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Grande successo di pubblico per la seconda edizione de La Spesa nellโ€™Orto, unico evento in Umbria dedicato allโ€™orto e allโ€™agricoltura sostenibile che, gli scorsi 6 e 7 maggio, ha riunito conferenze per esperti e curiosi, laboratori per adulti e bambini e amanti dei prodotti naturali e ecosostenibili.

ยซC’รจ stato un notevole salto qualitativo e quantitativo rispetto allo scorso anno.ยป afferma Filippo Fagioli, creatore del canale YouTube che ha dato il nome allโ€™evento e organizzatore delle due giornate insieme a Visualcam APS, Philms e Corebook. ยซQuesti due giorni ci hanno dato la possibilitร  di metterci alla prova come squadra e i molti complimenti ricevuti sono da stimolo per fare sempre meglio.ยป

 

 

Dopo il discorso inaugurale del vicepresidente di Slow Food Italia, Federico Varazi, Villa Pieve di Corciano, con il suo grande parco ottocentesco, ha visto infatti ingenti capannelli di persone riunirsi attorno a laboratori sul tutoraggio dei pomodori, sulla creazione e coltivazione dellโ€™orto in un metro, sulla realizzazione di una compostiera domestica basata sulla tecnica del bokashi, sulla ricerca delle erbe spontanee, sul certosino intreccio di un cesto di vimini e sulla strutturazione di un particolarissimo keyhole garden. Nellโ€™Area Meet, nel frattempo, una serie di esperti si alternavano per istruire la platea sulle possibilitร  di sviluppo dellโ€™agricoltura, familiare e non, sulla rigenerazione del suolo, sulla riforestazione, sui costi da sostenere per avere un orto e sulle nuove frontiere di unโ€™agricoltura sempre produttiva ma piรน attenta allโ€™ambiente e alla biodiversitร .
Gli organizzatori hanno espresso allโ€™unanimitร  grande soddisfazione per la partecipazione ai laboratori e per la caratura dei meeting proposti. Allo stesso modo, sono orgogliosi di aver offerto anche unโ€™area a uso e consumo dei bambini, che ha permesso anche alle famiglie, nella loro totalitร , di avvicinarsi allโ€™evento.

 

 

Gli avventori hanno anche potuto gustare birra umbra, gelato e preparazioni a base di pesce di lago e olio dโ€™oliva del lago Trasimeno, nonchรฉ acquistare prodotti locali e biologici, tra cui cosmetici, miele, conserve, olio, zafferano, farine, legumi, gioielli con spezie ed erbe aromatiche, ortaggi, piantine, creazioni in legno e preparati per migliorare la fertilitร  del suolo, tutti rigorosamente rispettosi dellโ€™ambiente. Anche se lโ€™evento si รจ appena concluso, cโ€™รจ giร  qualche idea per le prossime edizioni. ยซHo giร  ricevuto richieste di collaborazione per i prossimi appuntamenti. Sarร  sempre piรน un lavoro di squadraยป conclude Filippo Fagioli. La Spesa nellโ€™Orto รจ stato รจ realizzato con il patrocinio del Comune di Perugia, del Comune di Corciano e di Slow Food Italia.

 


Tag ufficiale dellโ€™evento: #laspesanellorto

YouTube: https://www.youtube.com/@LaSpesanellorto

FB: https://www.facebook.com/laspesanellorto

Instagram: https://www.instagram.com/la_spesa_nell_orto/

รˆ piccolo e tondo ma non รจ Pachino, non รจ Ciliegino, non รจ Datterino: รจ Cesarino.

Il pomodoro del signor Cesare รจ un pomodoro rigorosamente umbro che si รจ sviluppato sul monte Peglia e poi รจ sceso a valle. I pomodori che si trovano nei supermercati sono tutti F1, ma non corrono in Ferrari. Sono ibridi standardizzati, cioรจ il DNA della pianta รจ stato manipolato e modificato e hanno delle caratteristiche che non sono gradite ai contadini: hanno semi che non si ripiantano e che vanno acquistati ogni anno e per di piรน richiedono molta dโ€™acqua per crescere. Invece, il pomodoro di Cesare non รจ un ibrido ma รจ uno dei pochi semi al mondo a essere geneticamente originale, รจ molto versatile e resistente, ma soprattutto รจ molto umbro. Il pomodoro di Cesare racconta una storia famigliare antica piรน di centโ€™anni che nessun pomodoro F1 puรฒ vantare.

