Si conferma in Umbria la presenza di BNI, uno dei business network di maggiore successo al mondo, che puรฒ vantare giร oltre 10.000 membri in Italia.
Il 3 dicembre 2021, lโexecutive director di BNI Davide Venturi presenzierร , presso lโagriturismo Il Cantico di San Francesco di Palazzo di Assisi, lโinaugurazione di due nuovi capitoli della Region Umbria, quello di Minerva di Assisi e quello di Smile di Foligno. BNI รจ unโorganizzazione di business networking professionale il cui primo obiettivo รจ scambiarsi referenze di affari qualificate. ร lโorganizzazione con il maggior successo in questo ambito, con piรน di 10.200 Capitoli attivi in 70 Paesi nel mondo.
Fondata nel 1985, BNIยฎ รจ l’organizzazione di scambio referenze piรน vasta e di successo a livello mondiale. I membri sono professionisti e imprenditori che si aiutano reciprocamente ad aumentare il proprio giro d’affari grazie al Givers Gainยฎ (chi dร riceve). Ogni settimana, in migliaia di gruppi in tutto il mondo, i membri si incontrano con altri professionisti e imprenditori per costruire e alimentare relazioni a lungo termine basate sulla fiducia reciproca e scambiare referenze di business di qualitร . La partecipazione a BNIยฎ permette l’accesso a formazione professionale erogata da esperti del settore e l’opportunitร di fare networking e business con centinaia di migliaia di membri BNIยฎ in tutto il mondo.
Negli ultimi dodici mesi, i membri BNI hanno scambiato piรน di 12 milioni di referenze, che hanno generato piรน di 18 miliardi di euro di business. Nei due nuovi Capitoli, che si vanno ad aggiungere agli altri quattro capitoli della Regione Umbria, sono giร presenti oltre 50 aziende e professionisti, ognuno rappresentante di una diversa attivitร lavorativa; regola principale di BNI รจ infatti che allโinterno di ogni Capitolo sia ammesso un solo rappresentante per specializzazione.
In particolare, la vocazione del Capitolo Minerva รจ fortemente orientata al Turismo e al Benessere, due temi essenziali per il futuro dellโUmbria.
19:20 Intervento executive director Davide Venturi
20.00 Apericena
N.B. รจ necessario prenotarsi al numero +39 348 3314376 o presso la segreteria dellโagriturismo Il Cantico di San Francesco di Palazzo di Assisi. Tel +39 075 9975721. Cell: +39 392 9976768
Ebbene sรฌ, stiamo parlando proprio del castoro e non della nutria. Sรฌ, proprio il castoro, quel simpatico roditore acquatico che ama abbattere i tronchi degli alberi per costruire delle vere e proprie dighe.
Ma facciamo un poโ di ordine. Dal mese di marzo 2021, anche se sono stati raccolti indizi che confermano la presenza della specie giร nel 2019, รจ stata documentata la presenza di piccoli nuclei di castoro eurasiatico (Castor fiber) in almeno quattro aree non collegate tra loro in Toscana e in Umbria, oltre a sporadiche segnalazioni nelle Marche al confine con la Toscana e singoli segni di presenza in Emilia Romagna e Lazio.
Il castoro eurasiatico รจ un grande roditore, strettamente erbivoro, che puรฒ raggiungere quasi i 40 kg di peso, perfettamente adattato alla vita semi-acquatica. Vive in piccoli gruppi familiari, territoriali, composti da 3-5 individui che occupano tratti di fiume o di lago di lunghezza variabile. Abbatte alberi, scava buche e canali, accumula rami per formare delle dighe che aiutano a mantenere il livello dellโacqua al di sopra dellโentrata delle tane, ciรฒ gli consente di mettersi al riparo dai predatori e di facilitare il trasporto dei rami pesanti e della vegetazione usata come cibo in inverno.
Tipico rosicchiamento doppio conico, Foto di Cristiano Spilinga
Anche se originariamente era distribuito in tutta lโEuropa e lโAsia, all’inizio del 1900, a seguito di unโintensa attivitร di caccia che aveva lo scopo di recuperare la pelliccia, la carne e lโolio prodotto dalle sue ghiandole perianali, la specie sopravviveva con sole otto piccole popolazioni. Nel XX secolo la specie si รจ ampiamente ripresa in Europa grazie allโintroduzione di norme di protezione, ai programmi di reintroduzione e alle sue capacitร di dispersione attraverso la rete idrografica.
NellโAlto Medioevo il castoro eurasiatico era ancora ben diffuso in Italia, in particolare nella Pianura Padana, da dove scomparve nel corso del XVI o all’inizio del XVII secolo.
Dopo quattro secoli di completa assenza in Italia, nel 2018 un individuo in dispersione naturale dalla popolazione austriaca reintrodotta รจ stato rilevato nella zona di Tarvisio e nel 2020 la specie รจ stata segnalata anche in Val Pusteria.
Castoro eurasiatico (Castor fiber) ripreso con una fototrappola. Foto di Chiara Pucci e Davide Senserini
Ma alloraโฆ come ci รจ arrivato il castoro in Umbria?
Potrebbe non essersi mai estinto, anche se questa ipotesi รจ molto inverosimile visto che dove la specie รจ presente รจ facilmente rilevabile dai caratteristici segni, derivanti dal rosicchiamento doppio conico, lasciati sugli alberi. La seconda ipotesi, altrettanto poco probabile, รจ che la specie sia arrivata spontaneamente da altre aree. Poco probabile perchรฉ la distanza tra la Toscana e lโUmbria e le attuali zone di presenza in Francia, Svizzera, Austria, Tarvisiano e Val Pusteria รจ pari ad almeno 400 km e nel mezzo non ci sono evidenze di altre popolazioni.
Potrebbe esserci stata una fuga di individui dalla cattivitร , ma la presenza di segnalazioni in aree diverse della Toscana e dellโUmbria, implicherebbe diverse fughe di animali da varie strutture che li detenevano in cattivitร , oppure una fuga unica con successiva diffusione in aree diverse. Il tutto molto improbabile.
Particolare della coda del castoro eurasiatico (Castor fiber), Foto Chiara Pucci e Davide Senserini
Lโultima ipotesi, quella attualmente piรน accreditata dalla comunitร scientifica, รจ che ci sia stato un rilascio illegale di animali in piรน aree. I teriologi, che sono gli zoologi che si occupano dello studio dei mammiferi, si stanno interrogando su come gestire questa situazione visto che nonostante il castoro eurasiatico sia una specie strettamente protetta dalla legislazione nazionale e internazionale, per la Commissione Europea, essendoci stato un precedente in Spagna, i nuclei originati da rilasci illegali non sono obbligatoriamente tutelati, almeno fino a quando non diano origine a popolazioni diffuse e naturalizzate.
LโAssociazione Teriologica Italiana (ATIt) ritiene che i castori eurasiatici presenti in Italia centrale siano verosimilmente frutto di immissioni illegali e che comunque andrebbe predisposta unโattenta valutazione della fattibilitร della reintroduzione in relazione alla sua capacitร di produrre alterazioni positive e negative agli ecosistemi.
Qualsiasi ulteriore decisione sul destino di questa specie in Italia centrale sarร comunque subordinata a unโattivitร di monitoraggio su vasta scala per localizzare eventuali altri nuclei presenti e meglio chiarire la distribuzione attuale del castoro eurasiatico.
La stessa ATIt indica che nelle aree dove รจ accertata la presenza di castori dovrร essere definito al piรน presto un piano per la rimozione degli stessi, da comunicare adeguatamente alla popolazione per far comprendere la necessitร di tali interventi.
Bibliografia
Mori E., Viviano A., Brustenga L., Olivetti F., Peppucci L., Pucci C., Senserini D., Sergiacomi U., Spilinga C., Roversi P.F., Mazza G. 2021. Distribution and genetic analysis of wild-living Eurasian beavers in Central Italy. Redia, Journal of Zoology 104: 209-215.
Posizione dellโATIt sulla presenza del Castoro eurasiatico in Italia centrale. Documento approvato dal Consiglio Direttivo dellโATIt il 18 novembre 2021.
La mostra agricola artigianale del Trasimeno, che si svolge ogni anno a Pozzuolo, nel Comune di Castiglione del Lago, il secondo fine settimana del mese di settembre, a causa della pandemia รจ stata sospesa nella sua formulazione tradizionale per due anni; nonostante ciรฒ questโanno non ha voluto far mancare il dibattito sui temi di attualitร che interessano il settore agricolo ed agroalimentare. Infatti sabato prossimo, 27 novembre, nella prestigiosa cornice di Villa Valentini Bonaparte si terrร il convegno dal titolo Territorio Tipicitร Turismo nel quale numerosi interventi di qualificata professionalitร parleranno delle nuove risorse tra PNRR, PSR, MIPAAF e altro, in una interconnessione del settore primario tra innovazione, sostenibilitร , salute e ambiente. Si affronterร , tra i temi il percorso che ha portato alla ormai vicinissima nascita dei due distretti del cibo agroalimentari di qualitร Trasimeno-Corcianese e Area Sud Ovest Orvietana, che si costituiranno ufficialmente fra qualche settimana e che saranno i primi in Umbria a chiedere il riconoscimento, entro la fine dellโanno, per il tramite del soggetto proponente Gal Trasimeno-Orvietano. Infatti una intensa attivitร di animazione che รจ partita nella primavera scorsa ha prodotto un interesse generale delle imprese del settore agroalimentare nelle due aree di riferimento a questa nuova opportunitร per lโagroalimentare in Umbria e su quale settore la legge finanziaria per il 2022 ha stanziato ben 120 milioni di euro sul piano nazionale.
