Luogo di settecentesche delizie, la villa del Pischiello, a Passignano sul Trasimeno, traeva il proprio nome da unโattigua sorgente dโacqua. E, come dallโacqua tutto trae forza e vigore, da questa dimora affacciata sul lago Trasimeno la popolazione traeva sostentamento, molendovi lโoliva, stoccandovi i cereali e producendovi dellโottimo vino.
Nemmeno nel 1904, quando la marchesa Romeyne Robert Ranieri di Sorbello decise di installarvi una scuola di ricamo, questa forza produttiva venne meno. Anzi, quella che si configurรฒ fin da subito come una moderna holding, diventรฒ ben presto unโattivitร importantissima per lโeconomia del lago, dando impiego a intere famiglie di Passignano e dintorni.

Villa del Pischiello, foto Ranieri di Sorbello
Donne che hanno fatto la storia
Lโalta qualitร , lโunicitร dei pezzi eseguiti su commissione, cosรฌ come lโesclusivitร della tecnica, fecero della scuola uno degli emblemi della cosiddetta questione femminile che, dal 1883, combatteva contro le posizioni assolutiste secondo cui le donne delle campagne dovessero essere impiegate esclusivamente nei lavori agricoli. La marchesa spronava le dipendenti ad accantonare la propria paga in libretti postali, secondo un sistema estremamente moderno e teso a renderle emancipate grazie al proprio lavoro. Oltre a questo, nella Villa del Pischiello fondรฒ una scuola Montessori โ una delle prime della Penisola โ per favorire lโeducazione dei figli dei coloni della tenuta secondo gli innovativi metodi dโinsegnamento che caratterizzano il metodo: libera scelta del percorso educativo, sebbene entro certi limiti, e il rispetto del naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino.
Gli orditi nati dallโabilitร delle allieve di Romeyne, coadiuvata dalla perugina Amelia Pompilij e dalla fiorentina Carolina Amari – che aveva studiato e recuperato, nel suo laboratorio di Firenze, la tecnica usata per la preziosa collezione di biancheria e decorazioni per la casa della contessa Edith Rucellai – venivano commercializzati nel negozio della cooperativa Arti Decorative Italiane – diretta derivazione del comitato regionale de Le Industrie Femminili Italiane, detto Ars Umbra ย (poi divenuto una vera e propria societร ) – sotto la dicitura di commercio al minuto di ricami a mano.
Arte in rilievo
Il punto umbro – detto anche Sorbello o portoghese – protetto da brevetto, si dipanava su tele da ricamo in canapa o lino provenienti dal laboratorio Tela Umbra di Cittร di Castello, fondato dalla baronessa Alice Hallgarten Franchetti. Motivi floreali, vegetali, animali – anche fantastici – e arabeschi si annodavano sulle tele con rinascimentali ghirigori color ruggine, รฉcru, verde, indaco, giallo, bianco e rosa antico. I disegni degli album da viaggio di Romeyne acquisivano cosรฌ la terza dimensione e una riconoscibilitร tattile, grazie anche allo spessore del filato usato – cotone, soprattutto, ma anche seta, ben resistenti al tempo e allโusura.
I tasselli di tessuto che, precedentemente ricamati, sarebbero andati a formare il disegno, venivano assemblati tramite elaborati punti avorio, dโispirazione araba, alternati a punti di antica ispirazione toscana e romagnola.

Il punto umbro, detto anche Sorbello. Foto Casa Museo di Palazzo Sorbello
Questione dโinventiva
Non mancavano perรฒ punti inventati, come il ricciolino, il rilievo, il nodone, il mazzetto, il punto pifferino, il nodino di San Francesco, le pignattine, le lumachelle e le capannucce, usati perlopiรน per ricamare lโinterno e rifinire gli orli. Le fuseruole in ceramica derutese, usate per bilanciare il fuso e, in maniera piรน romanzata, per bilanciare la vita di unโaltra persona – venivano infatti donate come pegno dโamore – erano inserite nelle confezioni per rifinire paralumi e tessili.
Il punto San Francesco e il pifferino, assieme al punto civetta, venivano utilizzati anche per le nappe – elaborate riproduzioni in miniatura di cestini di frutta, gioielli fiorentini, ghiande e animali – e i bottoni – creati semplicemente arrotolando un filo, poi fermato con un punto avorio – elementi decorativi che, impreziosendo tovaglie, centrini, centrotavola, paralumi, tende e sacchetti portabiancheria, finirono per essere un vero e proprio punto distintivo della produzione della scuola.