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In occasione della Giornata della Memoria raccontiamo storie e testimonianze di chi ha vissuto sulla propria pelle le leggi razziali e le deportazioni. Voci che ancora oggi vanno ascoltate, proprio per non dimenticare.

Al di fuori delle commemorazioni ufficiali, siamo convinti che i fatti avvenuti dovrebbero essere rievocati tutti i giorni, in modo che ciรฒ che รจ stato non accada piรน, neanche sotto altre e nuove forme che, con delirio nostalgico, possano riproporre o suggerire comportamenti contro il rispetto dellโ€™essere umano e della vita stessa.
Cโ€™รจ ancora qualcuno che non si distacca o non prende le distanze da quello che รจ successo. Questo qualcuno dovrebbe fare i conti almeno con la propria coscienza, aiutandosi nella comprensione della gravitร  dei fatti, immaginando se fosse successo a lui/lei. In qualche occasione, taluni hanno giustificato certi atti terribili, ipotizzando spavaldamente una personale e vergognosa sentenza: Avranno fatto qualcosa di male se sono stati trattati in questo modo! Inoltre รจ inammissibile e imbarazzante chi guarda altrove o rimane in silenzio o fa finta di non sapere o di non capire.
Ciascuna persona di buon animo, di profondo senso civico e civile e orientata pacificamente verso gli altri, in questa vicenda si prenda allora la responsabilitร  di conservare ma soprattutto trasferire, in modo empatico e coinvolgente, la memoria della tragedia a chi รจ malinformato o negazionista o ignaro o marginalmente coinvolto.

Auschwitz-Birkenau

Le storie dei sopravvissuti

In questโ€™ottica abbiamo ascoltato alcune delle ultime dirette testimonianze di chi ha vissuto direttamente la terribile esperienza, o l’ha ascoltata senza intermediari, proprio per aiutarci a dare quel simbolico pugno allo stomaco. L’auspicio รจ quello di un mondo migliore, dove si insegni a rispettare qualsiasi diversitร  e a formare credenze e convinzioni resistenti e protette da vergognose ignominie, cosรฌ che rimagano salde, ferme e respingenti di fronte a forme di bullismo, impertinenza, arroganza, razzismo, insolenza, crudeltร , malvagitร , strafottenza, violenza, spacconeria, tutte forme perverse genitrici dei pensieri e comportamenti che hanno portato alle barbarie vissute.

 

Emanuele Di Porto

Per questi motivi abbiamo raccolto la preziosa testimonianza di chi cโ€™era e vissuto quei momenti drammatici: Emanuele Di Porto, 90 anni e dodicenne allโ€™epoca dei fatti, sopravvissuto al rastrellamento nazista avvenuto il 16 ottobre 1943 nel Ghetto Ebraico di Roma, da cui furono deportate 1022 persone verso il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Alla fine della guerra, da questo campo, torneranno solo 16 persone (15 uomini e 1 donna)! Emanuele Di Porto ci racconta la sua esperienza di allora, quando fu prelevato dai nazisti e messo sui camion da trasporto, ma riuscรฌ rocambolescamente – con lโ€™aiuto della madre, poi uccisa allโ€™arrivo a Birkenau – a sottrarsi alla deportazione, e poi fu protetto e celato da alcuni tranvieri romani.
Anche Attilio Lattes ha raccontato la sua storia di infante ebreo e della sua famiglia, occorsa al tempo del rastrellamento nazista a Roma del 16 ottobre โ€˜43, in parte ricordata direttamente e in parte prelevata dai ricordi delle narrazioni di suo padre.
Insieme a loro, ci ha portato il suo sapiente contributo il prof. Amedeo Osti Guerrazzi, storico del periodo e ricercatore presso la Fondazione Museo della Shoah di Roma.
Un ringraziamento per la disponibilitร  ai tre intervistati, a David Di Consiglio della Fondazione che ha organizzato accuratamente lโ€™incontro, ad Alberto Forti, amico fraterno, e ad Anna Marcheria che hanno favorito tutto ciรฒ.
Nellโ€™occasione ci piace ricordare una frase di uno dei sopravvissuti ai campi nazisti, Sami Modiano, deportato ad Auschwitz-Birkenau, ricordando quando fu espulso dalla sua scuola perchรฉ ebreo a causa delle leggi razziali del โ€˜38: ยซQuel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino, la notte mi addormentai come un ebreoยป.
Le interviste realizzate con Emanuele Di Porto, Attilio Lattes e il prof. Amedeo Osti Guerrazzi, sono avvenute allโ€™interno della Fondazione Museo della Shoah di Roma. A breve saranno disponibili anche le videointerviste.

 

Emanuele Di Porto intervistato dall’autore.

 

Altresรฌ รจ stata raccolta la testimonianza, avvenuta a Canale di Orvieto in provincia di Terni, con Mirella Stanzione, 94 anni e 17 allโ€™epoca dei fatti, arrestata il 2 luglio โ€™44 a La Spezia dai tedeschi per motivi politici legati al fratello partigiano. Fu deportata insieme a sua madre nel lager nazista per sole donne di Ravensbrรผck. Durante il racconto, la signora Mirella ha narrato la sua drammatica testimonianza e a volte, quando non era in grado di raccontare, la figlia Ambra Laurenzi รจ intervenuta per sostenerla, riportando fedelmente quanto ascoltato negli anni. A breve saranno disponibili anche le videointerviste.

 

 

Mirella Stanzione e Ambra Laurenzi intervistate dall’autore.

Un gentile ringraziamento alle due intervistate e alla sig.ra Maria Pizzoni, Presidente dellโ€™ANED Umbria, che ha favorito lโ€™incontro per lโ€™intervista. Non si puรฒ non rinnovare la sottolineatura dell’atto di coraggio di Don Ottavio Posta, il parroco di Isola Maggiore nel Trasimeno che, insieme a 15 pescatori, liberรฒ 22 confinati ebrei detenuti presso il Castello Guglielmi, salvandoli dallโ€™imminente deportazione nei lager nazisti e da una morte certa.

Agostino Piazzesi

Lโ€™accaduto รจ raccontato da uno dei protagonisti dellโ€™atto eroico, il pescatore Agostino Piazzesi, scomparso qualche anno fa, in unโ€™intervista riportata da Giacomo Del Buono, nonchรฉ dal dott. Gianfranco Cialini, lo storico che ha argomentato in modo circonstanziato il fatto, a seguito dei suoi lunghi studi sulla vicenda. Gli ebrei confinati, tratti in salvo dallโ€™iniziativa concepita da Don Ottavio Posta insieme ai pescatori isolani ha portato, dietro istanza composta dal dott. Gianfranco Cialini, al riconoscimento del sacerdote lacustre come Giusto tra le Nazioni dallo Stato di Israele.
Ascoltare, dire, raccontare, dibattere, pacare e far riflettere sono gli strumenti civili piรน consoni a tener viva la coscienza sui fatti che hanno distrutto vite, ideali e i sogni di tutti quei bambini che poi si sono risvegliati dentro un incubo.

 


Leggi la prima parte

Non cโ€™รจ nulla di scontato, soprattutto per chi in un solo giorno ha visto la propria vita drammaticamente cambiata per volere altrui. La crudeltร  e la violenza sono le protagoniste di queste righe, che sono riportate nei racconti di chi le ha tragicamente trascorse, insieme a dei valorosi atti di coraggio. Le testimonianze sono state raccolte direttamente dalle loro voci o da chi ha vissuto con loro o da chi ne ha competenza. Questa รจ la prima parte di una raccolta di racconti, che si concluderร  il 27 gennaio โ€œGiorno della Memoriaโ€.

La vita, nelle sue declinazioni e per sua conformazione, varia e dipende da situazioni che ci si trova improvvisamente ad affrontare. I piccoli gesti quotidiani, la ritualitร , lโ€™abitudine e le liturgie ci accompagnano e danno i tempi ai nostri comportamenti. Cosรฌ come le generalizzazioni spingono verso giudizi comuni e vengono utilizzate per classificare, catalogare, etichettare individui includendoli superficialmente in una categoria di persone, senza che si conoscano realmente le loro specificitร  e identitร .
Si fa presto a giudicare e a collocare le persone in ruoli e categorie di presunta appartenenza. Infatti la nostra vita ci potrebbe riservare delle sorpreseโ€ฆ potrebbe cambiare da un momento allโ€™altro, in modo perlopiรน inaspettato e imprevedibile e talvolta non agognato. Come a chi, ed รจ accaduto drammaticamente qualche decennio fa, รจ andato a letto come bambino e si รจ svegliato deportato.
Storie successe e ripetute in un periodo storico che รจ lontano nei ricordi e nel tempo, ma pregno di insegnamenti e riflessioni di cui molti giovani dei tempi moderni non sono consapevoli, se non per sommi capi fatti di ยซmi pareยป, ยซmi sembraยป, ยซho lettoยปโ€ฆ Queste sono alcune delle risposte ricevute da qualche giovane interpellato in merito ma, a dire il vero, ci sono state anche le dovute eccezioni. Dalle risposte dei ragazzi, immediatamente, si รจ avuta la sensazione di una superficiale consapevolezza e di una parziale conoscenza di quello che effettivamente รจ successo nel secolo scorso. Nelle generalizzazioni, senza utilizzare un linguaggio di precisione, le informazioni e le sensazioni appaiono smorzate o depotenziate del loro valore, slegate dal reale accadimento – basato sui fatti e non sulle opinioni.
Una persona si sente coinvolta quando prova e nutre dentro di sรฉ lโ€™argomento, facendolo proprio, anche se questo processo potrebbe essere mitigato dal mutare dei tempi e del coinvolgimento personale nel racconto. Questo รจ il punto: se le coscienze devono fremere e ribellarsi di fronte alle atrocitร  perpetrate da chi ha avuto un forte disprezzo della vita e delle opinioni altrui, allora bisogna andare diritti e decisi al punto, senza mediazioni, e superare la paura di offendere o di impressionare troppo impetuosamente le coscienze.

 

Cippo degli ebrei salvati sull’Isola Maggiore

 

Bisogna dare un messaggio forte, diretto, come se fosse un simbolico pugno allo stomaco delle persone, in particolare dei giovani; un messaggio che sia denso di emozioni, sensazioni, paure e disprezzo per ciรฒ che si vuol dire e trasmettere, senza filtri di sorta.
Perchรฉ queste drammatiche vicende storiche sono nate senza filtri e gentilezze, come quando quel bambino la sera si addormenta tra le braccia di Morfeo e al mattino si risveglia in un mondo che gli dร  un diabolico buongiorno. Un infinito e irreverentemente drammatico pugno allo stomaco, senza capire il perchรฉ lโ€™abbia ricevuto.
Per esempio, con lโ€™avvento delle leggi razziali italiane monarchico-fasciste nel 1938, i bambini e i giovani ebrei italiani furono esclusi dalle scuole e universitร ; per non parlare del lavoro legato allโ€™apparato statale, precluso alle persone ebree, cosรฌ come tanti altri provvedimenti durissimi che negarono ai cittadini italiani di credo ebraico sia i diritti politici sia quelli civili. O ancora, si pensi alle due donne innocenti che avevano la sola colpaย di avere un parente partigiano, che sono state arrestate e portate in un campo di concentramento nazista, vivendo tra sofferenze e crudeltร  quotidiane.

I pescatori del Trasimeno

Due donne dallโ€™animo umiliato e ferito, con la voglia di dimenticare la terribile esperienza vissuta.

Don Ottavio Posta

Cosรฌ come bisogna mettere in risalto il coraggio e lโ€™umanitร  di un sacerdote e di alcuni pescatori del lago Trasimeno che, a rischio della loro vita, misero in salvo, con unโ€™iniziativa temeraria, ventidue prigionieri ebrei confinati sullโ€™Isola Maggiore, che stavano per essere trasportati nei campi di concentramento nazisti. Il parroco isolano, Don Ottavio Posta, coadiuvato da 15 pescatori del luogo, riuscรฌ a far evadere gli ebrei detenuti nel Castello Guglielmi.
Nelle notti del 19 e 20 giugno 1944, con cinque barche condotte da valorosi ed esperti pescatori e dopo una traversata di qualche ora, i prigionieri ebrei furono messi in salvo. Infatti sbarcarono presso la localitร  di Santโ€™Arcangelo di Magione, dove erano da poco arrivati i militari inglesi e lรฌ furono consegnati alle Forze Alleate, che avevano liberato quella parte di territorio lacustre dai soldati tedeschi. Qualche sera prima, un gruppo di partigiani della Brigata Risorgimento che operava nel territorio di Castiglione del Lago, durante unโ€™incursione al Castello Guglielmi di Isola per prendere le armi al drappello di guardia, liberarono quelli disponibili a seguirli. A loro si unรฌ una famiglia di religione ebraica, internata nel Castello.
Allora senza mezzi termini, proprio per consapevolizzare maggiormente i giovani dโ€™oggi della loro identitร , andiamo a dare questo pugno simbolico agli stomaci: per ricordare, per far riflettere, per magnificare il rispetto verso il cambiamento.
La premessa รจ doverosa proprio perchรฉ la testimonianza diretta di chi ha vissuto quel periodo si รจ voluta raccogliere in tutta la sua inclemente crudezza, affinchรฉ possa dare uno scossone alle coscienze.