Grande successo di pubblico per la seconda edizione de La Spesa nellโOrto, unico evento in Umbria dedicato allโorto e allโagricoltura sostenibile che, gli scorsi 6 e 7 maggio, ha riunito conferenze per esperti e curiosi, laboratori per adulti e bambini e amanti dei prodotti naturali e ecosostenibili.
ยซC’รจ stato un notevole salto qualitativo e quantitativo rispetto allo scorso anno.ยป afferma Filippo Fagioli, creatore del canale YouTube che ha dato il nome allโevento e organizzatore delle due giornate insieme a Visualcam APS, PhilmseCorebook. ยซQuesti due giorni ci hanno dato la possibilitร di metterci alla prova come squadra e i molti complimenti ricevuti sono da stimolo per fare sempre meglio.ยป
Dopo il discorso inaugurale del vicepresidente di Slow Food Italia, Federico Varazi, Villa Pieve di Corciano, con il suo grande parco ottocentesco, ha visto infatti ingenti capannelli di persone riunirsi attorno a laboratori sul tutoraggio dei pomodori, sulla creazione e coltivazione dellโorto in un metro, sulla realizzazione di una compostiera domestica basata sulla tecnica del bokashi, sulla ricerca delle erbe spontanee, sul certosino intreccio di un cesto di vimini e sulla strutturazione di un particolarissimo keyhole garden. NellโArea Meet, nel frattempo, una serie di esperti si alternavano per istruire la platea sulle possibilitร di sviluppo dellโagricoltura, familiare e non, sulla rigenerazione del suolo, sulla riforestazione, sui costi da sostenere per avere un orto e sulle nuove frontiere di unโagricoltura sempre produttiva ma piรน attenta allโambiente e alla biodiversitร .
Gli organizzatori hanno espresso allโunanimitร grande soddisfazione per la partecipazione ai laboratori e per la caratura dei meeting proposti. Allo stesso modo, sono orgogliosi di aver offerto anche unโarea a uso e consumo dei bambini, che ha permesso anche alle famiglie, nella loro totalitร , di avvicinarsi allโevento.
Gli avventori hanno anche potuto gustare birra umbra, gelato e preparazioni a base di pesce di lago e olio dโoliva del lago Trasimeno, nonchรฉ acquistare prodotti locali e biologici, tra cui cosmetici, miele, conserve, olio, zafferano, farine, legumi, gioielli con spezie ed erbe aromatiche, ortaggi, piantine, creazioni in legno e preparati per migliorare la fertilitร del suolo, tutti rigorosamente rispettosi dellโambiente. Anche se lโevento si รจ appena concluso, cโรจ giร qualche idea per le prossime edizioni. ยซHo giร ricevuto richieste di collaborazione per i prossimi appuntamenti. Sarร sempre piรน un lavoro di squadraยป conclude Filippo Fagioli. La Spesa nellโOrto รจ stato รจ realizzato con il patrocinio del Comune di Perugia, del Comune di Corciano e di Slow Food Italia.
ร piccolo e tondo ma non รจ Pachino, non รจ Ciliegino, non รจ Datterino: รจ Cesarino.
Il pomodoro del signor Cesare รจ un pomodoro rigorosamente umbro che si รจ sviluppato sul monte Peglia e poi รจ sceso a valle. I pomodori che si trovano nei supermercati sono tutti F1, ma non corrono in Ferrari. Sono ibridi standardizzati, cioรจ il DNA della pianta รจ stato manipolato e modificato e hanno delle caratteristiche che non sono gradite ai contadini: hanno semi che non si ripiantano e che vanno acquistati ogni anno e per di piรน richiedono molta dโacqua per crescere. Invece, il pomodoro di Cesare non รจ un ibrido ma รจ uno dei pochi semi al mondo a essere geneticamente originale, รจ molto versatile e resistente, ma soprattutto รจ molto umbro. Il pomodoro di Cesare racconta una storia famigliare antica piรน di centโanni che nessun pomodoro F1 puรฒ vantare.