A portare i saluti saranno il Presidente della associazione Mostra dellโAgricoltura del Trasimeno, Cristian Giardini, il Sindaco di Castiglione del Lago Matteo Burico e il Presidente del Gal Gionni Moscetti, mentre il Direttore del Gal parlerร dei contenuti sia del Gal che dei distretti del cibo. Importanti relatori al tavolo del convegno tra cui Michela Sciurpa A.U. di Sviluppumbria, lโAssessore alle politiche agricole Roberto Morroni con le conclusioni affidate al sottosegretario del MIPAAF Sen. Francesco Battistoni. Prima delle conclusioni due testimonianze di imprese dellโeccellenza dellโimprenditorialitร umbra, Dominga Cotarella della famiglia Cotarella e Sergio Rutili della CM โ CentUmbrie Srl di Agello. Vogliamo tenere alto il dibattito sulle nuove opportunitร per il Trasimeno e per lโUmbria โ dichiara lโassessore del Comune di Castiglione del Lago Marino Mencarelli da sempre punto di riferimento importante per la mostra agricola โ visto che il particolare momento di crisi dovuta alla pandemia ci dร anche la possibilitร di avere finanziamenti importanti perla ripresa dellโeconomia. Abbiamo perรฒ il dovere โ continua โ di spenderli al meglio e di portare a conoscenza delle opportunitร il maggior numero possibile di operatori economici. Da questo punto di vista la mostra agricola del Trasimeno vuole essere un laboratorio di idee progettuali anche in questa occasione.
ยซSono onorato ed emozionato di essere presente in questa sala, nella quale mia madre ha dato molto. Penso che sia stata un modello per molte donne, la quale ha lavorato in questo luogo non solo con grande senso del dovere, ma con grande passione. Vorrei ricordare mia madre attraverso le parole di William Shakespeare: “Tu sei di tua madre lo specchio ed ella in te rivive”ยป. Giovanni Zazzerini
Lโarchivio di Stato di Perugia ha dedicato lโinaugurazione della Scuola di Archivistica, Paleografia e Diplomatica alla Dott.ssa ClaraCutini, che per lunghi anni, dal 1994 al 2009, รจ stata direttrice dellโistituto dopo esserne stata reggente a partire dal 1990; lโArchivio di Stato ha cosรฌ dedicato una targa commemorativa a Clara Cutini, posta nellโaula della Scuola da lei diretta fin dal lontano 1972; il luogo รจ un silenzioso portavoce delle persone che lo hanno vissuto, legando cosรฌ il nome di Clara e la sua personalitร allโimportante e prestigiosa istituzione.
Clara Cutini (Perugia 30 aprile 1942-24 novembre 2019) laureatasi con lode in Scienze politiche presso lโUniversitร degli Studi di Perugia inizia la carriera come archivista di stato nel 1968; รจ reggente ad interim della Sovrintendenza archivistica per lโUmbria dal 1975 al 1978; dal 1990 al 1994 รจ reggente dellโArchivio di Stato e delle sezioni dipendenti divenendone direttrice con la qualifica di primo dirigente dal 1994 fino 2009, anno del suo pensionamento. Grazie alla sua autorevolezza, al suo innato senso di responsabilitร , conciliato da un lungo operato e da una grande e duratura professionalitร , le รจ stato possibile individuare e acquisire le sedi monumentali per lโArchivio di Stato e per le quattro sezioni dipendenti: Spoleto nel complesso di San Matteo (1990), Foligno a Palazzo Deli (1998), Gubbio nel complesso di San Francesco (1999) ed Assisi nel Palazzo ex GIL (2005). Dalle commosse parole di chi la conosceva, Clara Cutini fu una donna di forte caratteree competenza, tali caratteristiche le consentirono di restaurare la sala, presso lโArchivio di Stato, dove si รจ svolta lโinaugurazione dellโanno accademico della Scuola.
La figlia, Laura Zazzerini
Gli archivi sono la base della nostra memoria, devono essere protetti, tutelati, salvaguardati, valorizzati e Clara, grande appassionata di storia, vedeva questโultima come un punto di partenza e non come un nostalgico ricordo, รจ per tale motivo che ha sempre lavorato in questa direzione, sottolineando giorno dopo giorno, lโimportanza di documenti e archivi, poichรฉ la sfida dei nostri giorni risiede nel riuscire a innescare un processo di viva usabilitร in modo che diventino fonte di nuova linfa in termini di approfondimenti, conoscenze, studio e creativitร ; sotto la guida della Dott.ssa Cutini, lโArchivio infatti si รจ aperto alla cittร , diventando da luogo esclusivo per pochi, ad ambiente vivo e facilmente accessibile, sede di mostre, convegni scientifici e iniziative culturali. La sua raffinata intelligenza la portava a orientarsi verso il futuro e aveva sempre nutrito grande stima e speranza nei giovani.
La Dott.ssa Cutini รจ stata direttrice dellโArchivio di Stato di Firenze, membro del comitato scientifico della Fondazione Aldo Capitini, del consiglio di amministrazione del Nobile Collegio del Cambio e del Nobile Collegio della Mercanzia. Vicenzo Ansidei di Catrano, Rettore del Nobile Collegio del Cambio e Giuseppe Severini, Rettore del Nobile Collegio della Mercanzia hanno ricordato il suo costante impegno in questi nobili e antichi collegi, nei quali non ha mai mancato di esprimere la propria opinione in modo pacato e puntale, solo dopo attente ricognizioni e precise perizie.
Fu inoltre socio ordinario della Deputazione di Storia Patria per lโUmbria, dellโAccademia di Belle Arti e della Societร di Mutuo Soccorso.
Lโamore per la sua cittร e la grande passione per il lavoro, vissuto sempre con il massimo impegno e onestร , ne hanno fatto una fine studiosa e autrice di importanti pubblicazioni; gli anni della sua attivitร infatti si sono contraddistinti da abbondanti occasioni di ricerca dando luoghi a numerose pubblicazioni edite con precisione e raffinatezza; tra i suoi scritti vanno ricordati i volumi: Uno schedato politico: Aldo Capitini (1998), Archivio del Collegio del Cambio di Perugia. Inventario (1992) dedicato a sua figlia Laura, Domus Misericordiae. Settecento anni di storia dellโOspedale di Perugia (2006), Breve dellโArte dei Calzolai di Gubibio (2012) dedicato ai suoi adorati nipoti Guido, Gloria e Claudia.
Un momento della cerimonia
Clara Cutini รจ stata insignita della Croce con corona dellโOrdine ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta nel 2002 ed รจ stata Presidente del Club Soroptimist di Perugia dalโ 2004 al 2006; Gabriella Agnusdei, Presidente Soroptimist Club di Perugia, la ricorda attraverso commosse parole: ยซLa sua eleganza e il suo profondo impegno nelle istituzioni le รจ valso lโaffetto di molte persone. Clara รจ stata sempre innamorata della sua famiglia, del suo lavoro, della sua cittร , รจ stata sempre innamorata della vita. Concludo con le stesse parole con le quali abbiamo aperto questa giornata. Io auguro a tutti voi di specchiarsi in Claraยป.
ร stata inaugurata la mostra โLeandra Angelucci Cominazzini. Una donna futuristaโ a palazzo Trinci, residenza della nobile famiglia che governรฒ la cittร di Foligno tra il 1305 e il 1439; la mostra, promossa da CoopCulture in collaborazione con il Comune di Foligno, รจ dedicata alla pittrice futurista folignate per la ricorrenza dei quarantโanni dalla sua morte.
La mostra, occasione imperdibile per ricordare e far meglio conoscere lโartista folignate, sarร visibile fino al 24 gennaio 2022. Curata da Massimo Duranti e Andrea Baffoni, allestita nelle sale di palazzo Trinci e al piano terra della biblioteca comunale, รจ divisa per sezioni con circa novanta opere, fra dipinti, arazzi e manufatti in ceramica che documentano lโattivitร di Leandra Angelucci Cominazzini e da cui si ricavano interessanti notizie sul rapporto intercorso con Filippo Tommaso Marinetti e con i personaggi di spicco del panorama culturale italiano del periodo futurista.
La mostra รจ arricchita da una sezione documentaria dedicata allโartista, alle sue esposizioni e ai contatti che strinse lungo tutta la sua operosa vita, e una sezione bibliografica dedicata allโeditore folignate dedito alla pubblicazione di opere futuriste Franco Campitelli, a cura di Antonella Pesola e Domenico Cialfi.
Le opere
La sua vita
Leandra Cominazzini (Foligno, 5 settembre 1890 โ Foligno, 24 gennaio 1981), รจ stata unโartista di primo piano nella cultura futurista italiana: nasce nella cittร dei Trinci da una famiglia dell’alta borghesia e trascorre tutta la sua infanzia a Foligno. Fin da giovanissima fu mandata dalla famiglia, come era previsto per le donne, presso il Collegio Santo Spirito a Perugia, per continuare gli studi all’istituto magistrale, anche se il suo desiderio era quello di frequentare i corsi dell’Accademia.[1]
Iniziรฒ a dedicarsi allโarte, la sua passione, appena diplomata, spaziando dal pannello murale, ai vetri dipinti a smalto e a olio, alle tele e alle mattonelle; sperimentรฒ il campo della pittura non tradizionale con la creazione di arazzi, riprendendo un’antica tecnica usata dalle donne di Spello. Grazie allโesposizione dei suoi arazzi, vinse una medaglia dโargento, alla Prima mostra internazionale di Arte sacra a Valle Giulia a Roma nel 1930.
Il 1932 fu un anno fondamentale per lโartista, poichรฉ questa data segnรฒ lโincontro con Gerardo Dottori, firmatario del manifesto dell’Aeropittura e figura di punta del futurismo a Perugia. Profondamente legato a Dottori fu Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista e ideatore della mostra Premio Golfo della Spezia, presso la quale Leandra Cominazzini presentรฒ un suo dipinto. Dopo tale successo lโartista partecipรฒ alle piรน importanti esposizioni italiane: la XX e la XXIII Esposizione internazionale d’arte di Venezia, nel 1936 e nel 1942, alle Quadriennali di Roma nel 1939 e nel 1943; espose inoltre a Napoli, Terni, Roma, Orvieto, Milano, Cremona, Bologna, Firenze e Foligno, inviando sempre le sue creazioni e non andando mai di persona.[2]
Fu unโartista poliedrica, non si dedicรฒ solo alla pittura ma, nel 1939, si cimentรฒ anche nella poesia, dedicando a Marinetti la raccolta di Aeropoesia futurista umbra, pubblicata poi postuma nel 1983.
La sua pittura subรฌ un cambiamento radicale, quando, all’inizio degli anni Cinquanta, rimase vedova del marito Ottorino Angelucci, un industriale perugino; la sua arte mutรฒ radicalmente, prediligendo soggetti come il cosmo, i satelliti e gli astri.[3] Lโartista si spense nella sua cittร natale il 24 gennaio 1981.
Lโaffetto di Leandra alla cittร รจ dimostrato da unโopera raffigurante la pittura astraleย del 1970, donata al Comune di Foligno e conservata nel deposito del museo di palazzo Trinci, ora esposta al pubblico.
Lโartista donรฒ, alla Biblioteca comunale Dante Alighieri della sua cittร nel 1979, il suo archivio, raccogliendo lโinvito fatto dallโamministrazione di voler costituire un fondo documentario sugli artisti umbri, che si รจ arricchito poi di altre pubblicazioni entrate a far parte del patrimonio librario nellโaprile del 1981. La documentazione ricopre un periodo molto ampio: dal 1900 al 1981, che testimonia la varietร di stili e generi dellโartista poliedrica, dalle iniziali prove di disegni scolastici, allโAutobiografia manoscritta. Fondamentali sono le lettere di Gerardo Dottori, lโartista con il quale si รจ sempre confrontata dal 1932, quando iniziรฒ a frequentare il gruppo futurista umbro con Alessandro Bruschetti, Vittorio Meschini e Giuseppe Preziosi.
La vita e la storia dellโartista รจ delineate nella mostra attraverso il materiale facente parte dellโArchivio Cominazzini, oggi digitalizzato. Dopo la seconda guerra mondiale infatti Leandra nella volontร di tenere desto lo spirito delโ Futurismo, cercรฒ continui legami con gli artisti con cui condivise le rassegne espositive e lโidealitร del movimento marinettiano; sono presenti infatti molti carteggi con alcuni esponenti, spicca infatti il forte legame di stima e amicizia con Giovanni Acquaviva ed Enzo Benedetto. Diversi documenti riguardano anche lโultimo segretario di Marinetti, Luigi Scrivo con il quale Leandra ebbe un epistolario dal 1968 al 1975. Accompagnano il lungo percorso artistico numerosi ritagli di stampa, fotografie, un diploma di partecipazione e cataloghi delle esposizioni piรน significative; il ricco materiale testimonia la volontร di Leandra di aggiornarsi e per continuare a esprimere la propria arte. La mostra si completa con un catalogo edito da Coopculture con saggi dei curatori, approfondimenti di Emanuela Cecconelli e Lucia Bertoglio ed un aggiornato apparato scientifico a cura di Antonella Pesola composto da una dettagliata cronologia e bibliografia. Leandra Angelucci Cominazzini fu tra le poche personalitร femminili che aderirono al Futurismo; il suo ruolo allโinterno del movimento appare molto interessante se si considera che tale movimento aveva una visione dellโarte basata su valori come la forza, la velocitร , la guerra, da cui il genere femminile era generalmente escluso; le donne allora reagirono ampliando gli spazi del movimento, diventando artiste a tutto tondo, impegnate cosรฌ su piรน fronti artistici.
L’orbo veggente, 1936
[1] Massimo Duranti, Enrico Crispolti, Leandra Angelucci Cominazzini Futurista Onirica, Perugia, 1983. [2] Mirella Bentivoglio, Le futuriste italiane nelle arti visive, De Luca, 2008. [3]Voce Cominazzini Leandra in Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche.
Al confine tra Umbria e Marche, in quella zona spartita tra il comune umbro di Foligno e quello marchigiano di Serravalle del Chienti, si estende un sistema di altipiani carsici circondato da una serie di rilievi. Prati fioriti che tendono periodicamente a riempirsi dโacqua, offrendo un paesaggio diverso in ogni stagione.
Ricciano, Arvello, Pian della Croce, Annifo, Colfiorito, Palude e Popola:ย questi i nomi di quegli altipiani posti aย 750 metri di altitudine, residui fioriti di una palude carsica ormai da tempo prosciugatasi. Disperse ormai le esalazioni mefitiche, il terreno, lโaltitudine e le variazioni atmosferiche fanno in modo perรฒ che si creino degli specchi dโacqua di particolare bellezza, dimora di numerose specie di piante e animali. Il Cavalier Francesco Santoni ne dร unโesemplareย rappresentazione in versi.
Opere idriche sullโaltopiano di Colfiorito
Il piรน famoso รจ senza dubbio il Lago di Colfiorito, dove lโacqua permane pressochรฉ tutto lโanno, costeggiato da una pittoresca passerella di legno e giร oggetto di opere di ingegneria idraulica dal 1483, quandoย Giulio Cesare Varanoย spinse per la costruzione di unaย galleria, conosciuta comeย La Botteย oย La Botte dei Varano, che convogliรฒ gran parte delle acque stazionanti nellโaltopiano nel fiume Chienti. Ambienti del genere, se lasciati a sรฉ stessi, sono infatti soggetti a un gradualeย interramento, cosa che, una volta divenuta irreversibile, comporta la sparizione di quel particolare ecosistema che si era creato.
E come non pensare, allora, alle recenti vicissitudini di questi bacini dโalta quota? Si ricordi il canale artificiale, scavato tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, che permise di mettere in comunicazione laย Palude di Annifoย con quella sopracitata di Colfiorito: opera che, nel dicembre 2017, si รจ rivelata estremamente utile. Durante la torrida estate precedente, infatti, le temperature elevate avevano causato lโevaporazione totaleย della palude, lasciando cumuli di pesci prima a morire โ e poi a marcire โ sotto al sole. Selezione naturale, direte voi; ma la stessa natura ha pensato bene di rimediare creando un altro,ย nuovo, bacino nella Piana di Annifo, nel dicembre dello stesso anno. Il neonato lago, come in passato, potrebbe durare fino a primavera; cosรฌ, una volta scioltisi il ghiaccio e la neve che glassano queste contrade, sarร possibile convogliare parte delle sue acque verso il martoriato Lago di Colfiorito, donandogli una seconda vita.
Museo Archeologico di Colfiorito
Natura e civiltร
Sarebbe un peccato, infatti, se questa zona umida โ peraltro protetta da un parco regionale e dalla Convenzione di Ramsar โ si alterasse a tal punto da sparire per sempre. Circondata infatti da boschi di cerri e agrifogli, la piana di Colfiorito ospita animali rariย come il tarabuso, lโairone rosso e il tarabusino, cosรฌ come pavoncelle, pittime reali, chiurli, germani reali, gallinelle dโacqua, poiane e falchi di palude. Allo stesso modo, vi crescono ninfee bianche, brasche dโacqua, millefoglio, il giaggiolo dโacqua, il ranuncolo, diverse piante officinali e la carnivora erba vescica. Nella zona occupata, fino al 1950, dalla torbiera, ormai esaurita, vi crescono pennacchi e orchidee acquatiche.
Nei pressi di questa magnifica porzione di terra, vi รจ anche ilย MAC, ilย Museo Archeologico di Colfiorito, che raccoglie le testimonianze di tutti quei popoli che, in queste zone di passaggio tra lโAppennino umbro e quello marchigiano, si sono avvicendati: i Romani, i Cartaginesi e, prima ancora, i Plestini, che conferirono alla zona il secondo nome di Altipiani Plestini.
Per chi invece voglia immergersi in unโatmosfera daย Signore degli Anelli,ย ogni anno, ad agosto, la zona di Montelago รจ animata dal pittorescoย Montelago Celtic Festival,ย evento imperdibile per gli amanti del genere.
Fonti: R. Borsellini,ย Riflessi dโacqua: Laghi, fiumi e cascate dellโUmbria,ย Cittร di Castello, Edimond, 2008.
Giovedรฌ 18 novembre, si inaugurerร il II anno del corso della Scuola APD e verrร dedicata la mattinata al ricordo la dott.ssa Clara Cutini, per lunghi anni direttrice dell’Istituto e di cui ricorre il secondo anniversario della scomparsa.
