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Visitare il Museo del Capitolo significa fare un viaggio a ritroso nella storia di Perugia: la storia cittadina naturalmente, ma anche quella geologica, religiosa, rituale. Una serie di elementi che restituiscono il quadro di una città in pieno fermento, oggi come allora.

A guidarci in questo viaggio ci sono l’architetto Alessandro Polidori e Maria Eletta Benedetti, storica dell’arte che fa parte dello staff di Isola San Lorenzo, un progetto che prende il nome dal complesso architettonico che, richiamando l’insula romana, comprende la Cattedrale di San Lorenzo, l’area archeologica di Perugia sotterranea, la loggia di Braccio Fortebracci e, appunto, il Museo del Capitolo.

 

L’esposizione del Museo del Capitolo

 

Proprio quest’ultimo si apre al suo centesimo anno di vita con un nuovo percorso espositivo, presentato nel febbraio del 2023: diversamente dal restauro del 2000, l’esposizione non segue un criterio cronologico ma tematico, accorpando testimonianze diverse provenienti da quella che era l’area della Diocesi di Perugia-Città della Pieve, il confine di epoca comunale della Città di Perugia.
E così, dalla Sala dell’Accoglienza – già parte del nucleo originario del 1923 e contenente un ingegnoso strumento per votare in segreto – ci avviamo lungo il porticato dove sono conservati i reperti lapidei rinvenuti nella zona della Rocca Paolina e dell’acropoli perugina, della quale si può apprezzare la profondità affacciandosi dal camminamento introduttivo alle sale del Museo capitolare.

 

Il porticato

 

Il percorso continua attraverso opere, manufatti, paramenti sacri e ricostruzioni che fanno di ogni sala uno spaccato della storia perugina, siglato da firme artistiche più o meno note: basti pensare alla Pietà in marmo lunense di Agostino di Duccio che accoglie il retaggio di Raffaello, il cui retro, già scolpito, ne indica una probabile provenienza dal portale della precedente cattedrale; oppure al Gonfalone di San Fiorenzo di Benedetto Bonfigli, legato alla richiesta della grazia in occasione della recrudescenza della peste in città, con quell’angelo che srotola una lunga pergamena vergata con le colpe dei perugini; o, ancora, agli oggetti sacri che testimoniano la presenza della corte papale in città, non solo in caso di calamità – come il Messale portato dai crociati in fuga da San Giovanni d’Acri – ma anche… di dipartita improvvisa del pontefice. E, a Perugia, di papi ne morirono ben tre!

Reliquiario del Sacro Anello

Se è vero che gli oggetti sacri dialogano con le opere pittoriche, non poteva essere da meno il grande meccanismo prospettico restituito dal reliquiario del Sacro Anellotemporaneamente ospite al Museo – posto di fronte alla riproduzione del tanto conteso Sposalizio della Vergine di Pietro Vannucci detto Il Perugino, tornato ora a Perugia dopo due secoli ed esposto alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Di questo reliquiario cinquecentesco che risiede stabilmente sull’altare della cappella in cui viene mostrato solo due volte all’anno – lasciata solo nel 1907, anno in cui venne esposto alla Mostra di antica arte umbra, e quest’anno – sappiamo veramente poco: fu cesellato dalle mani di Francesco e Cesarino del Roscetto nel 1511 ma, siccome il meccanismo che permette la calata dell’anello è settecentesco, non sappiamo in che modo e se ci fosse effettivamente una calata. Il fatto però che il Divin Pittore non abbia dipinto un anello tra le mani di Giuseppe lascia aperta la possibilità che fin da subito vi fosse la volontà di creare un gioco prospettico che potesse soggiogare i credenti inginocchiati di fronte all’altare: è la stessa sensazione che coglie il visitatore di fronte alle innumerevoli curiosità e ai retroscena mostrati dall’intero percorso espositivo del Museo. È come sbirciare nelle stanze più intime di una storia lunga secoli, dove le propaggini della devozione popolare e dei giochi di potere dei grandi finiscono per intessere trame nuove e intriganti.