La storia

Verso il 1890 il papร  di Cesare era un contadino sul monte Peglia. Vita dura, fatica tanta, soldi pochi. Si risparmiava su tutto e non si buttava via niente. Quando il nonno รจ morto, Ada e Cesare ricevettero in ereditร  i preziosi semi del nonno e ogni anno continuarono a piantarli nellโ€™orto. Vuoi per il lavoro, vuoi per i figli e altre cose, Ada e Cesare lasciarono la montagna e si stabilirono nella campagna di Monte Castello di Vibio. I luoghi cambiavano ma non le abitudini, e i pomodori di montagna si sono adattati alla pianura.
Ogni primavera Cesare andava a prendere una scatola da scarpe dove erano gelosamente conservati i semi dei suoi pomodori, che provenivano dalla raccolta lโ€™anno precedente, e li spargeva sul terreno. Cesare faceva quello che per millenni hanno fatto tutti i contadini, cioรจ seminava i suoi semi: non era necessario comperarne nuovi ogni anno. Ci pensava la natura a non svenare la famiglia rurale.
Se i lavori nel campo erano di competenza degli uomini, la raccolta e la lavorazione dei frutti era di esclusiva competenza delle donne. Ai pomodorini umbri questa divisione del lavoro รจ piaciuta e si sono trovati bene con le mani femminili. Erano tanti piccoli, rossi, tondi, leggermente agro-dolci e tutti disuguali. Ada li faceva seccare sul mattonato e i piรน belli li accantonava per prenderne i semi per lโ€™anno dopo. I pomodorini erano utilizzati integri, si mangiavano in insalata o sul pane o in conserva per la pasta. Una parte si appendeva al soffitto perchรฉ resisteva fino oltre Natale.

 

Il pomodoro Cesarino

 

Servivano solo per lโ€™uso famigliare. Ogni mattina gli uomini si alzavano alle prime luci dellโ€™alba per andare a lavorare nei campi, verso le nove tornavano a casa per fare colazione o come dicevano con una bella parola umbra, a fare lo sdigiunello. Era una colazione a base di pane, spesso secco, sfregato con i pomodori freschi, olio, sale e un bicchier di vino. La presenza del pomodoro era dโ€™obbligo nella maggior parte dei piatti che si cucinavano in casa. Poi lโ€™estate finiva e i pomodori belli che Ada aveva messo da parte ritornavano fuori e diventavano protagonisti. Venivano schiacciati a mano per estrarre i semi che poi si stendevano su una carta ad asciugare al sole. Quando avevano perso lโ€™umido i semi procedevano verso la scatola da scarpe.
Il cartone li lasciava respirare senza farli ammuffire. Le stagioni si sono succedute tutte uguali: pomodori e semi, ancora pomodori e ancora semi. Improvvisamente i semi sono finiti. Disperazione. Ma la famiglia non demorde e alla fine, in fondo a un magazzino, dentro un armadio, dentro una vecchia scatola da scarpe con scritto Seme Novo si trova una manciata di semi.
Eccolo finalmente, ancora buono e abbastanza vecchio per essere definito seme autoctono, titolo che compete ai semi che non sono mutati da piรน di 50 anni. Ricomincia il ciclo, ma lโ€™imprevisto รจ in agguato. I semi vengono lavorati con tecniche moderne, ogni fase รจ fatta dalle macchine. Ma il Cesarino รจ una pianta strana, non sopporta le macchine, lui vuole solo il tocco delicato delle donne: se le macchine lo toccano non frutta piรน. Che fare? Questa volta รจ proprio finito tutto.

 

Il pomodoro Cesarino

 

Colpo di scena, in fondo alla scatola da scarpe ci sono ancora 5 semi, esattamente 5. La famiglia entusiasta tratta i 5 come una reliquia. Si pianteranno alla luna piena di marzo. Arriva la primavera, si semina con ogni precauzione. Scelgono un terreno aperto lontano da ogni altra coltivazione di pomodori e si depositano nel terreno i 5 preziosi semi. Questa volta si ripete il miracolo, cesarino ha dato i suoi frutti. Qui รจ iniziata la nuova vita trionfale del pomodorino con la partecipazione di tutta la comunitร  rurale di San Venanzo che ha contribuito con tenacia a mantenere il seme incontaminato. Dopo unโ€™accurata analisi del suo DNA รจ risultato totalmente incontaminato e di diritto รจ stato iscritto nel Registro Regionale delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario.

