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Alla scoperta dell’artista toscano e della Pala di Sant’Onofrio conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo a Perugia.

Luca dโ€™Egidio di Ventura, noto come Luca Signorelli, nacque nel 1450 a Cortona, piccolo ma ricco centro al confine tra Toscana e Umbria. Gli artisti fiorentini influenzarono la sua formazione fin da giovane, specialmente Piero della Francesca, di cui fu allievo. Da Piero Signorelli apprese le nozioni prospettico-matematiche, ma ben presto elaborรฒ un proprio stile; Giovanni Santi, padre di Raffaello, descrisse lโ€™animo del pittore in unโ€™epigrafe: ยซel cortonese Luca de ingegno et spirto pelegrinoยป, come sinonimo di eccentrico e ingegnoso.

Decisivo, per la sua maturazione artistica fu il contatto con Andrea del Verrocchio, titolare della bottega presso la quale si erano formati artisti come Leonardo, Botticelli, Ghirlandaio e Perugino. รˆ proprio in questo periodo che il Signorelli instaurรฒ con il Divin pittore uno stretto rapporto, tanto da condividere con lui il cantiere della Cappella Sistina.

 

Pala di Sant’Onofrio, olio su tavola di Luca Signorelli, 1484

 

Probabilmente fu proprio il Perugino a introdurlo a Perugia: qui il vescovo Jacopo Vagnucci, anche egli cortonese, gli commissionรฒ la Pala di Santโ€™Onofrio, conservata nel Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo. Lโ€™iconografia รจ quella della sacra conversazione: la Vergine seduta su un alto trono legge le Sacre Scritture, mentre il Bambino reca in mano un giglio simbolo di verginitร  e purezza, lo circondano due angeli, uno dei quali accorda un liuto, Santโ€™Onofrio e San Ercolano, protettori di Perugia.

Lo stile di Signorelli รจ caratterizzato da una grande attenzione allโ€™anatomia e al movimento; nella sua arte tutto รจ corporeo, dalla rappresentazione dei personaggi al paesaggio reale. Le sue figure sembrano essere inserite in una rappresentazione teatrale e coreografica, soprattutto nelle raffigurazioni piรน complesse.

Il pittore ricevette importanti commissioni a Perugia e Firenze, ma si dovette allontanare da questโ€™ultima dopo la morte di Lorenzo il Magnifico avvenuta nel 1492. Nel 1502, secondo il racconto di Giorgio Vasari, perse suo figlio a causa della peste che infuriava a Cortona; sconvolto dalla perdita, il pittore ritrasse il corpo esanime del figlio: ยซcon grandissima costanza dโ€™animo senza piangere o gettar lacrima, per vedere sempre che volesse, mediante lโ€™opera delle sue mani quella che la natura gli aveva dato e toltoยป. Secondo alcuni storici il corpo del figlio รจ stato ripreso per la raffigurazione del Cristo morto di Cortona.

Al pittore vennero riconosciuti importanti investiture nella politica cortonese, grazie alle quali potรฉ instaurare rapporti con celebri e potenti famiglie come i Piccolomini e i Petrucci di Siena e i Vitelli di Cittร  di Castello. Fatale gli fu una caduta da un ponteggio mentre stava lavorando che lo portรฒ alla morte nel 1523.

 

 

 

ยซMi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbroยป.

A 500 anni dalla morte, il 3, 4, 5 aprile arriva nei cinema italiani Perugino. Rinascimento immortale, prodotto da Ballandi e diretto da Giovanni Piscaglia che, insieme a Marco Pisoni e Filippo Nicosia, ne ha realizzato anche il soggetto. Il documentario, attraverso la voce dellโ€™attore Marco Bocci, racconta la vita e le opere del Divin Pittore, partendo dal legame con lโ€™Umbria e dai paesaggi luminosi che spesso lโ€™artista ha immortalato sullo sfondo dei suoi dipinti.

