C’era una volta nel regno del Belgio un signore che sognava di avvicinare la musica classica ai giovani e di dare spazio agli artisti emergenti. Poi scoppiò la guerra, il Belgio neutrale fu invaso, ma nel 1945 la guerra finì e lui non aspettò nemmeno un giorno per dar vita alla sua volontà di concretizzare il suo sogno.
Era Maurice Curbelier, un personaggio eclettico laureato in legge, che partecipò alle Olimpiadi del 1920 e del 1924 come schermitore e poi assunse la direzione della Filarmonica Belga. Chiamò la sua creatura Jeunesses Musicales International (JMI) e i giovani aderirono in massa, volevano ascoltare una musica che non assomigliasse a bombe e cannoni.
La Jeunesses Musicales sbocciò in Belgio e come una pianta infestante dilagò, anche in Francia, in Inghilterra, in Olanda. Mentre si ricostruiva l’Europa devastata, la JMI rappresentava la gioia e la voglia di vivere. Nel ‘52 attecchì anche in Italia sotto l’egida della baronessa Doroty Lanny della Quara e prese il nome di Gioventù Musicale Italiana.
Come Curbelier, la baronessa mise l’anima in questa idea, mise le sue conoscenze politiche e musicali e anche molti soldi. I primi tempi a Milano sono stati eroici, alla Sala Verdi hanno suonato i giovani talenti che poi sono diventati famosi. Ad esempio hanno diretto i giovani Abbado e Muti. L’associazione ha portato sul palco i musicisti più famosi come Arturo Benedetti Michelangeli, Uto Ughi, Sviatoslav Richter e la Sala Verdi era piena all’inverosimile per ascoltarli. Alcuni hanno, come Sviatoslav Richter, seguito a lungo la GMI e hanno aiutato partecipato alla gestione.
Adesso se ne parla poco, ma JMI è ancora vitale tanto che i Paesi aderenti sono arrivati a 70 integrando il panorama con musiche etniche dal sud America e dell’Africa, e anche con il jazz. A suo tempo suonarono Giorgio Gaslini e Lino Patruno. La forza della JMI e della Gioventù Musicale Italiana sta nella sua diffusione capillare sul territorio e nei contatti con la Federazione mondiale dei concorsi e con i concorsi non federati. Vuol dire che vengono a suonare qui i giovani musicisti che hanno vinto i concorsi internazionali e italiani, suonano nelle piccole città che mai avrebbero ospitato una star della musica.
A Todi, Lucia Mencaroni è riuscita a portare il vincitore del premio Busoni 2024 Arsenji Moon. Dal 2013, quando Lucia Mencaroni ha preso in mano la sede di Todi, hanno suonato qui i vincitori dei massimi concorsi internazionali come il violinista Yekwoon Sunwoo del Paganini, quello del concorso pianistico van Cliburn, il fisarmonicista umbro Samuele Telari vincitore del premio Castelfidardo.
Il numero di artisti è così grande che il Comune di Todi con la Scuola di Musica e la Gioventù Musicale ha aperto la rassegna Note D’estate. Il successo dell’iniziativa GMI è legata proprio a Lucia Mencaroni, profonda conoscitrice della musica e con una lunga esperienza maturata a Milano, dove tutto è iniziato.
Certo, questi concerti non fanno i numeri di Taylor Swift ma, lentamente la platea degli ascoltatori si allarga e i giovani scoprono che anche la musica diversa dal pop e rock vale la pena di essere ascoltata. Todi è uno dei piccoli centri che fanno cultura di alto livello nel settore della musica e dell’arte contemporanea. Peccato che da Todi in giù non ci sia più niente.
Comunque Todi non dorme mai e il prossimo concerto sarà il 21 settembre, alle ore 18, a Palazzo del Vignola. Andremo ad ascoltare un pianista di soli 7 anni Alberto Cartuccia Cingolani che chiamano il piccolo Mozart e che ha già fatto delle apparizioni in TV. Ascoltatelo su YouTube e poi venite a Palazzo del Vignola.
Renata Covi
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