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Chissร  cosa avrebbe scritto Giorgio Vasari riguardo all’arte del pittore marchigiano Giovan Battista Salvi (1609 โ€“ 1685).
La domanda sorge visitando la mostra presso la Galleria Tesori d’Arte, nel medievale complesso di San Pietro a Perugia: Sassoferrato. Dal Louvre a San Pietro. La collezione riunita, ora in corso fino al 1ยฐ ottobre 2017.

Un percorso conoscitivo alla scoperta della formazione e dello stile dell’artista, che non tralascia di riportare le aggettivazioni e gli epiteti attribuitigli dalla critica nei secoli.
Chissร  se il grande biografo avrebbe lanciato sferzanti giudizi sulla poca inventiva del Salvi, o se lo avrebbe classificato come un buon accademico padrone dell’arte pittorica.
Di certo quest’anno รจ significativo per la rivalutazione in toto del pittore: il 17 giugno sarร  inaugurata un’altra mostra presso il Palazzo degli Scalzi di Sassoferrato, il comune natio dellโ€™artista, dove se ne riscoprirร  l’importanza nell’ambito dell’esercizio grafico.
Frutto di una collaborazione tra enti pubblici e collezionisti privati, l’esposizione perugina si avvale di prestiti italiani e internazionali, come sottolinea del resto il titolo, che ossequia il grande museo francese per la concessione temporanea dell’Immacolata Concezione, opera un tempo appartenente al complesso benedettino di Perugia.

Sassoferrato, Sant’Apollonia

Grandi nomi si alternano alle opere del Sassoferrato, e i dipinti si susseguono in costante confronto gli uni con gli altri nel lungo corridoio espositivo. I maestri dei secoli precedenti sono alla base delle soluzioni compositive e tematiche del Salvi, ยซSassoferrato non crede alla evoluzione dell’arteยป : parole di Vittorio Sgarbi, curatore della mostra insieme a Cristina Galassi.[1]
Il percorso vi guida tra pareti divisorie e deviazioni angolari, tutto avvolto dal rosso intenso, purpureo, dei pannelli: i dipinti sono sotto i riflettori, esaltati da un’atmosfera solenne, austera e celebrativa.
La copia dai modelli noti รจ per il pittore alla base della propria definizione stilistica.
Reazionario, conservatore, Sassoferrato si identifica nella purezza formale del Perugino, ne assorbe la lezione sviluppando un carattere piano, una pacatezza devozionale. Le figure di santi esposte sono avvolte da un tono di contemplazione e staticitร : giovani donne dagli ovali del viso perfetti impersonano sante deferenti, dalle forme morbide, arrotondate, semplici e accademici i tratti, gli sguardi immobili, l’espressivitร  quasi assente.
Ecco Santa Apollonia, presente in due esemplari: in entrambi la santa reca la tenaglia in mano, nella posizione copiata dal precedente cinquecentesco di Timoteo Viti: la martire mostra l’arnese di tortura e il dente estratto con un’espressione muta, quasi a simulare la triste sorte che le รจ spettata.
In prestito dai Musei Capitolini c’รจ la meravigliosa Maddalena penitente di Domenico Robusti, figlio di Jacopo Robusti detto Tintoretto.

Tintoretto, Maddalena penitente

Risalente al 1598, la giovane dai riccioli ambrati incanta e brilla di riflessi e bagliori per lo stupendo trattamento della luce, affascinante รจ il contrasto tra il notturno in lontananza e il raggio celeste che illumina la sensualissima redenta. Nella sua variazione sul soggetto il Sassoferrato riprende la composizione di Domenico Tintoretto, ma si allontana completamente dal tono languido e morbido del maestro veneto, per mantenere incorruttibilmente il suo stile devozionale e apparentemente morbido.

In alto: Sassoferrato, La Speranza con due angeli. Sotto: Sassoferrato, La Fede con due angeli

Nel lungo corridoio rosso tre grandi tele, tutte copie della Deposizione Borghese raffaellesca, si succedono in maniera digradante, da ultima quella del Salvi. La stessa scena si ripete, come in fotografie a diversa distanza, la replica della replica, l’arte che ricorda se stessa.

L’impatto visivo a tinte forti รจ poi smorzato dai due quadrettini raffiguranti la Speranza e la Fede attorniate da angioletti, dalle forme morbide e i visetti espressivi: l’esercizio di copiatura da Raffaello รจ completo.
Altro tris in sequenza: le versioni della Madonna del Giglio. Queste e molte altre opere denotano l’accademismo e la compostezza in linea con una rinascenza quattrocentesca.
Sassoferrato sprigiona una dolcezza intima nelle zuccherate vergini, talvolta fermate in una misuratissima estasi, o nella preghiera silenziosa. Tratti aggraziati, distanti, immobili nel tempo e nella contemplazione.
L’apice di tali caratteri si trova nell’estatica rappresentazione dell’Immacolata Concezione del Louvre, che vi aspetta in gloria tra testine di angioletti sorridenti e sospesa in una nuvola a chiudere la mostra.

