Le soffitte nascondono sempre grandi segreti. A volte basta alzare lo sguardo e salire, per scoprire dei tesori nascosti. La chiesa di San Domenico è ben nota, ma cosa si nasconde nel suo sottotetto?
Un tesoro nascosto
In pochi si sono avventurati fin lassù, ma oggi vi portiamo in quelle stanze, grazie all’ingegnere Alessandro Polidori che, insieme all’architetto Giulio Ser-Giacomi, si sta occupando della valorizzazione di questo importante lungo di Perugia. Un luogo che vi permetterà non solo di camminare sulla storia, ma anche di godere di un panorama mozzafiato.
«Le soffitte di San Domenico sono un ambiente molto particolare e pieno di elementi di storia dell’architettura e della città, ognuno dei quali meriterebbe attente osservazioni e riflessioni. – spiega l’ingegnere Polidori – Ogni singola pietra ha qualcosa da raccontare. Non solo c’è il bel panorama che si vede dalla cima della torre campanaria, ma salire e camminare sopra l’estradosso delle volte fa capire quanto potesse essere maestosa e grandiosa la chiesa trecentesca.» Le volte che si ammirano oggi sono state realizzate a metà del Seicento dall’architetto Carlo Maderno che le ricostruì dopo il crollo delle primitive volte gotiche, proprio come noi le vediamo oggi, a eccezione delle cappelle laterali, aggiunte nel Settecento, e della parte absidale della chiesa che non era crollata: il coro e le quattro cappelle laterali.
«Il sottotetto di San Domenico cela i segni di queste modifiche. – prosegue l’ingegnere – Visitandoli si possono osservare gli antichi pilastri medioevali emergere delle attuali volte, la straordinaria fattezza dei capitelli e le aperture che un tempo garantivano la luce naturale in maniera diretta all’interno della basilica.»
Il progetto di valorizzazione
Per far si che tutto questo sia visibile al pubblico c’è un progetto in via di elaborazione, che prevede la creazione di tre possibili percorsi di visita. «Si parte con il tour della basilica, si passa poi alla sacrestia, dopo aver ammirato le ricostruzioni dell’impianto trecentesco dagli acquerelli di Ugo Tarchi e, grazie alle intercapedini murarie, si sale verso la quota dei sottotetti. – illustra Polidori – Al di sopra delle volte i percorsi si districano tra le volte delle due navate laterali, la volta della navata centrale, quella del coro, delle cappelle absidali, della sacrestia per poi salire piano dopo piano fino alla quota del quinto livello del campanile: vera e propria terrazza panoramica con affaccio sulle vallate umbre ai piedi delle colline di Perugia e una veduta insolita e bellissima del centro storico di Perugia.»
L’idea della valorizzazione e della visibilità delle soffitte e del campanile è stata un’unione di varie proposte e ha visto lavorare insieme dapprima i frati, in particolare P. Mario Gallian, dai primi anni Novanta, con l’architetto Giulio Ser-Giacomi e con il Centro Culturale San Tommaso D’Aquino; poi gli architetti Ser-Giacomi e Maria Carmela Frate, curatori dei lavori di restauro dopo il terremoto del 1997 e ultima proposta ha visto l’impegno dell’ingegnere Alessandro Polidori con l’aiuto e consulenza sempre dell’architetto Ser-Giacomi. Sono quindi più di venti anni che San Domenico è oggetto di progetti per la sua valorizzazione.
«È stata avanzata la proposta di creare un percorso museale nei sottotetti – conclude Polidori – per mostrare il vero “cuore” della basilica e permettere ai visitatori di raggiungere il punto più alto del campanile per godere di un panorama a 360 gradi su Perugia. Per fare questo sono necessari ulteriori interventi che rendano questi luoghi sicuri e idonei per l’apertura al pubblico, in modo che le visite possano essere svolte in totale sicurezza e accessibili a tutti.»
Luogo invisibile
Per ora, infatti, la visita al pubblico è consentita solo in occasione di eventi speciali, che danno la possibilità a tutti di ammirare palazzi, torri, soffitte, luoghi di culto e siti di archeologia industriale chiusi al grande pubblico. Tra questi appunto le soffitte dell’imponente chiesa di San Domenico, spazi segreti nati quasi per caso da una ristrutturazione del Seicento che conservano le tracce della originaria chiesa gotica.
Agnese Priorelli
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