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Sellano: storia, natura e… lime

di Redazione

Sellano si trova su un colle affacciato sulla valle del fiume Vigi: questa posizione strategica ha fatto sì che l’abitato si sviluppasse già dal I secolo a.C., anche se è nel Medioevo che cominciò gradualmente estendersi verso la sommità del colle.

Fu poi nel Rinascimento che Sellano assunse l’aspetto attuale, rimasto inalterato nel tempo e con un agglomerato abitativo ricco di edifici di pregio come il Palazzo Comunale del XVI secolo – dove è conservato il cosiddetto piatto dei brevicelli in rame sbalzato e dorato (sec. XVI) – la Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce – un tempietto tipicamente montano a pianta ottagonale sorto nel XVI secolo intorno a un’immagine mariana – e la Chiesa di Santa Maria, edificata nel XIII secolo, che custodisce le spoglie del Beato Jolo, eremita vissuto nel XIII-XIV secolo e co-patrono di Sellano.

 

Sellano. Foto di Enrico Mezzasoma

 

Il paesaggio – un tempo caratterizzato da coltivazioni, frutteti e pascoli – oggi vede la natura riprendere il sopravvento regalando al visitatore fitte foreste popolate da una grande varietà di flora e di fauna: molti sono i percorsi che l’attraversano – ideali per trekking ed escursioni a cavallo e in bicicletta – e spesso corrispondono alle antiche vie di comunicazione che sono ora in via di ripristino. Si può vivere la lussureggiante natura anche con gare di pesca o ammirando le bellezze delle Cascate delle Rote o il lago Vigi.

Nel territorio di Sellano si incontrano più di 40 frazioni, molte delle quali arroccate su ripidi pendii e con viste che spaziano sui Monti Sibillini. Tra questi vi è Cammoro, sorto nella terra di confine con Foligno e Camerino e posto a guardia della vecchia Via della Spina, che sin dall’epoca romana collegava Spoleto con Plestia, sull’altopiano di Colfiorito. Costruito nel secolo XIII su uno sperone roccioso, è dominato dalla torre della vecchia sede comunale, oggi campanile della Chiesa di Santa Maria Novella, raro esempio di chiesa pensile sovrapposta a un’antica via coperta di cui sono ancora visibili i due accessi.

 

Chiesa di San Francesco detta Madonna della Croce. Foto Enrico Mezzasoma

 

E ancora, Postignano, con il suo castello medievale sormontato da una torre esagonale, posto strategicamente al crocevia tra Spoleto, Norcia, Foligno e Assisi e centro nevralgico della lavorazione e del commercio di ferro e canapa in Umbria; Pupaggi, che si è sviluppato nel XIV secolo attorno a un preesistente nucleo medievale, composto da una chiesa e da una torre colombara; Montesanto, sorto probabilmente come insediamento abitato nei pressi della cella monastica di San Nicolò di Acqua Premula. Proprio il Convento dell’Acqua Premula si trova fra Sellano e Montesanto e prende il nome da un’antica sorgente, Acqua Premula, utilizzata per secoli nella cura della calcolosi. L’acqua, dal 1974, viene imbottigliata con il marchio commerciale di ACQUA TVLLIA.

Infine, nella frazione di Sterpare da visitare è la Chiesa della Madonna delle Grazie, alla fine del 1700 al centro di un fatto miracoloso che mise in contrasto due famiglie del posto. Un giorno alcuni pastori trovarono nella cavità di un castagno la statua lignea di una Madonna con Bambino, che fu prontamente recuperata per essere venerata. Le famiglie dei Vitali e dei Patrizi, artefici del ritrovamento, decisero di portarla alla chiesina di Santa Lucia, loro punto di riferimento spirituale, ma a questa decisione si oppose la famiglia dei Germani che invece voleva che la statua venisse collocata nella chiesa dedicata proprio alla Madonna. La statua venne spostata più volte, di nascosto, dall’una e dall’altra famiglia che non riuscivano a trovare un accordo. Siccome gli spostamenti avvenivano sempre di notte, si sparse la voce che avessero del miracoloso, e si decise di lasciare la statua della Madonna nella chiesa a lei dedicata, posta al centro del paese piuttosto che in campagna. Accanto alla chiesa resiste piantato il famoso travaglio, una sorta di impalcatura che serviva a sollevare i buoi mentre venivano ferrati.

Nella frazione di Case Rampi vi è invece un Museo diffuso della civiltà contadina: frequentando le case degli agricoltori del pian d’Orsano e dintorni, Angelo Rampi, constatata la regolare presenza degli utensili degli agricoltori e la diffusa competenza nell’arte della coltivazione di cereali, legumi, viti, ortaggi e nella coltivazione dei campi, ha pensato di raccogliere tali strumenti in un unico contenitore per evitarne la dispersione. Il museo è stato inaugurato nel 2013.

 

Lime e raspe

 

Altro imperdibile contenitore del saper fare è senza dubbio il caratteristico Museo della Produzione delle Lime e delle Raspe, che raccoglie documenti, immagini, manufatti e testimonianze di questa importante tradizione artigianale del sellanese. Un tempo nella zona si svolgeva infatti l’intero ciclo di produzione: l’estrazione del ferro nelle miniere di Monte Birbone, la prima lavorazione nelle ferriere di Monteleone chiuse dopo il terremoto del 1703, la forgiatura e la produzione degli utensili. La tradizione vuole che i frati di Santa Croce di Sterpare e di San Nicolò di Acquapremula, per sollevare gli abitanti delle ville di Sellano dalle condizioni di assoluta povertà in cui vivevano, li istruirono proprio nell’arte della lavorazione del ferro, il cui segreto riguardava la fase di cementazione e tempera, che consentiva di aumentare la durezza del metallo evitando la deformazione dei denti. La stessa tradizione vuole anche che i frati, preoccupati che la ricchezza potesse allontanare dalla fede gli abitanti, per mantenerli devoti e onesti invocassero la maledizione su coloro che avessero guadagnato più del necessario per vivere. A completare l’offerta cultura vi sono anche una ludoteca attrezzata e una biblioteca di ben 7000 volumi, che include un laboratorio professionale di produzione digitale audiovisiva e un ricco archivio storico.

Tutto ciò si affianca alle tradizionali ricorrenze come la Sagra della fojata e dell’attorta (due dei piatti tipici locali) che si svolge a Villamagina, la Festa delle erbe dimenticate, sulla tradizione delle erbe selvatiche commestibili e medicinali al lago del Vigi e a Montesanto, L’oro dei molini, che riporta in vita le tradizioni molitorie dell’area e riapre al pubblico l’unico rimasto degli antichi mulini a Molini.