Il regista Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Ma รจ soprattutto un docufilm che vuole riscattare la figura di Pietro Vannucci, dandogli il giusto posto nella storia dellโ€™arte e mettendone in luce le novitร , i meriti e il carattere.
Il progetto, sostenuto dal Ministero della Cultura, Regione Umbria e Arpa Umbria, vanta gli interventi di esperti come il direttore della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria Marco Pierini, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze Eike Schmidt, la professoressa di Storia dellโ€™architettura presso lโ€™Universitร  di Firenze Emanuela Ferretti, il geografo allโ€™Universitร  di Bologna Franco Farinelli, la storica dellโ€™arte della Galleria Nazionale dellโ€™Umbria Veruska Picchiarelli, lo storico Franco Cardini, il coreografo e ballerino Virgilio Sieni. Il regista Giovanni Piscaglia ci racconta il suo film, ma soprattutto ci regala un Perugino forse inedito e meno conosciuto che si merita di stare tra i grandi nomi dellโ€™arte italiana.

Giovanni, il docufilm vuole essere in qualche modo un riscatto per lโ€™artista, non solo allievo di Piero Della Francesca e maestro di Raffaelloโ€ฆ

รˆ il primo film che racconta la sua figura e ha quindi lo spirito di riabilitarne la memoria. Siamo abituati a sentir parlare di Perugino sempre legato a qualcun altro e soprattutto accostato a Raffaello: questo marchio รจ dovuto a Giorgio Vasari che nelle sue Vite lo ridimensiona a figura di secondo livello, descrivendolo con toni dispregiativi e riportando aneddoti e tratti del carattere negativi. Vasari lo inserisce tra i maestri dai quali distaccarsi e che realizzano unโ€™arte sorpassata; riesce a elogiarlo solo quando si bagna nellโ€™Arno e va a lavorare a Firenze. Prima, per lui, รจ solo un pittore provinciale. Il docufilm vuole smentire il biografo, portando allo spettatore prove e documenti, ascoltando le voci dei maggiori studiosi e storici dellโ€™arte, analizzando le opere nel dettaglio e cercando una veritร  diversa da quella giunta fino ai giorni nostri con lโ€™obiettivo di riscattarlo.

รˆ un artista amato e richiesto nel suo tempo, che perรฒ sbiadisce nel corso dei secoli successiviโ€ฆย 

Esatto. Perugino รจ stato spesso criticato per la sua impostazione artigianale molto tecnica, che si basava sulla bottega. รˆ stato uno straordinario capo bottega e proprio grazie al suo laboratorio ha realizzato dipinti che hanno fatto il giro dโ€™Italia, dettando e creando un vero e proprio linguaggio pittorico. Questo lo ha reso una star, allโ€™epoca. La sua sfortuna perรฒ รจ stata quella di vivere a lungo e diventare contemporaneo di Leonardo, Raffaello e Michelangelo: tre geni che a differenza sua lavoravano di loro mano e che inventarono figure di rottura. Vannucci divenne cosรฌ un pittore obsoleto ancor prima del tempo.

 

Foto by Alessandro Bachiorri

Quali sono gli aspetti della sua figura che vengono messi piรน in risalto nel film?

Come detto, il primo obiettivo รจ quello di riconsegnargli la fama che aveva quando era in vita. Cโ€™รจ poi un aspetto fondamentale che รจ quello sul suo attaccamento al territorio umbro: nonostante molti lo considerino un pittore fiorentino – perchรฉ a Firenze ha raggiunto la sua maturitร  e ha avuto la consacrazione da Lorenzo il Magnifico che lo ha portato ad affrescare la Cappella Sistina – il legame col territorio dโ€™origine รจ stato presente per tutta la sua vita. I paesaggi che dipinge non sono paesaggi umbri reali, perรฒ i colori, le valli, la vegetazione e i laghi ricordano quelli dellโ€™Umbria. Mi piace pensare che Vannucci non sarebbe potuto essere il Perugino, e non avrebbe potuto creare quel linguaggio artistico legato al paesaggio di cui รจ stato innovatore, se non fosse stato umbro. Unโ€™altra parte fondamentale del film รจ quella che lo celebra come un vero pittore. Un artista che amava ciรฒ che faceva e che soprattutto amava lโ€™arte; che รจ morto a Fontignano con il pennello ancora in mano mentre dipingeva lโ€™ennesima Adorazione dei pastori. Anche se vecchio e in declino ha continuato a sviluppare le sue opere e a essere a suo modo innovatore. Questo รจ per confutare quello che Vasari – e molti dellโ€™epoca – pensavano di lui, e cioรจ che fosse un pittore avaro e legato ai soldi, che dipingeva solo per arricchirsi e non per una necessitร  artistica.

