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Il gel al posto delle strette di mano con i docenti, le mascherine al volto, i guanti, il distanziamento, regole nuove al tempo del Covid ma sempre la stessa motivazione ed entusiasmo. Si torna in aula anche all’interno del Nuovo Complesso Penitenziario di Perugia dopo ben 116 giorni.

Riparte il progetto Argo: percorsi formativi per il reinserimento dei detenuti, finanziato dalla Regione Umbria tramite finanziamento del Fondo Sociale Europeo, e gestito dall’ATI composta da Frontiera Lavoro, Cesar e Cnos Fap, con 15 detenuti della sezione maschile inseriti nel corso per Addetto alla cucina, il primo a ripartire dopo la sosta lo scorso marzo per l’emergenza pandemica, previste 120 ore di didattica. A seguire gli altri percorsi formativi per Impiantista elettricista, Addetto ai servizi di pulizia e Addetto alle colture vegetali ed arboree, in tutto 57 i partecipanti.

Foto di Luca Michetti

«Per noi» dichiara Marco, uno degli allievi «la formazione professionale ed il lavoro sono strumenti di riscatto. Quello che solitamente è un periodo di abbrutimento e degrado, per noi diventa l’occasione per cominciare una nuova vita». E tornerà quest’anno, probabilmente all’inizio del mese di settembre, anche la cena di gala Golose Evasioni, questa volta all’aperto per rispettare le prescrizioni volte a contenere la diffusione del Coronavirus, un’occasione imperdibile per saggiare le competenze acquisite dagli allievi che allestiranno un evento davvero unico supportati nella preparazione delle diverse portate dai loro docenti chef, i Moschettieri del Gusto Catia Ciofo, Antonella Pagoni, Paolo Staiano e Ada Stifani.

«È una vera gioia riprendere le nostre lezioni in carcere» afferma la chef Catia Ciofo «È forse solo una goccia nell’oceano, ma comunque una boccata di ossigeno per i nostri allievi reclusi che nell’impegno quotidiano a lezione investono per ricostruirsi un futuro. Un’occasione per noi docenti che possiamo trasformare un luogo di chiusura ed esclusione quale è il carcere, in luogo di confronto, laddove le persone imparano ad ascoltare gli altri, a vederli, ad avere attenzione alle loro vite come forse non hanno mai avuto prima, per dare a tutti più occasioni di crescita e non solo di addestramento al lavoro. E immaginare per loro e con loro nuovi orizzonti».

Le diverse attività progettuali saranno condotte dal personale di Frontiera Lavoro secondo la metodologia che da venti anni contraddistingue il suo operato e che nel corso degli anni ha consentito l’inserimento al lavoro di ben 107 detenuti. La redazione di un progetto professionale è alla base di una metodologia che ha come presupposto fondamentale l’adesione attiva del beneficiario al percorso di educazione e orientamento al lavoro.

Foto di Luca Michetti

«Come dimostra l’esperienza che abbiamo maturato anche in altri contesti» sostiene Luca Verdolini, coordinatore del progetto «la rieducazione dei detenuti è efficiente sia per loro che per la società e la formazione professionale è la forma più adeguata per perseguirla. L’esperienza formativa, infatti, aumenta il grado di stima dei detenuti consentendo una riscoperta della loro dignità, permette il recupero dei legami familiari favorendo una rinnovata socialità e, infine, incide sulla recidiva, migliorando i comportamenti individuali e le abitudini sociali».

Proprio per questo il progetto Argo rappresenta un’occasione unica per i detenuti di sperimentare un contesto reale con cui misurarsi. Regole, responsabilizzazione, dignità. Si scoprono così, in carcere. «Resto meravigliato» dice Gaetano «davanti ai piatti che riesco a realizzare. La bellezza aiuta a vivere, ridà speranza. È vero per tutti, perché non dovrebbe esserlo anche per noi?».

Già gli Etruschi lo utilizzavano e, da quel momento in avanti, è sempre stato un primario protagonista agro-alimentare della fertilissima Val di Chiana. La valle è suddivisa in Chiana romana e toscana ed è distribuita tra le province di Perugia, Terni, Arezzo e Siena e anticamente veniva solcata dal fiume Clanis. Qui l’Aglione ha trovato la sua sede d’elezione grazie al terreno consono al suo sviluppo, alle genti che l’hanno saputo coltivare e valorizzare e soprattutto, esaltare in cucina.