Interverranno Leonardo Varasano, Assessore alla Cultura del Comune di Perugia. A seguire, Alberto Grohmann, emerito dello Studium, Giuseppe Severini, magistrato e Rettore del Nobile Collegio della Mercanzia, e Vincenzo Ansidei, Rettore del Cambio. ร poi il turno di Mario Squadroni, ex Soprintendente Archivistico e attuale Presidente della Deputazione di Storia Patria per lโUmbria. Chiude Gabriella Agnusdei, Presidente del Soroptimist di Perugia, Associazione alla quale Clara era orgogliosa di appartenere. Successivamente, nellโaula didattica della Scuola, sarร scopertura una targa che ricorda la presenza e lโopera di Clara Cutini in quel luogo.
Probabilmente non tutti sanno che uno dei padri della grafica italiana era umbro, in particolare orvietano.
Si tratta di Piergiorgio Maoloni, un designer visionario che รจ stato in grado di anticipare i tempi e di realizzare, grazie al suo talento e alle sue intuizioni, il restyling di alcuni fra i piรน importanti giornali italiani fra cui, per citarne alcuni, ยซLa Stampaยป, ยซIl Messaggeroยป, ยซLโUnitร ยป, ยซAvvenireยป.
Piergiorgio Maoloni, foto di Orvietosi.it
Questo personaggio, che รจ stato in grado come pochi altri di dare forma alle notizie, nacque a Orvieto il 9 giugno del 1938. Definito lโarchitetto dei giornali, amรฒ molto Vienna e New York e fu in grado di guardare con attenzione a ciรฒ che accadeva nel resto del mondo, annotando evoluzioni ed esperienze e traendovi ispirazione per il suo lavoro.
Con la sua opera รจ stato in grado di elaborare un nuovo equilibrio fra contenuti e spazi, ha esaltato lโutilizzo delle immagini, ha dato respiro alle pagine dei giornali che, insieme a lui, si sono liberate da schemi opprimenti e antiquati. Il suo contributo allโevoluzione della graficaeditoriale รจ stato determinante, la capacitร di mettersi in ascolto delle esigenze comunicative delle redazioni, ha fatto sรฌ che la grafica diventasse un elemento fondamentale nella valorizzazione ed enfatizzazione dei contenuti, assumendo cosรฌ un ruolo da protagonista nella divulgazione della notizia.
Scomparso Maoloni nel 2005, il suo importante e ricchissimo archivio professionale, costituito in anni di lavoro, raccolta e ricerca, รจ stato donato dalla famiglia di Maoloni al Comune di Orvieto che nel 2018 ha avviato il progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita per valorizzare lo straordinario lascito. Il percorso per rendere fruibile lโarchivio โ attualmente conservato al secondo piano di Palazzo dei Sette – e metterlo a disposizione della comunitร non si รจ ancora concluso, ma รจ intenzione dellโamministrazione comunale spostarlo al Centro Studi per aprirlo finalmente al pubblico.
In occasione della serata di quel 22 dicembre 2018, data di presentazione del progetto Da Orvieto al mondo. Piergiorgio Maoloni a 80 anni dalla nascita, Angelo Rinaldi, art director de ยซLa Repubblicaยป, dichiarรฒ: ยซIl piccolo passo fatto dallโAmministrazione Comunale di Orvieto, ovvero una serata in ricordo di Piergiorgio Maoloni in cui si presenta lโidea di un progetto che valorizzi un Maestro della grafica italiana, รจ una cosa che trasformerร questo settore professionale in quanto Piergiorgio era molto conosciuto e apprezzato a livello mondiale, quindi rendere fruibile il suo lascito culturale al grande mondo di studenti, professionisti e appassionati non solo italiani ma anche stranieri รจ una intuizione feliceยป.
Aspettiamo allora con ansia di poter visitare questo tesoro per rendere ulteriore merito a un umbro che, con il suo lavoro, ha fatto davvero la differenza e che puรฒ ancora regalare spunti e ispirazione alle giovani generazioni di grafici.
Archeologia รจ una parola altamente evocativa. Quando, negli anni Cinquanta Ceram pubblicรฒ un libro di grande successo dal titolo โCiviltร Sepolteโ, migliaia di persone scoprirono il fascino dellโarcheologia.
Tutti sognarono di ritrovare civiltร remote, come fece Schliemann riportando in luce Troia, oppure rischiare la maledizione del faraone, come Howard Carter che entrรฒ nella tomba di Tutankhamen, o ancora immaginare lโemozione di Evans che individuรฒ il labirinto di Cnosso.
