ย Montone appartiene al Club de I borghi piรน Belli d’Italia
ยซCorreva lโanno 800 e sulle colline che dividono Cittร di Castello da Umbertide vivevano i cosiddetti popoli Arienatiche secondo quanto sarebbe stato riferito dallo storico Lucantonio Canizi in unโopera da lui scritta nel 1626, in quellโepoca abitavano nellโAlta Valle del Tevere, divisi in sei castelli.ยป
Storia
Con queste parole prende lโavvio la storia di Montone in un vecchio articolo;[1] mentre Mario Tabarrini scrive che ยซil primitivo Montone sarebbe poi stato distrutto dai Goti e solo intorno al 1000 esso fu riedificatoยป[2]. Di certo il primo documento che cita Montone definendolo castrum con un castaldo – diviso in due borghi e con una pieve giร dotata di possedimenti terrieri posti tra le tenute dei marchesi del Colle (poi di Monte S. Maria) e del monastero benedettino di Camporeggiano – risale al 1121.
Nel gennaio dellโanno 1200 i due fratelli, Fortebraccio e Oddone, figli di Leonardo, chiedono a Perugia la cittadinanza, cedendo al comune ogni loro possedimento e venendo annoverati nella nobiltร cittadina con dimora nel rione di Porta S. Angelo. Anche Montone viene assegnato al contado di Porta S. Angelo e i consoli della cittร , firmando lโatto, scatenano la sollevazione, appoggiata da Cittร di Castello, della parte capeggiata dalla famiglia degli Olivi, avversa ai Fortebracci. La sconfitta dei tifernati che ne consegue, obbliga i montonesi, come tutti gli altri castelli sottomessi, a portare il palio a SantโErcolano. La sottomissione viene ribadita nel 1216 ยซcon promissione di correr sempre et nella guerra et nella pace lโistessa fortuna del popolo peruginoยป.[3]
Da questo momento e per due secoli a seguire Montone resta legata a Perugia, sebbene sempre contesa da Cittร di Castello, fino a che nel 1250 anchโessa finisce per sottomettersi a Perugia.
Il 1368 รจ un anno importante per Montone, infatti il 1ยฐ luglio nasce (alcuni storici sostengono proprio a Montone, altri invece a Perugia) Andrea Braccio da Montone, il piรน grande condottiero di ventura umbro. Nel 1392 lo troviamo schierato dalla parte dei nobili perugini in lotta contro i Raspanti, i quali perรฒ hanno la meglio e mandano in esilio tutti gli avversari sconfitti; compreso Braccio, che si rifugia a Montone. Da qui nel 1394 tenta di occupare la Fratta (lโodierno Umbertide) per impedire che finisca nelle mani dei Raspanti perugini, ma un agguato lo rende prigioniero. Interviene Biordo Michelotti a liberarlo, che era a capo dei Raspanti perugini, ma pretende che gli venga ceduto Montone, pertanto ยซlโavventura della Fratta costรฒ a Braccio lโonore e alla famiglia il feudoยป[4].
Successivamente Braccio lascia Montone e passa al servizio di Firenze. Alla morte di Biordo Michelotti i fuoriusciti tentano di rientrare a Perugia cosรฌ Braccio, alleatosi con Bartolomeo degli Oddi detto il Miccia, insieme ad un piccolo drappello di uomini cerca di impossessarsi di Perugia, ma questa per difendersi si sottomette al Duca di Milano. Braccio passa poi al servizio di Alberico da Barbiano che si trovava in guerra con i bolognesi e poi di Ladislao, re di Napoli. Il 28 agosto 1414 lโantipapa Giovanni XXIII concede a Braccio e ai suoi discendenti la signoria perpetua di Montone. Nel 1416 Braccio attacca Perugia e ottiene a SantโEgidio, dopo una cruenta battaglia, una schiacciante vittoria sui suoi nemici, cosรฌ il 19 luglio puรฒ entrare trionfalmente a Perugia dove viene acclamato signore. Seguono le conquiste di Todi, Terni, Narni e Orvieto e ancora Montefeltro e Urbino.
Braccio Fortebracci muore a causa delle ferite riportate in battaglia a LโAquila nel 1424. Con la sua scomparsa il Pontefice riprende possesso dei territori conquistati da Braccio e Montone nel 1478 diviene parte integrante dello Stato della Chiesa: le sue mura vengono distrutte cosรฌ come la dimora della famiglia Fortebracci ยซche era delle piรน belle e magnifiche dโItaliaยป[5]. ยซAlla morte del grande Braccio [โฆ] il paese cessa di essere uno dei principali protagonisti nella storia dellโItalia medioevale e il suo nome ricorre con sempre minore frequenza nelle cronache del tempoยป[6]. Ma la storia di Montone continua e dal 1518 al 1640 assistiamo alla presenza nella contea (elevata a marchesato nel 1607) della famiglia tifernate dei Vitelli a cui papa Leone X lโaveva data come compenso per lโaiuto prestato nella conquista del ducato di Urbino. Ultimo marchese รจ Chiappino Vitelli, alla cui morte Montone passa al governo diretto della Chiesa. Dopo Napoleone si mantiene libero comune e con il regno dโItalia entra a far parte del mandamento di Umbertide.