รˆ stato riconosciuto come pomodoro nobile e raro proprio per le sue caratteristiche che lo rendo capace di resistere a siccitร  prolungate, con una buccia un poโ€™ grossa che lo tutela dai vari parassiti, e con semi che fruttano ogni anno. Una piccola eccellenza umbra riservata a pochi fortunati. A me piace chiamarlo Cesarino ma sulle etichette appare come Pomodoro di Cesare, il pomodoro che nonno Cesare ha curato e conservato tutta la vita. Unโ€™altra eccellenza umbra di nicchia, squisita e degna di diventare un presidio Slow Food.

Il prevertice della FAO, tenutosi a Roma a fine luglio, era incentrato sul problema della fame nel mondo. Un problema grande come il mondo e con numeri da capogiro: dei 7 miliardi di persone che popolano la terra solo 2 miliardi hanno accesso a cibo e acqua e questi 2 miliardi mangiano come cavallette.

Cosa fare e come fare? In FAO hanno ben chiaro che stiamo attraversando un drammatico cambio climatico che porta con sรฉ siccitร  e devastazione e a ciรฒ si aggiungono le guerre che riducono in polvere quel poco che resta. Il problema viene affrontato guardandolo da varie angolazioni e accettando soluzioni adeguate alle diverse zone del mondo. Ci sono comunque anche piccoli interventi che, se sommati, possono dare un grande beneficio generale. Una di queste soluzioni รจ giร  stata messa in atto da diversi giovani imprenditori autonomi. Il mondo agricolo รจ molto cambiato: la tradizione si conserva ma, al contempo, il nuovo avanza e non รจ eludibile.

 

 

Mentre i vecchi contadini, spesso poco o nulla istruiti, si accontentavano di unโ€™economia di sussistenza, ripetevano gesti millenari ed erano ostili a ogni modifica, i giovani imprenditori si sono laureati, hanno viaggiato, applicano tecniche innovative e ottengono un guadagno adeguato per vivere bene e investire in azienda.
Questi agricoltori moderni lavorano per offrire al mercato un prodotto di miglior qualitร  e a filiera corta. Me lo ha spiegato Francesco Capalbo, un giovane imprenditore agricolo che gestisce Lโ€™orto del miโ€™ nonno: una impresa a conduzione familiare a Montesperello. Ci troviamo in una piccola valle separata dal lago Trasimeno solo da una fila di colline, che la proteggono dai venti impetuosi del lago e dalla grandine, generando un microclima speciale che mitiga e generando la crescita dellโ€™ortofrutta.

 

Francesco Capalbo

 

Francesco Capalbo รจ uno dei 130.000 imprenditori agricoli legati a Confagricoltura che producono, trasformano e vendono in proprio, saltando i mediatori. Non hanno grandi estensioni di terreno e si scontrano con i problemi di stoccaggio e distribuzione, ma il risultato finale รจ un prodotto di elevata qualitร .
Questi agricoltori sono andati allโ€™estero per vedere sul posto le tecniche piรน avanzate di gestione del campo e apprendere tutto quello che puรฒ essere messo in pratica anche da noi in Italia; loro puntano a realizzare un hub con una filiera di produzione, vendita, trasformazione e somministrazione tutta loro.
Nei paesi piรน avanzati si applica giร  da molti anni lโ€™agricoltura di precisione, mediante lโ€™uso di GPS, di droni e di robot. I GPS servono per individuare le zone del campo con una resa migliore e quelle che hanno problemi, cosรฌ che nella semina successiva si possa intervenire e modificare al meglio.
I droni lavorano piรน da vicino e hanno sensori che colgono lo stato di salute della pianta: in questo modo se questa รจ ammalata o attaccata dagli insetti si puรฒ intervenire immediatamente prima che il problema dilaghi. I robot servono per seminare e raccogliere, perรฒ richiedono grandi estensioni di terra e piante modificate apposta per la raccolta meccanica.
Il nostro, per il momento, non รจ un paese tecnicamente avanzato, ma sta procedendo in quella direzione. Lโ€™Italia รจ piccola e non ha estensioni di terreno per competere con Paesi come California, Messico e Canada, dove lโ€™agricoltura di precisione viene applicata con successo. Anche da noi ci si avvale del GPS e dei droni. Per i robot ci vorrร  invece ancora del tempo perchรฉ il loro costo รจ troppo elevato e le superfici sono modeste.
Intanto la raccolta della frutta, meccanica o manuale, non si fa piรน guardando e tastando se il frutto รจ maturo, adesso si raccoglie quando il BRIX (una piccola macchina) rileva la presenza e il giusto grado di zuccheri nel frutto. Un giorno anche qui da noi si lavorerร  con i robot, ciรฒ non significherร  comunque fare una produzione di massa e scadente, ma servirร  a realizzare il grande sogno di ogni agricoltore: quello di togliere allโ€™uomo lโ€™immane fatica di lavorare la terra.
Liberato da una schiavitรน cosรฌ gravosa gli resterร  piรน tempo per seguire con maggiore attenzione il ciclo di produzione per ottenere un prodotto migliore e variato.

