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ยซLโ€™Umbria mi ha catturato. Qui con il panorama sulle colline, in mezzo ai miei ulivi, con questa luce e questi colori, mi sento a casa piรน che in qualsiasi altro postoยป. Questo ha detto il regista Renzo Martinelli mentre, seduti dietro a una vetrata, ci godevamo il panorama delle colline umbre sotto una pioggia battente.

Renzo Martinelli

Lui, milanese, uomo di pianura che ha girato il mondo e filmato in tanti Paesi รจ stato catturato dai panorami corti e ondulati e dai mille colori dellโ€™Umbria. Dice che questo รจ il posto ideale per concentrarsi, scrivere una sceneggiatura e per vivere. Renzo Martinelli adesso sta scrivendo un nuovo film dal titolo Lโ€™uomo che scalava le dighe focalizzato sullo scandalo silenzioso che lo Stato ha attuato dopo il disastro del Vajont. Il film che sta preparando รจ il seguito di Vajont che uscรฌ nel 2001 e portรฒ sullo schermo lโ€™insieme di noncuranze di comodo che causarono quel disastro: una valanga dโ€™acqua spazzรฒ via quattro paesi, ricoprendoli di fango e lasciando dietro di sรฉ 2018 morti. Come se questa tragedia non bastasse, lo Stato ha lasciato che si truffassero i sopravvissuti. I fondi per la ricostruzione furono ampiamente manipolati e dirottati, lasciando i sopravvissuti qualche spicciolo ridicolo. I soldi furono impiegati altrove, sempre nel Nord-Est. Un’oscenitร  di cui non si รจ mai parlato. Martinelli invece ha avuto la voglia di portare in luce lo squallore che si cela dietro il dramma. Tutti i suoi film affrontano temi scottanti, temi che volutamente sono stati nascosti sotto una coperta di retorica e che lui ha sollevato. Film come Porzus, Ustica, Piazza delle cinque lune, Vajont e molti altri lasciano lโ€™amaro in bocca e molte domande senza risposta.

Martinelli, regista per vocazione

Andava ancora a scuola quando ha visto il film di Truffaut, Effetto notte. Una rivelazione! Il film racconta quello che accade mentre si gira un film, con tutti i problemi che insorgono durante la lavorazione. Attori che non vogliono recitare o che fanno i capricci, problemi con i tecnici e le maestranze e gli effetti che si mettono in scena. Dirigere un film vuol dire avere polso fermo ed essere a capo di una comunitร  di circa 300 persone. Fu lรฌ, seduto in una sala buia, che decise che quella sarebbe stata la sua strada.

 

Una scena del film “Vajont”

Mentre ha smesso di piovere e il panorama si รจ schiarito, sorseggiando una tazza di tรจ va avanti con il racconto del suo percorso per arrivare a essere regista. Il primo passo รจ stato quello di guardare i film con occhio critico e commentarli davanti al pubblico nei Cine Forum del circuito CCC di Milano. Poi ci fu lโ€™Universitร  e la specializzazione in cinematografia. Insomma, il ragazzo mise delle basi solide prima di iniziare. Le prime regie le fece girando documentari dโ€™arte che piacquero alla Rai, tanto da convocarlo per affidargli la regia delle sigle introduttive degli spettacoli televisivi. Suoi sono stati i filmati dello Zecchino dโ€™oro o di Piccoli Fans.
Lasciate le sigle televisive รจ la volta dei video musicali. Tutti gli artisti famosi sono passati davanti alla sua macchina da presa. Solo per citarne alcuni: Dalla, Cuccarini, Tozzi, Pino Daniele, Battiato molti altri. Poi ancora un cambio e passa dai video musicali alla pubblicitร ; con la Film Master si รจ occupato principalmente di pubblicitร  di whisky. Catturare lโ€™attenzione dello spettatore in 30 secondi erano le regole ferree della pubblicitร  di quegli anni ed รจ quello che Martinelli ha fatto per 10 anni. Stare perรฒ cosรฌ a lungo in mezzo ai superalcolici per un astemio รจ troppo, era arrivato il momento di fare il grande salto e di passare al cinema e riportare sullo schermo quello che lui desiderava comunicare al pubblico. Finito il tรจ e finita la pioggia era arrivato il momento di salutarci, restava unโ€™ultima curiositร .
Volevo sapere cosa amasse particolarmente dellโ€™Umbria e lui ha detto: ยซIl profumo del primo getto verde dellโ€™olio che esce dal frantoio e poi gustarlo sulla bruschettaยป. Ci siamo trovati dโ€™accordo.