Chiesa di San Francesco
Lโedificazione della Chiesa di San Francesco viene fatta risalire al primo decennio del Trecento, ma recenti ricerche d’archivio compiute da Maria Rita Silvestrelli hanno prodotto nuovi risultati per la ricostruzione della storia dell’insediamento francescano documentandolo giร dal 1268[7]. Essa sorge allโinterno delle mura cittadine, sul luogo denominato Castelvecchio, uno dei sei castelli situati allโimbocco della valle del Carpina e del Tevere. ยซCosรฌ, mentre sul colle, detto il Monte, dominavano le magioni dei Fortebracci e degli Olivi simbolo di guerra e di potenza, sullโaltro colle, dove esisteva ab antiquo un oratorio dedicato a S. Ubaldo, i Minori Conventuali costruirono la loro chiesa, come simbolo di pace e di caritร ยป[8]. La chiesa, di cui non si conosce lโarchitetto, presenta la struttura tipica degli edifici religiosi degli Ordini mendicanti:โฏforme semplici e lineari, unica navata con abside poligonale, copertura a capriate.
I resti degli affreschi piรน antichi, databili alla seconda metร del Trecento, fanno ritenere che fin dalla sua costruzione la chiesa sia stata oggetto di un ampio intervento decorativo, tuttavia รจ nel secolo successivo che la sua decorazione consegue gli esiti piรน alti, quando divenne la chiesa di famiglia dei Fortebracci che la arricchirono di altari, suppellettili e dipinti. Al pittore di Braccio, al ferrarese Antonio Alberti tra il 1423 e il 1424 si devono le scene della Vita di S. Francesco e del Giudizio universale. Si deve invece al figlio di Braccio, Carlo Fortebracci, lโerezione di altare a metร della parete di sinistra della chiesa comeโฏex votoโฏper la nascita del figlio Bernardino. Il figlio Bernardino, come visibile sull’iscrizione posta nella targa in basso, commissionรฒ al perugino Bartolomeo Caporali un affresco a completamento dell’altare voluto dal padre. Si deve invece a Margherita Malatesta, moglie di Carlo, la commissione del gonfalone a Bartolomeo Caporali. Nei primi anni del Cinquecento la chiesa si arricchisce delle belle porte lignee intagliate di Bencivenni da Mercatello. Durante lโoccupazione francese il complesso subรฌ gravi danni e a causa di un incendio andรฒ perduto il ricchissimo archivio della chiesa-convento e con esso la gran parte dei documenti conservati oltre alla mobilia e agli affreschi con i quali era interamente decorata.
Oggi la chiesa รจ parte integrante del complesso museale, costituito oltre che dalla chiesa di S. Francesco, dalla Pinacoteca comunale e dal Museo etnografico. Tra le opere di maggior pregio conservate nella Pinacoteca vanno menzionati il gruppo ligneo della Deposizione proveniente dall’antica pieve di San Gregorio Magno fuori le mura, la Madonna della Misericordia dipinta da Bartolomeo Caporali, gli alberi genealogici della famiglia Fortebracci e l’Annunciazione della Scuola del Signorelli. Il museo etnografico Il Tamburo parlanteย nasce allo scopo di raccogliere ed esporre in modo sistematico la collezione di oggetti africani raccolti nei numerosi viaggi dallโantropologo Enrico Castelli.