La storia
Verso il 1890 il papร di Cesare era un contadino sul monte Peglia. Vita dura, fatica tanta, soldi pochi. Si risparmiava su tutto e non si buttava via niente. Quando il nonno รจ morto, Ada e Cesare ricevettero in ereditร i preziosi semi del nonno e ogni anno continuarono a piantarli nellโorto. Vuoi per il lavoro, vuoi per i figli e altre cose, Ada e Cesare lasciarono la montagna e si stabilirono nella campagna di Monte Castello di Vibio. I luoghi cambiavano ma non le abitudini, e i pomodori di montagna si sono adattati alla pianura.
Ogni primavera Cesare andava a prendere una scatola da scarpe dove erano gelosamente conservati i semi dei suoi pomodori, che provenivano dalla raccolta lโanno precedente, e li spargeva sul terreno. Cesare faceva quello che per millenni hanno fatto tutti i contadini, cioรจ seminava i suoi semi: non era necessario comperarne nuovi ogni anno. Ci pensava la natura a non svenare la famiglia rurale.
Se i lavori nel campo erano di competenza degli uomini, la raccolta e la lavorazione dei frutti era di esclusiva competenza delle donne. Ai pomodorini umbri questa divisione del lavoro รจ piaciuta e si sono trovati bene con le mani femminili. Erano tanti piccoli, rossi, tondi, leggermente agro-dolci e tutti disuguali. Ada li faceva seccare sul mattonato e i piรน belli li accantonava per prenderne i semi per lโanno dopo. I pomodorini erano utilizzati integri, si mangiavano in insalata o sul pane o in conserva per la pasta. Una parte si appendeva al soffitto perchรฉ resisteva fino oltre Natale.
Il pomodoro Cesarino
Servivano solo per lโuso famigliare. Ogni mattina gli uomini si alzavano alle prime luci dellโalba per andare a lavorare nei campi, verso le nove tornavano a casa per fare colazione o come dicevano con una bella parola umbra, a fare lo sdigiunello. Era una colazione a base di pane, spesso secco, sfregato con i pomodori freschi, olio, sale e un bicchier di vino. La presenza del pomodoro era dโobbligo nella maggior parte dei piatti che si cucinavano in casa. Poi lโestate finiva e i pomodori belli che Ada aveva messo da parte ritornavano fuori e diventavano protagonisti. Venivano schiacciati a mano per estrarre i semi che poi si stendevano su una carta ad asciugare al sole. Quando avevano perso lโumido i semi procedevano verso la scatola da scarpe.
Il cartone li lasciava respirare senza farli ammuffire. Le stagioni si sono succedute tutte uguali: pomodori e semi, ancora pomodori e ancora semi. Improvvisamente i semi sono finiti. Disperazione. Ma la famiglia non demorde e alla fine, in fondo a un magazzino, dentro un armadio, dentro una vecchia scatola da scarpe con scritto Seme Novo si trova una manciata di semi.
Eccolo finalmente, ancora buono e abbastanza vecchio per essere definito seme autoctono, titolo che compete ai semi che non sono mutati da piรน di 50 anni. Ricomincia il ciclo, ma lโimprevisto รจ in agguato. I semi vengono lavorati con tecniche moderne, ogni fase รจ fatta dalle macchine. Ma il Cesarino รจ una pianta strana, non sopporta le macchine, lui vuole solo il tocco delicato delle donne: se le macchine lo toccano non frutta piรน. Che fare? Questa volta รจ proprio finito tutto.
Il pomodoro Cesarino
Colpo di scena, in fondo alla scatola da scarpe ci sono ancora 5 semi, esattamente 5. La famiglia entusiasta tratta i 5 come una reliquia. Si pianteranno alla luna piena di marzo. Arriva la primavera, si semina con ogni precauzione. Scelgono un terreno aperto lontano da ogni altra coltivazione di pomodori e si depositano nel terreno i 5 preziosi semi. Questa volta si ripete il miracolo, cesarino ha dato i suoi frutti. Qui รจ iniziata la nuova vita trionfale del pomodorino con la partecipazione di tutta la comunitร rurale di San Venanzo che ha contribuito con tenacia a mantenere il seme incontaminato. Dopo unโaccurata analisi del suo DNA รจ risultato totalmente incontaminato e di diritto รจ stato iscritto nel Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario.