Il restauro del Perugino

Le prime fasi del restauro della Pala Martinelli del Perugino

 

Proprio con questo spirito, il Museo del Capitolo offre anche la possibilità di visitare, dal 4 marzo all’11 giugno, il cantiere di restauro della Pala Martinelli del Perugino. La Pala, che rappresenta il martirio di San Sebastiano, fa parte delle opere disperse provenienti di San Francesco al Prato ed è in condizioni piuttosto critiche, tanto che era da tempo che non veniva più esposta. Il Dipartimento di Scienze Chimiche e tecnologie dei materiali del CNR, in questo momento, sta analizzando gli strati superficiali del dipinto per indagarne i materiali, le tecniche e lo stato di conservazione. Tramite una strumentazione portatile, viene analizzato ogni singolo punto del dipinto per raccogliere informazioni sui pigmenti, sulla preparazione, sulla natura antica o moderna dei materiali utilizzati, restituite attraverso immagini a infrarossi. Questa mole di dati sarà poi trasmessa ai restauratori, in modo che possano armonizzare le parti originali non solo con quelle ridipinte, ma anche con quelle restaurate in passato.
Un’occasione imperdibile, per il visitatore, non solo per rendersi conto di quale e quanto lavoro c’è dietro il recupero di pezzi tanto rari e preziosi, ma anche per ammirare uno dei capolavori del grande maestro rinascimentale, ancora incredibile nonostante il lungo e inesorabile cammino attraverso le pieghe del tempo.

 

 

Sabato e domenica il gioiello – che secondo la leggenda apparteneva a Maria – sarà esposto al pubblico, con un evento eccezionale per sancire il legame con l’opera del Perugino.

Una calata straordinaria del Sant’Anello per omaggiare il ritorno a Perugia dello Sposalizio della Vergine. L’opera – portata via dai francesi nel 1797 – era stata dipinta dal Perugino agli inizi del ‘500 proprio per la cappella del Sant’Anello del Duomo di Perugia. Questo ritorno tanto atteso è il pezzo forte della mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo che sarà inaugurata sabato 4 marzo, presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.

Il Santo Anello

E proprio lo stesso giorno, alle ore 10.30, avverrà all’interno della Cattedrale una calata straordinaria dell’anello (tramite un meccanismo a forma di nuvola) che, secondo una leggenda, è il dono che Giuseppe fece a Maria per le loro nozze.
«L’anello e il reliquiario rimarranno esposti per tutta la giornata di sabato. In via del tutto eccezionale, il solo reliquiario, sarà poi esposto nelle sale del Museo del Capitolo» spiega l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici.
Si tratta – come detto – di un’esposizione straordinaria: infatti l’anello viene mostrato al pubblico solo in due occasioni ufficiali: il 29\30 luglio, data del suo trasferimento dal comune alla cattedrale (1488) e il 12 settembre per la festa del SS.mo nome di Maria.
«Sempre dal 4 marzo fino all’8 gennaio 2024, all’interno del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, nella sala del Dottorato, avverrà la proiezione di un filmato di otto minuti realizzato in collaborazione con il giornalista Roberto Fontolan e con la voce narrante di Alessandro Haber. Il documentario racconta la vicenda e la storia del Sant’Anello: il suo arrivo a Perugia, la committenza dello Sposalizio della Vergine a Perugino e tanto altro» prosegue Polidori.

