«Par che ognun di Carnevale a suo modo possa far; par che ora non sia male anche pazzo diventar. Viva dunque il Carnevale, che diletti ci suol dar. Carneval che tanto vale, che fa i cuori giubilar». (Carlo Goldoni).
In pieno tempo carnevalesco tutti si travestono, nell’aria c’è odore di divertimento e: «ogni scherzo vale». Anche l’Umbria – come da tradizione – sfoggia le sue maschere della Commedia dell’Arte: cinque esemplari davvero particolari che richiamo vizi e virtù della società e che sberleffano i poteri forti. Il furbo, l’avaro, il mattacchione o il rozzo saggio: personaggi antichi, ma sempre attuali.

Bartoccio di Perugia
La maschera umbra più famosa è senza dubbio il Bartoccio che arriva direttamente da Pian del Tevere – un territorio contadino tra San Martino in Campo e Torgiano. Con la sua giacca verde, il gilet rosso porpora e i pantaloni di velluto scuro sfila durante il Carnevale su di un carro trainato da buoi per il centro di Perugia con la moglie Rosa, sempre piena di brillocchi, ed enuncia rigorosamente in dialetto perugino le sue bartocciate: versi diretti a colpire i personaggi noti dell’epoca, a smascherare i soprusi dei potenti e a evidenziare le lacune della società, suscitando riso ma anche riflessione. Rappresenta, come tutti i personaggi carnevaleschi, vizi e virtù dell’uomo: è rozzo, sveglio, divertente e saggio. La sua figura, forse popolare o forse inventata dagli scrittori e dai poeti cittadini, risale alla Commedia dell’Arte e se ne trovano tracce già dal ‘600 nella tradizione letteraria locale. Durante il Risorgimento è diventato un simbolo della città, incarnando alla perfezione lo spirito perugino che si ribellava al papato.

Le maschere di Avigliano Umbro
Ci sono poi Nasotorto, Nasoacciaccato, Chicchirichella e Rosalinda che nascono ad Avigliano Umbro: le maschere, riscoperte da Oliviero Piacenti e Paola Contili, sono legate a un’antica filastrocca risalente al XVI-XVII secolo, recitata dai bambini e molto diffusa in varie zone dell’Umbria. «Chi è morto? Nasotorto. E chi l’ha sotterrato? Nasoacciaccato. E chi ha suonato la campanella? Quel birbone di Chicchirichella. E chi è la più bramata e mai convinta? La figlia della Florinda. E chi è, chi è? La bella Rosalinda…».
Nel 2015 (quest’anno festeggiano 10 anni di vita), dopo una solenne cerimonia, le quattro maschere sono state iscritte all’anagrafe del Comune di Avigliano Umbro (l’anno successivo presentate alla Presidente della Regione Umbria) e ora fanno parte a tutti gli effetti della tradizione carnevalesca regionale. Con il loro costumi ispirati al ‘600 e il dialetto – che è un insieme di lingue che vanno dall’Alta Valle del Tevere alla Conca Ternana – portano in scena le tipiche caratteristiche dell’uomo: l’avarizia, la furbizia, la creatività e la gentilezza.
Il primo di cui parlare è Nasotorto: avaro, possidente, asociale e pieno di paure. È convito che esistano solo due tipi di persone: gli ingenui che sfrutta e i bugiardi che evita. Per non spendere quattrini rinuncia a riscaldarsi, per questo è sempre raffreddato e porta con sé un fazzoletto bianco che sventola quasi come un vezzo.
Nasoacciaccato invece è uno spirito libero, è furbo e imbroglione. Non ama avere vincoli e obblighi di nessun tipo; ha grandi doti di affabulatore e per questo è capace di farsi ben volere dagli altri. Gira sempre con il suo bastone a cui è appeso un fagotto in cui sono racchiusi i suoi averi ed è sempre alla ricerca di qualcuno da imbrogliare. Spesso in compagnia di Chicchirichella, suo amico e rivale in amore, entrambi voglio conquistare Rosalinda.
Chicchirichella rappresenta lo spirito libero, un eterno Peter Pan: è esuberante e creativo, ma anche eccentrico e divertente. Vive di musica, non ha regole ed è innamorato di Rosalinda che contende con l’amico Nasoacciaccato che incontra nell’osteria in cui sono soliti ubriacarsi.
Infine, c’è la bella e furba Rosalinda, che grazie al suo fascino, è capace di attirare le attenzioni maschili e pilotare a suo favore l’amore, anche se è sempre indecisa tra i suoi due spasimanti Chicchirichella e Nasoacciaccato. È una lontana parente di Nasotorto e spera nella sua eredità. È un personaggio positivo e incarna l’archetipo della principessa o della seduttrice sensibile, abile nel costruire relazioni d’amore e perché capace di ispirare emozioni.

Agnese Priorelli

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