Berto di Giovanni, pittore umbro, pur non essendo di alto respiro poetico, presenta un certo interesse sia per le fonti spesso illustri alle quali si ispira, sia per il variare di stile nelle sue opere e aiuta a comprendere come l’arte del Perugino e di Raffaello abbiano notevolmente influito anche sulle minori personalitร umbre.
Berto di Giovanni รจ menzionato per la prima volta in un atto notarile del 3 gennaio 1488: il suo nome figura infatti nella Matricola dei pittori per Porta Sole, anche se alcuni documenti lo nominano come Alberto o Ruberto. Viene citato per la prima volta come camerlengo dellโarte e nel 1502 riceve vari pagamenti insieme a Eusebio da San Giorgio e Nicolรฒ da Cesena per lโaffresco, ora scomparso, di una camera destinata al vescovo nella canonica del duomo.

Berto di Giovanni. San Giovanni Evangelista scrive l’Apocalisse. Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Nella bottega del Perugino
Berto di Giovanni lavorรฒ a bottega dal Perugino insieme ad altre notevoli personalitร : Eusebio da San Giorgio, Sinibaldo Ibi, Ludovico dโAngelo e Lattanzio di Giovanni.
La bottega era una piccola realtร nella quale si condividevano i contrasti sociali, il proprio tempo e la propria esperienza. Questa comunitร portรฒ allo sviluppo di una Koinรฉ linguistica; uno stile in cui diventa veramente difficile cercare di isolare in precisi contorni le zone dโombra individuali, soffocate dalla necessitร di aderire a uno stile comune e vincente.[1]
Una tra le maggiori opere del pittore รจ la Madonna con il Bambino tra i Santi Giacomo Maggiore e Francesco; prima a San Francesco del Monte e ora nella Galleria Nazionale dellโUmbria. La Vergine seduta in un ampio paesaggio tiene in grembo il Bambino, che stringe tra le mani una coroncina di fiori; i Santi sono inginocchiati accanto a lei, mentre due angeli in volo le pongono sul capo una corona. Il Bambino deriva dal cartone rovesciato utilizzato per la Madonna della collezione Kress, ora nella National Gallery di Washington, con opportune modifiche al visino e al braccio destro per fargli impugnare, ben visibilmente, la corona di fiori.
Il paesaggio che si apre alle spalle dei protagonisti rende la tavola ancora piรน affascinante. Il linguaggio figurativo della composizione sembra articolarsi su piรน registri: da una parte la calma di una composizione tipicamente peruginesca ormai arcaizzante, dallโaltra un’evoluzione dei personaggi piรน moderna, visibile nella resa del chiaroscuro che avvolge San Giacomo; ciรฒ porta a una difficile lettura della tavola.[2]
Datata 1507 รจ laย Sacra conversazione, ora a Londra a Buckingham Palace, nella cui predella sono raffigurate la Nativitร della Vergine Assunta e lo Sposalizio della Madonna. La pala mostra un prevalente influsso peruginesco con qualche ricordo della Pala Ansidei di Raffaello.
Il pittore partecipรฒ anche a unโeccelsa opera, ora conservata nella Pinacoteca Vaticana: lโIncoronazione della Vergine, realizzata da Raffaello, poi completata da Giulio Romano e Francesco Penni. Berto di Giovanni prese parte alla realizzazione della predella, ora nella Galleria Nazionale dellโUmbria.[3]

Berto di Giovanni, Gonfalone del duomo, Perugia, cattedrale di San Lorenzo
Nelle quattro scene della predella i forti contrasti di colore mostrano la netta influenza di Giulio Romano. Infatti, nell’ultimo periodo, Berto di Giovanni fu attratto dal grande pittore dei Gonzaga e si abbandonรฒ a una tecnica manieristica di tocco duro, con forti risalti chiaroscurali, ben lungi dalla precedente morbidezza di colorito delle piccole tavole.
Percorrendo le sale della Galleria Nazionale dellโUmbria si possono ammirare altri capolavori del pittore: S. Giovanni Evangelista in Patmos con lunetta con lโEterno e la predella con le Storie del santo, che venne eseguita per le cistercensi di Santa Giuliana a Perugia. Nella tavola si puรฒ notare la goffa rappresentazione dellโevangelista ripresa dalla figura di Pitagora nella Scuola di Atene; nella predella invece, si rileva un forte incupimento dei colori ravvivato solo da qualche lumeggiatura. Lโultima opera certa conservata nel duomo di Perugia รจ un gonfalone fatto dipingere nel 1526 in occasione della peste, posto sopra un altare nella navata sinistra.[4]