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«Se c’è una cosa che accomuna tutti noi» afferma con solenne ironia Francesco Targhetta, autore de Le vite potenziali «è l’uso delle subordinate». 

Ottavo incontro di quella che è una vera e propria tournée letteraria in attesa della proclamazione del vincitore – per la quale bisognerà aspettare settembre – l’Incontro con gli autori del Premio Campiello ha fatto ieri tappa a Perugia.   

Il Campiello


Il Premio Campiello, il cui nome si rifà alla tipica piazza veneziana raccolta attorno a un pozzo – visibile, sebbene in maniera stilizzata, anche nel logo – dal 1963 si pone come uno dei premi letterari più rinomati del panorama culturale italiano 
Dopo il primo, illustre, vincitore – Primo Levi con La Tregua – il Campiello continua a segnalare al grande pubblico numeri autori e romanzi capaci di imprimere nuovi capitoli della storia della letteratura italiana.  

La cinquina finalista

E così sarà per i cinque finalisti – Ermanno Cavazzoni, Davide Orecchio, Helena Janeczek, Francesco Targhetta e Rosella Postorino – tre dei quali sono intervenuti ieri a Palazzo Gallenga, sede dell’Università per Stranieri di Perugia, per parlare delle proprie opere. Un’occasione unica, per i lettori e per i numerosi astanti, di conoscere una produzione letteraria direttamente dalle parole di chi l’ha concepita.  
Si è parlato allora dell’idea, di quei luoghi sospesi in cui nasce e si sviluppa, come pure delle difficoltà incontrate nel trasporla su carta, cercando di preservarla e, al tempo stesso, di renderla fruibile a tutti. Si è discusso delle fonti, delle ragioni più o meno logiche che hanno conferito ai libri il nome che portano, come della struttura narrativa e della caratterizzazione dei personaggi. Il pubblico è venuto a conoscenza di come, durante la stesura, quelli che oggi sono antagonisti si siano in realtà confrontati per risolvere i passaggi più ostici dei rispettivi lavori. E, dando prova di estrema sportività, non sono mancati i riconoscimenti reciproci perché, si sa, le buone idee come tali vanno lodate.   
Helena Janeczek ha poi letto un passaggio del suo La Ragazza con la Leica (Guanda) – già vincitore del Premio Strega –  biografia della misconosciuta compagna di Robert Capa, mentre Davide Orecchio del suo Mio padre la rivoluzione (Minimum Fax), raccolta di racconti in cui i protagonisti – personaggi storici famosi del calibro di Bob Dylan o Trockij – vivono vite parallele, basate sul «cosa sarebbe successo se…». 
È stato infine il turno de Le vite potenziali di Francesco Targhetta (Mondadori), romanzo nerd in cui che dà conto di come la tecnologia sia ormai pervasiva delle nostre vite.  
Un incontro, quello moderato dal giornalista Alessio Zucchini, che ha permesso di aggiungere un nuovo e affascinante tassello alla ricostruzione di un capolavoro: il Premio Campiello 2018