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Chiara Spigarelli: “Ho ideato il Vello d’Oro”

di Agnese Priorelli

«Gli studi classici hanno ispirato il nome, la Laurea in Nutrizione e Benessere animale ha ispirato il progetto».

Chiara Spigarelli originaria di Sigillo, vive da 5 anni in Friuli Venezia Giulia, dove si è laureata in Nutrizione e Benessere animale all’Università di Udine. Curiosità, ma soprattutto la passione per gli animali e la montagna: «Ho sempre adorato la montagna, sono nata sotto le pendici del monte Cucco: per me è un luogo di pace e riflessione». Tutto ciò le ha fatto venire in mente un’idea brillate che le ha permesso di vincere il secondo premio della terza edizione di ReStartAlp2018, il primo campus per lo sviluppo di idee d’impresa e la creazione di start-up impegnate nelle filiere produttive tipiche del territorio alpino.
Il Vello d’oro di Chiara – nome decisamente azzeccato – nasce con l’obiettivo di trovare una soluzione allo smaltimento dei sottoprodotti dell’allevamento ovino. Attingendo dai prodotti di scarto della lana, considerata un rifiuto speciale, l’impresa produrrà teli biologici per la pacciamatura, più efficaci e sostenibili di quelli in plastica. «Le pecore, per il loro benessere, devono essere tosate, agli allevatori costa molto smaltire questo prodotto di scarto e quindi un riutilizzo è fondamentale».

 

Chiara Spigarelli durante la premiazione

Ci spieghi com’è nata la sua idea.

L’idea è nata mentre ero in macchina e tornavo a casa, in Umbria, per le vacanze. Avevo letto del premio ReStartAlp dell’anno precedente e, incuriosita, sono andata a spulciare: ReStartAlp è un campus di formazione gratuito per lo sviluppo concreto di idee di impresa e di startup per la riqualificazione del territorio montano. Ho presentato così la mia idea, che si basa sul recupero della lana di pecora dopo la tosatura. Mi occupo di zootecnia, studio gli allevamenti di montagna del Friuli Venezia Giulia e c’è il problema dello smaltimento della lana. Per questo il mio obiettivo era trovare una soluzione: inizialmente ho pensato di creare un accendifuoco (in alternativa alla Diavolina) realizzato con lana e cera, ma dopo alcune analisi effettuate, la combustione di zolfo – sostanza presente largamente nel manto ovino – sarebbe stata ancora più impattante nell’ambiente rispetto agli accendifuoco già esistenti. Quindi mi sono inventata un altro prodotto: il telo per la pacciamatura.

Questa idea come si sviluppa?

La lana è ricca di zolfo e ho iniziato a pensare come usare questo elemento: in agricoltura è molto utile, da qui l’idea del telo per la pacciamatura. Presa la lana che un allevatore deve smaltire, dopo la tosatura dei suoi capi, il mio progetto prevede la pressatura e realizzazione di tappeti da utilizzare in agricoltura o in orti urbani. Ad oggi questi teli sono esclusivamente di plastica. Il mio invece, essendo di un materiale biologico, non va smaltito e può durare 4-5 anni; inoltre la sua degradazione, oltre a fungere da concime, gli consente di essere tranquillamente rinterrato.

Lo ha scelto lei il nome il Vello d’Oro?

Sì. Mi sono diplomata al liceo classico e questi miei studi hanno lasciato una base classica nella mia testa, per questo ho scelto di chiamarlo così.

La sua passione per gli animali ha un’origine particolare?

No. Non ho mai vissuto in una fattoria, però sono sempre stata appassionata di animali e in particolare a quelli di montagna. L’amore per la montagna l’ho sempre avuto e dopo la triennale all’Università di Perugia ho subito deciso di spostarmi in Friuli Venezia Giulia per completare gli studi.

Vincere un premio al concorso ReStartAlp2018 cosa vuol dire in concreto?

Vuol dire portare avanti il mio progetto più velocemente. Questo sarà un anno zero, un anno sperimentale, che mi servirà per fare delle prove, per poi partire con la realizzazione della mia idea.

Qual è il suo rapporto con l’Umbria?

L’Umbria per me rappresenta la casa: è il mio punto di riferimento. Nonostante siano 5 anni che vivo in Friuli Venezia Giulia, il mio cervello e il mio cuore non pensano a questa regione come casa mia. L’ispirazione arriva sempre dell’Umbria, è un’oasi silenziosa che mi dà pace e mi fa pensare molto. È il mio nido. Il mio posto sicuro.

Tornerà mai in Umbria?

Spero di creare una filiale del mio progetto anche in Umbria; per ora la posso aprire solo in Friuli. Ma è sicuramente un progetto adattabile anche all’Umbria: al posto delle Alpi ci sono gli Appennini, per il resto non ci sono grandi differenze. Il pensiero di tornare a casa, comunque, non lo escludo.

Come descriverebbe l’Umbria in tre parole…

Nuda, genuina, rassicurante.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regione…

Il monte Cucco.

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Agnese Priorelli

Laureata in Scienze della Comunicazione, è giornalista pubblicista dal 2008. Ha lavorato come collaboratrice e redattrice in quotidiani e settimanali. Ora collabora con un giornale online e con un free press. È appassionata di cinema e sport.