla luce.

Madonna dell’Orchestra di Giovanni Boccati

Allโ€™interno di un hortus conclusus, inveceรจ dipinta in modo monumentale la Madonna dellโ€™Orchestra (1448-1458) di Giovanni Boccati. Quello che piรน colpisce รจ il vestito della Vergine in broccato azzurro scuro con motivi floreali in oro. Una tipologia di Madonna molto rappresentata in Umbria รจ la Madonna della Misericordia, cioรจ la Vergine che accoglie i fedeli sotto il proprio manto. La bellissima Vergine di un seguace di Niccolรฒ di Liberatore (seconda metร  XV sec.), oggi conservata nel Museo Civico di Trevi, indossa un abito rosso amaranto decorato con ornamenti floreali sulla tonalitร  del rosso, un sontuoso mantello grigio olivastro, anche esso decorato, le scende sulle spalle. Molto simile รจ unโ€™altra Madonna della Misericordia (1482) di Bartolomeo Caporali, conservata nel Museo Comunale di Montone: una tunica stretta in vita in oro con fiori dalle sfumature rosse e rosa รจ la protagonista di tutta la scena. Infine degne di essere ricordate, per la preziositร  delle loro stoffe dipinte sono la Madonna in trono e Santi (1462) di Matteo da Gualdo, oggi conservata nel Museo Comunale di Gualdo Tadino e la Madonna del Soccorso (fine XV sec.) di Francesco Melanzio, nel Museo Comunale di S. Francesco a Montefalco, da poco restaurata, la pala รจ tornata a comunicare quei valori di bellezza per i quali era stata commissionata.

Madonna in trono e Santi di Matteo da Gualdo

Infine belle donne elegantemente vestite, sono raffigurate nei piatti da pompa, tipici della ceramica derutese: le dame ricordano, per delicatezza dei tratti e per fisionomia, la tipologia di Vergine dipinta dal Pinturicchio. Una di esse, conservata nel Museo Civico della Ceramica di Deruta (XVI sec.), รจ raffigurata con un vestito azzurro e oro. A Deruta anche Santa Caterina dโ€™Alessandria, di epoca piรน recente alle nobildonne precedenti, รจ vestita con un lungo e raffinato abito con una decorazione in blu e arancio. La Santa, protettrice dei ceramisti derutesi, fa da cornice allโ€™antica arte di tessuti, merletti e decorazioni, non ricamati sulla stoffa ma bensรฌ dipinti sulla tela, nelle opere dโ€™arte umbre.

Madonna del Soccorso di Francesco Melanzio

I depositi di un museo sono luoghi che nellโ€™immaginario collettivo prendono spesso la forma di polverosi magazzini pieni di opere meravigliose, a volte sottratte alla vista del pubblico. Alcune di esse vengono esposte in sostituzione di altre temporaneamente in prestito o in restauro, altre aspettano ancora la visita di studiosi o conoscitori che possano studiarle e meglio valorizzarle, altre infine, pur pregevoli e talvolta bellissime, portano su di sรฉ troppe offese del tempo perchรฉ possano essere esposte al pubblico.

Giovanni Baronzio. Imago Pietatis. Terzo quarto del XIV secolo

 

La Galleria Nazionale dellโ€™Umbria di Perugia completa il suo programma di celebrazioni per i suoi primi cento anni di vita conย una mostra visibile fino al 6 Gennaio 2019 dal titolo: Lโ€™altra Galleria. Opere dei depositi, che porta alla luce proprio le opere meno conosciute. La mostra offre al visitatore lโ€™opportunitร  di scoprire opere inedite tra le bellezze pittoriche del Duecento fino alla metร  del Cinquecento.

Tecniche allโ€™avanguardia

Le opere sono state dapprima oggetto di indagini diagnostiche e interventi conservativi, grazie a unโ€™รฉquipe di specialisti di restauro del territorio umbro e toscano che hanno usato sistemi innovativi di pittura e metodologie conservative allโ€™avanguardia. Nuove attribuzioni, nuove datazioni e scoperte sulla provenienza: la tecnica e i vecchi restauri hanno consentito di precisare la carta dโ€™identitร  di ciascun manufatto e di poterne valutare al meglio le qualitร .
Cesare Brandi diceva: ยซIl restauro costituisce il momento metodologico del riconoscimento dellโ€™opera nella sua consistenza fisica e nella duplice polaritร  estetico-storica, in vista della sua trasmissione al futuroยป.

 

Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Benedetto. Eusebio da San Giorgio. 1506-1508

La scoperta

Sono cosรฌ riemersi colori sgargianti nascosti da spessi depositi di sporco e da pesanti strati di vernice ingiallita, come nel Crocifisso e Santa Maria Maddalena di ambito folignate, nella Madonna con il Bambino, San Girolamo e Santโ€™Antonio da Padova di Matteo di Giovanni o nel Dio Padre e Angeli di Mariano di Ser Austerio. Policromie inedite sono affiorate da tavole fortemente danneggiate a causa di puliture eseguite con sostanze aggressive; sono stati inoltre scoperti dettagli di intensa suggestione, come le stimmate sulle zampe dellโ€™Agnello Mistico o la preghiera della Vergine incisa dallโ€™autore della Santa Caterina.

 

Le beate margherita da Cittร  di Castello, Margherita d’Ungheria, angnese da Montepulciano. Ludovico di Angelo mattioli. Inizio del XVI secolo

Il percorso

Lโ€™altra Galleria si configura pertanto come un ampliamento del percorso museale della galleria perugina, nella quale troviamo nomi giร  conosciuti – come Giovanni Boccati, Bartolomeo Caporali e Perugino – assieme a figure che invece fanno ritorno dopo molto tempo nel circuito espositivo, o vi fanno la loro prima comparsa, come il Maestro dei Dossali di Subiaco, Melozzi da Forlรฌ, Meo da Siena, Allegretto Nuzi, Rossellino di Jacopo Franchi, Eusebio da San Giorgio, Berto di Giovanni, Domenico Alfani e Dono Doni.
Nel percorso espositivo sono visibili anche alcuni affreschi staccati dal monastero di Santa Giuliana in origine presenti nel coro, nel refettorio e nellโ€™aula capitolare della chiesa stessa. Da questi ambienti proviene lโ€™affresco con la rara raffigurazione di San Galgano.
La mostra offre al visitatore unโ€™occasione unica e speciale per ammirare una raffinata selezione di tavole di autori appartenenti allโ€™epoca dโ€™oro della scuola umbra.

ยซNon vedo un disegno concreto, un progetto globale che si ponga lโ€™obiettivo di promuovere la conoscenza dellโ€™arte contemporanea nelle sue varie espressioniยป.

Artista, docente universitario e storico dellโ€™arte. รˆ tutto questo, e molto di piรน, il professore emerito di Storia dellโ€™Arte Bruno Toscano, classe 1930, che nel dopoguerra, con il Gruppo dei sei e con il Premio Spoleto (Mostra Nazionale di Arti Figurative) ha contribuito a promuovere Spoleto tra i centri piรน attivi dellโ€™arte contemporanea: una personalitร  che ha dato molto e che ancora puรฒ dare, allโ€™arte italiana e allโ€™Umbria stessa.

artista-spoleto

Bruno Toscano

Professore, qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

I miei genitori erano calabresi, ma io sono nato e ho ricevuto la prima educazione a Spoleto. Inoltre, molte mie ricerche sono di argomento umbro.

Ho letto che รจ stato il fondatore del primo cineclub di Spoleto: oggi, che rapporto ha con questโ€™arte?

Fondammo, gli amici pittori e io, il cineclub subito dopo la guerra, nel 1949, come un atto di libertร . Volevamo far conoscere tanti film che il fascismo aveva proibito e inaugurammo il cineclub con La grande illusione, il capolavoro di Jean Renoir contro la guerra. Nel programma cโ€™era molto cinema francese degli anni Trenta, ma anche il neorealismo italiano, che stava esplodendo proprio in quegli anni. Nellโ€™insieme, era un cinema povero, in bianco e nero. Oggi รจ decisamente piรน tecnologico e spettacolare, talvolta solo di intrattenimento, talvolta, per fortuna, con forti messaggi di attualitร .

Come era artisticamente lโ€™Umbria al tempo del Gruppo dei sei di cui faceva parte (Bruno Toscano, Giuseppe De Gregorio, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Piero Raspi)?

รˆ stato un periodo di attivitร  intensa e tuttโ€™altro che provinciale per lโ€™Umbria e per Spoleto, dove confluivano critici e artisti di primo piano dai maggiori centri italiani. Nella giuria delle numerose edizioni del Premio Spoleto, a partire dal 1953, cโ€™erano critici come Francesco Arcangeli, Luigi Carluccio, Marco Valsecchi e artisti come Mario Mafai, Roberto Melli e Marino Mazzacurati.

Come รจ oggi dal punto di vista artistico la nostra regione?

Non vedo un disegno concreto, un progetto globale che si ponga lโ€™obiettivo di promuovere la conoscenza dellโ€™arte contemporanea nelle sue varie espressioni. Avverto semmai la tendenza a visioni parziali, spesso legate a mode effimere o ad avanguardie molto datate. Fa eccezione il Ciac di Foligno, concepito come un osservatorio di ampia visibilitร . Ma questo non รจ un problema dellโ€™Umbria. รˆ noto che il declino ha origini profonde e di vasto raggio. Quando la conoscenza non รจ piรน considerata necessaria, si abbassa il livello dellโ€™istruzione e anche lโ€™interesse per la storia e per lโ€™arte.

Come ha influito lโ€™Umbria nella sua pittura?

I quadri che ho dipinto sono legati ai luoghi chi mi circondano. Ma questi non sono panorama, ma piuttosto un habitat ricco di stimoli e molto coinvolgente. Cโ€™รจ qualcosa di materno nella terra che ci circonda, che non puรฒ essere rappresentato in forme figurative convenzionali.ย  Negli anni Cinquanta le poetiche riconducibili allโ€™Informale, tra le quali lโ€™Ultimo naturalismo di Francesco Arcangeli, rispecchiavano questo contatto a livello profondo con la natura.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Divisa tra aree in crescita e aree in abbandono; per conseguenza, impoverita; nonostante tutto, affascinante.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

โ€ฆfertile costa dโ€™alto monte pendeโ€ฆ.

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