Lo Sposalizio della Vergine, olio su tavola, Perugino

Tra storia e leggenda

Quattordici chiavi servono per aprire le casseforti che contengono il Sant’Anello, che si trova all’interno della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia. Un tempo erano conservate da istituzioni civili e religiose: il Comune, il Collegio della Mercanzia, il Collegio del Cambio; i maggiori conventi della città: San Francesco al Prato, San Domenico, Santa Maria Nuova, Sant’Agostino; il Vescovo e i Canonici della Cattedrale. Oggi sono nelle mani del Comune (8), della Mercanzia (1), del Cambio (1) e del Capitolo della Cattedrale (4) e l’apertura si svolge alla presenza di un rappresentante del Comune e del Capitolo, redigendo un verbale.
Il potere temporale e quello spirituale che si uniscono per un rituale condiviso e celebrare una tradizione più che una reliquia. L’anello di pietra rara – l’analisi gemmologica del 2004 l’ha determinata come calcedonio, varietà microcristallina del quarzo – viene attribuito, senza reale fondamento, all’anello di nozze tra Maria e Giuseppe. Le ragioni che ne hanno fatto il simbolo del matrimonio, sono oscure. Questo lo rende ugualmente un monile pieno di fascino, anche se la sua storia inizia con un furto e la sua datazione risale probabilmente, al primo secolo d. C.
Di certo si sa che l’anello, fino alla seconda metà del 1400, era custodito nella chiesa dei francescani di Chiusi, dalla quale fu prelevato da un certo frate Vinterio da Magonza, portato a Perugia nel 1473 e donato al Magistrato della città, Francesco Montesperelli, che lo fece conservare nella Cappella dei Decemviri al Palazzo dei Priori. L’intervento di Papa Sisto IV stabilì la sede a Perugia e mise fine ai litigi tra le due città. Nel 1488 il Sant’Anello venne poi trasferito nella Cattedrale di San Lorenzo e riposto in due grandi casseforti: la prima protezione è una maglia di ferro realizzata dai fabbri di Montemelino, la seconda è un massiccio baule in legno. Per aprire entrambi servono appunto le 14 chiavi.

 

Tanti gli eventi: restauro dal vivo della Pala Martinelli, da San Sepolcro si trasferisce a Perugia l’Ascensione di Vannucci e “Lo Sposalizio della Vergine” sarà riprodotto da un’azienda di Città di Castello.

La Pala di Sant’Onofrio di Luca Signorelli ha lasciato la sua casa presso il Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia per traslocare all’interno della Galleria Nazionale dell’Umbria. Resterà lì fino all’11 giugno in occasione della mostra Il meglio maestro d’Italia. Perugino nel suo tempo, che verrà inaugurata sabato 4 marzo. Il trasferimento di Sant’Onofrio rientra nelle celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Perugino e Signorelli, che giorno dopo giorno entrano sempre più nel vivo.

«L’operazione è frutto della collaborazione tra Isola San Lorenzo e Galleria Nazionale dell’Umbria: la Pala del pittore toscano è stata infatti concessa in prestito per la grande mostra e al Museo del Capitolo è arrivata la Pala Martinelli – Martirio di San Sebastiano, opera del Perugino, che realizzò per la Chiesa di San Francesco al Prato e che fino a oggi si trovava nel deposito della Galleria. Qui si terrà anche il suo restauro dal vivo, realizzato dall’impresa CBC – Conservazione Beni Culturali e saranno organizzate delle visite guidate a contatto con l’opera e con chi esegue la riqualificazione.
Inoltre, dal Duomo di San Sepolcro si sposta a Perugia l’Ascensione di Cristo sempre del Perugino e potrà essere ammirata al museo da giugno a settembre. Infine, da metà settembre fino all’8 dicembre, ricreeremo una bottega rinascimentale e l’azienda di Città di Castello Bottega tifernate realizzerà una riproduzione in scala 1:1 dello Sposalizio della Vergine con la tecnica della pictografia. La riproduzione resterà in esposizione in Cattedrale, per poi diventare un pezzo della collezione del Museo. Ma di tutti questi eventi ne riparleremo in modo più approfondito» spiega l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici. Tutto questo rientra nel progetto della Diocesi di Perugia – Città della Pieve, curato da Genesi (che si occupa del Complesso monumentale della Cattedrale Isola di San Lorenzo), Perugino nel segno del tempo, classificato terzo al bando del Comitato Nazionale.
«Il progetto prevede inoltre dei percorsi che, partendo dall’Isola di San Lorenzo andranno a toccare tutti i luoghi dove sono presenti le opere di Vannucci. Sarà pubblicata anche una guida su questi itinerari, edita da Electa. Ma anche di questo avremo modo di parlare in seguito» prosegue l’architetto Polidori.