ยซIl set de Il Nome della Rosa era come una grande famiglia; ho avuto la fortuna di avere un grande rapporto con John Turturro e con tantissimi attori. Il mio รจ un lavoro che quando lo fai ti ruba la vita, ma che quando finisce ti manca moltissimoยป.

Ciak dopo ciak Luca John Rosati si sta facendo strada nel mondo del cinema. Lavora a Roma da 15 anni e ha affiancato, come aiuto regista, direttori del calibro di Ridley Scott, Gabriele Muccino, Carlo Verdone, Sam Mendesโ€ฆ solo per citarne alcuni. La sua ultima fatica รจ la serie tv internazionale Il Nome della Rosa, in onda in questi giorni su RaiUno, dove Luca ha aiutato il regista Giacomo Battiato. ยซDurante le riprese mi sono occupato di tutto. Ho scelto con il casting ogni singolo monacoยป. Con Perugia โ€“ย sua cittร  natale โ€“ย e lโ€™Umbria ha un rapporto di amore e odio e non si risparmia qualche tirata dโ€™orecchie.

 

Il cast de Il Nome della Rosa

Qual รจ suo legame con lโ€™Umbria?

รˆ un legame di amore e odio. Mi piacerebbe fare qualcosa di concreto per la mia cittร  e la regione, sfruttando anche le mie conoscenze โ€“ย spero un giorno di poterlo fare. Perugia รจ la cittร  dove sono nato e mi dispiace vedere alcune dinamiche che non cambiano mai: si presentano sempre i soliti screzi โ€“ anche politici โ€“ che non portano nulla nรฉ alla cittร  nรฉ alla regione. Tutto questo lo dico e lo ribadisco, perchรฉ ho grande affetto per questi luoghi.

Concretamente cosa vorrebbe fare o cosa dovrebbero fare?

Innanzitutto, occorre parlarsi e trovarsi insieme: Regione e Comune dovrebbero andare nella stessa direzione. La cultura รจ una, รจ apolitica; lavorare divisi in questโ€™ambito non serve assolutamente a niente. Si fa un passo in aventi e due indietro. รˆ unโ€™analisi che faccio perchรฉ queste dinamiche le noto quando torno a Perugia: percepisco poco entusiasmo in cittร  e sembra sempre che non ci interessi nulla. รˆ un atteggiamento molto provinciale. Tutto questo lo soffro molto, perchรฉ sono una persona che si esalta in tutti i progetti che fa. Ripeto, la mia รจ una critica per cercare di spronare. La gente โ€“ ย non solo in Umbria โ€“ si dovrebbe riabituare alla cultura, interessare e la si dovrebbe vivere maggiormente.

Lโ€™Umbria nel suo piccolo ha comunque molti eventi culturaliโ€ฆ

Sรฌ, ma ne servono ancora di piรน. Va bene Umbria Jazz e tutti gli ospiti che attira, ma credo che le parti politiche, anche se opposte, dovrebbero โ€“ almeno sulla cultura โ€“ andare nella stessa direzione, senza pizzicarsi od ostacolarsi.

Come racconterebbe lโ€™Umbria solo con qualche inquadratura?

Lo farei attraverso il lago Trasimeno, il monte Subasio, Assisi e soprattutto immortalando il verde. I panorami che abbiamo noi sono unici. Anche il centro di Perugia รจ bellissimo e bisognerebbe mantenere questa bellezza anche nelle periferie, costruendo con molto piรน criterio e con buon gusto architettonico, come sta avvenendo ultimamente a Milano, per fare un esempio.

Parliamo ora del suo lavoro: quandโ€™รจ che ha messo piede per la prima volta in un set?

La mia prima volta รจ stata nel 2006 con la serie Roma dellโ€™HBO. Avevo appena finito la scuola di regia cinematografica.