Sassoferrato, Immacolata Concezione

Il plauso alla Fondazione Agraria e ai curatori รจ d’obbligo: l’esposizione riscatta il Sassoferrato, coglie in pieno il suo stile, senza tacerne la formazione e i maestri, riunendone parte delle opere in un continuum di confronti esplicativi.
Per chi vuole calarsi in un clima di silenzio e riflessione, alla scoperta dei Tesori d’Arte nella Galleria. Il miglior tributo al pittore sarร  proprio quello di raccogliersi nella contemplazione delle sue opere con lo stesso atteggiamento dei suoi personaggi: silenzio, immobilitร , formalitร .

Orari: 16.00-20.00 | Chiuso il lunedรฌ

Per saperne di piรน su Perugia

[1] http://www.ilgiornale.it/news/sassoferrato-ovvero-larte-essere-noioso-e-sublime-1379228.html

Unโ€™incredibile quantitร  di opere acquisite da fondazioni e istituzioni bancarie, quasi โ€œUn museo paralleloโ€ come lo definisce Vittorio Sgarbi sul catalogo e nel video che accoglie i visitatori allโ€™entrata della mostra a Palazzo Baldeschi in corso Vannucci a Perugia, inaugurata lโ€™11 aprile e aperta fino al 15 settembre.

Un tesoro conservato in antichi Palazzi di rappresentanza a parziale vocazione museale e oggi fruibile al grande pubblico. 100 opere selezionate tra le circa 13 mila a disposizione, tra dipinti e sculture, โ€œda Giotto a Morandiโ€ entrate nelle collezioni bancarie talvolta con lโ€™obiettivo di compensare una carenza dello Stato nella integrazione delle collezioni pubbliche comunali, provinciali o regionali. Un patrimonio fondamentale che per la sua varietร  e stratificazione temporale, puรฒ essere considerato il volto storico e culturale delle diverse regioni italiane.

La mostra, che apre proprio quest’anno in occasione dei 25 anni dalla nascita delle Fondazioni di origine bancaria, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e organizzata dalla Fondazione CariPerugia Arte con il contributo di Unicredit, vuole essere un incentivo per attrarre visitatori in Umbria dopo il terremoto e per questo parte degli incassi sarร  destinato al restauro dei beni storico-artistico danneggiati. Un motivo ulteriore per visitare questo โ€œmuseo dei museiโ€, che inizia nella Sala I con un prezioso tondo con San Francesco dโ€™Assisi di Giotto, realizzato nel 1315 ca., dopo gli affreschi della Cappella degli Scrovegni.

Un percorso che in modo cronologico ci fa conoscere sette secoli di storia dellโ€™arte attraverso opere di maestri piรน o meno noti appartenenti alle principali โ€œscuoleโ€, tra i molti nomi: Beato Angelico, Perugino, Pinturicchio, Matteo da Gualdo, Dosso Dossi, Ludovico Carracci, Giovanni Francesco Guerreri, Ferraรน Fanzoni, Giovanni Lanfranco, Guercino, Guido Cagnacci, Pietro Novelli, Giovanni Domenico Cerrini, Mattia Preti, Luca Giordano. Lโ€™Ottocento รจ rappresentato dalle opere del Piccio, Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Giuseppe Pelizza da Volpedo, un piccolo ma meraviglioso ritratto di donna di Giovanni Boldini, sinuosa e avvolta in un abito fatto di veloci pennellate e colori sfumati.

Tra le opere contemporanee sono felice di aver ritrovato uno dei volti dissolti nella materia di Medardo Rosso, accanto alla simbolista levigatezza del marmo di Adolfo Wildt. E ancora Vincenzo Gemito e un capolavoro della scuola romana: la piovra furiosa e bruciante di Scipione. Colpisce anche il confronto inevitabile tra le bottiglie sfaldate dalle pennellate veloci in una grande natura morta di Filippo de Pisis a fianco alla meditata pittura di Giorgio Morandi.

Il viaggio si conclude con due splendidi gessi di Quirino Ruggeri, e il monumentale โ€œMadre e figlioโ€ di Carlo Carrร  del 1934 una delle opere che segna il โ€œRitorno allโ€™ordineโ€ di questo maestro del futurismo, che siamo lieti essere vicino al nostro Gerardo Dottori.

La mostra che vale senzโ€™altro la pena essere vista (e non soltanto per lโ€™intento benefico e il biglietto ridotto!) talvolta non dร  respiro alle numerose opere, poste troppo vicine o in angoli nascosti, mentre invece meriterebbero per il loro valore di essere ben ammirate.

Il catalogo della mostra (italiano/inglese), curato da Vittorio Sgarbi e Pietro Di Natale, รจ edito da Fabrizio Fabbri Editore.

Gli orari di apertura sono: dal martedรฌ al venerdรฌ dalle 15 alle 19.30; sabato e domenica dalle 11.00 alle 19.30. Lunedรฌ chiuso. il costo dei biglietti รจ intero 6 euro; ridotto 4 euro (gruppi con piรน di 10 persone; over 65; studenti con piรน di 18 anni). Ingresso gratuito per studenti fino a 18 anni. Per i visitatori รจ stata attivata una convenzione con il parcheggio Saba-Sipa di Piazza Partigiani che permette di avere una tariffa scontata per le prime due ore di sosta.

Per informazioni visitare il sito;

tel. 075. 5734760.

 

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