La Pala di Sant’Onofrio di Luca Signorelli

Il dipinto, datato 1484, si trova nella cappella intitolata a Sant’Onofrio nella Cattedrale di Perugia, sulla quale aveva il patronato la famiglia cortonese dei Vagnucci.

Pala di Sant’Onofri, olio su tavola di Luca Signorelli, 1484

Uno dei membri della famiglia, Iacopo, fu vescovo della città umbra dal 1449 e fu l’artefice del cambiamento in chiave rinascimentale del Duomo. Nel transetto destro trovò posto la cappella in cui Iacopo Vagnucci venne sepolto e che recava sull’altare la Pala di Luca Signorelli. L’opera è molto importante, perché costituisce un punto fermo nel percorso dell’artista toscano, mostra infatti l’acquisizione dei temi centrali della pittura del suo tempo e regala al pubblico un dipinto di grande compiutezza stilistica.
Sulla tavola è dipinta la Vergine che siede al centro su un alto trono, intenta a leggere un volumetto rosso; il Gesù le siede in grembo anch’esso assorto. Quattro santi li affiancano: a destra San Lorenzo e Sant’Ercolano con le fattezze del vescovo Vagnucci, entrambi vestono sontuosi paramenti liturgici che rappresentano mirabile esempio di pitture nella pittura. A sinistra si trovano invece Giovanni Battista e Onofrio. Un angelo suona il liuto seduto ai piedi di Maria, omaggio alle composizioni in voga in area veneta.
La composizione e la disposizione delle figure – immerse in un paesaggio aperto – sono costruite con grande equilibrio e la luce, assieme al colore, definisce con nitidezza corpi e volumi. La natura morta del vaso di vetro in primo piano, rimanda all’arte fiamminga e in particolare al Trittico Portinari di Hugo van der Goes.

Il nuovo allestimento del Museo della Cattedrale

Il Museo del Capitolo della Cattedrale – Isola di San Lorenzo di Perugia ha riaperto al pubblico mostrando una nuova veste e un nuovo allestimento. Il progetto coincide coi cento anni dalla sua apertura (1923-2023) e col quinto centenario della morte del Perugino e del Signorelli (1523-2023). L’allestimento, realizzato grazie al sostegno della Fondazione Perugia, segue un criterio tematico e non più cronologico: si tratta di un nuovo percorso in cui le opere selezionate raccontano la propria storia anche come espressione di un messaggio autentico in grado di arrivare al cuore del visitatore. Un fil rouge tra pittura, scultura, oreficeria, miniatura e tessile, che documenta il lungo dialogo che unisce e accomuna le diverse espressioni artistiche, testimonianza diretta di una committenza che ha trovato nella ricerca del bello uno strumento per incontrare Dio.

 

Il nuovo allestimento

 

«Si tratta di un percorso non più cronologico, ma di carattere scientifico-tematico a cui si può accedere non solo con visite guidate, ma anche in autonomia, grazie a moderni pannelli esplicativi. Ogni sala è intitolata a personalità e a opere significative caratterizzanti epoche della storia di Perugia e non solo. Basti pensare alle sale: Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum e vescovo di Perugia dal 1846 al 1880; Perugia dei Papi; Sant’Anello che la cattedrale custodisce; Parato Armellini; Luca Signorelli dove si trova la Pala di Sant’Onofrio; Speranza e affidamento che vede esposte le opere con carattere devozionale che i perugini hanno fatto realizzare in momenti di difficoltà come la peste; Agostino Di Duccio con all’altare che lui fa nel 1473 all’interno della Cattedrale; Diocesi-Cattedrale-Museo, dedicata alla storia del museo» illustra l’architetto Alessandro Polidori, curatore del nuovo progetto.