Comโ€™รจ andata?

รˆ stato un impatto molto forte, anche perchรฉ si trattava di una produzione americana. Ho iniziato subito a livelli molto alti. Il set di Roma era grandissimo, la produzione molto importante, cosรฌ come gli attori: devo dire che รจ stato un bel debutto, ma allo stesso tempo molto impegnativo; spesso ci si svegliava alle 4 di mattina per girare e si tornava a casa alle 21.

Cosa fa in concreto un aiuto regista?

Il regista consegna una sceneggiatura e l’aiuto regista crea il piano di lavoro e di programmazione. Nelle produzioni americane siamo anche piรน di uno. Il primo aiuto regista รจ colui che crea la squadra, che prepara il set o che si occupa della chiusura di una strada se si deve girare unโ€™esterna. Io sono abituato a fare tutto, sono un jolly. Ad esempio, per Il Nome della Rosa con lโ€™addetto ai casting ho scelto ogni monaco, faccia per faccia.

Ha lavorato con grandi registi come Ridley Scott, Gabriele Muccino, Carlo Verdone, Sam Mendes e molti altri: cosa ha imparato da loro, cosa gli ha โ€œrubatoโ€ artisticamente?

Quello che mi ha colpito di loro รจ stata la grande umanitร  e la loro conoscenza della macchina cinema. Hanno un grande rispetto nei confronti di ogni singola maestranza, in un set ci sono tanti lavori, tutti importanti. Tutto deve funzionare perchรฉ i tempi sono sempre ristretti e, per questo, รจ fondamentale il rispetto per ogni lavoratore, dalla punta alla base della piramide. Nel cinema si ha che fare con tante e diverse persone, questo ti apre molto la testa, ti dร  una visione del mondo piรน ampia.

 

Luca John Rosati e Carlo Verdone

Lei ha preso parte come aiuto regista alla serie tv Il Nome della Rosa diretta da Giacomo Battiato: cosa si รจ portato a casa da questa esperienza?

Il set era diventato come una grande famiglia. Ho avuto la fortuna di avere un grande rapporto con John Turturro e con tantissimi attori italiani e stranieri, si era creata una squadra molto unita. Quando poi tutto รจ finito, ho sentito subito la mancanza: un impegno e un lavoro che quando lo fai ti ruba la vita, ma che quando finisce ti manca moltissimo.

รˆ soddisfatto del lavoro svolto?

Il prodotto รจ di alta qualitร  e sarร  sicuramente piรน apprezzato allโ€™estero che in Italia: non vedo lโ€™ora di vedere come sarร  accolto in Inghilterra. Noi siamo abituati a prodotti piรน scadenti e siamo un pubblico piรน tradizionale. Il successo che sta avendo non รจ poi cosรฌ lontano da serie piรน nazionalpopolari, non cโ€™รจ stato โ€“ finora โ€“ un risultato di pubblico sconvolgente.

Perchรฉ secondo lei?

Come dicevo siamo abituati a prodotti piรน scadenti e vedere Il Nome della Rosa crea quasi una sorta di disturbo rispetto alla semplicitร  narrativa e costruttiva di altre serie. Altre produzioni ti impongono piรน qualitร  e ciรฒ deve essere da stimolo, altrimenti le cose resteranno sempre come sono.

Ci racconti qualche curiositร  legata alla serieโ€ฆ

Le riprese realizzate a Perugia, ad esempio, sono state difficili: la mattina sembrava piena estate, poi nel pomeriggio รจ arrivato un acquazzone improvviso e abbiamo dovuto riprendere John Turturro con una luce totalmente diversa rispetto alle immagini giร  girate. Ma questo รจ il bello del cinema!

 

Uno scatto con John Turturro

Ha mai pensato di realizzare un film tutto suo?

Ho dei progetti, le idee sono tante, ma vorrei aspettare il momento giusto e capire se quello che ho in mente puรฒ funzionare. Qualcosa, sicuramente, verrร  fuoriโ€ฆ Va detto che, per fare un film, ci vuole tantissimo tempo e io in questo momento ne ho avuto veramente poco. Quando deciderรฒ, dovrรฒ fermarmi un attimo e lavorare a tempo pieno al progetto, dovrร  essere un prodotto forte al quale crederรฒ molto.

