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Il primato del Monte di Pietà: prima Perugia o prima Ascoli. Una diatriba lunga secoli

di Riccardo Renzi

Il presente lavoro intende indagare il primato dell’istituzione dei Monti di Pietà, questo è da anni conteso tra Perugia e Ascoli. La risposta a tale quesito risale solamente nei documenti d’archivio, unici veri custodi della verità tanto bramata dalle due città.

Il caso di Perugia

Assai arduo risulta stabilire la data certa di fondazione del Monte di Pietà di Perugia. La maggior parte degli storici per vari decenni ha sostenuto fosse il 1474, altri il 1460, ma la data corretta, derivante da un’oculata lettura dei documenti, è l’aprile del 1462. La fondazione del Monte, da fra Mariano da Firenze, è stata attribuita a fra Barnaba Manassei da Terni. Il frate però non compì l’opera da solo, ma fu aiutato da un altro Minore osservante, fra Fortunato Coppoli da Perugia. Una delle prime indagini sulla fondazione del Monte fu condotta dal Pellini, uno storico locale di Perugia, che nel Seicento andò a studiare la documentazione dell’Archivio comunale per dirimere la questione sulla fondazione del Monte. Pellini nella sua Historia di Perugia narra perfettamente le fasi e i protagonisti che cooperarono per la fondazione dell’Istituzione. La fondazione del Monte però è attribuita dal Pellini a fra Michele Carcano da Milano, ma ciò stride fortemente con ciò che era stato detto da fra Mariano da Firenze. Probabilmente la soluzione all’intricato mistero risiede in una cooperazione tra i due osservanti. L’ipotesi più probabile è che Fra Barnaba, essendo in quel periodo vicario dei frati Minori dell’Osservanza dell’Umbria, abbia appoggiato la proposta di fra Michele Carcano da Milano. Quest’ultimo durante la quaresima del 1462 più volte predicò in città contro l’attività usuraia esercitata dagli ebrei. Il 3 aprile del medesimo anno, parlò presso la piazza e raccogliendo tutte le motivazioni affrontate nelle precedenti predicazioni, disse ai presenti che dovevano lacerare i patti stabiliti con gli ebrei e fondare una nuova istituzione di prestito. Il giorno dopo, le autorità sensibili al volere del popolo, annullarono le concessioni fatte agli ebrei, in vigore dal 1457. L’annullamento avvenne con un solo voto contrario su 49 e con precisi richiami e citazioni di leggi canoniche che i rappresentanti avevano udito dal frate. La cancellazione dei patti fu immediatamente seguita dall’istituzione del Monte di Pietà. Il suggerimento della fondazione del Monte venne proprio da Carcano. Però a differenza dell’istituzione dei Monti successivi, a Perugia le autorità fondano il Monte autonomamente, senza l’interferenza dei frati nello stabilire gli statuti. Qui le autorità si limitarono a seguire il consiglio di Carcano.
Si evince chiaramente come le cause fondati del Monte sono le medesime di quelli di Jesi e Osimo, studiati in precedenti saggi e pubblicati nella rivista Miscellanea Francescana. Due sono le costanti che riscontriamo nella fondazione dei Monti: il debellamento della sfrenata attività usuraia da parte degli ebrei e l’intervento dei Minori Osservanti per la fondazione dell’istituzione.

 

Monti di Pietà nella storia

Un approfondimento su Ascoli

Stando a ciò che dice lo storico ascolano Francesco Antonio Marcucci, il primo Monte di Pietà fu istituito in Ascoli per opera di Beato Marco da Montegallo. Lo storico spiega l’avvenimento con le seguenti parole: «Il primo Monte di Pietà lo volle il Beato qui in Ascoli, sua patria, nel 1458, in cui si portò a predicare, avendo proibito la città in tal anno al nostro Ghetto giudaico il prestare più i pegni…». Lo storico ascolano afferma di aver tratto tali considerazioni da fonti ben precise: dallo storico del XV secolo Pieragnolo Dino, la cui opera si è perduta nel XIX secolo, e Nicolò Marucci, un antenato di Francesco, autore di un trattatello però mutilo nella sezione d’interesse ai fini della presente ricerca. Marcucci però non venne preso sul serio poiché era solito inventare notizie storiche per accrescere la notorietà e la gloria dei suoi antenati. Egli era Vescovo di Montalto Marche e Vicegerente di Roma, un tipico prelato di alto rango settecentesco, colto ed erudito, ma non storico di professione. Heribert Holzapfel, il più grande storico dell’istituzione Monte di Pietà, trattando di quello di Ascoli, neanche menziona Marcucci e si limita a dire che ci sono troppe lacune nel materiale documentario d’archivio per affermare che quello ascolano sia stato il primo. Uno degli storici più critici nei confronti di Marcucci fu il compaesano Giacinto Cantalamessa Carboni. Egli in Notizie storiche per servire alla biografia di frate Marco da Montegallo, medico, teologo ed oratore del sec. XV non accolse le teorie di Marcucci, anzi le respinse, poiché il prelato non poteva affermare notizie veritiere, essendo andati distrutti i libri consiliari con l’incendio del 1535, fatto appiccare al palazzo degli Anziani dal commissario Quieti per far uscire alcuni rivoltosi che si erano barricati all’interno. Neanche lo storico Giuseppe Caselli, massimo esperto di san Giacomo della Marca, risparmia aspre critiche al metodo di Marcucci.  La risposta però a tutti questi interrogativi risiede negli Atti consiliari 1456-1461 conservati presso l’Archivio di Stato di Ascoli Piceno. In queste due carte sono riportati giorno, anno e nome del fondatore. Il Monte fu fondato tra il 4 e il 15 gennaio 1458 da Beato Domenico da Leonessa e portato avanti da Beato Marco da Montegallo. Così è riportato nel documento: «Super persuasionibus factis in pulpito pluries per R. P. fratrem Dominicum de Leonissa Ordinis Minorum Regularis dicte qui dicit quod ad honorem et laudem Dei fiat Mons Pietatis in Asculum». Dunque, Marcucci aveva ragione, ma aveva commesso l’imperdonabile errore di omettere il fondatore del Monte, cioè colui che aveva iniziato l’opera, Beato Domenico da Leonessa. Ciò che ha ingannato Marcucci è il fatto che nel medesimo anno entrambi predicano in Ascoli, ma con due scopi differenti: Domenico da Leonessa affinché venisse fondata un’istituzione di credito, Marco da Montegallo contro l’usura praticata dagli ebrei. A dimostrazione di ciò, giungendo alle carte 52v – 53r degli Atti consigliari di quell’anno si legge l’attuazione dell’abolizione del banco delle usure (ad opera dei giudei). Dunque, ecco la chiara dimostrazione del primato del Monte di Pietà di Ascoli su quello di Perugia, ancora una volta il francescanesimo risulta essere molto più radicato nelle Marche, che nell’Umbria, regione d’origine del movimento.

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Riccardo Renzi