ร stato riconosciuto come pomodoro nobile e raro proprio per le sue caratteristiche che lo rendo capace di resistere a siccitร prolungate, con una buccia un poโ grossa che lo tutela dai vari parassiti, e con semi che fruttano ogni anno. Una piccola eccellenza umbra riservata a pochi fortunati. A me piace chiamarlo Cesarino ma sulle etichette appare come Pomodoro di Cesare, il pomodoro che nonno Cesare ha curato e conservato tutta la vita. Unโaltra eccellenza umbra di nicchia, squisita e degna di diventare un presidio Slow Food.
Il prevertice della FAO, tenutosi a Roma a fine luglio, era incentrato sul problema della fame nel mondo. Un problema grande come il mondo e con numeri da capogiro: dei 7 miliardi di persone che popolano la terra solo 2 miliardi hanno accesso a cibo e acqua e questi 2 miliardi mangiano come cavallette.
Cosa fare e come fare? In FAO hanno ben chiaro che stiamo attraversando un drammatico cambio climatico che porta con sรฉ siccitร e devastazione e a ciรฒ si aggiungono le guerre che riducono in polvere quel poco che resta. Il problema viene affrontato guardandolo da varie angolazioni e accettando soluzioni adeguate alle diverse zone del mondo. Ci sono comunque anche piccoli interventi che, se sommati, possono dare un grande beneficio generale. Una di queste soluzioni รจ giร stata messa in atto da diversi giovani imprenditori autonomi. Il mondo agricolo รจ molto cambiato: la tradizione si conserva ma, al contempo, il nuovo avanza e non รจ eludibile.
Mentre i vecchi contadini, spesso poco o nulla istruiti, si accontentavano di unโeconomia di sussistenza, ripetevano gesti millenari ed erano ostili a ogni modifica, i giovani imprenditori si sono laureati, hanno viaggiato, applicano tecniche innovative e ottengono un guadagno adeguato per vivere bene e investire in azienda.
Questi agricoltori moderni lavorano per offrire al mercato un prodotto di miglior qualitร e a filiera corta. Me lo ha spiegato FrancescoCapalbo, un giovane imprenditore agricolo che gestisce Lโorto del miโ nonno: una impresa a conduzione familiare a Montesperello. Ci troviamo in una piccola valle separata dal lago Trasimeno solo da una fila di colline, che la proteggono dai venti impetuosi del lago e dalla grandine, generando un microclima speciale che mitiga e generando la crescita dellโortofrutta.
Francesco Capalbo
Francesco Capalbo รจ uno dei 130.000 imprenditori agricoli legati a Confagricolturache producono, trasformano e vendono in proprio, saltando i mediatori. Non hanno grandi estensioni di terreno e si scontrano con i problemi di stoccaggio e distribuzione, ma il risultato finale รจ un prodotto di elevata qualitร .
Questi agricoltori sono andati allโestero per vedere sul posto le tecniche piรน avanzate di gestione del campo e apprendere tutto quello che puรฒ essere messo in pratica anche da noi in Italia; loro puntano a realizzare un hub con una filiera di produzione, vendita, trasformazione e somministrazione tutta loro.
Nei paesi piรน avanzati si applica giร da molti anni lโagricoltura di precisione, mediante lโuso di GPS, di droni e di robot. I GPS servono per individuare le zone del campo con una resa migliore e quelle che hanno problemi, cosรฌ che nella semina successiva si possa intervenire e modificare al meglio.
I droni lavorano piรน da vicino e hanno sensori che colgono lo stato di salute della pianta: in questo modo se questa รจ ammalata o attaccata dagli insetti si puรฒ intervenire immediatamente prima che il problema dilaghi. I robot servono per seminare e raccogliere, perรฒ richiedono grandi estensioni di terra e piante modificate apposta per la raccolta meccanica.