Cโ€™รจ un regista con il quale le piacerebbe lavorare?

Cโ€™รจ e ho giร  avuto il piacere di lavorarci: รจ Wes Anderson. Ho lavorato in un cortometraggio che si chiama Castello Cavalcanti, diretto da lui.

E un attore che vorrebbe dirigereโ€ฆ

Emilia Clarke รจ unโ€™attrice che mi piacerebbe dirigere. La conosco, ho giร  lavorato con lei in Voice from the Stone, film americano girato tra la Toscana e il Lazio. รˆ unโ€™attrice e una persona fantastica.

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Pace, libertร , casa.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Le amicizie.

Un lombardo che vive in Umbria e che racconta la Sicilia del commissario Montalbano: ยซIn Umbria manca solo il mare, ma per me non รจ un problema, tanto posso vivermi quello della Sicilia quando giro la serieยป.

Alberto Sironi

Alberto Sironi รจ stato nostro ospite, e con lui abbiamo fatto una chiacchierata in occasione dellโ€™evento Faโ€™ la cosa giusta, per scoprire tutti i segreti del commissario piรน famoso dโ€™Italia. Il regista dei record – quasi vent’anni dietro la telecamera della serie con in media 10 milioni di telespettatori – si รจ formato alla scuola dโ€™arte drammatica del Piccolo di Milano dove, sotto la guida di Giorgio Strehler, ha cominciato a lavorare come attore in piccole parti teatrali. Negli anni Settanta ha iniziato le collaborazioni con la Rai come sceneggiatore e regista: dopo una sequela di esperienze come regista, alla fine degli anni Novanta รจ arrivato il Commissario Montalbano, tratto dai romanzi scritti da Andrea Camilleri.

Ora lei vive in Umbria: qual รจ il suo rapporto con questa regione?

Ho sposato unโ€™umbra e ora vivo qui. Inizialmente gli umbri sono un poโ€™ chiusi – questo va detto – perรฒ quando poi entri in confidenza con loro si dimostrano persone cordiali. Mi piacerebbe molto raccontare una storia ambientata in questo territorio.

La sua carriera รจ iniziata in teatro con Giorgio Strehler: quanto le รจ servita questa scuola per far poi televisione?

Nei sei anni che sono stato con Strehler, al Piccolo di Milano, ho imparato una ginnastica che mi ha facilitato il lavoro in televisione; inoltre prediligo attori che hanno fatto teatro, per me รจ piรน facile lavorare con loro.

Ci sveli un segreto: cosโ€™รจ che funziona di questa serie?

Questo successo prosegue nel tempo perchรฉ il pubblico ama i racconti di Andrea Camilleri. Andrea racconta i personaggi, descrive gli ambienti, narra un tipo di mondo ambientato oggi, ma che in realtร  รจ figlio del suo mondo di tanti anni fa. I racconti cosรฌ diventano in qualche modo storici. Abbiamo tolto le automobili: nei nostri film per le strade non cโ€™รจ nessuno, sono deserte. Il commissario Montalbano ha una vettura che era vecchia fin da quando รจ uscito il primo film. Abbiamo creato una sorta di mondo magico per assecondare il modo di narrare di Camilleri. Questo รจ quello che ama il pubblico. Unโ€™altra cosa che apprezza molto รจ la voglia di vivere bene del Commissario. Gli italiani vogliono mangiare bene, amano le donne e hanno bisogno dei loro amici. Il pubblico, quando aspetta lโ€™uscita di un film di Montalbano, รจ come se aspettasse d’incontrare un amico, uno di loro.

Il regista Sironi con la giornalista Agnese Priorelli

Secondo lei il successo della serie trascina la letteratura o รจ il contrario? ย 

Questo รจ difficile da stabilire. Sicuramente noi abbiamo aiutato a vendere di piรน rispetto a una normale editoria, perรฒ il personaggio di Montalbano era giร  abbastanza popolare. Camilleri ha cominciato a scrivere nel 1997, noi abbiamo cominciato a girare un paio di anni dopo. Sono certamente due modi diversi, cโ€™รจ chi ama il genere letterario chi il film, quindi non si puรฒ stabilire.