Lei, che idea si รจ fatto?

Penso che sia stato un uomo del suo tempo e che sicuramente ha avuto un buon senso degli affari. Aveva creato un marchio di fabbrica e uno stile riconoscibile che si รจ diffuso in tuttโ€™Italia. Era un uomo che sapeva concentrarsi molto e che non lasciava niente al caso, perchรฉ i suoi dipinti, ancora oggi, hanno grande freschezza: penso a quelli di Panicale e Cittร  della Pieve. Era un ottimo pittore e possedeva una notevole maestria, oltre a essere uno straordinario disegnatore e uno straordinario interprete delle figure femminili. Insomma, un uomo di luce e ombra: da una parte sapeva fare affari e ottenere grandi commissioni, utilizzava la bottega per fare piรน opere possibili e spesso sempre uguali, ma questo non deve distogliere lโ€™attenzione dal fatto che aveva unโ€™ottima mano.

 

Durante le riprese del docufilm. Foto by Alessandro Bachiorri

Comโ€™รจ partito il progetto del docufilm?

Il progetto รจ nato grazie allโ€™amicizia e alla stima reciproca che mi lega alla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria e in particolare al direttore Marco Pierini. Sono stato davvero felice e onorato quando il direttore mi ha chiamato un giorno dโ€™agosto di due anni fa, dicendomi: ยซGiovanni, che ne pensi di realizzare un soggetto per un documentario su Perugino?ยป Ecco, tutto รจ nato da lรฌ. Devo dire che non saremmo arrivati a questa felice conclusione se non ci fosse stata una relazione di stima e fiducia con lโ€™intero staff della Galleria, che ha messo a disposizione i locali per le riprese anche in orari insoliti.

Sono presenti anche scene di danza. Come mai questa scelta?

Lโ€™idea mi รจ venuta perchรฉ avevo visto Virgilio Sieni, uno tra i piรน grandi coreografi e ballerini, realizzare una serie di performance tratte dai quattro Cenacoli storici di Firenze. Ho trovato questo spazio bellissimo e assolutamente sconosciuto ai piรน e quindi ho pensato di coinvolgerlo. Sieni sostiene che, sebbene Perugino sembri un pittore statico, le sue figure sono degli incubatori di atteggiamenti che si possono sviluppare attraverso la danza. Danza che, in questo caso, fa muovere figure cristallizzate dalla pittura.

La voce narrante รจ lโ€™attore umbro Marco Bocciโ€ฆ

Sรฌ. Marco Bocci รจ riuscito a dare alla storia – che รจ un poโ€™ la parabola di un artista che tocca il cielo e poi cade – unโ€™interpretazione partecipata e intima, ma allo stesso tempo leggera. รˆ stato disponibile e si รจ dimostrato da subito molto coinvolto nel progetto. Con lui siamo riusciti a girare โ€“ รจ la prima volta che mi capita con un attore – in tante location diverse: dalla Galleria Nazionale dellโ€™Umbria al Collegio del Cambio, fino allโ€™isola Polvese.

 

Marco Bocci e Giovanni Piscaglia. Foto by Alessandro Bachiorri

Perchรฉ lโ€™isola Polvese?

Grazie allโ€™Arpa – che รจ partnership nel progetto – abbiamo potuto girare nellโ€™isola anche in inverno. Secondo me, nessun luogo meglio della Polvese poteva identificare e fotografare il momento finale di un artista maturo e in decadenza. Quei luoghi e Marco Bocci, solo nella natura, chiudono il cerchio alla perfezione sulla vita di Perugino.

ย Per concludere: รจ soddisfatto del lavoro finale?

Sono molto soddisfatto. รˆ stata una produzione avventurosa e gestita bene, nonostante le difficoltร , con un grande dialogo. Posso dire che non ho nessun rimorso. Anche le musiche, composte da Eraldo Bernocchi, arricchiscono lโ€™opera, donandole una componente coinvolgente ed emotiva.