«Questo sito archeologico ci aiuta a capire dove erano piantate le radici più profonde della nostra civiltà».

Cunicolo

Sono queste le parole del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti alla presentazione del progetto di valorizzazione del complesso monumentale della cattedrale di Perugia denominato Isola di San Lorenzo e il percorso nella Forma del Tempo. La storia di Perugia e del suo Colle Sacro, nella suggestiva cornice del chiostro superiore della Cattedrale perugina. Il progetto di valorizzazione nasce dal sodalizio tra alcuni professionisti del settore turistico-culturale e l’Arcidiocesi di Perugia e Città della Pieve, che hanno costituito Genesi, con l’obiettivo di valorizzare i beni culturali e di sviluppare itinerari per valorizzare al meglio il territorio umbro. Il progetto è stato presentato dal cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti, dal vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, dal presidente del Capitolo dei Canonici mons. Fausto Sciurpa, dal vice sindaco di Perugia Gianluca Tuteri e dal presidente della società Genesi Giuseppe Capaccioni.

Il percorso

Proprio sotto il complesso della cattedrale si trova un meraviglioso sito storico-artistico e archeologico, la cui genesi risale a ventisei secoli fa. Percorrere gli scavi archeologici è come fare un tuffo nel passato e tornare indietro nei secoli; è così possibile vedere come la città di Perugia ha assunto il suo aspetto attuale attraverso la civiltà etrusca, quella romana, fino all’insediamento papale.
La Cattedrale di San Lorenzo sorge proprio dove anticamente si trovava l’acropoli della città antica, il luogo più alto nel quale spesso venivano edificati templi per le varie divinità; la posizione dell’acropoli non venne mai abbandonata, subì nel corso dei secoli varie distruzioni e successive ricostruzioni fino al suo aspetto attuale. I cunicoli sotterranei infatti rispecchiamo perfettamente questa antica struttura: proprio sotto il duomo si può ammirare un’antica area sacra dove venne edificato un tempio del VI secolo a.C.
I fianchi dell’acropoli erano molto ripidi così, per evitare instabilità, vennero realizzate spine di contenimento con grandi pietre in travertino messe in opera senza legante, cioè a secco, posizionate in file parallele. Il muro così costruito non risulta perpendicolare, ma è leggermente inclinato per contrastare al meglio le spinte esercitate dalla terra della collina. Intorno alla collina dell’acropoli si sviluppava l’antica città, dagli scavi è infatti ancora possibile percorrere il decumano, una via che correva in direzione est-ovest nella città.[1]

 

Cunicolo

 

Vicino al decumano inoltre è ancora oggi visibile una domus, della quale ancora si può vedere l’impluvium, ovvero il cortile interno e il pavimento di una stanza. Alzando lo sguardo è ben visibile il segno più scuro lasciato da un forte incendio avvenuto nel 40 a.C. Durante il periodo medievale, in questa strada vennero costruiti molti edifici a stretto contatto con la Cattedrale, come ad esempio il Salone dei Conclave, che la tradizione identifica come quello nel quale vennero celebrati cinque conclavi, che portarono all’elezione di: Onorio III (1216), Clemente IV (1265), Onorio IV (1285), Celestino V (1294) e Clemente V (1305).

 

Sala dei Conclave

 

Visitando la Perugia sotterranea si rimane affascinanti da un percorso composto da strade e muri monumentali stratificati per ben quindici metri sotto il piano stradale con circa un chilometro di percorso visitabile, tra vie e cunicoli, che collega tra loro quattro civiltà storiche: etrusca, romana, medioevale e rinascimentale.

 

 

 


[1] Enciclopedia online Treccani, voce Decumano.

 


Per saperne di più: Secretumbria