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«Pedalare come un criceto attorno a casa non fa per me, così a giugno del 2019 ho iniziato ad allenarmi per partire a gennaio del 2020».

Lorenzo Barone a Pokrovsk

Abbiamo scoperto le imprese di Lorenzo Barone, ventitreenne di San Gemini, tramite i suoi canali social – Facebook e Instagram – e lo abbiamo contattato. Non credevo che avrebbe risposto, dopotutto è a Pokrovsk, nella Russia nord-orientale, non proprio dietro l’angolo. E invece, dopo uno scambio di messaggi, ho avuto la possibilità di fargli qualche domanda. Conoscere la sua impresa mi stuzzicava parecchio!
Lorenzo è un biker estremo – così potremmo definirlo – che in sella alla sua bici non si ferma davanti a nulla. Ha visitato 37 paesi nel mondo, percorrendo 57.000 chilometri: Corea, Giappone, Marocco, India, Lapponia, Kirghizistan e Tagikistan, per citarne alcuni. Ora si trova immerso nel ghiaccio e nel freddo più estremo della Siberia, a pochi chilometri da Yakutsk, la città più fredda del mondo, dove in inverno si raggiungono i -50°C.
È partito proprio un anno fa da Magadan e, con il suo inseparabile mezzo di trasporto bello carico (65 kg di peso), ha percorso 5.000 km in tre mesi, dormendo in tenda e cucinando con un fornello da campo. L’obiettivo era  quello di percorrere la Siberia in bicicletta, poi però la pandemia lo ha bloccato lì.
«Dopo quasi un anno qui il mio punto di vista riguardo al freddo è cambiato radicalmente. Nelle ultime settimane la temperatura media a Pokrovsk, nel villaggio dove vivo, è stata di -50° C e la temperatura minima di -57.5° C; quando è salita a -39° C mi è sembrato relativamente caldo». Questa avventura gli ha regalato anche l’amore, e venerdì scorso si è sposato con Aygul, una ragazza siberiana. «Ho pedalato per il mondo in lungo e in largo con la mia bici e mai avrei pensato di incontrare l’amore proprio qui, in uno dei luoghi più freddi del mondo».

Lorenzo, in questo momento di preciso dove sei?
Mi trovo a Pokrovsk – nella Russia nord-orientale – un villaggio/cittadina di circa 10.000 abitanti sulla costa del fiume Lena, a 70 km dalla città più fredda del mondo, Yakutsk.

Quanti gradi?
Al momento ci sono -45° C ed è una giornata calda, dato che da più di un mese la temperatura non saliva sopra i -40° C ed è stata spesso sotto i -50°C, con una minima di -59° C tre giorni fa (di notte ha sicuramente raggiunto i -60° C). Sembra essere l’inverno più freddo degli ultimi 10 anni.

Nel 2019 hai attraversato il deserto del Sahara ora sei immerso nel ghiaccio: è una notevole escursione termica…
Avevo da un po’ l’idea di voler superare i 100° C di escursione termica viaggiando in bici e così ho conosciuto i due estremi, dai -56° C dello scorso inverno dormendo in tenda ai +50° C, trasportando 24 litri di acqua nello zaino e cercando di arrivare in tempo ai pozzi perché bevevo 12 litri al giorno.

È più difficile sopportare il caldo estremo o il freddo estremo?
Il freddo estremo (dai -40° C in giù) è pericoloso perché anestetizza la carne in poco tempo e, se non si sta attenti, si rischia di venire amputati. Però io, con il giusto equipaggiamento, lo preferisco al caldo, anche se è molto molto più difficile, soprattutto accamparsi, montare la tenda cucinare e tutto il resto. Tutto diventa rigido come il cemento, dal cibo ai materiali.

 

Lorenzo a Yakutsk

Come ci si prepara fisicamente e psicologicamente a una sfida del genere?
Bisogna sicuramente avere esperienze con le basse temperature: io prima di venire qui avevo già passato cinque mesi al freddo, nei quali avevo percorso 7.000 km tra Lapponia ed est Europa, più Kirghizistan e Tagikistan, pedalando sul Pamir in inverno.

Dove ti sei allenato?
Pedalare come un criceto attorno a casa non fa per me, così a giugno del 2019 ho iniziato ad allenarmi per partire a gennaio del 2020. Il tutto dopo essermi ripreso da un tuffo in cui mi ero rotto una vertebra cervicale, che mi aveva tenuto fermo per 8 mesi.
Ho pedalato prima 2.700 km in Marocco, poi mi è stato offerto un biglietto per la Corea quattro giorni dopo il mio ritorno in nave dal Marocco: lì ho fatto 3.100 km tra Corea e Giappone, poi a fine agosto sono volato in India risparmiando i soldi per tornare in Italia – dato che era alta stagione – e mi sono fatto 4.000 km in India e Himalaya, tornando poi a casa a fine ottobre con un volo molto più economico.