Il nostro, per il momento, non รจ un paese tecnicamente avanzato, ma sta procedendo in quella direzione. LโItalia รจ piccola e non ha estensioni di terreno per competere con Paesi come California, Messico e Canada, dove lโagricoltura di precisione viene applicata con successo. Anche da noi ci si avvale del GPS e dei droni. Per i robot ci vorrร invece ancora del tempo perchรฉ il loro costo รจ troppo elevato e le superfici sono modeste.
Intanto la raccolta della frutta, meccanica o manuale, non si fa piรน guardando e tastando se il frutto รจ maturo, adesso si raccoglie quando il BRIX (una piccola macchina) rileva la presenza e il giusto grado di zuccheri nel frutto. Un giorno anche qui da noi si lavorerร con i robot, ciรฒ non significherร comunque fare una produzione di massa e scadente, ma servirร a realizzare il grande sogno di ogni agricoltore: quello di togliere allโuomo lโimmane fatica di lavorare la terra.
Liberato da una schiavitรน cosรฌ gravosa gli resterร piรน tempo per seguire con maggiore attenzione il ciclo di produzione per ottenere un prodotto migliore e variato.
ยซSporcatevi le mani. Coltivare un orto fa bene: mantiene in forma, fa stare allโaria aperta e diminuisce lo stressยป.
Gran parte della giornata Filippo Fagioli la passa nel suo orto, tra sementi, aratri, vanghe e ortaggi. Un ragazzo di cittร โ ha abitato per anni nel quartiere di Elce a Perugia โ che a 20 anni ha scoperto lโamore per la vita di campagna dopo aver cambiato casa e dopo esser entrato in contatto da vicino con questo mondo. ยซTornassi indietro studierei Agrariaยป ci confessa.
Questo ragazzo di campagna al contrario (se ricordiamo il famoso film con Renato Pozzetto) oggi ha un canale YuoTube,La Spesa nellโOrto, che conta oltre 3800 iscritti dove porta lo spettatore – insieme al suo team: Laura Macchioni, Edgardo Liberti, Andrea Briganti ed Eros Guerra โ sul campo (รจ proprio il caso di dirlo) con dei video tutorial in cui illustra tutti i segreti per realizzare un orto di primโordine, intervistando anche esperti e addetti ai lavori. Quando e cosa piantare, come farlo, come raccogliere, come cucinarlo e come prendersene cura, per fornire una visione a 360 gradi!
Visto i numeri sempre in crescendo, sia del canale che dei social (Facebook e Instagram) รจ stata lanciata proprio in questi mesi la rivistaonline (www.laspesanellorto.it) edita da Corebook: un magazine dedicato allโorto e ai temi che intorno a esso si sviluppano, con articoli, interviste, ricette e curiositร realizzate di esperti, giornalisti e professori. In pratica, un ampliamento del giร noto canale YouTube.
Ma andiamo con ordine e scopriamo come questo progetto รจ cresciuto nel tempo: da un piccolo seme piantato nel 2018 (data dal primo video pubblicato) si รจ arrivati a ottenere numeri interessanti di visualizzazioni e collaborazioni proficue.
Filippo Fagioli
Filippo, come e quando nasce La Spesa nellโOrto?
Cercavo 4-5 anni fa su YouTube dei consigli su come coltivare e seminare un orto e mi sono imbattuto in video di bassa qualitร con audio pessimo. Quindi ho pensato: ยซLo faccio io! Vediamo dove mi portaยป. Sono sempre stato appassionato di digitale e di YouTubeโฆ da qui tutto รจ iniziato. Il primo video lโho pubblicato nel 2018 e nel tempo, io e il mio team, siamo arrivati ad avere oltre 3800 iscritti al canale.
Perchรฉ La Spesa nellโOrto? Spiegaci la scelta del titoloโฆ
ร un poโ legato alla mia pigrizia (scherza). Il mio sogno รจ sempre stato quello di fare la spesa senza uscire di casa, appunto nel mio orto. Da qui il titolo! A questo ovviamente si aggiunge la bellezza di mangiare prodotti coltivati direttamente da te, con la loro freschezza e la consapevolezza di sapere cosa metti in tavola perchรฉ lo coltivi tu stesso.
Ultimamente รจ tornato molto di moda coltivare un orto, perchรฉ secondo te?
Il Covid ha dato sicuramente una mano, cosรฌ come la grande pubblicitร fatta al mondo green e biologico. Negli ultimi anni si sta assistendo a un crescente bisogno di tornare in contatto con il territorio, di coltivare con le proprie mani verdure e ortaggi da portare sulla propria tavola, per ritrovare maggiore genuinitร , cibi piรน salutari e piรน gustosi. La nostra, ed esempio, รจ unโagricoltura cosiddetta naturale, senza nessun tipo di prodotti chimici.
Hai qualche consiglio da dare a chi vuole iniziare a cimentarsi in questa pratica?
Sporcatevi le mani! Coltivare un orto fa bene, si fa attivitร fisica, si sta allโaria aperta. Si suda ed รจ una vera valvola di sfogo, si produce endorfina e si abbassa lo stress. In piรน cโรจ la soddisfazione di mangiare prodotti sani coltivati da te.
Prima il canale YouTube e ora la rivista online: quali sono i tuoi obiettivi?
Lโobiettivo รจ sicuramente quello di far crescere il canale, la rivista online e il progetto stesso. La redazione di Corebook (agenzia di progettazione multimediale integrata e orientata alla comunicazione) che ora si occupa in particolare della rivista, darร una mano a far parlare di noi e a far aumentare la nostra visibilitร .
Perchรฉ รจ nata la rivista online?
Lo staff di Corebook ha avuto la brillante intuizione di creare la rivista, cosรฌ da poter far scrivere piรน persone ed esperti di settore. Allontanandosi cosรฌ al blog o dal sito personale che in modo scontato poteva nascere come conseguenza del canale. Cosรฌ si ha una condivisione e una pluralitร dโinformazioni. Il fulcro del progetto rimane YouTube, sul quale settimanalmente vengono pubblicati i video, ma ciรฒ viene ampliato da articoli di approfondimento con i quali si vuole dar voce ai protagonisti del mondo agroalimentare, della nutrizione, a vivaisti, eccellenze imprenditoriali legate al mondo dellโagricoltura e a tutta una serie di argomenti correlati come ricette, erbe spontanee, argomenti legati al green. E poi tante curiositร , in un magazine dallโaspetto moderno e accattivante e caratterizzato da una grande vivacitร e dinamicitร delle informazioni.
Filippo, il piccolo Federico e Marino, l’aiuto giardiniere
Il canale YouTube รจ oramai una realtร consolidataโฆ
Sรฌ. ร un canale strutturato in video tutorial in cui si danno consigli, si forniscono tecniche e ci si immerge appieno in questo mondo. La Spesa nellโOrto si avvale di una troupe audiovisiva che mette al centro la qualitร video e audio in HD per un offrire non solo un pieno coinvolgimento emozionale allo spettatore, ma anche un messaggio chiaro e alla portata di tutti, dโimpronta divulgativa.
Il prossimo passo?
Mi piacerebbe portare il mondo green e in particolare quello dellโorto nelle scuole, sia materne sia elementari. Inoltre, punto ad ampliare il canale YouTube anche con delle interessanti collaborazioni che stano prendendo piede.
Potremmo definirti โun operatore video con il pollice verdeโ: in questo modo hai unito il tuo lavoro con la tua passioneโฆ
Sรฌ. ร verissimo! Mi piace molto anche la definizione. La mia prima passione โ cioรจ il mondo dei video โ รจ diventato un lavoro a questo ho unito la passione per la natura. Tornassi indietro mi scriverei alla facoltร di Agraria. Devo ammettere che ho iniziato a circa 20 anni a frequentare la campagna e ad appassionarmi a questo mondo. Meglio tardi che mai!
Per concludere: cosa rappresenta per te lโorto?
