La chiesa, da cui prese il nome una delle quattro gaite e che quindi lega le gaite del XII secolo a quelle di oggi, si trova in condizioni di completo degrado dovuto allโusura del tempo e allโabbandono da parte del proprietario e dellโamministrazione.
Eppure la sua storia รจ antichissima e travagliata. La Chiesa di Santa Maria Filiorum Comitis, edificata da Rainaldo I conte di Antignano, figlio di Monaldo e capitano di Federico I Barbarossa, oggi sconsacrata, รจ la piรน antica tra quelle conservate: se ne hanno notizie fin dal 1198.
Chiesa di Santa Maria Filiorum Comitis
Lo storico Fabio Alberti in Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna cittร dellโUmbria, 1786 scrive: ยซTrovo memoria di quella chiesa fin dallโanno 1198. Fu edificata da Ranaldo, padre del Conte Napoleone, e quindi fu sempre nominata Sancta Maria Filiorum Comitis. Tanto per la situazione, quanto per la struttura รจ una delle chiese inferiori di Bevagna, ne somministra cose speciali da riferirsiยป. Carlo Pietrangeli nella sua Guida di Bevagna, 1959 aggiunge: ยซLa chiesetta di S. Maria Filiorum Comitis edificata da Rainaldo padre di Napoleone Rainaldi, nota fin dal 1198, attualmente รจ ridotta a bottegaยป. Mentre, lo storico bevanate Giulio Spetia nel suo libro Studio su Bevagna, 1972 scrive: ยซRainaldo volse il pensiero e il passo verso Bevagna, che ormai dotata di un regime comunale autonomo, fin dal 1187 eleggeva liberamente i propri consoli. Sullโesempio dei suoi predecessori volle dedicarsi ad opere di cristiana pietร . Fondรฒ prima in Bevagna la chiesa di Santa Maria, che i posteri chiamarono, in omaggio al fondatore, santa Maria dei figli del conte, e venerarono per molti secoli, fino a quando il cattivo gusto dei nostri contemporanei non permise che il piccolo oratorio, dal quale aveva preso il nome una delle quattro GAITE della cittร , fosse tolto al culto per venir trasformato ora in una stalla ora in un’officinaยป.
Le quattro gaite, quindi, prendono il nome dal nome delle chiese presenti nel proprio quartiere. Lo ribadisce Giulio Spetia, sempre nel suo libro: ยซRiguardo ai quartieri di Bevagna, essi erano quattro: li dividevano, in un verso, la via Flaminia e, in senso contrario, le due strade che allacciano la piazza principale con Porta Guelfa e Porta Molini. Essi conservarono lungamente lโantica denominazione di gaite, parola che lโuso aveva corrotto in guayte. Scendendo da Porta San Vincenzo a quella del Salvatore, si trovavano, prima della piazza, a sinistra la Gaita San Giorgio (dal nome dellโantica chiesa che fu, poi, sostituita da quella di San Domenico) e a destra a Gaita San Giovanni, dal nome della chiesa, cui doveva succedere San Francesco. Dal 1500, data la maggiore importanza assunta dallโattuale Collegiata, questo quartiere fu detto anche Gaita SantโAngelo. Oltre la piazza, a sinistra della Flaminia, era la Gaita Santa Maria e a destra quella di San Pietro, dal nome dellโantica chiesa (oggi, forse, di S. Agostino)ยป.
Affreschi interni
La chiesa di Santa Maria in contemporanea alle due chiese romaniche di Bevagna, quella di San Silvestro e quella di San Michele Arcangelo, ha acquistato un certo valore artistico e storico grazie allโaffresco presente al suo interno quale preziosa testimonianza del suo passato religioso. Fu distrutta nel 1249 e in seguito riedificata grazie ad Astorello nipote di Orzellino dei Conti di Antignano, il quale aveva il padronato su di essa. Nel 1455, in seguito a una permuta, passรฒ a Pietro Rainaldi. Sin dal XVI secolo la chiesa si trovava in condizioni di disagio documentate dalle visite a Bevagna di Silvio Orsini e Pietro De Lunello, rispettivamente nel 1563 e 1571. In tale periodo la chiesa non possedeva i parametri per ufficiare la santa messa e si trovava in una condizione di indecenza. Giulio Urbini, nella sua opera Bevagna illustrata del 1913, neanche la nomina, testimoniando cosรฌ che la chiesa era ormai sconsacrata e dimenticata. Lโaffresco presenteallโinterno, incorniciato a mattoni sporgenti e raffigurante la Madonna del soccorso e della misericordia – riconducibile alla prima metร del 1500, ma ritoccato in varie epoche – risulta notevolmente danneggiato. Un ingresso che si affaccia sullโorto e murato in un secondo tempo racchiude, dipinto sotto lโarco, un agnello con bandiera crocisignata. Oggi tutta la struttura รจ in uno stato di degrado avanzato, con il tetto interamente crollato e transennata da venti anni.