Archeologia perรฒ non รจ solo sinonimo di pietre sepolte o antiche iscrizioni perchรฉ esiste anche unโarcheologia legata alle piante. Non stiamo parlando di foreste fossili, bensรฌ di alberi e di frutta. E non parliamo neppure della meravigliosa frutta di cera di Francesco Garnier che si vede a Torino. Qui si tratta di alberi vivi e di frutti commestibili. Ci troviamo davanti a un luogo di archeologia botanica dove vengono coltivate molte varietร di frutta che non sono piรน sul mercato e che se si perdono lo sarร per sempre.
Dr. ssa Isabella Dalla Ragione
Il luogo in questione รจ Archeologia Arborea onlus: un frutteto a San Lorenzo di Lerchi, al confine tra Umbria e Toscana, coltivato e studiato dalla ricercatrice dottoressa Isabella Dalla Ragione che dice: ยซDalla lunga ricerca รจ stato creato a San Lorenzo di Lerchi, in un paesaggio agricolo storico, il frutteto da collezione, straordinario patrimonio genetico e culturaleยป.
In questo frutteto che, per inciso, รจ anche un angolo di Umbria molto romantico, sono riunite e curate 600 piante da frutto di 150 varietร . Ci sono pere, prugne, mele, ciliegie, mandorle e anche i merangoli, cioรจ arance amare, e le prugne mirabolane, tanto usate nella farmacia rinascimentale.
Le usanze passate
Pomi e peri coti, si sentiva gridare dโinverno per le calli di Venezia, in Piemonte e in Val dโAosta in autunno si mangiavano le pere cotte Martin Sec, a Roma quelli che andavano il giro con il calderone della frutta cotta li chiamavano Peracottari. E non era un complimento. Cambiava la cittร ma il problema era lo stesso: dโinverno la frutta era poca e si mangiavano cotti solo i frutti che resistevano. Era un modo per mangiare e scaldarsi le mani. Arance e mandarini erano solo al sud, e non ovunque, il resto del Paese si accontentava di mele e pere che si potevano conservare. Il boom economico ha fatto sparire i venditori di mele e pere cotte, sostituendoli con le merendine confezionate. Nemmeno nei ristoranti si trova piรน la frutta, nรฉ fresca nรฉ cotta.
Archeologia Arborea
Visitando il giardino di Archeologia Arborea si incontra una quantitร insospettabile di varietร di frutta e si scopre che ogni frutto ha unโindicazione precisa. Noi, condannati ad andare per supermercati, entriamo in contatto al massimo con 5/6 varietร di mele, mentre fino agli anni Cinquanta del secolo scorso erano molte decine e ogni orto aveva la sua specialitร . Le mele che crescono nel meleto archeologico sono varietร che provengono dalla zona di Cittร di Castello, dalla vicina Toscana e dalla Romagna, hanno tutti i colori della tavolozza e le forme piรน svariate: quelle Nasone e quelle Muso di Bue, oppure schiacciate, oppure tonde. Ogni mela ha unโindicazione precisa. La mela Pagliaccia o rotolona (il nome indica la sua forma) รจ una mela autunnale che si poteva conservare in inverno; la mela Muso di Bue, si mangiava fresca o come confettura; le mele Nasone erano solo verdi e croccanti; la mela Rosona si cucinava invece con le carni. Quando non cโera il frigorifero la frutta era legata ai cicli delle stagioni e, se si poteva, andava conservata.
Fino alla prima metร del ‘900 la frutta raramente veniva consumata a tavola mentre era molto gradita cotta assieme con le carni, per assorbire i grassi. Lโarista di maiale con le prugne o il vitello con le mele o la cacciagione con i lamponi sono dei must della cucina italiana. Tutte le piante che crescono in Archeologia Arborea erano giร coltivate nel tardo Medioevo e nel Rinascimento, come verificato personalmente dalla dr.ssa Dalla Ragione.
Invece di servirsi della macchina del tempo, Isabella Dalla Ragione รจ scesa a valle e ha fatto uno studio approfondito degli affreschi nei palazzi signorili dellโAlta Valle del Tevere, ritrovando dipinta la frutta che lei coltiva. Gli artisti, in particolare i pittori, hanno sempre lavorato copiando dal vero perchรฉ la natura ha offerto tutti i colori e le forme che cercavano. Cornici fiorite o canestri di frutta o giardini trompe lโลil, sono stati dipinti basandosi sempre su modelli reali. Perchรฉ lavorare di fantasia quando basta guardare fuori dalla finestra per avere una gamma infinita di colori e forme?
Visitare lโarboreto di San Lorenzo equivale quindi a tuffarsi con salto carpiato e con avvitamento in un mare profondo e pieno di curiositร , ma per fortuna, la dottoressa Dalla Ragione ci aiuta a stare a galla. Lโarboreto รจ visitabile e si puรฒ anche adottare una pianta.
Indirizzo: San Lorenzo di Lerchi (Cittร di Castello).ย tel + 39 335 61284 info@archeologiaarborea.org