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Almanacchi di Barbanera, diffusione di sapere nell’antica società

di Renata Covi

Almanacco: «Simbolo di quel genere letterario che ha contribuito a diffondere sapere tecnico e scientifico e a costruire l’identità culturale di interi popoli e nazioni fino all’avvento dei più moderni mass media» (UNESCO)

Barbanera: figura mitica di uomo vicino alle stelle, astrologo o forse astronomo.
Almanacco barbanera: pubblicato ogni anno a partire dal 1762.
Fondazione barbanera: luogo di raccolta e studio degli almanacchi e di fogli popolari attraverso i secoli.

Nel 2015 l’UNESCO ha inserito gli Almanacchi Barbanera nel Registro della Memoria del Mondo in quanto Patrimonio dell’Umanità: l’almanacco è stato per secoli, probabilmente fin dal Medioevo, l’anello di unione tra la cultura alta e quella bassa. L’Almanacco è stato fonte di ogni genere di informazioni utili a chi non aveva mezzi per accedere all’istruzione e al sapere. Cinquanta o sessanta anni fa era facile sentir dire: «Io non ho potuto studiare. Ho iniziato a lavorare a 10 o 11 anni». Una frase ben triste, ma era il tono della voce a renderla ancora più malinconica. Aver mancato qualcosa di sconosciuto ma importante era la consapevolezza di milioni di persone.

 

 

Gli Almanacchi Barbanera si inseriscono in questa voglia di sapere, nella necessità di migliorare la propria conoscenza e, perché no, anche nella speranza in un futuro forse migliore.
Immaginate una sera d’inverno in un casolare, senza luce elettrica e talvolta senza nemmeno il pavimento in mattoni – per questi privilegi bisognerà attendere ancora del tempo. Un paio di famiglie contadine sono sedute davanti al fuoco del camino: le donne lavorano a maglia o rammendano camicie e calzini, gli uomini fumano la pipa e bevono un vino di bassa qualità, fanno cesti di vimini o intagliano il legno; uno di loro, forse l’unico che sa leggere, legge l’almanacco e tutti gli altri ascoltano.
Ogni almanacco iniziava, ed è così anche oggi, con il dialogo tra Barbanera e il suo allievo Silvano. Si tratta di osservazioni sulla vita e sull’universo: è pur sempre un astronomo che parla.
A seguire sono le importanti effemeridi che informano sulle fasi lunari e sul sorgere e tramontare del sole. Le fasi lunari sono importanti per i contadini che devono seminare, ma pure per le donne che legano gravidanze e parti alla Casta Diva.

Poi, sfogliando l’almanacco, iniziano le pagine dedicate ai mesi, con informazioni e consigli. In ogni mese si parla di salute, di campagna, di come curare l’orto e proteggere dal gelo o dal caldo i prodotti della terra. Non può inoltre mancare un po’ di divertimento con proverbi e brevi storie, più o meno agiografiche. Qualche ricetta si inserisce timidamente: cose semplici, come era semplice l’alimentazione del mondo rurale, e naturalmente ci sono i consigli per l’igiene della persona e della casa.
Tutto con quel tono paternalistico oramai sparito. Ci sono almanacchi che tra i consigli utili riportano le date delle fiere, fondamentali per fare acquisti di ogni genere quando i negozi difettavano. Gli almanacchi erano e ancora oggi sono una micro enciclopedia di consigli pratici e utili. Infatti vengono ancora stampati milioni di calendari e almanacchi che vanno in giro per il mondo.
In realtà gli almanacchi hanno sempre viaggiato molto. Sono stati stampati anche all’estero per i nostri emigranti; ne è un esempio quello stampato all’inizio del Novecento negli Stati Uniti che dava informazioni su come ottenere la cittadinanza, come e cosa rispondere alle domande del centro immigrazione, come inviare i soldi a casa. Hanno anticipato le informazioni che i migranti oggi trovano su internet e i centri Money Transfer.

L’editore Campi non ha pubblicato solo almanacchi, ma il suo lavoro è stato un ponte gettato tra il mondo rurale e popolare e la cultura di base. Le notizie cruente, omicidi, disastri naturali come alluvioni o incendi hanno sempre attirato la curiosità del pubblico e Campi ha soddisfatto questa inesauribile curiosità stampando dei fogli volanti, di una sola pagina, con notizie di cronaca nera, di delitti efferati di disastri e di guerre. Più la notizia è tragica e più si accende la curiosità del pubblico, allora come adesso. I francesi li hanno chiamati feuilleton, e su quei fogli volanti si sono esibite anche penne famose.

 

 

Poi, accanto alle notizie di nera, sono apparsi i fogli con i testi delle canzoni, e non è un caso che la famosa rivista Sorrisi e Canzoni sia nata da un’idea di Campi. Chi canta, forse, vorrebbe anche suonare, allora Campi ha editato dei libretti d’istruzione per imparare a suonare da soli la chitarra e altri strumenti.
Ultima curiosità. Forse qualcuno ricorda l’organetto di Barberia con un uomo, una scimmia e un pappagallino che giravano per l’Italia. L’organetto era una pianola meccanica che strimpellava canzoni famose, la scimmia faceva la buffona e il pappagallo prendeva da una cassetta il biglietto della fortuna e lo consegnava, in cambio di pochi soldi.
Anche quei fogliettini che hanno fatto sognare tanta gente erano stampati dall’editore degli Almanacchi. Per concludere gli Almanacchi possono essere annoverati tra i long selling, ovvero un prodotto editoriale pubblicato ininterrottamente dal 1762. Nemmeno le guerre ne impedirono la pubblicazione.
Visitare la Fondazione Barbanera vuol dire tornare a casa con la testa piena di meraviglie: si comincia dal magnifico giardino e dal frutteto coltivati con principi biologici a vantaggio reciproco delle piante e dei fiori, per terminare con una collezione che riserva tante sorprese assolutamente inedite.

 


La Fondazione, vistabile dietro appuntamento, si trova a Spello.

Basta contattare la FONDAZIONE BARBANERA – Via San Giuseppe 1 – Spello – www.barbanera.it

telefonando: 0742 670845 o scrivendo a: fondazione@barbanera.it

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Renata Covi

Redattrice enogastronomia e tradizioni popolari