ยซSporcatevi le mani. Coltivare un orto fa bene: mantiene in forma, fa stare allโ€™aria aperta e diminuisce lo stressยป.

Gran parte della giornata Filippo Fagioli la passa nel suo orto, tra sementi, aratri, vanghe e ortaggi. Un ragazzo di cittร  โ€“ ha abitato per anni nel quartiere di Elce a Perugia โ€“ che a 20 anni ha scoperto lโ€™amore per la vita di campagna dopo aver cambiato casa e dopo esser entrato in contatto da vicino con questo mondo. ยซTornassi indietro studierei Agrariaยป ci confessa.
Questo ragazzo di campagna al contrario (se ricordiamo il famoso film con Renato Pozzetto) oggi ha un canale YuoTube, La Spesa nellโ€™Orto, che conta oltre 3800 iscritti dove porta lo spettatore – insieme al suo team: Laura Macchioni, Edgardo Liberti, Andrea Briganti ed Eros Guerra โ€“ sul campo (รจ proprio il caso di dirlo) con dei video tutorial in cui illustra tutti i segreti per realizzare un orto di primโ€™ordine, intervistando anche esperti e addetti ai lavori. Quando e cosa piantare, come farlo, come raccogliere, come cucinarlo e come prendersene cura, per fornire una visione a 360 gradi!
Visto i numeri sempre in crescendo, sia del canale che dei social (Facebook e Instagram) รจ stata lanciata proprio in questi mesi la rivista online (www.laspesanellorto.it) edita da Corebook: un magazine dedicato allโ€™orto e ai temi che intorno a esso si sviluppano, con articoli, interviste, ricette e curiositร  realizzate di esperti, giornalisti e professori. In pratica, un ampliamento del giร  noto canale YouTube.
Ma andiamo con ordine e scopriamo come questo progetto รจ cresciuto nel tempo: da un piccolo seme piantato nel 2018 (data dal primo video pubblicato) si รจ arrivati a ottenere numeri interessanti di visualizzazioni e collaborazioni proficue.

 

Filippo Fagioli

Filippo, come e quando nasce La Spesa nellโ€™Orto?

Cercavo 4-5 anni fa su YouTube dei consigli su come coltivare e seminare un orto e mi sono imbattuto in video di bassa qualitร  con audio pessimo. Quindi ho pensato: ยซLo faccio io! Vediamo dove mi portaยป. Sono sempre stato appassionato di digitale e di YouTubeโ€ฆ da qui tutto รจ iniziato. Il primo video lโ€™ho pubblicato nel 2018 e nel tempo, io e il mio team, siamo arrivati ad avere oltre 3800 iscritti al canale.

Perchรฉ La Spesa nellโ€™Orto? Spiegaci la scelta del titoloโ€ฆ

รˆ un poโ€™ legato alla mia pigrizia (scherza). Il mio sogno รจ sempre stato quello di fare la spesa senza uscire di casa, appunto nel mio orto. Da qui il titolo! A questo ovviamente si aggiunge la bellezza di mangiare prodotti coltivati direttamente da te, con la loro freschezza e la consapevolezza di sapere cosa metti in tavola perchรฉ lo coltivi tu stesso.

