Deruta, insieme a Gualdo Tadino, Gubbio e Orvieto costituisce uno dei quattro centri di antica tradizione ceramica.
A Deruta le prime attestazioni della produzione ceramica risalgono alla seconda metร del Duecento; infatti, in un documento del 1277 si richiede la fornitura di mattoni da eseguire ad modum mattorum Dirupta, cioรจ secondo le misure e la qualitร di Deruta, mentre รจ del 1296 la testimonianza di una zona – oggi identificata tra Perugia e Todi – denominata terra vasaria, che denota in modo inequivocabile lโesistenza di una produzione di laterizi e terrecotte.
Dal bruno a blu cobalto
Nel Trecento a Deruta troviamo attestate organizzazioni di tipo cooperativistico con produzioni di oggetti dโuso quali catini, scodelle, boccali e piatti, ma ancora dipinti nei soli colori di bruno e verde ramina su uno smalto di fondo biancastro. I motivi decorativi sono ancora molto semplici: elementi geometrici-floreali e, talvolta, raffigurazioni zoologiche e antropomorfe.
Lโintroduzione del blu, del giallo e dellโarancio coincide con il periodo di massimo splendore della produzione derutese che si attesta tra la fine del Quattrocento e la metร del Cinquecento. Nelle produzioni di questo periodo troviamo il blu cobalto intenso e diluito che si alterna in genere al giallo su uno smalto impreziosito da sovrapposizioni. I soggetti iconografici diventano molto piรน elaborati e raffinati e si ispirano spesso alle opere pittoriche dellโartista perugino Bernardino di Betto detto il Pinturicchio.
Anche le piastrelle raggiungono grande raffinatezza. Ne sono esempi notevolissimi il magnifico pavimento della Cappella Baglioni nella Chiesa di Santa Maria Maggiore di Spello o lโantico pavimento della Chiesa di San Francesco di Deruta, i cui frammenti con le loro splendide sfumature del blu e i raffinatissimi disegni catturano lo sguardo del visitatore che lo osserva dalle teche del Museo Regionale della Ceramica.
Accanto alla produzione di vasellame da tavola e oggetti dโuso comune, una consistente fetta di artigiani si dedica in questo periodo alla produzione di ceramica ornamentale come piatti da pompa o coppe amatorie. Il blu utilizzato dai ceramisti derutesi era ricavato dallโossido di cobalto e veniva prodotto direttamente nelle botteghe che ne facevano uso.
Il colore della sfera religiosa e femminile
Il blu in tutte le sue sfumature, molto usato nel periodo del massimo splendore della ceramica di Deruta, diviene quasi colore obbligato per opere che rappresentano santi e madonne, che dovevano essere installate in un contesto religioso o che rappresentavano la sfera femminile. Il blu, sinonimo di cielo, acqua, serenitร e pace, infatti, รจ da sempre associato alla sfera religiosa ed รจ presente nelle iconografie di tutto il mondo; per i primi cristiani era sinonimo di Dio Padre, nel corso del tempo รจ andato rappresentando sempre di piรน la Vergine Maria, simbolo della femminilitร e delle qualitร connesse alle donne quali la compassione, la devozione, la fedeltร , la maternitร . Le decorazioni in blu su ritratti di donna erano omaggio alla bellezza e alle qualitร finora citate. Non a caso nei numerosissimi ex voto che troviamo nel Santuario della Madonna dei Bagni (o del Bagno), il blu รจ il colore predominante.
Verso la monocromia turchina
Nel Seicento inizia la decadenza qualitativa e quantitativa della ceramica derutese e il blu diventa prevalentemente monocromia turchina con soggetti floreali, tralci e uccelli ricchi e articolati che tendono a ricoprire in fitte trame tutto il manufatto, probabilmente su imitazione della ceramica olandese che si ispirava a sua volta alla raffinatezza della porcellana cinese e alle ceramiche medio-orientali di Persia e Turchia. Nel secolo seguente raffinate decorazioni in bianco e blu continuano a ornare tavole di nobili e ricchi borghesi della regione.
Ispirazione per artigiani e artisti: il Museo regionale della Ceramica di Deruta
ร il piรน antico museo italiano dedicato alla ceramica; รจ stato fondato nel 1898 per iniziativa del notaio derutese Francesco Briganti con lโintento di fare un museo ยซda servire agli artisti derutesi, alla storia dellโarte ed al decoro della patria illustre delle majolicheยป tantโรจ che nel primo appellativo, Museo artistico per lavoranti in maiolica, รจ contenuta la missione del museo, ancora estremamente attuale: luogo di conservazione della memoria storica, di cultura, ma anche modello e fonte di grande ispirazione per artigiani, artisti e designer.
Il museo, ospitato nel trecentesco complesso conventuale San Francesco, conserva piรน di seimila opere, dalla ceramica arcaica fino ai giorni nostri. In piรน, allโinterno di una torre metallica di quattro piani, รจ organizzato un deposito di opere ceramiche di vari periodi provenienti anche da collezioni private e sempre aperto al pubblico. Una curiositร : nel deposito sono conservati esempi di preziosi packaging in ceramica realizzati per una nota industria dolciaria perugina.
Molte opere colpiscono il visitatore per la raffinatezza del decoro, la minuziositร del dettaglio, lโuso del colore come esempio della piรน altra espressione del bello nella ceramica artistica.
Un unicum di stile: il pavimento della Chiesa di San Francesco
Rinvenuto nel 1902 durante i lavori di restauro della chiesa, รจ sicuramente una delle opere piรน significative della collezione museale. ร composto da duecento mattonelle di forme diverse, quadrate e rettangolari a componimento di una cornice, ma quelle che destano piรน stupore sono a forma di stella a otto punte e a croce obliqua, che si intersecano perfettamente. I motivi decorativi riportati sono assai diversi fra loro, figure sacre e profane nelle mattonelle a stella, arabeschi e girali in quelle a croce. Questa straordinaria opera si attribuisce a Nicola Francioli detto il Co, figlio di una delle famiglie piรน antiche di vasari derutesi; il ritrovamento di una mattonella con la data 1524 fa presumere lโanno di realizzazione del manufatto, uno dei momenti piรน fiorenti per attivitร produttiva e artistica derutese. Lโutilizzo dei colori, la varietร dei soggetti raffigurati e dei paesaggi collinari rappresentati, fanno pensare ad una chiara ispirazione alle opere del Perugino. La forma delle mattonelle invece, unica e inedita per lโoccidente cristiano, รจ una chiara evocazione dello stile moresco penetrato nella cultura derutese della ceramica. Infatti molte pavimentazioni islamiche dellโepoca o piรน antiche riportano forme simili. Da notare anche la somiglianza con gli azulejos portoghesi e spagnoli, sottili lastre di argilla smaltata e decorata, prodotti dai vasari della penisola iberica sotto lโinfluenza musulmana, nelle quali il blu costituisce la nota predominante.
FONTI:
Museo Regionale della Ceramica di Deruta
BUSTI-F. COCCHI, Museo regionale della ceramica di Deruta : ceramiche policrome, a lustro e terrecotte di Deruta dei secoli XV e XVI, Perugia : Electa-Editori umbri associati,1999