La Santa Spina
Racchiusa in un prezioso reliquiario dโargento un tempo era conservata nella chiesa di San Francesco, mentre ora si trova nella collegiata di Santa Maria Assunta. Molti testi ne parlano, ma il piรน dettagliato รจ senza dubbio la Lettera istorico-genealogica della famiglia Fortebracci da Montone scritta da Giovanni Vincenzo Giobbi Fortebracci, il quale racconta come ยซvivente il conte Carlo, siccome portava grandโaffetto alla sua patria, cosรฌ non volle mancare di riconoscerla con farle un preziosissimo regalo, mentre lโanno 1473 mandรฒ con molto onore a Montone, una delle spine con le quali fu coronato il Signore N. Giesรน Cristo, e la fรจ collocare nella Chiesa di San Francesco dรจ Minori Conventuali, dove si conserva anche al presente con somma venerazione e riguardo. Si puรฒ pienamente e certamente credere che sia quella, la quale piรน dโogni altra penetrasse adentro nel cervello di Cristo del che si vedono chiarissimi argomenti; poichรฉ nellโessere da capo a piedi aspersa del suo preziosissimo Sangue, vi restano due capelli sottilissimi, quali appaiono intrecciati insieme, misti col sangue, e nella sommitร della Spina sopravanzano assai; sรฌ come a piedi di quella si vede la radichetta di essi. Ma quello che รจ sopramodo stupendo e terribile, ogni anno nel Venerdรฌ santo nellโora della passione, la Spina si rinverde, il Sangue si rinfresca, e dallโuna e dallโaltro insieme si vedono apparire piccoli fiori aurei bianchi, azurri e verdi con alcuni splendoretti, che appariscono e spariscono; quasi ribollisse quel pretioso sangue, e la Spina non fosse arida da migliaia dโanni, ma colta in questo giorno, e ora, da uno spineto vivo e verdeggiante. Questa meravigliosa Reliquia il conte Carlo lโebbe, essendo Generale deโ Venetiani, da un arciprete della villa di Tugnano, contado di Verona, e insieme con essa mandรฒ a Montone lโautentica, che conservandosi in pergamena nellโarmadio della Sacrestia deโ Minori Conventuali, lโho piรน di una volta vedutaโฆยป[9]. Angelo Ascani due secoli piรน tardi attesta che la pergamena ยซรจ ora introvabile, anche se questo nulla toglie alla veridicitร della traslazione a Montone dโuna cosรฌ preziosa reliquiaยป e aggiunge ยซlasciamo stare le fioriture leggendarie circa i prodigi verificatisi al suo arrivo a Montone [โฆ] parto della fantasia popolare degna del Seicento o giรน di lรฌยป[10]. Egli si rifร poi agli Annali di Montone che riferiscono delle feste in occasione dellโostensione della reliquia iniziate nel 1597, mentre risale al 1635, come documentato da un manoscritto parrocchiale, la collocazione della Santa Spina in un reliquiario dโargento finemente cesellato e da quellโanno fu stabilito di spostare la festa dal venerdรฌ santo al lunedรฌ di Pasqua[11]. Nellโaprile del 1703 giunge una lettera da Roma indirizzata al Vice-Governatore di Montone: ยซla festa solita celebratasi costรฌ nel secondo giorno di Pasqua per lโOstensione della Santissima Spina รจ cagione di tantissimo concorso. Per evitare dunque i disordini, che potessero nascere, dovrร Ella ordinare al Capitano deputato secondo il solito dโassistere alla Porta con li venticinque huomini, che a tutti quelli che vogliono entrare facci lasciare le armi di ogni sorteยป. La Rievocazione storica della Donazione della Santa Spina รจ nata con la Pro Loco Montonese nel 1961. Nei primi anni era legata quasi esclusivamente allโevento religioso dellโostensione della Santa Spina, con lโarrivo nella piazza del Conte Carlo Fortebracci che portava in dono la reliquia al popolo montonese e che negli anni successivi si รจ sviluppato arricchendosi nella parte del corteo storico. Anche i tre Rioni di Montone, Porta del Borgo, Porta del Monte e Porta del Verziere iniziano a prendere parte al corteo con i propri stendardi e le coppie di nobili. ร invece degli anni Settanta del Novecento lโintroduzione del Palio dei Rioni che si assegna con una sfida tra gli arcieri di Montone.
Per maggiori informazioni sulla rievocazione storica si veda qui
[1] Una finestra sullโUmbria. Montone, Spoleto, Panetto & Petrelli, 1968, p. 3.
[2] M. TABARRINI, Montone, in M. TABARRINI, LโUmbria si racconta, v. E-O, p. 418.
[3] P. PELLINI, Dellโhistoria di Perugia, Venezia, Giovanni Giacomo Hertz, 1664, v. 1, p. 238.
[4] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 56.
[5] P. PELLINI, Dellโhistoria di Perugia, Venezia, Giovanni Giacomo Hertz, 1664, v. 2, p. 769.
[6] P. PELLINI, Una finestra sullโUmbria. Montone, Spoleto, Panetto & Petrelli, 1968, p. 8.
[7] P. PELLINI, M. R. SILVESTRELLI, Appunti sulla storia e larchitettura della chiesa di San Francesco, in G. SAPORI, Museo comunale di San Francesco a Montone, Perugia, Electa, 1997, p. 23.
[8] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 250.
[9] G.V. GIOBBI FORTEBRACCI, Lettera istorico-genealogica della famiglia Fortebracci da Montone, Bologna, Giacomo Monti, 1689, pp. 84-85.
[10] A. ASCANI, Montone. La patria di Braccio Fortebracci, Cittร di Castello, GESP, 1992, p. 263.
[11] Notizia riferita da A. ASCANI, cit., p. 264.