Parlaci del progetto che hai per l’inizio di febbraio.
Voglio tentare la strada più a nord del mondo. Partendo da qui sono 2.770 km da Pokrovsk fino a Yuryung Khaya: è un percorso solo invernale, dato che in parte viene usato un fiume ghiacciato come strada.

Qual è stato il momento più difficile di questa impresa?
Lo scorso inverno il momento più difficile è stato quando iniziava a congelarmisi il naso, diventando bianco e perdendo sensibilità. Era la mia paura più grande: ma questo inverno ho risolto costruendomi da solo, con la macchina da cucire, delle maschere, già testate a -51°C.

 

E in altri viaggi c’è stata una situazione veramente difficile?
Ogni avventura ha situazioni impegnative. Per esempio, quando pedalavo in Himalaya oltre i 5.000 metri, all’inizio ero uno straccio, vomitavo e avevo un mal di testa fortissimo con sangue dal naso. Ma continuavo a pedalare per raggiungere un villaggio, perché altrimenti avrei finito il cibo… Ho avuto senza dubbio altre situazioni impegnative anche negli altri viaggi.

Come riesci a curare i tuoi canali social e, al tempo stesso, continuare l’avventura?
Prima di questo viaggio usavo davvero poco i social e viaggiavo soltanto; ora mi ci sto dedicando e, quando viaggio, un mio amico ha le credenziali per accedere al mio account e pubblica le foto e i video che gli mando in anticipo.

 

Lorenzo e Aygul

Ora è arrivato anche l’amore e la scorsa settimana ti sei sposato: quand’è che la porterai in Umbria?
Spero di tornare in Umbria prima dell’estate, ma bisogna vedere la situazione alle frontiere come sarà.

La prima cosa che le farai fare qui in Umbria?
La prima cosa credo sarà andare a trovare i miei amici che non vedo da oltre un anno; poi magari andremo a fare una bella passeggiata sul Terminillo o sul Gran Sasso ma, chissà, magari anche qualche bel giro in kayak a al lago di Piediluco o in qualche fiume.

Manda un saluto alla tua Umbria…
Un saluto all’Umbria! Spero di vedervi tutti presto!

 


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La musica post-romantica di Rachmaninov, il simbolismo di Skrjabin e Medtner, il modernismo di Prokof’ev. Sono solo alcune delle proposte musicali del cinquantatreesimo Festival delle Nazioni: un omaggio alla Russia, che si svolgerà a Città di Castello e nell’Alta Valle del Tevere dal 22 al 29 agosto 2020.

Dmitry Shishkin

Forte di un management rinnovato ai suoi vertici – con Leonardo Salcerini neoeletto presidente e Pier Giorgio Lignani vicepresidente – l’associazione tifernate conferma la sua presenza e la sua vitalità e propone una programmazione di alto livello, seppur limitata a una settimana di eventi (otto spettacoli spalmati su altrettanti giorni più diversi eventi collaterali) e nel pieno rispetto delle norme anti-Covid.

A inaugurare la rassegna sarà Dmitry Shishkin, uno dei pianisti più apprezzati della sua generazione: l’artista ci farà immergere subito nelle sonorità e negli stili musicali che caratterizzeranno questa edizione del Festival (sabato 22 agosto ore 21.00, Città di Castello, Teatro degli Illuminati).

Un progetto speciale vedrà poi l’esecuzione del famoso Pierino e il lupo di Prokof’ev: la fiaba popolare per voce recitante e orchestra sarà raccontata dall’attore Silvio Orlando e accostata al Carnevale degli animali di Saint-Saëns; il tutto nell’esecuzione musicale della Filarmonica Gioachino Rossini di Pesaro diretta dalla giovane Alicia Galli (domenica 23 agosto ore 21.00, Città di Castello, Teatro degli Illuminati).

Un cuore irrequieto batte è l’eloquente titolo del recital lirico che vedrà protagoniste il soprano Maria Komarova e la pianista Svetlana Makedon: un concerto di liriche e arie d’opera russe che proporrà pagine di Rachmaninov, Cezar’ Kjui, Anton Arenskij, con estratti dalle opere Iolanta di Čajkovskij e Fanciulla di neve di Rimskij-Korsakov (lunedì 24 agosto ore 18.00 e ore 21.00, Città di Castello, Teatro degli Illuminati). C’è grande attesa anche per il ritorno a Città di Castello del Quartetto Werther, il gruppo vincitore del Concorso nazionale Alberto Burri 2019.