Con la sua forma circolare, un diametro di circa 22 metri e una profonditร di circa 13, il bacino si trova a circa due chilometri a nord diย Bevagnaย (Perugia), immerso nella natura tipica della Valle Umbra
Immergersi nelย lago Aisoย โ o, come viene anche chiamato,ย lago dโAbissoย oย dellโInferno โ รจ unโesperienza unica. Il sole penetra dalla superficie parzialmente coperta di alghe, disegna giochi di luce insoliti e particolarmente suggestivi, regalando colori che raramente si possono osservare in acqua dolce. Lโacqua cristallina lascia intravedere la vegetazione esterna anche dal fondo del bacino. La trasparenza รจ dovuta al fatto che il lago รจย una risorgiva artesianaย alimentata da sorgenti sub-lacuali, questo fa si che lโacqua sia mossa come da una corrente.
Con la sua forma circolare, un diametro di circa 22 metri e una profonditร di circa 13, il bacino si trova a circa due chilometri a nord diย Bevagnaย (Perugia), immerso nella natura tipica della Valle Umbra e nascosto tra gli alberi, quasi come fosse uno scrigno che conserva dei segreti. E infatti tanti segreti e misteri circondano questo piccolo lago umbro.
Il lago sacro
Sullโorigine di questo piccolo specchio dโacqua si raccontano diverse storie e leggende che fanno risalire la sua creazione a un evento di sprofondamento, ma lโetร del lago sembra antica, di epoca preromana. Vicino alle sue sponde, infatti, sono state ritrovate delle statuette votive del VI-V sec a.C., dei frammenti di terrecotte e statue marmoree e delle monete. In localitร Aisillo Fanelli, a poca distanza dallโAiso โ sulla piana di Bevagna โ sono stati svolti scavi archeologici che hanno riportato alla luceย un santuario di epoca romana.
Si trattava di un luogo di culto, in quanto รจ presente una cavitร circolare delimitata da una struttura in cocciopesto a formare un bacino, centro dellโintero complesso sacro. La funzione della suddetta vasca non รจ conosciuta, sembra, tuttavia, che fosse di tipo votivo, vista la presenza nel bordo di numerose monete, che, con ogni probabilitร , venivano gettate al suo interno. Sono apparse anche due stanze circondate da un porticato, di cui rimangono alcune basi di colonna in arenaria e il pavimento in cocciopesto. I due ambianti conservano anche loroย tracce di cultoย come statue ed elementi dโarredo.
Lago Aiso
La leggenda
Al lago dโAiso sono legate alcune leggende, tra cui una nota fin dal Seicento. Si racconta di un ricco e avaro contadino di nome Chiarรฒ che volle trebbiare il granoย il giorno di S. Anna, giorno nella tradizione contadina dedicato rigorosamente al riposo e alla festa della madre della Madonna. Per questa sua volontร , che contravveniva alla regola โ narra la tradizione โ lโaia dove stava trebbiando sprofondรฒ con tutti gli uomini che stavano lavorando, formando subito dopo un laghetto, lโattuale lago di Aiso. La pia moglie di Chiarรฒ scampรฒ al pericolo con un bambino, maย un rivo dโacqua la seguรฌ e sommerse il figlioย nel luogo dove ora cโรจ una piccola sorgente dettaย lโAsillo.
La โplatea comunisโ di Bevagna: le tre chiese, il palazzo, il pozzo, la fontana. I racconti.