Montalbano viene trasmesso in oltre venti paesi nel mondo: si aspettava tutto questo?

Quando abbiamo cominciato nessuno poteva immaginare il successo che Montalbano avrebbe avuto in Italia e nel mondo. Oggi noi giriamo in 4K, un sistema tecnicamente evoluto, ma fino a qualche anno fa – per mia scelta – giravamo in 35 millimetri: questo ci ha permesso di avere un prodotto perfetto, con piรน definizione e profonditร  di campo. In questo modo abbiamo conquistato il mercato statunitense e non solo.

Ha mai pensato di lasciare la serie?

Fare Montalbano mi piace ancora, non credo perรฒ che durerร  piรน di tanto, forse ancora due o tre anni.

Ci vuol raccontare qualche curiositร  del dietro le quinte?

La prima che mi viene in mente รจ stata quando arrivรฒ Belen Rodriguez per girare lโ€™episodio in cui era protagonista. Cโ€™era gente ovunque ad aspettarla: quindi abbiamo deciso di farla arrivare sul set con un giorno di ritardo dal previsto e a bordo di unโ€™ambulanza.

Montalbano sposerร  mai Livia?

No, non la sposerร  mai. (ride)

Il pubblico arrivato per Alberto Sironi

Da regista, come racconterebbe lโ€™Umbria?

Lโ€™Umbria dovrebbe uscire dal solito clichรฉ dei borghi medioevali. Mi piacerebbe raccontare una storia che vada oltre, ambientata in un altro periodo storico. Questa regione ha molto da dire. Mi basterebbe avere un buon copione.

Per finire: cosa vuol dire per lei Fare la cosa giusta?

Lavorare sempre con impegno.

ยซVorrei raccontare lโ€™Umbria come Fellini ha dipinto la sua terra in Amarcordยป

Raffaella Covino riceve il premio al Worldfest di Houston

 

ยซSono tutta tua!ยป Inizia cosรฌ la chiacchierata – molto piacevole – con Raffaella Covino, una regista perugina che con il film Dammi una mano – sua opera prima – ha conquistato il mondo, raccogliendo ben 17 premi tra Europa e America. Il film a km 0, prodotto e realizzato interamente in Umbria – tra Perugia e Assisi – รจ una pellicola al femminile, che ha la leggerezza della commedia, ma, per le tematiche che affronta e per la sua struttura narrativa, รจ piรน affine a un giallo.
Caterina รจ una giovane e affermata psicologa. La sua vita รจ perfetta: amore, lavoro, famiglia, amicizie sono tutto quello che lei desidera. Ma quando il padre muore lasciandola piena di debiti, uno scandalo di provincia le infanga la reputazione, perde il lavoro e il marito la lascia. Per la prima volta Caterina si trova cosรฌ a ricominciare tutto daccapo. A reinventarsi e a ricostruire la propria vita.
Chi meglio di Raffaella puรฒ parlarci della sua terra, dove ha ambientato il film, e di come i suoi occhi da regista la vedono e la raccontano.

Come prima cosa: qual รจ il suo legame con lโ€™Umbria?

Sono nata a Perugia e ho sempre vissuto in questa cittร . Ho un legame stretto con questa terra e cerco sempre di esaltare la sua bellezza, accogliendo al meglio lo straniero che la visita.

Da dietro la cinepresa, come rappresenterebbe questa regione?

รˆ una terra bellissima, ma poco rappresentata al cinema. La mostrerei senza falsare il suo paesaggio e il suo potenziale. Lโ€™Umbria รจ un inno alla bellezza ed รจ una straordinaria location per qualsiasi film.

 

Il suo film ha ottenuto premi e riconoscimenti in ogni parte del mondo: di quale รจ piรน orgogliosa?