Makedon e Komarova

Come di consueto, il Festival non dimenticherà di omaggiare i giganti della musica di tutti i tempi – e di tutti Paesi – celebrando gli anniversari più significativi. Quest’anno sarà la volta di Ludwig van Beethoven, di cui nel 2020 ricorre il duecentocinquantesimo anniversario della nascita: al grande musicista di Bonn sarà dedicato un originale concerto dal titolo …e nel salottino di Beethoven apparve un oboe! (mercoledì 26 agosto ore 18.00, Citerna, Chiesa di San Francesco).

Forti del successo della scorsa edizione, continua la collaborazione con l’Associazione Culturale Laboratori Permanenti di Sansepolcro nella produzione di uno spettacolo di teatro musicale. Il lavoro di quest’anno si intitola Realtà, sogno e delirio nella letteratura russa: è un progetto artistico basato su testi di vari autori e autrici russi – da Majakovskij a Charms, dalla Višneveckaja a Tarkovskij, da Puškin a Teffi e alla Cvetaeva – elaborati da Caterina Casini con le musiche in prima esecuzione assoluta commissionate dal Festival delle Nazioni a Daniele Furlati, compositore particolarmente versato per la musica per il teatro e il cinema (venerdì 28 agosto ore 21.00, Sansepolcro, Cortile del Teatro della Misericordia).

 

Daniele Furlati

 

A chiudere la 53a edizione sarà il duo composto dalla giovane stella del violinismo russo Kirill Troussov e dalla pianista Alexandra Troussova. (sabato 29 agosto ore 21.00, Città di Castello, Teatro degli Illuminati).

Tra gli eventi collaterali del Festival vi segnaliamo il concerto di Vinicio Capossela. Il geniale cantautore porterà a Città di Castello il suo progetto Pandemonium. Narrazioni, piano voce e strumenti pandemoniali in trio con Vincenzo Vasi a theremin, vibrafono, percussioni e altre diavolerie e Andrea Lamacchia al contrabbasso (venerdì 18 settembre 2020 alle ore 21.00, nel Teatro degli Illuminati).

 


Per ulteriori informazioni, 075 8521142, ticket@festivalnazioni.com, www.festivalnazioni.com.

A Irkutsk, capitale della Russia siberiana, ha avuto luogo il Forum Internazionale per la conservazione dell’architettura di legno, La città vecchia nel mondo nuovo. Ha partecipato all’evento, come apprezzato relatore, il professor Emidio De Albentiis, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.

Dal nome quasi impronunciabile, per chi non ha confidenza con la lingua russa, Irkutsk è una città della Russia siberiana con circa seicentomila abitanti, a oltre 5.000 km da Mosca e a poca distanza dal suggestivo lago Bajkal. Fondata a metà del XVII secolo, negli anni ha avuto un notevole sviluppo urbanistico.
Nella capitale siberiana, dove le temperature invernali vanno ben oltre i venti gradi sottozero, le case venivano costruite in legno ed erano talmente graziose che Irkutsk venne definita la Parigi della Siberia.

 

Edifici lignei di Irkutsk

 

Oggi, molti di questi edifici lignei sono in pericolo di scomparsa. A tal proposito, il 25 e 26 ottobre 2019 è stato organizzato a Irkutsk un Forum Internazionale denominato La città vecchia nel nuovo mondo per la conservazione e il recupero in ambiente urbano dell’architettura di legno e per ottimizzare il supporto delle istituzioni, affinché si tuteli al meglio lo storico patrimonio ligneo che altrimenti rischierebbe di andare perduto.
L’evento è stato organizzato dalla fondazione di beneficenza L’eredità dei mecenati di Irkutsk, con il patrocinio della Fondazione del Presidente della Federazione Russa, della Camera Civica della Federazione Russa e della Camera Civica di Irkutsk.
Importante relatore della manifestazione il professor Emidio De Albentiis, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Perugia. Il suo atteso e sperato intervento è stato possibile tramite i buoni uffici tra Marina Sereda di Ars Cultura – nonché guida turistica russa in Italia – e Marina Levada, della sopra menzionata fondazione siberiana.

 

Emidio De Albentiis e di Marina Levada

 

Il loro partenariato è nato in occasione della mostra fotografica Finestre di Irkutsk – Porte di Venezia ospitata, qualche tempo fa, nella cittadina umbra di Deruta e in questi giorni esposta a Irkutsk.
Come esperto internazionale, il professor Emidio De Albentiis ha partecipato con la relazione: Le figure chiave nella storia della ricostruzione europea. La conservazione delle strutture in legno nell’area del vulcano Vesuvio. La conservazione dell’architettura in legno, incluse le sculture del medioevo fino ai giorni nostri.
Al direttore Emidio De Albentiis, auspichiamo che questo progetto, come significativo scambio culturale internazionale, possa trovare sponda abituale presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia.