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Il festival musicale sta per tornare con l‘edizione più grande di sempre annunciando il primo grande concerto.

Dal 3 al 7 luglio 2024, “L’UMBRIA CHE SPACCA” torna a Perugia con la sua XI edizione, pronta a solcare la rotta della creatività e dell’intrattenimento. Il festival, consolidatosi come punto di riferimento nel panorama culturale, vuole essere una piattaforma per accogliere i più grandi artisti nazionali e locali coniugando la volontà di offrire al pubblico una varietà di esperienze culturali che spaziano dalla musica all’arte con l’esigenza di offrire una vetrina ai talenti provenienti dalla regione Umbria.

 

 

I primi grandi artisti annunciati sono Salmo e Noyz Narcos, che sabato 6 luglio porteranno il loro HELLRAISERS, il tour che ripercorre i loro successi e presenta dal vivo il loro album collaborativo “CVLT” manifesto della produzione dei due rapper, sul palco di “L’UMBRIA CHE SPACCA”.

Salmo, eclettico, anticonformista e provocatorio, è stato il primo artista, ibrido tra il rap e il rock, ad esibirsi allo Stadio San Siro il 6 luglio 2022. Con sei album in studio e tre dischi dal vivo, Salmo è un fuoriclasse dei live, che unisce energia e carica sul palco a una straordinaria creatività. Noyz Narcos, considerato uno dei maggiori esponenti della scena hip hop/hardcore italiana, ha una carriera ventennale alle spalle con otto album solisti. Riesce a rinnovare costantemente la propria proposta musicale, mantenendo intatta l’estetica e l’immaginario di riferimento.

 

Salmo e Noyz Narcos

 

“CVLT”, il joint album uscito il 3 novembre e già Disco d’Oro, è un viaggio lungo 15 tracce in cui il rap si esprime attraverso diverse declinazioni senza allontanarsi dalla sua matrice originale. Il disco riflette al 100% le personalità di Salmo & Noyz Narcos, con produzioni di Luciennn, Salmo, Sine e Ford78. Tra le collaborazioni spiccano Marracash, Kid Yugi, Coez e Frah Quintale.

I biglietti per il concerto saranno in vendita online su www.umbriachespacca.it a partire da giovedì 30 novembre alle ore 15:00. L’apertura dei punti vendita è prevista per martedì 5 dicembre alle ore 11:00.

L’edizione 2024 de “L’UMBRIA CHE SPACCA” promette una serie di novità, sia nella programmazione che nelle iniziative sociali. Nei prossimi mesi saranno comunicate anche le numerose istituzioni e i partner che sosterranno questa XI edizione del festival, tra cui MIBACT, Regione Umbria e Comune di Perugia. Il festival, che si svolgerà in diversi luoghi della città di Perugia, è organizzato da Roghers Staff APS.

 


Per ulteriori informazioni:
Sito: www.umbriachespacca.it
Facebook: www.facebook.com/UmbriaCheSpacca/
Instagram: www.instagram.com/umbriachespacca/

Al centro dell’Umbria, su una propaggine del monte Serano, si erge Trevi, antico borgo dall’etimo incerto, già noto a Plinio il Vecchio: è proprio nei suoi scritti che compare come Trebiae, nome che potrebbe riferirsi alla dea Diana conosciuta come Trivia o più semplicemente derivare da treb-, radice umbra di parole come casa o costruzione.

Nata in età romana dall’unione tra la fortificazione in collina e la civitas in pianura, Trevi dal III secolo a.C. acquista rilevanza grazie al processo di romanizzazione e alla costruzione della Via Flaminia che, implicando la bonifica della valle, permette lo sviluppo delle ville di campagna lungo Clitunno. Ma nel VI secolo la valle torna a impaludarsi, il sistema fluviale Clitunno-Tevere diviene innavigabile e il dominio romano decade; la civitas viene abbandonata, la collina si ripopola e diventa prima gastaldo dei Longobardi, poi comune, conquistato e saccheggiato da Spoleto e in seguito funestato dal vicariato dei Trinci di Foligno. Rifiorisce nel XIV secolo grazie al suo pregiato olio d’oliva, divenendo l’importante centro commerciale chiamato Il porto secco; acquisito il titolo di città grazie a Papa Pio VI, seguirà le sorti del Papato fino all’Unità d’Italia.

 

Piazza Mazzini. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Trevi si sviluppa in cerchi concentrici all’interno di una forma conica che asseconda la conformazione delle colline, incantando lo sguardo di viandanti e scrittori come Leopardi. Cuore del centro storico è Piazza Mazzini, che fa angolo col Palazzo comunale, e la sua torre civica del XIII secolo. Proseguendo a fianco di Palazzo Valenti, si arriva all’ex convento di San Francesco, un complesso museale che ospita la Pinacoteca, il Museo Civico, il Museo della Civiltà dell’Ulivo e la Raccolta d’Arte. La chiesa di San Francesco del 1288 ospita invece un crocifisso su tavola d’ispirazione giottesca del XIV secolo, realizzato da un artista sconosciuto chiamato Maestro del Crocifisso di Trevi; custodisce anche la stele sepolcrale dell’eremita Beato Ventura, morto nel 1310. Proseguendo in via Fantosati, oltrepassando Porta del Cieco, si giunge in cima al colle dove la cattedrale di Sant’Emiliano, rifatta nel XIX secolo, ospita l’altare del Sacramento, decorato da Rocco di Tommaso. Prima di Porta del Cieco, invece, da Piazza Garibaldi si raggiunge la passeggiata di viale Ciuffelli, ombreggiata da alberi secolari, ponte tra il centro e il convento francescano di San Martino, dove si trova la cappella affrescata dallo Spagna.

Scendendo verso via Flaminia, si incontra il rinascimentale santuario della Madonna delle Lagrime – così chiamato per lacrimazione di un dipinto raffigurante la Madonna – che conserva i monumenti sepolcrali della famiglia Valenti e L’Adorazione dei Re Magi con i Santi Pietro e Paolo (1521), l’ultima opera del Perugino. Oltre l’Arco di Mastaccio, vi sono case d’impianto medioevale e palazzi rinascimentali come villa Boemi, senza contare il teatro Clitunno, impreziosito da un sipario dipinto da Domenico Bruschi.

La natura di Trevi offre molte opportunità: passeggiate alla scoperta delle erbe selvatiche, biking, birdwatching, equitazione e visite alle Fonti del Clitunno, alimentate da sorgenti sotterranee, un vero gioiello naturalistico.

Comune delle Terre dell’Olio e del Sagrantino e sede di scuole di alta cucina improntate sull’uso dell’olio, a Trevi è d’obbligo una visita esplorativa ai frantoi. Tra gli eventi più attesi vi è la Processione di Santa Illuminata, Trevi in piazza e Palio dei Terzieri, ma anche la Mostra mercato del Sedano Nero di Trevi e la Festa dell’Olio Nuovo, appuntamenti imperdibili per scoprire i gustosi prodotti che sono i fiori all’occhiello del borgo: il tenero sedano nero, ottimo ripieno o in pinzimonio e l’eccellente olio d’oliva dalle caratteristiche organolettiche uniche al mondo. A coronamento delle specialità gastronomiche, non può mancare il Trebbiano, vino di produzione limitata e dall’aroma inconfondibile.

Martedì 5 dicembre, alle 20.30, MenteGlocale, che ha realizzato il progetto, e Daniele Suraci, il regista, presentano “Come una piuma”.

Dai primi esercizi su quel palo piantato nel salotto di casa a Magione, Francesca Cesarini ne ha fatta di strada e ne ha aperte di strade per tutte e tutti. Campionessa italiana e mondiale di para pole dance, fresca vincitrice dell’edizione 2023 di Italia’s got talent, la produzione originale Disney+ prodotta da Fremantle Italia, oggi, a 16 anni, è un’atleta che ha già dimostrato tutto il suo valore. E martedì 5 dicembre ci sarà un’altra serata particolare per lei e per la sua famiglia. Alle 20.30, al Teatro Mengoni di Magione, MenteGlocale, associazione perugina specializzata in progetti di animazione e comunicazione sociale, presenta in anteprima il film documentario sulla storia umana e sportiva di Francesca.

(La serata è ad ingresso libero – priorità di posto ai donatori – per prenotazioni scrivere a: info@menteglocale.com).

Durante le riprese di “Come una piuma”

Un lavoro, realizzato dal regista Daniele Suraci, che racconta il desiderio di riuscire, la determinazione nell’affrontare la vita nonostante le difficoltà e la necessità, a volte, delle sfide. Una coming of age story, un racconto di crescita e conoscenza di sé. Un progetto nato nel febbraio del 2022 e che dopo una raccolta fondi online sulla piattaforma Produzioni dal basso, che ha coinvolto 103 donatori tra persone e aziende, oggi vede la sua prima proiezione pubblica. Durante la serata sarà presente Francesca Cesarini, sua sorella Sara, la mamma Valeria Mencaroni, il papà Marco, i suoi amici e le sue amiche. Nessuno dei protagonisti ha visto il film; sarà per tutte e tutti una vera prima assoluta.

La serata di martedì è anche un momento di restituzione pubblica dopo la fiducia accordata dai donatori e un’occasione per festeggiare “in casa” i recenti e grandi successi di Francesca.

Francesca oggi ha 16 anni, è nata senza due avambracci e una gamba e ha un palo piantato nel salotto di casa, dove si arrampica e si allena costantemente. Questo il soggetto di “Come una piuma” di Daniele Suraci (Italia, 2023, 33 min.). La storia e le imprese artistiche e sportive di Francesca oggi sono note a livello nazionale e anche oltre (vista la sua recentissima partecipazione alla versione spagnola della produzione Disney+). Il film racconta con il linguaggio del documentario l’adolescenza di una ragazza di sedici anni che mette in mostra il suo corpo attraverso uno sport dove la perfezione fisica ha la sua importanza; il coraggio di mostrarsi per come si è. Il ruolo di un mentore, lo sport come via d’uscita efficace da una vita fatta (almeno sulla carta) di limiti fisici, la sua grande determinazione. La sua rinascita e il passaggio dall’adolescenza verso la giovinezza.

 

L’atleta Francesca Cesarini

 

A Francesca mancano le braccia e mezza gamba, ma a sostenerla, oltre agli affetti, c’è tutta la sua forza e determinazione. Una storia vera, un racconto intimo sul percorso sportivo della protagonista; sui suoi sogni e sulle sue fragilità, l’adolescenza e un amore per se stessi che, piano piano e poi all’improvviso, inizia a sbocciare. Francesca Cesarini ha scelto uno sport dove le braccia fanno praticamente il 90% del lavoro ed essere arrivata a farlo in modo eccellente è stata solo una delle soddisfazioni che è riuscita a prendersi, ancora così giovane. Come ha spiegato dopo la vittoria a Italia’s got talent: “Tutto quello che faccio è sempre una sorpresa, ma rispetto agli altri mi sento una persona normale. Il mio vuole essere anche un messaggio, possiamo farcela, non esistono limiti”.

Il film è realizzato da Daniele Suraci, aiuto regia Giallo Giuman, fonico Daniele Scialò, interviste Giorgio Vicario. Il progetto, realizzato grazie alla raccolta fondi su Produzioni dal basso, è cofinanziato da EticaSGR e grazie al supporto di Banca Etica, Civ – Compagnia per l’innovazione e per i valori, CIV Suisse, Cancelloni Food Service, Invertika, The Pole, NaturaSì – Perugia via della Pallotta, Promovideo. Come MenteGlocale vogliamo ringraziare: Altrove Danza di Magione, Compagnia Colonna Firenze, il ristorante Sapore di Stelle di Magione, Happy Days luna park, Sirci Cucine e tutte le persone, le amiche e gli amici, le associazioni e le aziende che hanno contribuito con le loro donazioni e il loro supporto alla realizzazione di questo film. La serata è a ingresso libero (priorità di posto ai donatori).