Negli anni, nei secoli, la platea comunis ha cambiato tante volte il suo aspetto, conservando sempre il suo fascino. Di essa, nel corso di tutti questi anni hanno scritto storici (locali e non), medievisti e giornalisti (locali e non) celebrandone l’architettura e raccontandone la storia. Di essa, nel corso di tutti questi anni, abilissimi fotografi hanno raccontato e documentato con immagini bellissime le differenti facce. Il testo vuole essere una raccolta, seppur incompleta, di tutto ciรฒ. Il Palazzo dei Consoli conserva quasi del tutto il suo aspetto duecentesco, notevole sia per i due ordini di belle bifore ancora quasi romaniche, che si stagliano nella massa dei solidi muri di travertino, sia per lโampia scalinata, sia per il robusto loggiato del piano terreno, che รจ a due navate su grossi pilastri e volte a costoloni. La costruzione รจ probabilmente dovuta allo stesso Maestro Prode che si suppone autore del Palazzo Pubblico di Spello. Lโinterno, giร ormai privo di ogni valore dโarte, nel 1886 fu ridotto a teatro, e cosรฌ si conserva tuttora. Come a Spello, anche qui รจ ben visibile lโantico ingresso alla sala delle adunanze, al piano sopraelevato, e non รจ irragionevole supporre che la scala originale avesse un orientamento perpendicolare a quello attuale, e presentasse cioรจ il fianco alla piazza, anzichรฉ la fronte. Lโarco a volta che potrebbe averla sostenuta, poteva cosรฌ dare lโimpressione di un prolungamento del portico. Lโedificio รจ stato recentemente restaurato ed รจ stato, cosรฌ, felicemente privato della torre campanaria, che ne alterava il carattere originario.
Palazzo dei Consoli
Maria Caterina Faina, I palazzi comunali umbri. Arnoldo Mondadori Editore, 1957
Ed eccoci in Piazza Umberto I, eccoci a quello che potrebbe chiamarsi il centro artistico di Bevagna, formato da alcuni monumenti degni della massima considerazione. Cominceremo per ordine dalla chiesa e dal convento dei SS. Domenico e Giacomo, dove sorgeva la chiesa di S. Giorgio, che nel 1291 fu ceduta dal Comune al b. Giacomo Bianconi pel suo convento domenicano, e circa un secolo dopo la sua morte gli sโintitolรฒ, incorporandola allโattuale, rimodernata nel 1736. A pochi passi sorge il Palazzo dei Consoli, che allโesterno si mantiene ancora quasi in atto nella solida e uniforme massa dei suoi muri costrutti a piccoli conci di travertino e coi due piani regolarmente accusati da piccole bifore quasi ancora romaniche, e in basso una loggia ad archi acuti e volte a crociera con pesantissime nervature. Lโinterno, che aveva giร perduto quasi ogni valore artistico, nel 1886 fu ridotto a teatro, intitolato dal Torti, che ha dato anche argomento al sipario in cui Domenico Bruschi di Perugia, cercando di superare come meglio poteva le difficoltร di un tema arido e sfatato dalla critica, ha rappresentato Properzio che addita a esso Torti, come sua patria, Bevagna figurata nei suoi antichi monumenti. Ma affrettiamoci a visitare il piรน insigne monumento dโarte che oggi possegga Bevagna; cioรจ la tanto notevole sebbene forse non abbastanza nota Basilica di S. Silvestro, fortunatamente sfuggita al pericolo che verso il 1870 la minacciava per un malinteso disegno di allargamento della piazza. Essa, quantunque lasciata da troppo tempo in cattivissime condizioni, รจ una delle poche chiese del sec. XII che si conservino nella originaria integritร , non avendo subito che qualche modificazione di nessun conto, e ci offre perciรฒ, come nessunโaltra, il tipo semplice e severo della basilica romanica umbra, derivante, specie nella disposizione interna, della basilica paleocristiana. E lโautore di questa opera? Si guardi nello stipite della porta, a destra, e si leggerร unโimportante iscrizione dalla quale possiamo ricavare la data 1195, regnante Enrico Imperatore; i committenti, cioรจ il priore Diotisalvi e i suoi frati, e lโautore maestro Binello. Di rimpetto a questa chiesa sorge lโaltra, pure interessantissima e quasi gemella, di S. Michele Arcangelo, dovuta, come si legge nello stipite di sinistra, allo stesso Binello, questa volta insieme con un Rodolfo, tuttโe due certamente della scuola classica di marmorari umbri, se no forse anche della stessa Bevagna, poichรฉ non si conoscono altre fabbriche o sculture da essi firmate. Questa facciata di S. Michele รจ volta a oriente, e si mantiene, come in antico, di forma semplice e severa, da farla sembrare, come lโaltra, piuttosto una fortezza che una chiesa; ma รจ guasta da un orrendo finestrone del sec. XVIII. Lโalto campanile fu rifatto posteriormente.
