«Sogno di far crescere il mio brand e diventare uno tra i designer più influenti nel sistema moda».
Marco Rossi è un giovane – classe 1995 – e promettente designer di Passignano sul Trasimeno, nato sotto il segno del leone: «Sono un leoncino a tutti gli effetti» specifica. Oggi vive tra Roma e l’Umbria e da poco ha partecipato alla Vancouver Fashion Week, dove ha portato in passerella la sua collezione ispirata al Trasimeno.
«Una tela perfetta di verdi colline e vallate, antiche fortezze e il pittoresco lago Trasimeno. Scene di pesca giocavano sullo schermo mentre i modelli indossavano cappelli da pescatore e camicie oversize. Arancione, bianco e tonalità scure si mescolano per formare un bagliore che ricorda i cieli estivi in Italia», così Fashion Studio Magazine di Vancouver ha descritto la sua sfilata. Per Marco non era però la prima volta: era già stato selezionato per diverse competizioni nazionali e internazionali quali Alta Roma e Un Talento per la Scarpa.
Marco, qual è il suo legame con l’Umbria?
Sono nato in Umbria a Passignano sul Trasimeno, anche se la mia famiglia non è originaria di questa regione. Amo l’Umbria profondamente perché è sinonimo di natura ed è una delle poche realtà italiane in cui il verde resiste al cemento. Il legame maggiore ce l’ho però con il lago Trasimeno, perché ci sono nato e perché l’acqua è un elemento in cui mi ritrovo molto.
A Vancouver ha portato una collezione del suo brand AnotherDavid ispirata proprio dall’armonia del lago Trasimeno: ci spieghi meglio.
Sì, mi sono fatto ispirare dal Trasimeno, così da far conoscere al mondo l’Umbria e in particolar modo il lago: ho raccontato, attraverso la mia collezione, i suoi tramonti, con i colori che variano dall’arancione al viola. I cappelli e gli abiti larghi ricordavano l’abbigliamento dei pescatori, così come la stoffa a righe verticali e le pashmine in cotone intrecciate come le reti da pesca. Anche nella scelta dei tessuti ho voluto richiamare l’Umbria: il denim è misto a canapa, la nostra regione è pioniera nella produzione di questo materiale. Ho riservato una attenzione particolare ai materiali, naturali e inediti, così da utilizzare la minor quantità possibile di elementi inquinanti. Devo dire che è stata una collezione progettata e realizzata in circa due mesi: Istituto Italiano Design mi ha scelto e sono partito per il Canada, il tutto molto velocemente.
È stata comunque un successo…
Non mi sento soddisfatto al centro per cento – si può sempre migliorare – però c’è stato un buon riscontro, soprattutto da parte della stampa: giornali specializzati di moda hanno parlato di me e scritto della mia collezione. Queste sono piccole soddisfazioni che mi hanno ripagato dei tanti sacrifici fatti.
Troveremo l’Umbria anche in altre collezioni?
Penso di sì, anche perché all’estero – come dicevo – è stata molto apprezzata.
Disegna sia per uomo che per donna?
Per ora realizzo solo abiti da uomo, ma il mio progetto è quello di disegnare una collezione anche da donna.
Quando ha deciso di diventare designer di moda?
La moda mi è sempre piaciuta fin da piccolo, da ragazzino leggevo Vogue sotto le coperte (ride). C’è un aneddoto che spiega la mia passione fin dalla tenera età: quando si è sposato mio fratello più grande tutti dovevamo vestirci allo stesso modo, ma io – nonostante fossi molto piccolo – puntai i piedi perché volevo indossare il gilet oro e il papillon rosso. Alla fine la spuntai e mia madre mi accontentò! Questo è stato il mio primo approccio concreto con la moda e la mia prima ribellione al sistema (ride). Poi ho iniziato a studiare, frequentando prima il liceo artistico e poi l’Istituto Italiano Design a Perugia.
Ora, a cosa sta lavorando?
Sto cercando di portare avanti il mio progetto e promuovere il mio marchio AnotherDavid, ma non è facile.
Ci dia qualche consiglio per la stagione appena iniziata: quest’inverno cosa non deve mancare nell’armadio di un uomo?
Il cappotto spinato over, rigorosamente con la cintura e il cappellino ispirato alla kippah.
Ha qualche grande stilista a cui si ispira?
Ce n’è più di uno: Maison Martin Margiela per come destruttura l’abito, un altro molto vicino alle mie corde è Valentino per come rielabora i contest delle sfilate, il terzo è Alexander McQueen, che per me ha fatto davvero la storia della moda. Infine, Vivienne Westwood per il personaggio che è. Tutti loro comunque li apprezzo come persone e per come hanno saputo comunicare il loro essere attraverso la moda.
Per il suo futuro cosa si augura?
Voglio far crescere il mio brand e diventare uno tra i designer influenti nel sistema moda. Per ora è un sogno, ma spero diventi realtà.
Come descriverebbe l’Umbria in tre parole?
Equilibrata, spirituale, naturale.
La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione…
Il lago Trasimeno.
Agnese Priorelli
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