Ultimamente รจ tornato molto di moda coltivare un orto, perchรฉ secondo te?

Il Covid ha dato sicuramente una mano, cosรฌ come la grande pubblicitร  fatta al mondo green e biologico. Negli ultimi anni si sta assistendo a un crescente bisogno di tornare in contatto con il territorio, di coltivare con le proprie mani verdure e ortaggi da portare sulla propria tavola, per ritrovare maggiore genuinitร , cibi piรน salutari e piรน gustosi. La nostra, ed esempio, รจ unโ€™agricoltura cosiddetta naturale, senza nessun tipo di prodotti chimici.

Hai qualche consiglio da dare a chi vuole iniziare a cimentarsi in questa pratica?

Sporcatevi le mani! Coltivare un orto fa bene, si fa attivitร  fisica, si sta allโ€™aria aperta. Si suda ed รจ una vera valvola di sfogo, si produce endorfina e si abbassa lo stress. In piรน cโ€™รจ la soddisfazione di mangiare prodotti sani coltivati da te.

Prima il canale YouTube e ora la rivista online: quali sono i tuoi obiettivi?

Lโ€™obiettivo รจ sicuramente quello di far crescere il canale, la rivista online e il progetto stesso. La redazione di Corebook (agenzia di progettazione multimediale integrata e orientata alla comunicazione) che ora si occupa in particolare della rivista, darร  una mano a far parlare di noi e a far aumentare la nostra visibilitร .

Perchรฉ รจ nata la rivista online?

Lo staff di Corebook ha avuto la brillante intuizione di creare la rivista, cosรฌ da poter far scrivere piรน persone ed esperti di settore. Allontanandosi cosรฌ al blog o dal sito personale che in modo scontato poteva nascere come conseguenza del canale. Cosรฌ si ha una condivisione e una pluralitร  dโ€™informazioni. Il fulcro del progetto rimane YouTube, sul quale settimanalmente vengono pubblicati i video, ma ciรฒ viene ampliato da articoli di approfondimento con i quali si vuole dar voce ai protagonisti del mondo agroalimentare, della nutrizione, a vivaisti, eccellenze imprenditoriali legate al mondo dellโ€™agricoltura e a tutta una serie di argomenti correlati come ricette, erbe spontanee, argomenti legati al green. E poi tante curiositร , in un magazine dallโ€™aspetto moderno e accattivante e caratterizzato da una grande vivacitร  e dinamicitร  delle informazioni.

 

Filippo, il piccolo Federico e Marino, l’aiuto giardiniere

Il canale YouTube รจ oramai una realtร  consolidataโ€ฆ

Sรฌ. รˆ un canale strutturato in video tutorial in cui si danno consigli, si forniscono tecniche e ci si immerge appieno in questo mondo. La Spesa nellโ€™Orto si avvale di una troupe audiovisiva che mette al centro la qualitร  video e audio in HD per un offrire non solo un pieno coinvolgimento emozionale allo spettatore, ma anche un messaggio chiaro e alla portata di tutti, dโ€™impronta divulgativa.

Il prossimo passo?

Mi piacerebbe portare il mondo green e in particolare quello dellโ€™orto nelle scuole, sia materne sia elementari. Inoltre, punto ad ampliare il canale YouTube anche con delle interessanti collaborazioni che stano prendendo piede.

Potremmo definirti โ€œun operatore video con il pollice verdeโ€: in questo modo hai unito il tuo lavoro con la tua passioneโ€ฆ

Sรฌ. รˆ verissimo! Mi piace molto anche la definizione. La mia prima passione โ€“ cioรจ il mondo dei video โ€“ รจ diventato un lavoro a questo ho unito la passione per la natura. Tornassi indietro mi scriverei alla facoltร  di Agraria. Devo ammettere che ho iniziato a circa 20 anni a frequentare la campagna e ad appassionarmi a questo mondo. Meglio tardi che mai!

Per concludere: cosa rappresenta per te lโ€™orto?

Ti direi che fisicamente – per noi pigri – รจ come una palestra, mentre a livello mentale รจ una valvola di sfogo e uno scaccia pensieri!

Combattere lโ€™influenza รจ possibile: lo dice anche la scienza, suggerendo, come alleata, la dieta mediterranea, baluardo di unโ€™alimentazione varia, equilibrata e rispettosa della stagionalitร .

Composta principalmente da frutta, verdura, legumi, cereali integrali, noci, pesce, olio dโ€™oliva e basso contenuto di carne rossa, dolci e latticini, la MedDiet รจ stata recentemente oggetto di uno studio, pubblicato dal Journal of Nutritional Biochemistry, che individua il ruolo fondamentale dei microrganismi intestinali nella salute del sistema immunitario, concludendo che proprio tale dieta sia in grado di aumentare e mantenere la loro capacitร  antinfiammatoria.

Olio, alimento medicinale

Recenti studi scientifici hanno inoltre dimostrato che varie fonti alimentari di origine naturale siano in grado di rafforzare le capacitร  del sistema immunitario, schierato in prima linea contro le infezioni e le malattie infettive causate da virus e batteri; tra queste spicca lโ€™olio extravergine dโ€™oliva o EVO, elemento principale della dieta mediterranea, i cui composti fenolici dalle proprietร  antinfiammatorie, antimicrobiche, antibatteriche e antivirali, gli hanno valso lโ€™appellativo di super food. Un alimento fondamentale per lโ€™uomo, al punto che la Food and Drug Administration, lโ€™agenzia statunitense che si occupa dei controlli dei farmaci e degli alimenti, lo ha promosso di grado, dichiarando alimento medicinale esattamente 6 diverse cultivar dโ€™olivo, ben 4 italiane – Coratina, Ogliarola, Maurino e Moraiolo.

 

Un risultato davvero straordinario per il nostro Paese – che conta piรน di 500 cultivar sulle 2.000 mondiali – ma anche per lโ€™Umbria che, dopo il riconoscimento della FAO, guarda con orgoglio al Moraiolo, la sua cultivar prevalente, specie laddove varietร  ed escursione termica rendono lโ€™EVO DOP ricco di sostanze fenoliche. Unโ€™Umbria, che negli anni, ha saputo impiegare al meglio le sue capacitร , intensificando lโ€™agricoltura biologica (cereali, leguminose, vite e olivo) e quella biodinamica, che vieta lโ€™uso di sostanze chimiche, fa attenzione ai fertilizzanti, e recupera le tradizioni delle fasi lunari e del miglioramento biochimico e biologico del suolo. Ma la grande conquista che nel Centro Italia vede primeggiare proprio lโ€™Umbria รจ la tecnica di spremitura a freddo: un procedimento di estrazione dellโ€™olio che lavora a temperature inferiori ai 27ยฐC, garantendo qualitร  superiore, aroma intensificato e conservazione migliore, esaltando le caratteristiche organolettiche dellโ€™olio e dellโ€™olivo. Come del Moraiolo: tenace, amante dellโ€™altitudine, capace di resistere tanto al freddo e al terreno di breccia calcarea, quanto allโ€™aggressivitร  di virus e batteri!

Negli ultimi 20-30 anni รจ maturato un rinnovato interesse per il cibo sano e di qualitร , e lโ€™Umbria si trova proprio nel bel mezzo di questo Rinascimento, che include sia antiche qualitร  di prodotti sia cibo biodinamico e biologico.

Sapori antichi

Gli alimenti antichi o โ€œdi una voltaโ€ fanno riferimento a colture che sono state riscoperte dopo anni di scarso utilizzo o addirittura di inutilizzo. รˆ stato ricostruito lโ€™albero genealogico delle sementi per piantare prodotti vegetali che sembravano ormai perduti, rimpiazzati da nuove varietร  o da ibridi. Molto spesso, non รจ possibile trovare questi prodotti nemmeno nei punti vendita. Alcuni di essi possono non essere esteticamente attraenti come i loro alter ego moderni, ma possiedono un gusto unico e delizioso.

Per piรน di trentโ€™anni, alcuni coltivatori nei pressi di Cittร  di Castello sono andati alla ricerca di antiche varietร  di alberi da frutto, e ora il loro frutteto include meli, peri, ciliegi, susini, alberi di fichi e di mandorle. Tutti gli esemplari sono stati catalogati e i loro semi vengono conservati. Proprio per promuovere i frutti โ€œdi una voltaโ€, i coltivatori hanno messo in vendita i loro alberi storici tramite lโ€™Azienda Agricola Archeologia Arborea, rendendoli disponibili anche al grande pubblico.

Osserviamo le stelle

Il metodo biodinamico, dal canto suo, si riferisce ad un tipo di agricoltura basata sullo stretto rapporto con i ritmi della natura. Seguendo i principi elaborati da Rudolf Steiner negli anni Venti del Novecento, ha come obiettivo quello di restaurare, mantenere e potenziare la sinergia con lโ€™ambiente. Gli agricoltori piรน importanti cercano altresรฌ di differenziare le colture, di usarne altre complementari – come quella del trifoglio o dellโ€™orzo per reintrodurre azoto nel terreno – e di ruotarle frequentemente, ma anche di tenere in considerazione la posizione della luna e delle stelle nel momento della semina e del raccolto.

In Umbria si possono trovare diversi prodotti di questo tipo, come il vino dellโ€™Azienda Fontesecca di Cittร  della Pieve, quello della Fattoria Mani di Luna Torgiano, o di Raรฌna, il cui quartier generale si trova a Montefalco. Allo stesso modo, tra le offerte di alcune aziende si annoverano olio biodinamico โ€“ come nel caso dellโ€™Azienda Agraria Hispellum di Spello o di Fonte Vergine di Terni โ€“ o cereali, come nel caso dell’Azienda Biodinamica Conca dโ€™Oro di Gubbio o Torre Colombaia di San Biagio della Valle (una frazione di Marsciano). Alcuni caseifici locali producono formaggi con il latte di ovini allevati secondo i principi della biodinamica, come per esempio la Fattoria Il Secondo Altopiano di Orvieto.

Ci si puรฒ associare a diverse organizzazioni di produttori biodinamici, delle quali Demeter รจ riconosciuta a livello globale, mentre lโ€™Associazione Nazionale per lโ€™Agricoltura Biodinamica, gruppo diffuso a livello nazionale, ha il suo distaccamento umbro proprio a Spello.

La questione del biologico

โ€œBiologicoโ€ รจ forse la piรน controllata โ€“sebbene fraintesa- nomenclatura che possiamo trovare oggi sulle nostre tavole. Solo una decina di anni fa, il termine era usato in maniera piuttosto approssimativa e senza alcuna certificazione preventiva; adesso invece, attenersi ai severi prerequisiti richiesti dalle etichette significa avere avuto lโ€™autorizzazione ad usare la parola โ€œbiologicoโ€ da parte di alcune agenzie governative. Lโ€™accettazione allโ€™interno di questa rete implica severi controlli delle quantitร  e delle tipologie di fertilizzanti usate, il divieto di usare pesticidi e erbicidi, e dichiarazioni sul trattamento sporadico delle colture โ€“ soltanto quando la pioggia o i cambiamenti climatici ne rendono necessario lโ€™uso.

La famosa Foglia Verde รจ garanzia di biologico e indica che il prodotto รจ stato soggetto ad una serie di controlli europei operati sulle direttive della legge 834/2007. In Umbria ci sono una serie di enti che possono conferire la foglia verde, tra cui ICEA, Ecocert (un ente di origine francese), Suolo e Salute, Bioagricert.

Un processo delicato

Per essere riconosciuto come biologico, un prodotto deve essere raccolto o lavorato attraverso strumenti certificati.

Nel caso dei cereali, il coltivatore deve inviare il proprio raccolto ad un molino certificato, come per esempio il Molino Silvestri di Torgiano, che macina e rivende la farine ottenute sia a privati, sia a ristoranti umbri e toscani.

Allo stesso modo, per produrre ad esempio un olio che sia biologico, la spremitura delle olive deve avvenire in un frantoio che abbia ottenuto una certificazione in tal senso. Il momento migliore per macinare รจ la mattina, quando ancora cโ€™รจ la possibilitร  di utilizzare macchinari puliti, senza residui di prodotti non biologici.

Lo stesso discorso si puรฒ fare per qualsiasi frutto della terra: dal vino dellโ€™Azienda Agricola Di Filippo di Cannara o quello della Cantina Antonelli di Montefalco, allo zafferano dellโ€™Azienda Agricola De Carolis Adelino di Civita di Cascia; dalle marmellate dell’Azienda Agricola Sibilla di Norcia, ai formaggi dellโ€™Azienda Agricola Rossi Rita, che raccoglie e lavora il latte biologico di animali allevati in diverse aziende della Valnerina.