Bevagna รจ riuscita a conservare di sรฉ quella parte che รจ sufficiente a fare di essa una delle cittร minime fra le piรน suggestive e caratterizzate di tutta lโUmbria. La sua piazza centrale – piazza della Libertร – ha conservato quasi intatto il suo aspetto medioevale. La sua stramba asimmetria da movimento ai severi e massicci edifici monumentali che la costituiscono. Due magnifiche chiese romaniche del XII secolo, S. Michele, con il suo alto e massiccio campanile a cuspide, S. Silvestro, bassa e primitiva, dโuna primitivitร che fa pensare a certi arcaici suggelli di lontana nobiltร , specchiano lโuna sullโaltra la pietrositร delle loro severe facciate. Fra lโuna e lโaltra, viene a porsi di sghembo il gotico Palazzo dei Consoli, con la sua scala esterna ampia e solenne, e il suo loggiato poggiante su grossi pilastri, che reggono i costoloni delle volte.
Averardo Montesperelli, Viaggio in Umbria, Natale Simonelli Editore, II Edizione 1978
Il centro rappresentativo della cittร รจ comunque in piazza Silvestri. Si tratta di una delle piรน belle piazze dellโUmbria minore, tanto che viene spontaneo chiedersi perchรฉ minore abbia ad essere, se non per la superficialitร con la quale vengono diretti, e piรน ancor guidati, i flussi turistici. Sulla piazza si affacciano due chiese romaniche e il palazzo dei Consoli. Di lato, una fontana ottagonale ricostruita nellโOttocento sullโesempio di quella perugina di Fonte Maggiore, rappresenta lโunico, e in fondo inutile, falso di tutta Bevagna. Il palazzo dei Consoli fu la storica sede del Comune, e tale sarebbe rimasto se un terremoto agli inizi del secolo scorso non avesse consigliato il trasferimento alla sede attuale. Cosรฌ, con scelta obbligata ma in fondo felice, il palazzo prese a ospitare il teatro, composto da quattro serie di graziosissimi palchi ottocenteschi, e i soffitti affrescati dal solito Piervittori. La singolaritร del palazzo, che nella sua struttura di base risale al 1270, consiste nellโessere obliquo rispetto ai fronti delle chiese. Di fianco allโedificio dei Consoli รจ la basilica romanica di San Silvestro, che risale, come da iscrizione sulla facciata, al 1195. La chiesa rischiรฒ, nel 1870, in un clima di folle euforia anticlericale, di essere sacrificata allโampliamento della piazza. Il suo aspetto attuale รจ dovuto ai restauri fatti nel 1953 dalla Soprintendenza dellโUmbria, e lโimpatto complessivo รจ di altissima emotivitร . Di fronte, dallโaltra parte della piazza, รจ invece la chiesa collegiata di San Michele Arcangelo. In origine, annesso allโedificio, era un convento, e nel secolo XVIII lโedificio tutto fu trasformato secondo il gusto barocco, tanto che sulla facciata fu aperta una finestra lobata, ribassando il rosone preesistente. Allโinterno e nella cripta, le colonne e le strutture vennero ricoperte di stucchi. Con gli opportuni restauri del 1953 le strutture barocche sono state rimosse e ancor oggi, soprattutto sulla facciata, รจ possibile cogliere lโentitร dellโintervento.
Maurizio Naldini, Bevagna, in Umbria minore, Silvana Editoriale 1990
Bevagna fu tra le prime cittร dellโUmbria a far sorgere, entro le proprie mura, due magnifiche chiese di stile romanico. Lโerezione di San Silvestro nel 1195 e, subito dopo, quella di SantโAngelo – detta in seguito San Michele – non sono solo manifestazione di fervore religioso, ma espressione di benessere cittadino e indice sicuro di quella piena maturitร intellettuale e morale che spinge la cittร , concorde almeno in ciรฒ, in tutti i suoi ceti e in tutte le sue frazioni, verso manifestazioni non dubbie di arte e bellezza. Che le due insigni opere di Binello e di Rodolfo fossero poi integrate da espressioni complementari di arte decorativa, in tutto degne del fasto architettonico del monumento al quale aderivano, non รจ fatto sul quale possa sorgere il dubbio. Qualche traccia che rimane e qualche frammentaria indicazione, riapparsa dalle deformanti soprastrutture seicentesche, lasciano logicamente presumere che anche a Bevagna giungesse, a gradi, lโopera meravigliosa di quei pittori e di quei marmorar, che sembrarono prescegliere questa vecchia Umbria quale culla delle piรน squisite manifestazioni dellโarte.