 


Per prenotazioni scrivere a: info@menteglocale.com

Alla scoperta dell’artista toscano e della Pala di Sant’Onofrio conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

Luca d’Egidio di Ventura, noto come Luca Signorelli, nacque nel 1450 a Cortona, piccolo ma ricco centro al confine tra Toscana e Umbria. Gli artisti fiorentini influenzarono la sua formazione fin da giovane, specialmente Piero della Francesca, di cui fu allievo. Da Piero Signorelli apprese le nozioni prospettico-matematiche, ma ben presto elaborò un proprio stile; Giovanni Santi, padre di Raffaello, descrisse l’animo del pittore in un’epigrafe: «el cortonese Luca de ingegno et spirto pelegrino», come sinonimo di eccentrico e ingegnoso.

Decisivo, per la sua maturazione artistica fu il contatto con Andrea del Verrocchio, titolare della bottega presso la quale si erano formati artisti come Leonardo, Botticelli, Ghirlandaio e Perugino. È proprio in questo periodo che il Signorelli instaurò con il Divin pittore uno stretto rapporto, tanto da condividere con lui il cantiere della Cappella Sistina.

 

Pala di Sant’Onofrio, olio su tavola di Luca Signorelli, 1484

 

Probabilmente fu proprio il Perugino a introdurlo a Perugia: qui il vescovo Jacopo Vagnucci, anche egli cortonese, gli commissionò la Pala di Sant’Onofrio, conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo. L’iconografia è quella della sacra conversazione: la Vergine seduta su un alto trono legge le Sacre Scritture, mentre il Bambino reca in mano un giglio simbolo di verginità e purezza, lo circondano due angeli, uno dei quali accorda un liuto, Sant’Onofrio e San Ercolano, protettori di Perugia.

Lo stile di Signorelli è caratterizzato da una grande attenzione all’anatomia e al movimento; nella sua arte tutto è corporeo, dalla rappresentazione dei personaggi al paesaggio reale. Le sue figure sembrano essere inserite in una rappresentazione teatrale e coreografica, soprattutto nelle raffigurazioni più complesse.

Il pittore ricevette importanti commissioni a Perugia e Firenze, ma si dovette allontanare da quest’ultima dopo la morte di Lorenzo il Magnifico avvenuta nel 1492. Nel 1502, secondo il racconto di Giorgio Vasari, perse suo figlio a causa della peste che infuriava a Cortona; sconvolto dalla perdita, il pittore ritrasse il corpo esanime del figlio: «con grandissima costanza d’animo senza piangere o gettar lacrima, per vedere sempre che volesse, mediante l’opera delle sue mani quella che la natura gli aveva dato e tolto». Secondo alcuni storici il corpo del figlio è stato ripreso per la raffigurazione del Cristo morto di Cortona.

Al pittore vennero riconosciuti importanti investiture nella politica cortonese, grazie alle quali poté instaurare rapporti con celebri e potenti famiglie come i Piccolomini e i Petrucci di Siena e i Vitelli di Città di Castello. Fatale gli fu una caduta da un ponteggio mentre stava lavorando che lo portò alla morte nel 1523.

 

 

 

Sabato 25 e domenica 26 novembre 2023, alla Padel Arena di Perugia, si terrà la prima edizione del torneo Clementina Day.

Si tratta di un evento di carattere benefico nato dalla collaborazione tra il Charing Golf Tour e il Lions Club Perugia Host. Il ricavato sarà devoluto all’Istituto Serafico di Assisi per il progetto #inaiuto.

Il torneo si articola in 2 categorie: il misto dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e il maschile dalle ore 14:30 alle ore 18:30.
La prima fase sarà a gironi, mentre la seconda a eliminazione diretta.
Sono previsti premi e gadget per tutti i partecipanti.

 


Quota di iscrizione: € 20,00
Per l’iscrizione: compilare il modulo d’iscrizione o chiamare il 327 0103349.

La chiesa, da cui prese il nome una delle quattro gaite e che quindi lega le gaite del XII secolo a quelle di oggi, si trova in condizioni di completo degrado dovuto all’usura del tempo e all’abbandono da parte del proprietario e dell’amministrazione.