L’Aglione della Chiana ha molte proprietà, uniche e speciali, che alla vista, all’olfatto e al gusto fanno sì che non passi inosservato e sia immediatamente apprezzato per la delicatezza al palato e la leggerezza del suo profumo. Infatti l’Aglione della Chiana ha caratteristiche di gusto e digeribilità di gran lunga differenti dall’aglio comune. Si tratta di un aglio gigante di colore bianco tendente all’avorio e la sua preziosa testa può arrivare a pesare fino a 800 grammi; è privo di alliina e dei suoi derivati e per questo non puzza, tanto da essere definito aglio del bacio. È anche più digeribile.
L’Aglione è presente anche sull’isola del Giglio, in quanto nel XVI secolo, un pirata arabo detto Barbarossa razziò e depredò l’isola, deportando come schiavi i gigliesi. I Medici ripopolaroro l’isola con genti chianine che portarono con sé i bulbilli d’aglione e lì li coltivarono.
Negli anni Sessanta del secolo scorso, con lo spopolamento delle campagne, si è persa però la coltivazione dell’aglione e soprattutto la sua utilizzazione in cucina.Ha poi ritrovato nuova vita grazie alla fervida volontà di alcuni avveduti, che a inizio anni 2000 si sono ben adoperati per la sopravvivenza e la ripresa della tradizione di questa eccellenza.

 

Foto di www.aglione.it

Sono pochissime le aziende toscane e umbre che oggi coltivano l’Aglione della Chiana e la sua produzione non copre la richiesta; inoltre va precisato che è un prodotto di nicchia che è stato recentemente recuperato e viene utilizzato soprattutto per autoconsumo e nei ristoranti.
Va altresì sottolineato che si chiama Aglione non per la grande quantità di aglio che viene utilizzata in cucina, ma per le sue particolari e importanti dimensioni.
Sulla tavola, a volte, c’è il rischio che venga spacciato come Aglione quello che è l’aglio comune, sia per la convenienza economica sia per la mancata conoscenza delle sue specifiche caratteristiche. Solitamente infatti il costo dell’aglione è 4 volte superiore a quello del comune aglio. Anche il suo scapo fiorale o tallo viene utilizzato a scopi culinari: dopo averlo scottato in acqua bollente si può usare per la preparazione di sughi o frittate. L’aglione può essere utilizzato per l’elaborazione di antipasti, primi, secondi e contorni e di seguito, il vostro inviato lacustre, vi riporta una delle ricette tramandate dalle sue ave, quella per la realizzazione del condimento all’aglione per un primo piatto.

Foto di www.aglione.it


PASTA ALL’AGLIONE

Ingredienti per 4 persone:

  • 6 cucchiai di olio extravergine d’oliva
  • 400 g di spaghettoni o pici (ricetta originale) o umbricelli o vermicelli n. 7
  • 1 kg circa di pomodori pelati a pezzettoni
  • 4/8 spicchi d’Aglione della Chiana (dipende dalla grandezza degli spicchi, comunque il rapporto di peso con il pomodoro deve essere di 1,2 a 10. In questo caso 120 g di Aglione).
  • 1/8 di litro o 125 g di Vinsanto
  • sale e pepe q.b.

Preparazione:

In una padella con i bordi alti, mettere un bicchiere d’acqua e l’olio. Tagliare a fettine sottilissime gli spicchi d’aglione, quindi versarlo nella padella, accendere il fuoco e tenerlo a fiamma bassissima. L’aglione dovrà sobbollire, molto ma molto lentamente, per circa 20/30 minuti. Quando si sarà formata una cremina, vi aggiungeremo il pomodoro e il sale q.b..
Alzare la fiamma per il tempo necessario a riportare il tutto a temperatura, quindi rimettere il fuoco a fiamma bassissima.
Dopo circa 20 minuti, aggiungere il Vinsanto e farlo evaporare. Sarà stata già messa sul fuoco la pentola con l’acqua per cuocere la pasta prescelta.
La pasta va tolta a 3/4 del tempo indicato per cuocerla e versata all’interno della padella contenente il condimento all’aglione ormai pronto.
Aggiungere due cucchiai d’acqua di cottura e per terminare la preparazione del piatto, per il tempo rimasto, mantecare la pasta insieme al condimento all’Aglione. Al gusto, servire la pasta al dente, aggiustando con una spolverata di pepe.


Per la prima volta due Regioni (Umbria e Toscana), grazie ai buoni rapporti tra i rispettivi servizi competenti in materia, presenteranno congiuntamente la domanda di iscrizione dell’Aglione della Chiana ai rispettivi Registri Regionali delle Risorse Genetiche Autoctone.
Il 3A Parco Tecnologico Agroalimentare dell’Umbria, con sede a Pantalla di Todi (PG), sta effettuando le dovute ricerche e prassi per far sì che l’Aglione venga iscritto al sopracitato registro che comprende tutte le varietà e razze realmente autoctone o la cui presenza nella regione è documentata da almeno 50 anni.
Vale la pena impiegare del tempo per la preparazione di un piatto con l’Aglione, un’eccellenza agroalimentare umbro-toscana che, per le sue caratteristiche, può essere utilizzata senza indugio, anche in una speciale cena romantica a prova di bacio. Osare per credere.

 

 

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