Ti direi che fisicamente – per noi pigri – รจ come una palestra, mentre a livello mentale รจ una valvola di sfogo e uno scaccia pensieri!
Combattere lโinfluenza รจ possibile: lo dice anche la scienza, suggerendo, come alleata, la dieta mediterranea, baluardo di unโalimentazione varia, equilibrata e rispettosa della stagionalitร .
Composta principalmente da frutta, verdura, legumi, cereali integrali, noci, pesce, olio dโoliva e basso contenuto di carne rossa, dolci e latticini, la MedDietรจ stata recentemente oggetto di uno studio, pubblicato dal Journal of Nutritional Biochemistry, che individua il ruolo fondamentale dei microrganismi intestinali nella salute del sistema immunitario, concludendo che proprio tale dieta sia in grado di aumentare e mantenere la loro capacitร antinfiammatoria.
Olio, alimento medicinale
Recenti studi scientifici hanno inoltre dimostrato che varie fonti alimentari di origine naturale siano in grado di rafforzare le capacitร del sistema immunitario, schierato in prima linea contro le infezioni e le malattie infettive causate da virus e batteri; tra queste spicca lโolioextravergine dโoliva o EVO, elemento principale della dieta mediterranea, i cui composti fenolici dalle proprietร antinfiammatorie, antimicrobiche, antibatteriche e antivirali, gli hanno valso lโappellativo di super food. Un alimento fondamentale per lโuomo, al punto che la Food and Drug Administration, lโagenzia statunitense che si occupa dei controlli dei farmaci e degli alimenti, lo ha promosso di grado, dichiarando alimento medicinale esattamente 6 diverse cultivar dโolivo, ben 4 italiane – Coratina, Ogliarola, Maurino e Moraiolo.
Un risultato davvero straordinario per il nostro Paese – che conta piรน di 500 cultivar sulle 2.000 mondiali – ma anche per lโUmbria che, dopo il riconoscimento della FAO, guarda con orgoglio al Moraiolo, la sua cultivar prevalente, specie laddove varietร ed escursione termica rendono lโEVO DOP ricco di sostanze fenoliche. UnโUmbria, che negli anni, ha saputo impiegare al meglio le sue capacitร , intensificando lโagricoltura biologica (cereali, leguminose, vite e olivo) e quella biodinamica, che vieta lโuso di sostanze chimiche, fa attenzione ai fertilizzanti, e recupera le tradizioni delle fasi lunari e del miglioramento biochimico e biologico del suolo. Ma la grande conquista che nel Centro Italia vede primeggiare proprio lโUmbria รจ la tecnica di spremitura a freddo: un procedimento di estrazione dellโolio che lavora a temperature inferiori ai 27ยฐC, garantendo qualitร superiore, aroma intensificato e conservazione migliore, esaltando le caratteristiche organolettiche dellโolio e dellโolivo. Come del Moraiolo: tenace, amante dellโaltitudine, capace di resistere tanto al freddo e al terreno di breccia calcarea, quanto allโaggressivitร di virus e batteri!
Negli ultimi 20-30 anni รจ maturato un rinnovato interesse per il cibo sano e di qualitร , e lโUmbria si trova proprio nel bel mezzo di questo Rinascimento, che include sia antiche qualitร di prodotti sia cibo biodinamico e biologico.
Sapori antichi
Gli alimenti antichi o โdi una voltaโ fanno riferimento a colture che sono state riscoperte dopo anni di scarso utilizzo o addirittura di inutilizzo. ร stato ricostruito lโalbero genealogico delle sementi per piantare prodotti vegetali che sembravano ormai perduti, rimpiazzati da nuove varietร o da ibridi. Molto spesso, non รจ possibile trovare questi prodotti nemmeno nei punti vendita. Alcuni di essi possono non essere esteticamente attraenti come i loro alter ego moderni, ma possiedono un gusto unico e delizioso.