Eppure la sua storia è antichissima e travagliata. La Chiesa di Santa Maria Filiorum Comitis, edificata da Rainaldo I conte di Antignano, figlio di Monaldo e capitano di Federico I Barbarossa, oggi sconsacrata, è la più antica tra quelle conservate: se ne hanno notizie fin dal 1198.

 

Chiesa di Santa Maria Filiorum Comitis

 

Lo storico Fabio Alberti in Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna città dell’Umbria, 1786 scrive: «Trovo memoria di quella chiesa fin dall’anno 1198. Fu edificata da Ranaldo, padre del Conte Napoleone, e quindi fu sempre nominata Sancta Maria Filiorum Comitis. Tanto per la situazione, quanto per la struttura è una delle chiese inferiori di Bevagna, ne somministra cose speciali da riferirsi». Carlo Pietrangeli nella sua Guida di Bevagna, 1959 aggiunge: «La chiesetta di S. Maria Filiorum Comitis edificata da Rainaldo padre di Napoleone Rainaldi, nota fin dal 1198, attualmente è ridotta a bottega». Mentre, lo storico bevanate Giulio Spetia nel suo libro Studio su Bevagna, 1972 scrive: «Rainaldo volse il pensiero e il passo verso Bevagna, che ormai dotata di un regime comunale autonomo, fin dal 1187 eleggeva liberamente i propri consoli. Sull’esempio dei suoi predecessori volle dedicarsi ad opere di cristiana pietà. Fondò prima in Bevagna la chiesa di Santa Maria, che i posteri chiamarono, in omaggio al fondatore, santa Maria dei figli del conte, e venerarono per molti secoli, fino a quando il cattivo gusto dei nostri contemporanei non permise che il piccolo oratorio, dal quale aveva preso il nome una delle quattro GAITE della città, fosse tolto al culto per venir trasformato ora in una stalla ora in un’officina».

 

 

Le quattro gaite, quindi, prendono il nome dal nome delle chiese presenti nel proprio quartiere. Lo ribadisce Giulio Spetia, sempre nel suo libro: «Riguardo ai quartieri di Bevagna, essi erano quattro: li dividevano, in un verso, la via Flaminia e, in senso contrario, le due strade che allacciano la piazza principale con Porta Guelfa e Porta Molini. Essi conservarono lungamente l’antica denominazione di gaite, parola che l’uso aveva corrotto in guayte. Scendendo da Porta San Vincenzo a quella del Salvatore, si trovavano, prima della piazza, a sinistra la Gaita San Giorgio (dal nome dell’antica chiesa che fu, poi, sostituita da quella di San Domenico) e a destra a Gaita San Giovanni, dal nome della chiesa, cui doveva succedere San Francesco. Dal 1500, data la maggiore importanza assunta dall’attuale Collegiata, questo quartiere fu detto anche Gaita Sant’Angelo. Oltre la piazza, a sinistra della Flaminia, era la Gaita Santa Maria e a destra quella di San Pietro, dal nome dell’antica chiesa (oggi, forse, di S. Agostino)».

 

Affreschi interni

 

La chiesa di Santa Maria in contemporanea alle due chiese romaniche di Bevagna, quella di San Silvestro e quella di San Michele Arcangelo, ha acquistato un certo valore artistico e storico grazie all’affresco presente al suo interno quale preziosa testimonianza del suo passato religioso. Fu distrutta nel 1249 e in seguito riedificata grazie ad Astorello nipote di Orzellino dei Conti di Antignano, il quale aveva il padronato su di essa. Nel 1455, in seguito a una permuta, passò a Pietro Rainaldi. Sin dal XVI secolo la chiesa si trovava in condizioni di disagio documentate dalle visite a Bevagna di Silvio Orsini e Pietro De Lunello, rispettivamente nel 1563 e 1571. In tale periodo la chiesa non possedeva i parametri per ufficiare la santa messa e si trovava in una condizione di indecenza. Giulio Urbini, nella sua opera Bevagna illustrata del 1913, neanche la nomina, testimoniando così che la chiesa era ormai sconsacrata e dimenticata. L’affresco presente all’interno, incorniciato a mattoni sporgenti e raffigurante la Madonna del soccorso e della misericordia riconducibile alla prima metà del 1500, ma ritoccato in varie epoche – risulta notevolmente danneggiato. Un ingresso che si affaccia sull’orto e murato in un secondo tempo racchiude, dipinto sotto l’arco, un agnello con bandiera crocisignata. Oggi tutta la struttura è in uno stato di degrado avanzato, con il tetto interamente crollato e transennata da venti anni.

Due appuntamenti per conoscere meglio il dietro le quinte dell’esposizione insieme ai ricercatori che hanno lavorato alla sua realizzazione.

Due appuntamenti nella Galleria Tesori d’Arte del Complesso monumentale di San Pietro per conoscere meglio il dietro le quinte dell’esposizione Il Perugino di San Pietro, insieme ai ricercatori che hanno lavorato alla realizzazione della mostra – visitabile fino al 7 gennaio 2024 – che, per la prima volta, ha riportato a Perugia e riunificato tutti e undici gli scomparti della predella dell’Ascensione di Cristo dipinta per la basilica.

 

Si parte venerdì 24 novembre, alle 17, con Laura Teza, professoressa associata di Storia dell’Arte moderna dell’Università degli Studi di Perugia e curatrice della mostra, che parlerà della “storia di una grande tavola per una grande chiesa benedettina”, mentre Davide Tugliani, ricercatore del Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e civiltà antiche e moderne dell’Ateneo perugino, insieme all’esperto restauratore Roberto Saccuman, analizzeranno la struttura e la ricostruzione della pala d’altare del Perugino. Giovedì 7 dicembre, sempre alle 17, dal Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia interverranno Valeria Menchetelli e Francesco Cotana, per parlare dell’ipotesi ricostruttiva della macchina d’altare, mentre Francesca Funis e Camilla Sorignani approfondiranno il progetto cinquecentesco per la chiesa.

 

Battesimo di Cristo. Musée des Beaux Arts

 

L’esposizione è promossa dalla Fondazione per l’Istruzione Agraria e dall’Università degli Studi di Perugia, con il contributo del Comitato promotore delle celebrazioni per il quinto centenario dalla morte del Perugino, main sponsor Brunello Cucinelli spa, il sostegno del GAL Media Valle del Tevere, la partecipazione del Musée des Beaux-Arts di Rouen e i Musei Vaticani, il patrocinio della Regione Umbria, del Comune di Perugia, dell’Ambasciata di Francia e del Consolato Onorario di Francia a Perugia, la collaborazione di Isola San Lorenzo, Comune di Città della Pieve e Fondazione Ranieri di Sorbello, la Basilica di San Paolo fuori le Mura, il Centro di Studi Storici Benedettini.

Per conoscere e imparare ad apprezzarne tutte le varietà non basterebbe una vita perché, per quanto riguarda l’olio extravergine d’oliva, l’Italia vanta primati di qualità difficilmente eguagliabili.

Sempre imitato, spesso contraffatto, qualche volta danneggiato persino dai suoi connazionali – che lo rendono protagonista di scandali e dibattiti imbarazzanti – il nostro olio regala punte di eccellenza che vale la pena conoscere e valorizzare. Solo conoscendo l’alta qualità, infatti, siamo in grado di riconoscere ed evitare le sue goffe falsificazioni: a questa eccellenza ho deciso di dedicare un intero articolo. L’olio extravergine Dop del Cilento, quello pugliese, l’olio dei Monti Iblei e quello delle colline teatine sono alcuni che, insieme a quello umbro, hanno un sapore particolare e un’intensità acida.

 

 

Non esistono aree particolarmente vocate alla produzione di olio di qualità, quanto buone pratiche agronomiche e tecnologiche da seguire durante la filiera e tecniche virtuose di gestione dell’oliveto: la raccolta, la trasformazione e la conservazione permettono di ottenere un olio superiore. Se queste best practice sono state attuate, il prodotto non presenterà alcun difetto all’assaggio; sarà riconoscibile il sapore fruttato, indice di un’oliva sana. Poi, in base al tipo di oliva utilizzata e alla sua origine, presenterà diverse caratteristiche positive: dalla mandorla fresca alla mela, dal carciofo alla foglia di pomodoro fino ad altre sensazioni vegetali. Nonostante molti consumatori siano convinti che l’amaro e il piccante siano attributi negativi, nell’olio extravergine di oliva sono invece fattori positivi. Un altro fattore che costituisce spesso un pregiudizio nello stabilire la qualità dell’olio è il colore. Ma conta davvero?

L’assaggio

L’assaggio ufficiale viene eseguito in un bicchiere in vetro scuro: questo significa che il colore non deve condizionare il sapore; non si fornisce alcuna indicazione sulla qualità, tantomeno su caratteristiche legate alla leggerezza, intensità, amarezza o piccantezza. Tuttavia, il colore cambia a seconda di diversi fattori: tipo di oliva, grado di maturazione del frutto, presenza di elementi chimici come le clorofille e i caroteni. Gialli dorati o verdi intensi, gli oli possono essere comunque di altissima qualità. Chiaramente se il consumatore si trovasse di fronte un olio tendente al rossastro, significherebbe che è vecchio ed che è stato esposto alla luce, all’aria o al calore e di conseguenza presenterà un sapore rancido.

Nella mia cucina l’olio è la massima espressione della semplicità del nostro territorio, storia dei posti dove siamo e futuro della nostra gastronomia. Quest’anno sono lieto di presentarvi l’olio extra vergine della Pieve di Caminino che trovate nel mio sito: abpersonalchef.com

In arrivo il quarto fine settimana della XXVI edizione di Frantoi Aperti in Umbria.

A celebrare l’arrivo dell’olio nuovo da venerdì 17 fino a domenica 19 novembre i borghi e le città di: Amelia (Tr) con Amerinolio; Arrone (Tr) con “Amor d’Olio”; Assisi (Pg) con le passeggiate di UNTO nei castelli e nel territorio; Campello sul Clitunno con la “Festa dei Frantoi e dei Castelli” che animerà la Piazza della Bianca domenica 19 novembre; e Spello (Pg) con “L’Oro di Spello – Festa dell’olivo e Sagra della Bruschetta”.

In ogni borgo e in ogni città d’arte che fa parte del circuito di Frantoi Aperti in Umbria, si terranno degustazioni guidate di olio extravergine d’oliva curate da esperti assaggiatori, momenti musicali tra gli ulivi e nei centri storici ed un servizio navetta di collegamento tra il centro storico del comune aderente e i frantoi del comune stesso.

 

 

Queste le iniziative da segnalare per il quarto weekend di Frantoi Aperti in Umbria:

Già da venerdì sera (17 novembre) sarà possibile partecipare alle cene oleocentriche dagli “Umbrian #EVOOAmbassador – Testimoni di oli unici” che proporranno menù di terra e di lago in abbinamento con gli oli e.v.o. di qualità dei produttori aderenti a Frantoi Aperti 2023. Venerdì 17 novembre sono due le cene oleocentriche in programma: a Torgiano (Pg) presso il Ristorante Quattro Sensi – Borgo Brufa e ad Orvieto (Tr) presso il Ristorante Vis a Vis che proporrà un menù completamente vegetale in cui ad essere protagonisti saranno gli oli monocultivar e i blend del Frantoio Cecci di Castel Viscardo (Tr). Una collaborazione quella tra il Frantoio Cecci e lo chef Emanuele Rengo del Ristorante Vis a Vis che si ripeterà anche domenica 19 novembre quando si terrà al Frantoio Cecci il “Pranzo Oleocentrico in Frantoio” accompagnato dalla musica dal vivo di Andrea Gioia e dalla visita del frantoio con degustazione degli oli.

Due saranno gli appuntamenti di trekking tra gli ulivi con esperienze musicali e di arte contemporanea entrambe in programma domenica 19 novembre ad Arrone e a Campello sul Clitunno.

Ad Arrone la partenza del trekking è alle ore 9.30 da piazza Garibaldi per salire, attraverso un antico sentiero, al monte di Arrone e arrivare al balcone naturale che si affaccia sulla fascia olivata della Valnerina. Ridiscendendo tra i boschi e gli oliveti del versante orientale si farà sosta al Frantoio Bartolini, dove si assaggerà l’olio nuovo. Durante il trekking si visiterà la Chiesa di San Giovanni Battista dove in occasione di #Chiaveumbra2023 | In Natura | Sperimentazioni artistiche nel paesaggio olivato, sarà possibile vedere l’installazione artistica di Chiara Fantaccione una “cleptomane dell’arte” che usa i materiali più diversi, prelevati da ambiti del tutto inattesi, riassemblandoli in conformazioni singolari. Le sue opere sono spesso opere-ambienti con una forte connotazione site-specific in cui non di rado mette in dialogo organico e artificiale

Sempre nella giornata di domenica 19 novembre, a Campello sul Clitunno è invece in programma un doppio appuntamento outdoor con la Pedalata tra i castelli della Fascia olivata, a cura di Fiab e YouMobility; ed il trekking ad anello alla scoperta di olivi secolari lungo la Fascia Olivata Assisi-Spoleto riconosciuta dalla FAO quale “Patrimonio agricolo di importanza mondiale”. Lungo il cammino l’artista Jessica Moroni in occasione di #Chiaveumbra2023, narrerà il suo lavoro visibile in alcuni saggi presso gli olivi secolari che si incontrano lungo il percorso. La passeggiata sarà inoltre l’occasione per una sosta d’ascolto del concerto della rassegna musicale “Suoni dagli Olivi Secolari” con l’esibizione di “Musica Muta” con Michele Rosati e Rachele Fogu, un duo di virtuosissimi chitarristi classici che spazia dal Jazz alla musica popolare latina ed internazionale. Al termine del percorso poi la possibilità di degustare l’olio appena franto.

 

 

 

Tre sono poi gli appuntamenti con gli “Assaggi di Storie. Degustazioni di Oli e di prodotti unici”. Il primo, sabato 18 novembre, a Spello presso la Taverna Costantino Imperatore alle ore 17.00, dove la degustazione sarà guidata da Claudio Baccarelli. A seguire domenica 19 novembre ad Arrone alle ore 11.00 la degustazione di olii della Valnerina sarà guidata da Giulio Scatolini, mentre a Campello sul Clitunno la degustazione guidata da Emanuela De Stefanis, componente del Panel della Dop Umbria, si terrà alle ore 16.00, presso Villa Negri Arnoldi e l’Olio e.v.o. di qualità dei produttori del territorio sarà abbinato al pregiatissimo tartufo locale.

Prosegue poi, domenica 19 novembre, l’appuntamento con il nuovo spin-off di Frantoi Aperti in Umbria, dedicato a bambini e famiglie, dal titolo “Trekking e Fiabe tra gli ulivi”. La CamminAttrice Loretta Bonamente accompagnerà i bambini (dai 5 ai 12 anni) e i loro genitori in una passeggiata lungo il sentiero dell’acquedotto Romano, coinvolgendoli nel racconto di storie sugli alberi, gli olivi e l’olio. La partenza è alle ore 9.30 ed al termine della passeggiata è prevista una merenda degustazione di Olio e.v.o. appena franto.

Frantoi Aperti in Umbria è un evento promosso dall’Associazione Strada dell’olio e.v.o. Dop Umbria, che si avvale di Add Comunicazione ed Eventi, agenzia specializzata nella comunicazione e promozione dell’Olio e dell’oleoturismo, in collaborazione con la Regione Umbria e con tutti gli attori del comparto olivicolo umbro. Si avvale inoltre del sostegno di alcune aziende aventi le radici nel territorio, fra queste, Vuscom, società del Gruppo Valle Umbra Servizi, Guido srl, Diva International S.r.l.Tartufi Fortunati Stocchi srl, del partner tecnico Official Green Carrier Trenitalia. Da evidenziare anche il sostegno di Crédit Agricole Italia, primario istituto di riferimento per il settore agricolo.

 


Per maggiori informazioni su Frantoi Aperti:
info@stradaoliodopumbria.itwww.frantoiaperti.net

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