La pellicola ha raccolto 20 selezioni e 17 premi. Sicuramente sono molto orgogliosa del premio Special Jury Award alla 51ยฐ edizione del Worldfest di Houston. In questo festival sono passati nomi del calibro di Steven Spielberg, David Lynch e Oliver Stone. Gli americani hanno apprezzato il film e riso tantissimo e mi hanno giร  anticipato che vogliono organizzare la prima mondiale del mio prossimo lavoro. Sono orgogliosa anche delle 4 nomination al Nice IFF, Festival Internazionale del Cinema di Nizza, e del trampolino di lancio che ha avuto al Festival del cinema italiano a Miami: Dammi una mano รจ stato presentato accanto a Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot, ricevendo tanti complimenti da altri registi. Quando accade ciรฒ cominci a renderti conto che ce la puoi fare, che stai facendo un buon lavoro.

Come descriverebbe il film con una frase?

รˆ una commedia graziosa e completa. Ha una coerenza nella storia e fa ridere. Fa ridere non con le gag, ma grazie alla costruzione dei personaggi e ai loro dialoghi. Hanno riso tutti, soprattutto americani e francesi: loro adorano le commedie italiane.

Nel film racconta uno scandalo di provincia che avrร  delle serie conseguenze sulla protagonista: crede che Perugia sia ancora una cittร  cosรฌ provinciale, oppure ha calcato la mano?

Non ho assolutamente calcato la mano, ho raccontato tutto comโ€™รจ, con molto realismo. Una piccola realtร  ha i suoi pregi e i suoi difetti: ha il pregio di essere un posto protetto in cui tutti si conoscono, ma ha il difetto delle chiacchiere. Un poโ€™ come avviene a Caterina (Ilaria Falini), la protagonista, che uno scandalo di provincia le infanga la reputazione e le toglie il lavoro e il marito.

Ci racconti come si realizza una pellicola senza budget, senza una mega produzione alle spalle.

Il film รจ stato prodotto da Ogni Fotogramma in collaborazione con Promovideo e Sound Studio Service, e realizzato con il crowdfunding e la partecipazione di tanti umbri. In tre anni sono riuscita a far incontrare professionalitร  umbre di livello nazionale – due su tutte, Promovideo e Sound Studio Service, che hanno materialmente realizzato e coprodotto il film – attori, costumisti, scenografi e comunicatori. Soggetti che hanno messo gratuitamente a disposizione le proprie competenze per realizzare un esperimento di cinema di qualitร  dal basso, pensato anche per veicolare la bellezza dellโ€™Umbria – vera coprotagonista del film – fuori dalla regione. Insomma, ci siamo buttati e abbiamo detto: ยซVediamo dove possiamo arrivareยป. Cโ€™รจ stato un percorso passo dopo posso: dal primo crowdfunding, con cui sono stati raccolti i 5000 euro necessari per avviare la lavorazione, con lo slogan ยซcompra il biglietto del film che non cโ€™รจยป; alla realizzazione, fino alla distribuzione che, grazie al passaparola, sta riempiendo le sale. A Houston รจ entrato anche nei circuiti di distribuzione americani e canadesi, a partire dal circuito americano di Amazon prime, dove รจ giร  disponibile. In un film deve funzionare tuttoโ€ฆ e ha funzionato tutto. Essendo unโ€™opera prima non รจ perfetta, ma va bene cosรฌ!

Quali sono i suoi prossimi progetti?

Ho in mente un nuovo film, che avrร  delle aspettative piรน alte. Occorrono finanziamenti e perchรฉ no, anche lโ€™intervento delle istituzioni. Inoltre, lโ€™11 giugno ai Giardini del Frontone a Perugia, faremo una serata speciale per festeggiare i premi vinti da Dammi una mano e proietteremo il film.

Se lโ€™Umbria fosse un film, come la rappresenterebbe?

Mi piacerebbe descrivere lโ€™Umbria come Federico Fellini ha rappresentato la sua terra in Amarcord o come Paolo Sorrentino ha portato sul grande schermo Roma in La Grande Bellezza. Racconti una storia e attraverso di lei racconti anche il fascino e la bellezza di una cittร .

Come descriverebbe lโ€™Umbria in tre parole?

Verde, solare e bella.

La prima cosa che le viene in mente pensando a questa regioneโ€ฆ

Spesso penso alla bellezza dei centri storici delle diverse cittร  della regione e cerco di guardarli attraverso gli occhi di uno straniero che li vede per la prima volta. Loro sanno apprezzare quello che abbiamo, che per noi รจ spesso scontato.