Giulio Spetia, Studio su Bevagna, Roma 1972
Si risale alla piazza Filippo Silvestri; a s. รจ il Palazzo dei Consoli. Bevagna era amministrata da quattro consoli; il primo scelto dal ceto nobile, il secondo era scelto dal ceto civile o mercantile, il terzo dagli artigiani e il quarto dal contado. I consoli, che sono ricordati fino dal 1187, venivano estratti a sorte ogni due mesi. Il palazzo era la sede della magistratura; al 1ยฐ piano era lโabitazione del Governatore, lโaltro era invece destinato ai consoli; nel palazzo erano ospitati anche lโarchivio pubblico e le carceri. La facciata che prospetta la chiesa dei SS. Domenico e Giacomo รจ caratterizzata da un grande scalone che dร accesso al primo piano per mezzo di una porta con arco terminale a sesto acuto; sulla destra รจ un arco di travertino ora richiuso che era evidente un accesso piรน antico del palazzo, il che comportava un diverso orientamento della scala. Lโarchitettura del palazzo รจ forse da attribuire allo stesso maestro Prode che nel 1270 costruรฌ quello di Spello. Lโinterno ospita dal 1886 il Teatro Torti. Tra il palazzo dei Consoli e la chiesa di S. Silvestro รจ un voltone costruito nel 1560 ripristinato nel 1936, per consentire ai Consoli di trasferirsi nella chiesa ad ascoltare la Messa. Lโatto di nascita della chiesa di S. Silvestro รจ nellโiscrizione che si legge a lato della porta: ยซNellโanno del Signore 1195, regnando lโimperatore Arrigo VI; il priore Diotisalvi e i suoi frati e il maestro Binello vivano in Cristo. Cosรฌ siaยป. La chiesa aveva annesso un convento; Binello ne รจ il costruttore; il suo nome riappare con quello di Rodolfo nella facciata di S. Michele. La chiesa di S. Michela Arcangelo รจ la chiesa principale della cittร . Fu costruita nel sec. XII o nei primi anni del successivo; era detta nel โ300 S. Angelo e aveva annesso un monastero; nel 1620 divenne collegiata con un priore, un proposto, 12 canonici,4 prebendati e due cappellani. Nel 166 fu restaurata; nuovi restauri subรฌ nel 1741 e nel 1834 dopo il terremoto del 1832. Fu ripristinata tra il 1951 e il 1957 dalla Soprintendenza ai Monumenti di Perugia eliminando le sovrastrutture del sec. XVIII.
Carlo Pietrangeli, Guida di Bevagna, Terza Edizione 1983
Ecco la piazza, centro della cittร medievale. Prima di dilatarsi nella suggestione della grande apertura urbana, il corso conduce il visitatore verso la bellezza del complesso architettonico della chiesa dei Santi Domenico e Giacomo. Essa sorge sul precedente oratorio di San Giorgio, concesso nel 1291 a titolo gratuito dal Comune, al beato Giacomo Bianconi (1220-1301). Intitolata dapprima a San Giorgio, ha ricevuto nel 1387 il nome attuale. Di lร , si รจ sotto il duecentesco Palazzo dei Consoli, maestoso e in disarmonia affascinante con gli altri edifici della piazza bellissima. In questo palazzo quattro consoli amministravano la cittร , e nello stesso edificio avevano sede le carceri, lโarchivio e il Consiglio di Credenza, composto da sessanta cittadini. Un voltone del 1560 unisce il Palazzo dei Consoli alla chiesa di S. Silvestro, gemma del romanico in Umbria. Lo scenario รจ quello imperiale del Ducato di Spoleto e i costruttori sono probabilmente gli stessi che edificarono altre chiese di analogo aspetto nel territorio spoletino. A destra, era come a San Giuliano di Spoleto, un campanile, in corrispondenza del quale si segnala, allโinterno, un grosso pilastro invece della colonna, mentre la parte superiore della facciata, in travertino e pietra bianca e rosa del Subasio, รจ incompiuta.
Antonio Carlo Ponti, Bevagna, Fabrizio Fabbri Editore 2011
Si leva il sipario su una delle piazze piรน suggestive dellโUmbria. Sorda ai biasimi del nostro tempo, questa piazza รจ e rimane la copula genitrice della cittร medievale, il punto nevralgico di due contrapposte entitร , laica da un lato e religiosa dallโaltro. Piรน che essere vista, questa piazza deve essere sentita lungo il pulsare di emozioni che ricompongono lโessenza. Epica, onirica, metafisica piรน di tutte le metafisiche piazze dechirichiane e ciรฒ nonostante vera, concreta, quasi tangibile. Il suo spazio soggiace a una nuova armonia, dove il presente non รจ che un eco sfuggente e il tempo si ferma, avvolto su sรฉ stesso, tra i fastigi di un paesaggio la cui irripetibilitร sta nellโordine imprevisto e anarcoide delle architetture. In questโordine-disordine due icone si fronteggiano e si contendono il primato in austeritร e bellezza: sono le chiese di SantโAngelo, poi detta di San Michele, e San Silvestro. La scenografia della piazza, infine, รจ resa assoluta dalla Fontana, con la quale nel 1889 si preferรฌ sostituire una cisterna ottagonale. Volgendo le spalle a corso Matteotti, il duomo si erge alla nostradestra, diritto e maestoso al pari di un mastio, costruito sopra lโoratorio della Madonna della Confessione da due sapienti edificatori: Rodolfo e Binello. Nel Trecento alla prima fabbrica si addossa un monastero, mentre nel 1465 il priore, poi cardinale, Bernardo Eroli rifece a sue spese il soffitto, definitivamente compromesso nella concezione originaria dagli interventi settecenteschi. Con il suo richiamo allโessenzialitร , San Silvestro รจ una delle visioni piรน carismatiche ed evocative del romanico umbro e, nonostante la sua posizione di sghembo, senza piรน Oriente nรฉ Occidente, lo svolgimento del significato escatologico resta illeso, tutto contenuto nella purezza della forma architettonica. Il 1195 รจ lโanno della consacrazione, murato alla destra del portale insieme ai nomi del committente Diotisalvi e del maestro Binello, la cui dottrina e severitร dโintenti si attua sulla superficie piana della facciata, sbocconcellata in alto a causa della sua incompiutezza. Questo capolavoro รจ ancor piรน degno dโammirazione se pensiamo ai fiumi di parole, scritte per mano dellโincompetenza, che avrebbero dovuto deliberare la sepoltura della fabbrica. La vera minaccia arriva nel 1860 dal sindaco Agostino Mattoli, che in una missiva al soprintendente di Belle Arti di Perugia argomenta cosรฌ le ragioni della demolizione: ยซrifabbricare la Chiesa sarebbe opera troppo costosa e inutile nella considerazione che sulla Pubblica Piazza a pochi metri di distanza ve ne sono altre due; con ciรฒ si otterrebbe di allargare la Piazza, chโรจ piccolaยป. Ma la risoluzione tarda a venire e nonostante in un documento del 1871 si trova scritto che la chiesa รจ destinata ยซper uso deposito foraggi e combustibiliยป, di lรฌ a poco, possiamo esser certi del suo definitivo riscatto per ordine del ministero della Pubblica istruzione. Il Palazzo dei Consoli concede ben poco alle leziosaggini dellโinvenzione, preferendo una costituzione robusta, di pianta pressโa poco quadrata e disposta di sguincio, in modo tale da offrire un duplice prospetto: lโuno verso San Domenico, lโaltro verso San Silvestro. Lโedificio ha qualcosa di aggressivo e qualcosa di titanico, in particolare nella grande scala che, nonostante in origine avesse proporzioni e orientamento diversi, a vederla oggi suggerisce una tensione superomistica e, come una caduta verso lโalto, si inerpica fino ad un portale a sesto acuto. Lโeloquio teologico, cominciato in San Michele e San Silvestro, continua a un secolo di distanza nella chiesa di San Domenico. Lโimpresa ebbe inizio nel 1291, quando Giacomo bianconi ottenne dal Comune questo naufrago lembo di cittร e, con unโenergia che non gli fece mai difetto, trasformรฒ il piccolo oratorio di San Giorgio in unโoasi del monachesimo domenicano.