Per piรน di trentโanni, alcuni coltivatori nei pressi di Cittร di Castello sono andati alla ricerca di antiche varietร di alberi da frutto, e ora il loro frutteto include meli, peri, ciliegi, susini, alberi di fichi e di mandorle. Tutti gli esemplari sono stati catalogati e i loro semi vengono conservati. Proprio per promuovere i frutti โdi una voltaโ, i coltivatori hanno messo in vendita i loro alberi storici tramite lโAzienda Agricola Archeologia Arborea, rendendoli disponibili anche al grande pubblico.
Osserviamo le stelle
Il metodo biodinamico, dal canto suo, si riferisce ad un tipo di agricoltura basata sullo stretto rapporto con i ritmi della natura. Seguendo i principi elaborati da Rudolf Steiner negli anni Venti del Novecento, ha come obiettivo quello di restaurare, mantenere e potenziare la sinergia con lโambiente. Gli agricoltori piรน importanti cercano altresรฌ di differenziare le colture, di usarne altre complementari – come quella del trifoglio o dellโorzo per reintrodurre azoto nel terreno – e di ruotarle frequentemente, ma anche di tenere in considerazione la posizione della luna e delle stelle nel momento della semina e del raccolto.
In Umbria si possono trovare diversi prodotti di questo tipo, come il vino dellโAzienda Fonteseccadi Cittร della Pieve, quello della Fattoria Mani di LunaTorgiano, o di Raรฌna, il cui quartier generale si trova a Montefalco. Allo stesso modo, tra le offerte di alcune aziende si annoverano olio biodinamico โ come nel caso dellโAzienda Agraria Hispellum di Spello o di Fonte Verginedi Terni โ o cereali, come nel caso dell’Azienda Biodinamica Conca dโOrodi Gubbio o Torre Colombaiadi San Biagio della Valle (una frazione di Marsciano). Alcuni caseifici locali producono formaggi con il latte di ovini allevati secondo i principi della biodinamica, come per esempio la Fattoria Il Secondo Altopianodi Orvieto.
Ci si puรฒ associare a diverse organizzazioni di produttori biodinamici, delle quali Demeterรจ riconosciuta a livello globale, mentre lโAssociazione Nazionale per lโAgricoltura Biodinamica, gruppo diffuso a livello nazionale, ha il suo distaccamento umbro proprio a Spello.
La questione del biologico
โBiologicoโ รจ forse la piรน controllata โsebbene fraintesa- nomenclatura che possiamo trovare oggi sulle nostre tavole. Solo una decina di anni fa, il termine era usato in maniera piuttosto approssimativa e senza alcuna certificazione preventiva; adesso invece, attenersi ai severi prerequisiti richiesti dalle etichette significa avere avuto lโautorizzazione ad usare la parola โbiologicoโ da parte di alcune agenzie governative. Lโaccettazione allโinterno di questa rete implica severi controlli delle quantitร e delle tipologie di fertilizzanti usate, il divieto di usare pesticidi e erbicidi, e dichiarazioni sul trattamento sporadico delle colture โ soltanto quando la pioggia o i cambiamenti climatici ne rendono necessario lโuso.
La famosa Foglia Verde รจ garanzia di biologico e indica che il prodotto รจ stato soggetto ad una serie di controlli europei operati sulle direttive della legge 834/2007. In Umbria ci sono una serie di enti che possono conferire la foglia verde, tra cui ICEA, Ecocert (un ente di origine francese), Suolo e Salute, Bioagricert.
Un processo delicato
Per essere riconosciuto come biologico, un prodotto deve essere raccolto o lavorato attraverso strumenti certificati.
Nel caso dei cereali, il coltivatore deve inviare il proprio raccolto ad un molino certificato, come per esempio il Molino Silvestridi Torgiano, che macina e rivende la farine ottenute sia a privati, sia a ristoranti umbri e toscani.
Allo stesso modo, per produrre ad esempio un olio che sia biologico, la spremitura delle olive deve avvenire in un frantoio che abbia ottenuto una certificazione in tal senso. Il momento migliore per macinare รจ la mattina, quando ancora cโรจ la possibilitร di utilizzare macchinari puliti, senza residui di prodotti non biologici.